Predicazione di Ewoud Poot
Intro: Costruire una carattere forte non è facile. Infatti, a volte quando guardo Linked-in e noto che i miei ex-compagni di classe sono ‘Manager’ ‘avvocato’ ‘imprenditore’ ho un po’ di gelosia: loro hanno fatto una bella carriera. Io…invece….ho lavorato un sacco sotto il mio ‘livello’ in Olanda e poi quando avevo un lavoro piacevole, ho deciso di venire in Italia e iniziare da 0. A volte costruisco la mia identità sul lavoro, ma certamente mi sono reso conto che non è assolutamente utile e saggio. (Soprattutto in risorse umane: ho visto persone distrutte dopo aver ricevuto il messaggio che saranno licenziati)
Su cosa costruiamo la nostra identità?
L’identità riguarda il modo in cui vivi te stesso e come ti trovi nella vita, nel mondo. La tua identità è chi sei e questo è il fondamento in base al quale ti comporti. Una domanda essenziale è su quale basi poggia la tua identità. È rischioso se basi la tua identità su qualcosa che puoi perdere. Basi la tua identità su qualcosa che è troppo fragile. Ti rendi troppo dipendente da fattori esterni. La tua posizione sociale, la tua proprietà, puoi perdere tutto e la tua identità ne risentirà. Può darsi che basi la tua identità sul tuo aspetto, sulle tue capacità, sulla tua intelligenza, sulle tue amicizie. Tutte cose che puoi perdere nella vita e poi non sei più “niente”. Se vuoi davvero essere libero, costruisci la tua identità cercando quelle cose che sono sempre lì, indipendentemente dalle circostanze e dalle situazioni.
Stamattina vorrei leggere un passo dall Antico Testamento sul tema ‘identità’: come hanno costruito la loro identità tre personaggi del passo in 2 Re 5: una ragazza ebrea in schiavitù, il re d’Israele e Naaman, il capo dell’esercito del re di Siria
= 2 Re 5 =
Guarigione di Naaman, il Siro
(Lu 4:27; 17:11-19) Gb 33:14-30
1 Naaman, capo dell’esercito del re di Siria, era un uomo tenuto in grande stima e onore presso il suo signore, perché per mezzo di lui il SIGNORE aveva reso vittoriosa la Siria; ma quest’uomo, forte e coraggioso, era lebbroso. 2 Alcune bande di Siri, in una delle loro incursioni, avevano portato prigioniera dal paese d’Israele una ragazza che era passata al servizio della moglie di Naaman. 3 La ragazza disse alla sua padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta a Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!» 4 Naaman andò dal suo signore, e gli riferì la cosa, dicendo: «Quella ragazza del paese d’Israele ha detto così e così». 5 Il re di Siria gli disse: «Ebbene, va’; io manderò una lettera al re d’Israele». Egli dunque partì, prese con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro, e dieci cambi di vestiario; 6 e portò al re d’Israele la lettera, che diceva: «Quando questa lettera ti sarà giunta, saprai che ti mando Naaman, mio servitore, perché tu lo guarisca dalla sua lebbra». 7 Appena il re d’Israele lesse la lettera, si stracciò le vesti, e disse: «Io sono forse Dio, con il potere di far morire e vivere, ché costui mi chieda di guarire un uomo dalla lebbra? È cosa certa ed evidente che egli cerca pretesti contro di me».
8 Quando Eliseo, l’uomo di Dio, udì che il re si era stracciato le vesti, gli mandò a dire: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell’uomo venga pure da me, e vedrà che c’è un profeta in Israele». 9 Naaman dunque venne con i suoi cavalli e i suoi carri, e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10 Ed Eliseo gli inviò un messaggero a dirgli: «Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro». 11 Ma Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: «Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso. 12 I fiumi di Damasco, l’Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei lavarmi in quelli ed essere guarito?» E, voltatosi, se n’andava infuriato. 13 Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: “Làvati, e sarai guarito”?» 14 Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell’uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito.
15 Poi tornò con tutto il suo sèguito dall’uomo di Dio, andò a presentarsi davanti a lui, e disse: «Ecco, io riconosco adesso che non c’è nessun Dio in tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal tuo servo». 16 Ma Eliseo rispose: «Com’è vero che vive il SIGNORE di cui sono servo, io non accetterò nulla». Naaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. 17 Allora Naaman disse: «Poiché non vuoi, permetti almeno che io, tuo servo, mi faccia dare tanta terra quanta ne porteranno due muli; poiché il tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, ma solo al SIGNORE. 18 Tuttavia il SIGNORE voglia perdonare una cosa al tuo servo: quando il re, mio signore, entra nella casa di Rimmon per adorare, e si appoggia al mio braccio, anch’io mi prostro nel tempio di Rimmon. Voglia il SIGNORE perdonare a me, tuo servo, quando io mi prostrerò così nel tempio di Rimmon!» 19 Eliseo gli disse: «Va’ in pace!»
Leggendo questo passo sull’identità, possiamo scoprire 3 principi:
- Tramite/altraverso il fondamento della nostra identità, Dio si manifesta!
- Nonostante il fondamento della nostra identità, Dio si manifesta!
- In una crisi sul fondamento della nostra identità, Dio si manifesta!
La ragazza: stato basso nella società, però la sua identità in Dio.
In versetti 2 a 4 troviamo una ragazza, una schiava. Lontano dalla sua famiglia, forse traumatizzata, la ragazza è usata come serva della moglie di Naaman. Lei ha dovuto servire il suo padrone e sua moglie, i nemici d’Israele. Per sopravvivere la cosa migliore per lei era: lavorare benissimo e stare lontano dai guai.
È sorprendente che questa storia sia messa in moto da questa schiava! Non è stato Naaman stesso che ha chiesto aiuto ai suoi servitori riguardo la sua malattia, ma è stata una ragazza, una schiava, una servitrice di sua moglie. Possiamo immaginare che la sua fede le sia stata insegnata dai suoi genitori che vengono da Israele. Nonostante il suo rapimento, non ha perso la fede. Al contrario! La ragazza ha messo la sua fede in azione, è stata molto veloce a risolvere il problema del suo padrone. Ha rischiato la sua posizione come schiava per fare conoscere il profeta Eliseo a Naaman.
Tramite/Altraverso il fondamento della sua identità – Dio stesso, e non la sua posizione – Dio si mostra!
Proprio grazie a questa identità solida, fondata sull’insegnamento e la fede nel vero Dio, Dio ha potuto trasformare una situazione di sofferenza e schiavitù in un’opportunità di annuncio e conversione. Lo stato sociale (libero/servo), la richezza, il possesso di beni, le case, possono cambiare. Il fondamento della fede invece rimane, e quando rimane porta molto frutto.
Il re d’Israele: occupa lo stato più alto nella società, però la sua identità è in se stesso.
Il prossimo personaggio che troviamo nei versetti 5 a 7 è il re d’Israele.
È in un ambiente completamente diverso rispetto alla schiava. Non in schiavitù, ma libero di chiedere il parere di consulenti, usare il suo potere. Ma che fa?
7 Appena il re d’Israele lesse la lettera, si stracciò le vesti, e disse: «Io sono forse Dio, con il potere di far morire e vivere, ché costui mi chieda di guarire un uomo dalla lebbra? È cosa certa ed evidente che egli cerca pretesti contro di me».
In confronto con la schiava scopriamo ora una dinamica diversa: il re non credeva in Dio, non chiedeva aiuto, lui si dispera e si blocca. Si è fatto prendere dall’ansia e si è sentito minacciato dopo aver ricevuto la lettera. Non ha nemmeno pensato al profeta Eliseo, o ha pensato che Eliseo non sarebbe stato in grado di fare un miracolo cosi grande. Ha pensato solo alla sua posizione: il messaggio era una minaccia per questo Re!
Nonostante che il re d’Israele non avesse creduto nel potere di Dio, nonostante che il re d’Israele non avesse comunicato al profeta che aveva ricevuto una lettera, Dio ha fatto in modo che la richiesta pervenisse ad Eliseo.
Nonostante il fondamento della sua identità, Dio si mostra!
Sfortunatamente noi agiamo spesso come il re di Israele.
Abbiamo paura di annunciare un Dio che aiuta e interviene nella vita delle persone, perché non abbiamo pregato per molti anni, ci sono sempre dei disturbi e molte situazioni non cambiano. Esattamente come questo re, o come Giona, abbiamo paura di diventare stupidi e fare cose che non si realizzeranno per annunciare.
Invece, questo pezzo ci sfida a chiedere aiuto di fronte a situazioni che mettono in discussione la nostra stessa identità. Più spesso di quanto vorrei ammettere, la mia identità non è costruita su Dio, ma sul rispetto che ho nel mondo, nel mio lavoro, nel mio stato, nella mia salute. Essere scoraggiato è facile, soprattutto quando non chiediamo nessun aiuto. Conflitti familiari, conflitti matrimoniali, disoccupazione, malattie, problemi di soldi, non scompaiono senza aiuto. Non vogliamo chiedere aiuto ai nostri fratelli e sorelle in Cristo, perché abbiamo paura di fare una brutta impressione. Perché cosi perdiamo l’impressione che nella vita nostra ‘tutto va bene’. La sfida è chiedere aiuto, in primo luogo a Dio stesso, ma se questo non sembra funzionare ai nostri amici cristiani, al nostro predecessore, alla nostra cellula. Cosi l’altro possa pregare per noi, per cambiare la situazione, ma più importante è che ritroviamo la nostra identità in Dio, che va sopra ogni difficoltà.
Naaman: stato alto nella società, non è sicuro di come costruire la sua identità (capo o malattia: se stesso…o un’alternativa: Dio?).
Il personaggio principale della storia è Naaman. Lo troviamo mentre attraversa una crisi di identità, è in dubbio. Da un lato vorrebbe fondare la sua identità su la sua posizione: un capo dell’esercito. Da un altro lato sa benissimo che non può ignorare che la sua identità si basa anche sulla sua lebbra. Nessuno dei due è un fondamento sicuro.
La lebbra
Non sappiamo quali metodi Naaman avesse già provato per guarire la malattia. Sappiamo che lui lavorava in una posizione importante nel esercito, quindi molto probabilmente aveva una leggera forma di lebbra, non trasferibile. Sicuramente capiamo che lui aveva la voglia di guarire, perché lebbra porta alla morte.
Un capo
Naaman aveva una posizione alta nella società in quell’epoca. Che tipo di uomo è Naaman? La storia dice:
“tenuto in grande stima e onore”, “forte e coraggioso”, i suoi servitori lo chiamano “Padre mio”. La sua schiava parla di lui con onore, gli vuole bene e propone una soluzione per la sua malattia.
Sembra che la sua identità come capo non sia stata influenzata negativamente dal suo carattere. Ma Naaman ha anche un brutto carattere: lo scopriremo quando leggiamo il versetto 11, dopo che il servitore di Eliseo gli ha detto come guarire:
11 Ma Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: «Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso.
Come mai?!! Naaman aveva fatto tutto per bene, era preparatissimo: ha portato un sacco di regali “dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro, e dieci cambi di vestiario” e aveva anche informato il re! Il re!! E ora è trattato come un paziente di second’ordine. Neanche degno di vedere il profeta Eliseo. Naaman desiderava essere trattato come un uomo grande che era un lebbroso; Eliseo lo trattava come un lebbroso che era un grande uomo. Ma agli occhi di Eliseo, cosa conta? È importante la sua malattia o la sua dignità? Naaman pensava che fosse la sua dignità, il profeta Eliseo pensava che fosse la sua malattia. E così lo servì come avrebbe servito chiunque altro in circostanze simili.
L’aspettativa era di sperimentare un grande miracolo, in cui il Profeta e Naaman avrebbero comunicato l’uno con l’altro in base al loro stato sociale (status/spazio nel comunità/posizione).
Naaman pensava di essere pronto ricevere guarigione: forse ha dovuto sottoporsi ai rituali, magari svolgendo un compito difficile. Qualunque cosa fosse stato lo avrebbe fatto! Almeno lui era preparato! Ma questa soluzione non aveva mai immaginata: «Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro».
Lavarsi in quell’epoca, era comune. Normale. Come ci laviamo i denti prima di andare a dormire. Naaman deve essersi chiesto: “O Eliseo sta scherzando, oppure come posso interpretare questo comandamento?” Andiamo via!
Anche il fatto che Naaman e suoi servitori avevano fatto un viaggio lungo e Eliseo gli dice di andare al Giordano, 40 chilometri lontano dalla casa di Eliseo, sarebbe difficile da digerire per Naaman. (Mi fa venire in mente la burocrazia in Italia, dove la soluzione sembra sempre lontano…J).
Ora Naaman è stato messo alla prova per la sua fede. Forse non avrebbe dovuto ascoltare la schiava? Prima che Naaman conoscesse Dio, lo troviamo in un momento di crisi.
Deve davvero fare un nuovo viaggio, senza aver visto il profeta? “Ho preparato cosi bene, perché non funziona come ho preparato io le cose. Perché la soluzione sembra di nuovo lontano? Si aspettava a dare soldi, regali per ‘pagare’ rispetto e ‘guadagnare’ guarigione del Dio d’Israele”. Naaman aveva calcolato prima quanto la guarigione costerebbe.
Ma ‘purtroppo’ per lui (o fortunatamente) Dio sta sopra i nostri piani e schemi. Non possiamo prepararci per un Dio pieno di grazia. Perché quando siamo pronti a ricevere la grazia, ci sentiamo deboli. Ma naturalmente siamo come Naaman, proviamo ad evitare difficoltà, proviamo a rimanere nel nostro ‘stato’. Di solito non vogliamo che altre persone scoprano la nostra debolezza. Nel caso di Naaman la sua vera debolezza non era la sua malattia, ma il suo orgoglio.
Naaman sapeva di avere una malattia che lo colpiva fisicamente, ma ora scopriamo che lui, come io, come noi, aveva una malattia che lo colpiva mentalmente, spiritualmente, interiormente: il peccato.
A volte è buono rimanere in un momento di crisi, cosi possiamo riflettere sulla nostra vita, sulle cose che sono importanti. Possiamo immaginare che Naaman viaggiava verso il Giordano dubitando. “Ora non sono più la persona che dà istruzioni agli altri come capo, ora devo accettare che io sono malato, che io devo obbedire a delle istruzioni strane. Sarà vera la soluzione di Eliseo? Devo fare una cosa normale, come lavarmi in un fiume?
Torniamo al momento culminante: Naaman sta vicino al Giordano, un fiume fangoso. Lento si spoglia e probabilmente i suoi servitori lo hanno incoraggiato: “Vai Naaman!”. L’orgoglio aveva lasciato il posto all’umiltà, all’incertezza. Cosi Dio ha potuto mostrargli la sua grandezza: in un momento che Naaman ha dovuto arrendersi.
Naaman si è immerso 6 volte, senza vedere un risultato. Dopo la settima volta Dio lo ha guarito! Non solo dalla lebbra, ma anche dall’idea che lo stato è la cosa più importante della vita.
15 Poi tornò con tutto il suo seguito dall’uomo di Dio, andò a presentarsi davanti a lui, e disse: «Ecco, io riconosco adesso che non c’è nessun Dio in tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal tuo servo».
Dopo la guarigione vediamo Naaman davanti Eliseo con rispetto, stordito dal miracolo. Lui insiste che Eliseo accetti suoi regali. È scomodo se qualcuno riceve qualcosa senza fare qualcosa in cambio. Forse è culturalmente accettabile offrire un regalo, pensava Naaman. “Sono in debito con il profeta”.
Ma Eliseo gli ricorda che Dio è un Dio pieno di grazia, che non ha bisogno dei regali. Dio non ha bisogno di servizi di ritorno, solo il riconoscimento di essere Dio.
In una crisi sul fondamento della nostra identità, Dio si mostra!
Conclusione/applicazione
Dio vuole usare chiunque per far crescere il Suo regno. Lo stato sociale non conta, perché Dio guarda il nostro cuore. Stamattina la Bibbia ci dice che come credenti NON abbiamo bisogno una certa posizione nella società, questa è una bugia. Dio ci conosce e guarda il fondamento della nostra identità. (“l’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuor” 1 Samuele 16:7). Dio vuole usare chiunque, anche te, anche me. Non esitare a credere in questa verità!
- Dio ci chiede diavere il coraggio di sostituire ogni cosa che usiamo come fondamento della nostra identità, al di fuori di Lui…sostituirlo con Dio stesso. Ogni fondamento che ci dà dignità, stato, soddisfazione nel mondo: il tuo oggetto d’amore (il telefono, una donna, calcio, lavoro, soldi)…per sostituirlo con il vero fondamento della nostra identità. Non perché queste cose sono sbagliate in sé, ma perché Dio solo può riempiere il fondamento della nostra identità. Siamo chiamati tutti ad avere un’identità in Dio, per essere figli di Dio (Giovanni 1:12) !
- Il re d’Israele èstato schiavo della paura aveva paura di perdere il suo stato, il suo potere, la sua identità. Naaman è stato schiavo dell’orgoglio, ma sotto aveva una profonda paura di perdere anche la sua identità. Però ognuno di noi è chiamato ad essere uno schiavo di Dio, per avere la nostra identità in lui. Abbiamo bisogno tutti della guarigione del nostro ‘stato’! Non solo Naaman, anche la serva, anche il re d’Israele, anche noi. Un modo per esprimere oggi questo desiderio è il battesimo. (Non sette volte e non nel Giordano). Il battesimo simbolizza che anche la persona battezzata muore insieme con il peccato e poi risorge guarita, perché crede in Gesù. Mi rivolgo anche a chiunque crede in Gesù ma non è ancora battezzato: vi sfido a parlare con Dio e per eliminare le possibili paure. Dio è pieno di grazia!
Stamattina abbiamo letto la storia di Naaman e il suo cambiamento d’identità. Qual è la tua storia?