Matteo 26: 30 – 75 – Un Dio fragilmente forte, degli uomini fortemente fragili
30 Dopo che ebbero cantato l’inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi.
31 Allora Gesù disse loro: «Questa notte voi tutti avrete in me un’occasione di caduta; perché è scritto: “Io percoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse“. 32 Ma dopo che sarò risuscitato, vi precederò in Galilea». 33 Pietro, rispondendo, gli disse: «Quand’anche tu fossi per tutti un’occasione di caduta, non lo sarai mai per me». 34 Gesù gli disse: «In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35 E Pietro a lui: «Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». E lo stesso dissero pure tutti i discepoli.
36 Allora Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e disse ai discepoli: «Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato». 37 E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a essere triste e angosciato. 38 Allora disse loro: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me». 39 E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi». 40 Poi tornò dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me un’ora sola? 41 Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42 Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». 43 E, tornato, li trovò addormentati, perché i loro occhi erano appesantiti. 44 Allora, lasciatili, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole. 45 Poi tornò dai discepoli e disse loro: «Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina, e il Figlio dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. 46 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Arresto di Gesù
47 Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. 48 Colui che lo tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; prendetelo». 49 E in quell’istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: «Ti saluto, Rabbì!» e lo baciò. 50 Ma Gesù gli disse: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero.
51 Ed ecco, uno di quelli che erano con lui, stesa la mano, prese la spada, la sfoderò e, colpito il servo del sommo sacerdote, gli recise l’orecchio. 52 Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada. 53 Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d’angeli? 54 Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?»
55 In quel momento Gesù disse alla folla: «Voi siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante, per prendermi. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare e voi non mi avete preso; 56 ma tutto questo è avvenuto affinché si adempissero le Scritture dei profeti».
Allora tutti i discepoli l’abbandonarono e fuggirono.
Gesù davanti a Caiafa e al sinedrio
57 Quelli che avevano preso Gesù, lo condussero da Caiafa, sommo sacerdote, presso il quale erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58 Pietro lo seguiva da lontano, finché giunsero al cortile del sommo sacerdote; ed entrò, mettendosi a sedere con le guardie, per vedere come la vicenda sarebbe finita.
59 I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire; 60 e non ne trovavano, benché si fossero fatti avanti molti falsi testimoni. 61 Finalmente, se ne fecero avanti due che dissero: «Costui ha detto: “Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62 E il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, gli disse: «Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» 63 Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». 64 Gesù gli rispose: «Tu l’hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». 65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; 66 che ve ne pare?» Ed essi risposero: «È reo di morte». 67 Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono, 68 dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?»
69 Pietro, intanto, stava seduto fuori nel cortile e una serva gli si avvicinò, dicendo: «Anche tu eri con Gesù il Galileo». 70 Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: «Non so che cosa dici». 71 Come fu uscito nell’atrio, un’altra lo vide e disse a coloro che erano là: «Anche costui era con Gesù Nazareno». 72 Ed egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell’uomo». 73 Di lì a poco, coloro che erano presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli, perché anche il tuo parlare ti fa riconoscere». 74 Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!» In quell’istante il gallo cantò. 75 Pietro si ricordò delle parole di Gesù che gli aveva dette: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, andato fuori, pianse amaramente.
Il confronto tra Gesù e i capi sacerdoti è quasi arrivato al culmine e in questo capitolo Matteo ci illustra le fasi che precedono il suo arresto. Abbiamo visto che tutto è assolutamente guidato da Dio, e il presente passo mette in evidenza un contrasto stridente. Da un lato degli uomini che per o contro Dio dispiegano, o dicono di dispiegare tutte le loro forze, e in realtà dimostrano una tragica debolezza. Dall’altro un Dio apparentemente molto debole, provato e triste, che in realtà nostra tutta la sua forza.
1. La finta forza dei discepoli
Numerosi momenti di questo passo ci fanno vedere delle dichiarazioni che vorrebbero dimostrare una grande forza da parte dei discepoli.
Pietro e i discepoli: benché Gesù abbia annunciato di essere un’occasione di caduta per tutti, Pietro afferma che per lui non sarà così; non solo, afferma di essere pronto alla morte pur di non rinnegare Gesù e i discepoli lo seguono. Questa gran determinazione capitola già pochissimo tempo dopo quando nel Getzemani Gesù gli chiede di vegliare, e si addormenta, e non si sveglia neppure se sollecitato tre volte.
Una volta arrestato Gesù tutti questi coraggiosi fuggono, il numero 3 ricompare nel rinnegamento di Pietro, e questi prodi che erano partiti con dei proclami altisonanti finiscono dimostrano tutta la loro debolezza. Debolezza ben raffigurata dal pianto amaro di Pietro, che per rendersi conto di ciò che sta facendo ha bisogno di un gallo che canta.
Questo breve quadro rappresenta a meraviglia la condizione umana. Siamo uomini che si infervorano facilmente per alcune cause buone o cattive che siano, ma che crollano come niente quando arrivano le difficoltà, gli arresti, le paure.
Mi colpisce molto vedere le parole di Gesù in questo contesto: per quanto ci possa essere la riprensione o l’incoraggiamento, non c’è alcuna condanna. Gesù sa bene che i discepoli si comporteranno così, e alla fine dice: “dormite pure, riposatevi”. Gesù capisce bene il sonno e la stanchezza dei suoi discepoli, e per quanto li riprenda non li condanna.
2. La violenza umana
Non c’è però solo la forza apparente dei discepoli che si traduce poi in debolezza. C’è anche una vera e propria violenza che si dispiega contro il figlio di Dio. È la violenza di questa folla armata di bastoni e lanterne che, guidata da Giuda, si avvicina al figlio di Dio per catturarlo. Gesù stesso denuncia l’inutilità di una simile violenza per prendere uno che in fondo era sempre presente in luoghi pubblici, ma il timore di una rivolta di popolo si è insinuato sicuramente nei capi degli anziani. L’arresto è ugualmente violento, vengono a mettergli le mani addosso. Il sommo sacerdote ha una reazione violenta, si straccia le vesti, e una volta che Gesù ha confessato di essere il messia un’ulteriore ondata di violenza si impossessa dei suoi aguzzini: gli sputano addosso e lo scherniscono.
Una simile violenza fa pensare. In questi giorni abbiamo sentito diversi episodi di cronaca raccapriccianti, di figli che hanno accoltellato i propri genitori, o di assassini che hanno aggredito una vittima innocente (Sharon Vezeni), ma i carnefici stessi non hanno saputo spiegare il motivo della loro violenza. La violenza è molto diversa dalla forza, e mentre la prima è una virtù ed è la capacità di resistere davanti ai problemi, nonché di cercare di fermare il male e raddrizzare le sue conseguenze, la violenza è irrazionale, animata da forze basse e demoniache che distruggono e aumentano il male.
Dio disse a Caino: “Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo”. (Gs 4:7) Questa forza oscura non è stata dominata da Caino che infatti ha ucciso Abele poco dopo. Questa violenza stava per prendere anche i discepoli che cercavano di difendere con la spada l’attacco fatto con le spade.
Anche questa violenza rivela tutta la sua debolezza. Non è basata su un desiderio di costruire qualcosa di buono, ma sul semplice rifiuto di Gesù.
Non è basata su una testimonianza di accuse coerenti per qualcosa di male che Gesù avrebbe fatto: le testimonianze non concordano ed i pochi capi di accusa sono ridicoli.
È basata su un’insofferenza aprioristica contro l’idea che Gesù possa essere il messia.
È importante capire questo passo per capire il vangelo. Se da un lato nel cuore umano esiste una consapevolezza dell’esistenza di Dio, quel vuoto a forma di Dio di cui parla Pascal, o il senso dell’infinito di cui parla l’Ecclesiaste esiste un altrettanto forte pulsione avversa che tenta di negare tutto ciò. Si chiama “peccato” ed è la resistenza all’azione di Dio nella nostra vita. Il peccato è un complesso sistema di preconcetti, di pseudo-verità accettate come assolute, di postulati della nostra cultura, di fake-news su chi è Dio che viene assimilato un po’ inconsapevolmente e un po’ consapevolmente e con piena responsabilità, che porta a rifiutare Dio e nel peggiore dei casi a metterlo in croce. È importante capire che questo rifiuto non è un caso isolato di questi uomini pazzi, ma è il rifiuto che noi stessi sia dalla parte dei discepoli che fuggono, sia dalla parte degli uomini che uccidono, abbiamo dato all’amore di Dio. Questo significa essere peccatori.
3. La forza amorevole di Dio
Ancora una volta è bene osservare che tutto ciò che accade non sfugge di mano a Dio che ha previsto ogni singolo fatto e accanto al piano illusorio degli uomini porta a compimento il suo piano. Gesù per aprire la discussione con i discepoli cita un passo del profeta Zaccaria. Capitolo 13, che citiamo per esteso.
7 Insorgi, o spada, contro il mio pastore, contro l’uomo che mi è compagno!» dice il SIGNORE degli eserciti. «Colpisci il pastore e siano disperse le pecore! Io volgerò la mia mano sui piccoli. 8 In tutto il paese avverrà», dice il SIGNORE, «che i due terzi saranno sterminati, periranno, ma l’altro terzo sarà lasciato. 9 Metterò quel terzo nel fuoco, lo raffinerò come si raffina l’argento, lo proverò come si prova l’oro; essi invocheranno il mio nome e io li esaudirò; io dirò: “È il mio popolo!”, ed esso dirà: “Il SIGNORE è il mio Dio!”»
Il Signore stesso permette la spada contro il SUO pastore, il SUO compagno. Dio permette che gli uomini facciano violenza sul suo figlio, ma a questa violenza non reagisce. Questo smaschera la violenza, ne rivela l’inutilità. Pensano di fermare il figlio di Dio e il suo messaggio, e invece proprio in questo si rivela tutta la forza di Dio. L’uccisione di un innocente è il prezzo da pagare per il peccato umano.
È importante soffermarsi anche sul dolore reale ed effettivo di Gesù. C’è chi come Mel Gibson sembra accentuare ed esagerare questo dolore, ma è anche sbagliato trascurarlo. Gesù ha realmente pregato di poter evitare il calice, e ha dichiarato di essere scoraggiato, abbattuto, triste. Non siamo abituati a pensare alle emozioni di Gesù, eppure qui queste emergono con forza, rivelando tutta la sua umanità.
Dopo la falsa forza degli uomini ecco la vera forza di Gesù che nella sua debolezza si rivela. Per smascherare la falsità della violenza umana è necessaria una debolezza di una vittima che si lascia uccidere.
Questa è la vera forza che salva. Questa è la forza che compensa il pianto amaro di Pietro. Questa è la forza che riscatta chiunque una volta osservato lo spettacolo della cattura e arresto di Gesù sceglie chiaramente da che parte stare.