Vanità o verità

Vanità o verità

  • Distogli gli occhi miei dal contemplare la vanità e fammi vivere nelle tue vie. (Sl 119:37)

Senza darci alcuna definizione di cosa sia la vanità il salmista la mette in opposizione “le vie del Signore” con la “vanità”, il vuoto. Questo ce la colloca immediatamente come qualcosa di sospetto, da evitare, ma non ci dice molto sul suo contenuto – difficile definire il contenuto di ciò che è vuoto…

Cos’è dunque la vanità? Intuitivamente diremmo tutti che la vanità è qualcosa che non serve a niente, qualcosa di stupido che fa perdere tempo. Quando vediamo una persona che passa ore e ore solo a giocare, o a leggere riviste di gossip, o ancora a guardare trasmissioni televisive banali ci potrebbe venire spontaneo affermare che si sta perdendo dietro delle vanità. Eppure c’è una rivista che si è data un titolo provocatorio, Vanity fair, che esiste dagli inizi del ‘900 e che ha sempre avuto un successo importante. Ho scoperto che il titolo di questa rivista è stato preso in prestito da un romanzo che a sua volta l’ha preso in prestito dal celebre romanzo altamente cristiano di John Bunyan, Il pellegrinaggio del cristiano, (1678) in cui la Fiera delle vanità è una tappa del cammino di purificazione di Cristiano che consiste nell’abbandonare le ricchezze e i beni materiali. Gli ideatori della rivista ritengono che una società democratica e matura può permettersi di parlare anche delle sue vanità, con l’intento infine di criticarle. Vanità quindi come gossip, oppure vanità come caratteristica di chi si pavoneggia e si dà delle arie, che sono, appunto, vane, vuote.

Lo stimolo che ci dà il salmista che precede la definizione di vanità ci spinge a considerare bene il flusso immenso dello scorrere della vita davanti a noi. Le mode, le persone, le attività che facciamo, i libri che leggiamo, i pensieri sui quali ci attardiamo ed il modo in cui gestiamo la nostra quotidianità. Il salmista ci dice di stare attenti perché potenzialmente ci sono delle cose vane, che non sono le sue vie, e ci distraggono, rendendo la vita vuota, superficiale, vana. Tra le pagine della Bibbia troviamo il termine vanità 56 volte. Prenderò in considerazione solo alcuni passi che ne riassumono i significati principali utili per noi a capire cosa sia la vanità da cui la Bibbia ci mette in guardia.

A. Definire la vanità

1. L’uomo è vanità.

  • Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te; certo, ogni uomo, benché saldo in piedi, non è che vanità. Certo, l’uomo va e viene come un’ombra; certo, s’affanna per quel ch’è vanità; egli accumula ricchezze, senza sapere chi le raccoglierà. Salmi 39:5
  • Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento. Ecclesiaste 2:17

Il pensiero biblico anticipa di molto il pensiero moderno che viene colpito dall’assurdità della vita che a un certo punto finisce. L’ecclesiaste è colpito dalla brevità della durata della vita se misurata con l’eternità, dallo scorrere dei giorni uguale quasi per tutti e per la sorte dell’uomo che non è diversa tra ricchi e poveri e tra uomini e bestie. La morte è l’unica certezza, quindi tutto è vanità. Si tratta di un pensiero apparentemente materialista, addirittura ateo, che in realtà accusa un problema filosofico importante: ogni impostazione della vita che prenda come riferimento ultimo l’uomo finito, l’uomo con la sua vita breve e con le sue ricchezze passeggere, è destinato a naufragare nel niente. La vanità consiste nell’erigere ad eterno ciò che è finito e transitorio.

Un primo monito è quindi contro il considerare l’uomo come riferimento ultimo del senso della vita, o come garanzia di felicità, di sicurezza (se ci sentiamo protetti da qualcuno). Chi ha scelto di confidare in un terapeuta, in un filosofo brillante, in un amico o in un compagno di vita, non come compagno in una vita in cui siamo di passaggio, ma come destinazione finale, si troverà deluso. Chi ha scelto di confidare nelle ricchezze accumulate, su un certo grado di benessere materiale, su una garanzia data da quanto ha in banca, rischia di vendere svanire tutto. Perché questo è vanità.

2. Le grandi potenze mondiali sono vanità

Poiché il soccorso dell’Egitto è un soffio, una vanità; per questo io chiamo quel paese: Gran rumore per nulla. Isaia 30:7

Il pensiero di Isaia si sposta maggiormente sugli insiemi di uomini, cioè sui grandi poteri politici. A suo tempo un piccolo stato come Israele si trovava confrontato a delle grandi potenze ascendenti, come l’Egitto da un lato e l’Assiria dall’altro. Era normale che ne fosse spaventato e che facesse delle scelte. Per altro un paese come l’Egitto ai tempi di Isaia vantava una storia millenaria eccezionale, era stato il grande nemico che aveva tenuto Israele come schiavo, aveva una grande potenza nazionale. Le parole di Isaia sono sconvolgenti a questi riguardo: è solo un soffio, è vanità… Immagino che un faraone come Ramses sarebbe rabbrividito a sentire dire una cosa del genere. Ma con la stessa forza possiamo parlare noi oggi, pensando a quelle grandi potenze militari, come la Russia, l’America, la Cina che indubbiamente ci spaventano e che, come vediamo, scatena guerre di portata mondiale. Davanti alla tracotanza russa ci sentiamo di dire, che la Russia non è che un vento, una vanità… Davanti l’aggressività di Israele, e quella di Hamas o di Hezbollah, ci sentiamo di dire che sono soffi. Non tanto perché non possano effettivamente scatenare delle guerre orribili e mietere un numero incredibile di vittime. Ma perché anche il male che fanno non è che vanità: è gravissimo, ne renderanno conto davanti a Dio, fino all’ultimo sangue per ogni vittima civile uccisa, perché Dio chiederà conto del sangue di ogni uomo. Eppure non hanno l’ultima parola. Il mondo non è in mano a loro, le loro eventuali vittorie non porranno fine al male, al contrario aumenteranno le conflittualità. La pioggia di bombe lanciata è vanità.

3. Gli idoli sono vanità.

  • Quelli che fabbricano immagini scolpite sono tutti vanità; i loro idoli più cari non giovano a nulla; i loro testimoni non vedono, non capiscono nulla, perché essi siano coperti di vergogna. Isaia 44:9
  • «Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo esseri umani come voi; e vi predichiamo che da queste vanità vi convertiate al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. Atti 14:15

Infine abbiamo moltissimo versetti che chiamano vanità gli idoli. Le immagini scolpite che tentano di materializzare Dio rendendolo ammaestrabile e oggetto; i talismani, i portafortuna, le immagini e qualunque supporto materiale alla comunicazione con un Dio che è spirito e potenza e che in quanto tale non è limitato e limitabile alla materia. Affidarsi ad un idolo è vanità. E sappiamo bene gli idoli non si limito alle statuette, ai crocifissi o alle madonnine che infestano tristemente molti dei nostri edifici pubblici.

Sono idoli il nostro lavoro, le nostre famiglie, i nostri conginuti, i nostri animali domestici, i nostri sport e i nostri passatempi ogniqualvolta sopravanzino il nostro impegno per Dio, e la nostra missione che ci chiama a servirlo.

L’ecclesiaste ci avverte ancora dicendo: Infatti, se vi sono vanità nei molti sogni, ve ne sono anche nelle molte parole; perciò temi Dio! Ecclesiaste 5:7

Meglio quindi non esagerare a parlare e pensare a Dio! Alle sue vie! Ma se molte cose sono vanità, cosa è necessario? Fondamentale, importante?

B. Definire il contrario della vanità

Intuitivamente il salmista ci dice che in opposizione alla vanità abbiamo le vie di Dio, quindi tutto ciò che riguarda l’andare verso Dio, il contemplare Dio, il servirlo. Per tentare di definire queste vie di Dio in opposizione alla vanità ho cercato alcuni termini: il necessario, il contemplare, l’oggetto dei pensieri.

1. Una vita opposta alle vanità sa vivere del necessario.

allontana da me vanità e parola bugiarda; non darmi né povertà né ricchezze, cibami del pane che mi è necessario, Proverbi 30 : 8

Una vita che evita le vanità per prima cosa cerca di evitare ciò che è in eccesso e ricerca il necessario. Questo riguarda soprattutto i beni materiali e i moniti lanciati contro l’accumulo e la fiducia nelle ricchezze. La richiesta non è quella di un ideale di povertà, né quello di una vita ricca, ma quello di una vita sobria, che si accontenta del necessario, criterio non facile da stabilire, eppure non impossibile. Esiste uno splendido libro di Carson su questo concetto, che incoraggia a essere scrupolosi nella gestione dei propri beni, con un’attenzione agli altri e un calcolo di quanto diamo per noi, per la missione, per chi è nel bisogno. È un calcolo importante che si può fare e che di sicuro, se lo facciamo, limiterà molto il rischio di investire nella vanità.

2. Una vita opposta alla vanità contempla la bellezza del Signore

  • Una cosa ho chiesto al SIGNORE, e quella ricerco: abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del SIGNORE, e meditare nel suo tempio. Salmi 27:4
  • E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito. 2Corinzi 3:18

Esistono persone che passano il tempo a contemplare Dio e non fanno altro che quello. Oso dire che si tratta di un’esagerazione se per contemplare Dio significa stare rinchiuso in una stanza a pregare e cantare senza fare altro. Ma credo che i passi proposti non ci incoraggino a questo. Scritti da persone che hanno agito concretamente molto per Dio – si pensi a Paolo – ci invitano a consacrare momenti significativi della nostra giornata alla contemplazione, alla meditazione, al trascorrere del tempo soli con Dio per parlare con lui, osservare la sua bellezza e adorarlo. Ovviamente non si tratta di bellezza estetica, ma di scoprire che trascorrere dei momenti alla presenza di Dio è un’esperienza superiore alle esperienze estetiche che possiamo vivere davanti all’arte, alla natura o alle feste.

Paolo ci dice che è un’esperienza trasformante, che non ci lascia tali e quali a ciò che eravamo prima.

3. Una vita non vana ha una struttura ben precisa

8 Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. 9 Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.

La presente categoria abbraccia un’infinità di cose e non è facile circoscriverla. Per altro molti potrebbero obiettare che alcune cose definite “onorevoli” possono esserlo per qualcuno ma non per un altro. Lo stesso Paolo quando entrava nelle sinagoghe spiegava le scritture annunciando che essere puntavano al Cristo, ma questo per moltissimi non era affatto puro, onorevole, vero, giusto, anzi… Non per altro cercavano di lapidarlo o di ucciderlo. Paolo aggiunge che si tratta delle cose egli ha insegnato e detto, e che arrecheranno la pace di Dio. Si tratta quindi di cose strettamente legate al rapporto con Dio, al servizio cristiano e a ciò che Paolo ha effettivamente esercitato in vita sua. Si tratta inoltre di termini che ritroviamo nella Settanta, quindi non solo derivate dalle liste di virtù della filosofia classica.

  • vere: in opposizione al falso e alla vanità. Vicine quindi alle verità cristiane, essendo Gesù la Verità. Vi rientra anche ciò che smaschera menzogne e ristabilisce la verità, e che ricerca di capire bene chi è Dio
  • Onorevoli: che riguardano il dare onore a Dio
  • giuste: ciò che rientra nella giustizia di Dio, quindi all’essere giusto davanti a Lui e al vivere secondo la sua legge e nella ricerca della sua volontà
  • pure: il termine utilizzato riguarda una purezza vicina alla santità, a ciò che rimane separato per poter essere oggetto di servizio
  • amabili, che attirano per il loro carattere bello ed eccellente
  • di buona fama, in cui è qualche virtù e qualche lode: di cui si parla bene: coscienza civica

La lista potrebbe continuare a lungo ma è chiaro che Paolo sta stimolando a cercare il meglio, l’eccellenza, le cose migliori che esistono, messe interamente a servizio del regno di Dio.

Ci capiterà facilmente magari quando siamo stanchi, quando vogliamo rilassarci o se non abbiamo niente da fare di essere tentati dal contemplare le vanità, dal passare tempo a vedere gli stati delle persone su whatsapp, le storie su FB o lo zapping televisivo… Ci potranno anche essere cose interessanti tra queste, ma credo che la sfida lanciataci da questi versi ci incoraggi a trovare il nostro riposo, il nostro diletto, la nostra gioia in questa contemplazione di cosa è necessario e sostanziale per la vita.