Efesini 6. L’armatura 1
10 Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. 11 Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; 12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. 13 Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. 14 State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; 15 mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; 16 prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. 17 Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; 18 pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, 19 e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, 20 per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.
Se per molti è chiaro che la vita è una lotta, questo celebre passo dell’apostolo Paolo mette in luce che la vita cristiana, benché caratterizzata da una profonda pace ricevuta all’incontro con Dio, rimane contrassegnata da un continuo combattimento. Possiamo vivere in pace con tutti, magari attraversare un periodo storico in cui nel nostro paese almeno c’è pace, ma il mondo spirituale comporta un continuo combattimento che, secondo le parole di Paolo, non è contro carne e sangue. Non è un combattimento contro uomini, persone o bande armate, ma contro altro: contro principati, potenze, dominatori di questo mondo di tenebre e forze della malvagità.
È interessante osservare che anche molti pensatori non cristiani che non partono dal presupposto che esista un mondo spirituale considerano che le varie lotte presenti nel mondo non sono solo il frutto di litigi di carne e sangue: molto vedono nelle strutture politico-economiche ingiuste o ancora nel nostro inconscio una serie di forze che ci oltrepassano e di cui non siamo pienamente consapevoli che osteggiano la nostra vita. Alcuni autori cristiani hanno voluto interpretare queste autorità e principati di cui parla Paolo proprio con queste strutture economiche o psichiche. Senza dubbio ci sono somiglianze, ma bisogna conservare l’elemento spirituale, l’idea che ci siano dietro vere e proprie forze personali, demoniache che hanno uno scopo ben preciso: rovinare l’uomo, distruggere il regno di Dio, non permettere il diffondersi della buona novella. Non verranno sconfitte dal cambiamento dell’economia né con la psicanalisi. Sono già state sconfitte sulla croce e vengono sconfitte nella vita di chi si converte al Dio della verità e non permette che esse abbiano potere su di lui. Nondimeno, benché già sconfitte, queste autorità non si arrendono e cercano di attaccare. Paolo ci presenta un’armatura che permette di stare Saldi. Stare saldi, rimanere in piedi, è una bella immagine per descrivere una vita che trova la sua gioia nella fede e nel rapporto con Dio e che non crolla agli attacchi di Satana e dei suoi collaboratori.
È quindi molto importante sia riconoscere la natura spirituale di molti conflitti, che avere ben presenti le armi di cui disponiamo per difenderci. Osserviamo preliminarmente una cosa: Paolo non sembra parlare di un combattimento come di un attacco. Questa armatura è soprattutto difensiva e ne vengono illustrate le parti che proteggono. Non si parla di lance o di frecce da lanciare, ma di componenti protettive. Questo mi sembra importante perché facilmente si fraintendono le sue parole e si pensa di dover trasformare la vita in una sorta di guerra continua in cui si pensa di attaccare dei demoni, con risultati psicopatologici. Quando Gesù ha inviato i Settanta sebbene andassero a scacciare demoni – guarendo sostanzialmente dei sofferenti – non ha usato la stessa immagine. Quindi teniamola per quello che è: una difesa che permette di vivere una vita in pace, resistendo all’attacco di ce la vuole rovinare.
1. La verità come cintura dei fianchi
La cintura non faceva propriamente parte dell’armatura, ma del vestito sottostante. I vestiti nell’antichità erano larghi e fluttuanti e per predisporsi all’azione era necessario prendere una cintura per tenerli fermi. È un’immagine che ritroviamo altrove nella Scrittura (Isaia 11, La giustizia sarà la cintura delle sue reni,
e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.- Luca 12, 35, I Pietro 1:13 – cinti i lombi della mente) e che dà il senso della motivazione, del fare qualcosa per difendersi. Non ci si difende dormendo, ma facendo qualcosa per noi stessi. In che senso la verità può essere una cintura che contribuisce a difendere.
a. Verità di Dio. Esistono due sensi della verità che possiamo prendere come complementari entrambi utili a difenderci. C’è una verità dottrinale, una verità sul mondo su cosa esso sia, una verità sulla vita, sul suo significato antropologico ed esistenziale, una verità sul mondo e su cui l’ha creato. Conoscere queste verità sul mondo, incontrare Gesù che è la via, la verità, la vita (Gv 14, 6), sapere chi siamo, da dove veniamo, è la base per una vita solida e per una resistenza agli attacchi del non senso, dell’assurdo, di una vita fallimentare e precaria. Mi capita spesso di meditare su un passo del filosofo francese Blaise Pascal che afferma che meditando sulla condizione dell’uomo che non sa da dove viene, non sa chi è e cosa si sta a fare nel mondo, si è presi da spavento. Tale è la condizione dell’uomo senza una Verità con la V maiuscola, accentuata e portata agli estremi nel nostro mondo relativista, post-moderno, animato da post-verità in cui la falsità circola senza problemi, la fakenews si diffonde in tempo reale e sposta enormi masse di opinioni. In questo tipo di mondo è facilissimo essere attaccati, sentirsi fragilizzati. Si pensi all’aumento spaventoso di suicidi di adolescenti bullizzati in rete e poi istigati a suicidarsi. Satana che è il padre della menzogna agisce prioritariamente mentendo. Mentendo all’uomo su chi egli è, su cosa conta nella vita, su quale sia il suo senso. Studiando nella Scrittura chi siamo, e contemplando come uno specchio ciò che afferma invece su di noi, su chi siamo davanti a Dio (dei peccatori necessitosi di ravvedimento, ma una volta convertiti estremamente amati da Dio) gli attacchi vengono smorzati in partenza.
b. Verità come sincerità. Molti commentatori osservano che in questo contesto la verità va intesa anche come verità dell’intimo ( Sal 51, 6) Ma tu desideri che la verità risieda nell’intimo:
insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore. Si tratta qui di verità come sincerità, come onestà intellettuale e umana. Come assenza di menzogna nella nostra gestione della vita, e come autenticità nei comportamenti. Si dice spesso che chi mente deve avere un ottima memoria, perché si deve ricordare di come ha contraffatto la realtà, e i grandi bugiardi si trovano spesso imbrigliati in una prigione di falsità che li bloccano. Dire la verità è liberatorio da un lato, e dall’altro costruisce un muro che impedisce a Satana di fare breccia nella nostra vita. La menzogna è lo spazio di azione di Satana ed è sicuro che quando inventiamo qualcosa di falso Satana ci lavora dentro. Mentendo sui conti, su chi siamo, su cosa abbiamo fatto creiamo un magnifico buco nella nostra cintura che ci rende vulnerabili. Purtroppo nei rapporti tra coppie, nelle relazioni diplomatiche, o anche nella politica la pratica della menzogna, del bluf diventa la norma, scatenando teorie del complotto e simili. Una vita improntata alla verità si libera dal peso del mentire, del doversi poi giustificare, per essere integra davanti a Dio e agli altri.
2. La corazza della giustizia
L’armatura prevede una corazza, cioè una parte che protegge il torace, la parte davanti del torso. Non speculiamo sulla funzione di questa parte, che in Tessalonicesi Paolo usava per illustrare amore e fede, e prendiamola semplicemente come protettiva, venendo al termine
a. Giustificazione. giustizia. Anche in questo caso troviamo due significati per questo termine: il primo è quello che potremmo meglio tradurre come giustificazione, consistente nel fatto che Dio imputa la sua giustizia a chi crede, a prescindere dal fatto che egli sia giusto o meno. Dio non giustifica gli uomini perché si comportano bene o perché fanno qualcosa per farsi perdonare i loro peccati. La giustizia di Dio discende dal fatto che egli stesso ha provveduto un sacrificio espiatorio per i nostri peccati, Gesù, vittima innocente venuto a pagare il prezzo del nostro riscatto. Colpevoli davanti a Dio e incapaci di pagare per le loro colpe gli uomini trovano rifugio solo in Gesù che versando per noi il suo sangue prende su di sé le nostre colpe. Per un atto divino siamo dunque giustificati e possiamo avvicinarci a Dio. Questo è ciò che permette un’autentica relazione con Dio. Se manca questo elemento la relazione con Dio è o un rito religioso illusorio, oppure un continuo sentirsi in colpa. Ma se capiamo che Dio ha operato per noi affinché possiamo relazionarci con lui, allora la relazione con Dio è autentica. Perché questo è una difesa? Perché una delle armi che Satana usa maggiormente contro i credenti è il senso di colpa. Ci spinge a pensare che non facciamo mai abbastanza, che i nostri errori sono imperdonabili e che non c’è speranza per noi. Capire che il nostro perdono, la nostra giustificazione non dipende da noi ma da lui costituisce una corazza contro queste accuse e ci permette di stare saldi. “Non c’è alcune condanna… “
b. Giustizia. C’è però anche il senso di giustizia morale, come vita giusta, conforme a ciò che Dio domanda. Paolo ha già usato il termine in questo senso in Efesini 4: a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente 24 e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità. E in Efesini 5:9 “Comportatevi come figli di luce 9 – poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità“
Questa giustizia significa vivere in modo scrupoloso, con dirittura morale, senza ingannare e cercando di fare ciò che è giusto davanti a Dio. Avendo ricevuto la santificazione, sentiamo il bisogno, la necessità di comportarci come figli di luce, conducendo una vita giusta. La meditazione della Scrittura ci dice chiaramente che ci sono azioni giuste da compiere: essere disponibili, aiutare gli altri, non rendere il male e cercare di risolvere anziché distruggere sono azioni giuste; come anche denunciare le ingiustizie, gettando luce sulle tenebre. Tutto ciò ancora una volta evita falle nell’armatura, in quanto l’avversario ha grosse difficoltà a penetrare in una vita che è preoccupata di agire giustamente.
Queste sono solo due delle componenti dell’armatura che Paolo propone. Ne vedremo altre, ma per ora avvaliamoci di queste valide per la nostra difesa e per continuare a stare in piedi!