Neh 1:3-4 (3) E quelli mi risposero: “I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in gran miseria e nell’umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco”. (4) Quando udii queste parole, mi misi seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e pregai davanti al Dio del cielo.
Neh 2:4-5 (4) E il re mi disse: “Che cosa domandi?” Allora io pregai il Dio del cielo; (5) poi risposi al re: “Se ti sembra giusto e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea, nella città dove sono le tombe dei miei padri, perché io la ricostruisca”.
Neh 4:1-2 (1) Quando Samballat udì che noi costruivamo le mura, si adirò, s’indignò moltissimo, si fece beffe dei Giudei, (2) e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: “Che fanno questi Giudei indeboliti? Li lasceremo fare? Offriranno sacrifici? Finiranno in un giorno? Faranno forse rivivere delle pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?”
Neh 4:15(15) Quando i nostri nemici si accorsero che eravamo al corrente dei loro piani, Dio rese vano il loro progetto, e noi tutti tornammo alle mura, ognuno al suo lavoro.
Neh 7:1-4(1) Quando le mura furono ricostruite e io ebbi messo a posto le porte, e i portinai, i cantori e i Leviti furono stabiliti nelle loro funzioni, (4) La città era grande ed estesa; ma dentro c’era poca gente, e non si erano costruite case.
Neh 8:5-9(5) Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava nel posto più elevato; e, appena aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.(6) Esdra benedisse il SIGNORE, Dio grande, e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”, alzando le mani; e s’inchinarono, e si prostrarono con la faccia a terra davanti al SIGNORE.(8) Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano.(9) Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti, che insegnavano, dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato al SIGNORE vostro Dio; non siate tristi e non piangete!” Tutto il popolo infatti piangeva, ascoltando le parole della legge.
Neh 11:1-2(1) I capi del popolo si stabilirono a Gerusalemme; il resto del popolo ne estrasse a sorte uno su dieci perché venisse ad abitare Gerusalemme, la città santa; gli altri nove dovevano rimanere nelle altre città.(2) Il popolo benedisse tutti quelli che si offrirono volenterosamente di abitare a Gerusalemme.
Questi versetti offrono un breve riassunto della storia di Neemia che abbiamo studiato nelle ultime settimane. In queste settimane abbiamo imparato a conoscere meglio Neemia, i suoi doni, le sue strategie, la sua passione. Oggi vedremo come si conclude il libro di Neemia, nello specifico i capitoli 12 e 13.
La prima parte del 12esimo capitolo è una lista di persone presenti a Gerusalemme. Noi vogliamo iniziare a leggere dal versetto 27
Neh 12:27-47 Per l’inaugurazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i Leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme allo scopo di fare l’inaugurazione con gioia, con lodi e canti e suono di cembali, saltèri e cetre. (28) I figli dei cantori si radunarono dai dintorni di Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti, (29) da Bet-Ghilgal e dal territorio di Gheba e d’Azmavet; poiché i cantori si erano costruiti dei villaggi nei dintorni di Gerusalemme. (30) I sacerdoti e i Leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura. (31) Poi feci salire sulle mura i capi di Giuda, e formai due grandi cori con i relativi cortei. Il primo si incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame; (38) Il secondo coro si incamminò nel senso opposto; e io gli andavo dietro, con l’altra metà del popolo, sopra le mura. Passando al di sopra della torre dei Forni, esso andò fino alle mura larghe; (39) poi al di sopra della porta di Efraim, della porta Vecchia, della porta dei Pesci, della torre di Cananeel, della torre di Mea, fino alla porta delle Pecore; e il coro si fermò alla porta della Prigione. (40) I due cori si fermarono nel tempio di Dio; e così feci io, con la metà dei magistrati che erano con me, (41) e i sacerdoti Eliachim, Maaseia, Miniamin, Micaia, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe, (42) e Maaseia, Semaia, Eleazar, Uzzi, Ioanan, Malchia, Elam, Ezer. E i cantori fecero risonare forte le loro voci, diretti da Izraia. (43) In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici, e si rallegrò perché Dio gli aveva concesso una gran gioia. Anche le donne e i bambini si rallegrarono; e la gioia di Gerusalemme si sentiva da lontano.
In queste versetti sono racchiusi la gioia di Neemia e la gioia di un popolo che ha portato a compimento un compito ricevuto da Dio. Neemia ha fatto un lavoro incredibile, ha trovato dei validi collaboratori ma il completamento delle mura, la riscoperta della parola di Dio, sono cose avvenute per grazia di Dio, perché Dio è potente, sovrano e fedele. Dio ha affidato a Neemia un compito e Dio ha usato Neemia fino all’ultimazione di questo compito. Alla fine di questo processo Neemia inaugura le mura di Gerusalemme con una grande festa, con migliaia di persone, due cori, strumenti e sacrifici. Il popolo festeggia, consapevole che la gioia di quel giorno è un dono di Dio. Le mura di Lucca ci aiutano ad immaginare cosa è successo quel giorno a Gerusalemme. Immaginatevi una folla di persone in festa formare due cortei, una in senso orario e uno in senso anti-orario, e percorrere le mura. Immaginate la gioia di queste persone che sanno di aver finalmente un luogo sicuro, che sanno di aver lavorato, faticato, sudato, combattuto per Gerusalemme e, soprattutto, per il Signore.
Forse il libro di Neemia sarebbe potuto finire qui: le mura sono finite, il lavoro è completato, i nemici sono stati sconfitti e il popolo è in festa. Ma una cosa che abbiamo scoperto di Neemia è che questo servo di Dio non era miope, non era un uomo di scarsa lungimiranza. Questa caratteristica la vediamo diverse volte: Neemia aveva preparato un piano da presentare al re, non aveva abbassato la guardia dopo aver sconfitto i propri nemici sapendo che essi sarebbero tornati alla riscossa, aveva capito che il problema di Giuda non era legato solo alle mura ma anche ai peccati del popolo, aveva lavorato non solo alla ricostruzione della città ma anche al suo ripopolamento. Neemia capisce che l’inaugurazione delle mura non è un punto di arrivo bensì un punto di partenza. Un punto di partenza da osservare attentamente. Neemia capisce che questo non è l’arrivo ma un trampolino di lancio e il futuro è tutto da costruire. Le difficoltà sono dietro l’angolo. Il popolo di Dio sta per commettere una serie di errori. Al versetto 6 leggiamo che Neemia deve assentarsi per andare dal re Artaserse e al suo ritorno a Gerusalemme deve affrontare 4 problemi.
1- Vv 4-9 in questi versetti leggiamo che il sacerdote Elisab non solo aveva permesso a Tobia, il nemico di Neemia, di entrare a Gerusalemme ma gli aveva concesso di usare, essendo con Tobia imparentato, una camera dei Leviti. Questo era sbagliato per almeno tre motivi: Tobia aveva mostrato di essere un nemico di Neemia e del popolo di Dio; Tobia era un ammonita e non poteva partecipare all’assemblea di Dio ed infine a Tobia era stata data una stanza che doveva svolgere un’altra funzione.
2- Il secondo problema (vv 10-13) è che il popolo aveva smesso di dare l’offerta necessaria per il sostentamento dei leviti e dei cantori. Neemia richiama i Leviti che erano scappati, rintroduce le offerte e nomina quattro sorveglianti.
3- Il terzo problema (vv 15-22) è che molte persone lavoravano durante il giorno del riposo, sabato, e compravano mercanzie dai Fenici. Neemia riprende le persone che non onorano il sabato, ricordando loro l’ira di Dio per queste azioni.
4- L’ultimo problema (vv 23-28) è che i Giudei avevano sposato donne straniere. Il problema, ricorda Neemia, è che delle relazioni sbagliate fecero peccare anche il grande e saggio Salomone e possono far peccare tutte le persone, portandole ad essere infedeli verso Dio. Anche in questo caso Neemia interviene, questa volta anche in maniera fisica oltre che verbale.
In altre parole Neemia deve affrontare dei problemi legati a dei favoritismi famigliari sbagliati, alla cessazione delle offerte, a della priorità sbagliate e infine a delle relazioni che non glorificavano Dio. Cosa possiamo imparare da questi problemi che Neemia deve risolvere?
In quanto credenti ci siamo arresi al Signore. Una resa vittoriosa e gioiosa, simile in spirito alla festa dell’inaugurazione delle mura, perché è la miglior cosa che avremmo mai potuto fare. Attraverso questa resa abbiamo accettato il sacrificio di Gesù per i nostri peccati, e con il suo perdono abbiamo ricevuto una nuova identità.
Paolo la mette in questi termini: 2 Co 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove.
Così come il popolo di Giuda nel capitolo 12 gioiamo di fronte alla potenza e sovranità di Dio. Riconosciamo che lui opera grandemente e, così come ha portato a compimento la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, così come ha portato a compimento le promesse relative alla venuta del Messia e al suo ruolo redentivo, sappiamo che porterà a compimento le promesse relative alla sua chiesa. Il giorno in cui ci siamo arresi a Dio lo abbiamo riconosciuto come sovrano rispetto alle nostre famiglie, ai nostri averi, alle nostre priorità e alle nostre relazioni.
Al contrario di Elisab dobbiamo essere addirittura pronti ad abbandonare le nostre famiglie per amore di Cristo
Mat 10:37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me.
Al contrario dei Giudei contemporanei di Neemia non vogliamo smettere di essere generosi, seguendo l’esempio di Gesù che ha dato tutto sé stesso per noi. Come singoli e come chiesa dobbiamo impegnarci a sostenere l’avanzamento del regno di Dio, anche attraverso gli averi che Dio ci dà di amministrare.
Al contrario dei Giudei contemporanei di Neemia vogliamo che Dio diventi la priorità numero uno della nostra vita, rispetto al nostro lavoro, i nostri hobby, le nostre passioni. Dobbiamo mettere in pratica la Sua Parola, non in maniera legalistica ma sottomettendo tutto a Dio.
Al contrario dei Giudei contemporanei di Neemia vogliamo impegnarci affinché le nostre relazioni glorifichino Dio, affinché non siano relazioni che ci portano ad essere infedeli bensì relazioni che ci aiutino ad essergli fedele e relazioni nelle quali ci sentiamo liberi di proclamare che Gesù è il Signore della nostra vita, e questa è la miglior cosa che potesse capitare a tutti noi.
Il libro di Neemia si conclude con questi versetti:
Neh 13:30-31 Così purificai il popolo da ogni elemento straniero, e ristabilii i vari servizi dei sacerdoti e dei Leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. (31) Diedi anche disposizioni circa l’offerta della legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie. Ricòrdati di me, mio Dio, per farmi del bene!
Dopo il completamento delle mura Neemia continua a lavorare per il bene del popolo e per la gloria del Signore. Le ultimissime parole di Neemia sono una preghiera, come spesso è successo nella sua vita. Alla fine del suo lavoro Neemia non si rivolge al popolo per ricevere la sua ricompensa, ma si rivolge al Creatore per ricevere la sua ricompensa. Può sembrare quasi che la sua preghiera sia pretenziosa e troppo diretta. Invece credo che le parole di Neemia siano la naturale conseguenza di un uomo che ha servito Dio, che ha conosciuto Dio, che ha vissuto per Dio e che a Dio si rivolge sapendo che solo Lui può e vuole ricordarsi di lui per l’eternità e per l’eternità fargli del bene. Mettiamo, come singoli e come chiesa, Dio al primo posto nella nostra vita, prima delle nostre famiglie e delle nostre relazioni, dei nostri averi e delle nostre abitudini e anche noi potremo unirci alle parole di Neemia e dire “Ricordati di noi, nostro DIO, per farci del bene!”