Tesori e perle

Matteo 13, 44-46

44 «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e, per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo.


45 «Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle; 46 e, trovata una perla di gran valore, se n’è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l’ha comprata.

Anche queste due parabole sono molto simili, come le precedenti spiegate. Mettono in risalto un ulteriore aspetto del regno dei cieli che si viene aggiungere a quelli già visti:

– Il regno dei cieli è precario e potente come un seme, e abbiamo la responsabilità di ascoltare le parole che ne parlano (seminatore)

– Il regno dei cieli prevede che il male è presente nel mondo e alla fine sarà punito assieme a chi lo fa (zizzanie e buon seme)

– Il regno dei cieli cresce misteriosamente e indipendentemente da noi e offre protezione e gioia a chi lo riceve (lievito e senape)

1. Il tesoro e la perla: il carattere nascosto del regno.

Parlando del seme che cresce e del lievito che agisce mescolato alla pasta, abbiamo già notato che il regno dei cieli è qualcosa di nascosto. Tuttavia in questi casi ciò che è nascosto è la sua forza, il meccanismo secondo cui agisce e fa crescere semi e pane senza che ce se ne renda conto. Nella parabola del tesoro e della perla entrambi i personaggi li “trovano”, quindi entrambi sono oggetti assenti e in qualche modo nascosti dalle vite di quelle persone che devono entrarvi in contatto. Il tesoro è esplicitamente nascosto, la perla lo è perché non è ancora stata trovata, ma entrambi non sono immediatamente disponibili e presenti agli occhi dell’uomo e del mercante.

Una prima cosa che la parabola ci insegna è che il regno dei cieli non è immediatamente evidente. Lo si vede a fatica, ma si potrebbe anche non vederlo. Ci sono molti elementi della nostra realtà che ci offuscano il regno dei cieli, che lo rendono invisibile o difficilmente visibile. Il filo logico è sempre quello che Gesù ha illustrato spiegando il motivo per cui parla in parabole: vedendo non vedono e ascoltando non ascoltano. Quindi finiscono per non vedere e per sentire.

Una delle esperienze più comuni che ognuno di noi vive in casa propria è quando cerca qualcosa ed è convintissimo che si trovi in un posto e poi arriva un altro (purtroppo spesso questo altro è una moglie…) che fa notare che l’oggetto è vicinissimo a dove cercavamo, magari davanti ai nostri occhi, eppure non lo si vede.

Innegabilmente il mondo in cui siamo offre una pletora di elementi di distrazione di massa, capaci di ammaliare gli occhi, incantare le orecchie, inebriare le narici tali per cui siamo interessati a tutto, salvo che al regno dei cieli. Quindi il mondo è pieno di tesori che sono per l’appunto nascosti, che non vediamo eppure ci sono. Perché è fondamentale limitare al massimo i tempi di permanenza dei nostri figli davanti televisioni, computer e telefoni: perché partoriscono valanghe di idiozie (accanto a poche cose buone) e catturano la totalità della nostra attenzione, privandoli di alcuni tesori: potrebbero leggere, suonare, muoversi, ma facilmente sono preda di questi strumenti. Come noi facilmente preferiamo andare a fare shopping o a svagarci piuttosto che ricercare il regno di Dio.

Il mondo per molti è un mondo assurdo, disperato, triste, pericoloso e aggressivo. È un mondo che induce al pessimismo e l’acume di molti filosofi e artisti rimarca le numerose cose che non tornano, “il male di vivere” come ricorda Montale. Un grande cervello, grande scritto – insieme a tanti altri artisti – non vede nessun tesoro, ci parla di “divina indifferenza”, perché sta cercando dove non può trovare. È come uno di quei mariti che cerca il barattolo del caffè, ce l’ha davanti, ma non lo vede…

2. I ricercatori.

Eppure i personaggi delle nostre parabole non sono così pessimisti e negativi come potrebbero esserlo coloro a cui rimangono nascosti i tesori della vita. Non sappiamo cosa ci faccia l’uomo in quel campo, se sia qualcuno che lavora per conto del proprietario, se sia di passaggio e la sua scoperta sembra abbastanza casuale. Ma possiamo immaginare che abbia scavato, che si sia dato da fare. Ben più esplicito ciò che fa il commerciante di perle: va in cerca di perle, cerca prodotti di qualità per quel che deve vendere.

Non sono persone pigre che osservano la vita passare davanti a sé ma dei ricercatori. Molto di noi oggi si accontentano di guardare la vita come degli spettatori che osservano uno spettacolo, e a questo ci hanno abituato anni di televisione. Questi personaggi sono protagonisti intraprendenti che non sono soddisfatti dei tesori che hanno, hanno capito che c’è qualcosa di più, che esistono perle migliori di quelle che hanno in collezione. Se il tesoro e la perla che trovano li portano a vedere tutto quello che hanno è perché hanno valutato che le perle precedenti e gli averi in possesso non valevano niente.

La costatazione che le persone più acute di cui parlavo sopra fanno è che spesso molte cose che prendiamo come tesori e perle non valgono niente: possono essere persone in cui riponiamo la nostra fiducia, attività piacevoli, lavori, oggetti. Alla lunga si rivelano incapaci di arricchire sul serio e lasciano delusi. Come questo mercante che gira per trovare la perla delle perle e non si stanca.

3. La gioia infinita della scoperta.

Un tratto assolutamente uguale di queste due parabole sta nella reazione gioiosa e nella conseguente azione che queste due persone fanno: sono riempite da una gioia tale che vendono tutto per poter conservare il regno di Dio. È importante osservare che nessuno ha chiesto loro di vendere tutto. Ricordiamo ci del giovane ricco che voleva entrare ereditare la vita eterna e che chiede a Gesù come fare. Gesù che vede nei cuori e sa benissimo che questo giovane desidera la vita eterna senza cambiare di una virgola la sua vita, gli chiede di vendere tutti i suoi beni e di darli ai poveri, ma il giovane ricco non ce la può fare. Queste due persone di loro spontanea volontà vendono tutto per poter conservare il regno di Dio.

Sarebbe sbagliato pensare che il regno dei cieli si possa comprare o ancora che il regno dei cieli sia condizionato dalla vendita di tutto quello che abbiamo. La grande gioia di queste due persone ci mettono in chiaro che quando si trova il regno dei cieli, i paragoni con il resto crollano. Non ci sono più le attrattive che ci impediscono di vederlo. Non ci sono più tesori che brillano di più. C’è la gioia enorme di ricevere il regno dei cieli. Nel nostro rapporto con Dio, nel nostro operare per Dio, nel nostro essere partecipi alla famiglia e al popolo di Dio dobbiamo chiederci se veramente vogliamo dare a Dio questo posto esclusivo e soprattutto se questo è per noi una gioia! Non servirebbe che qualcuno ci ponesse delle condizioni per sapere quanto siamo disponibili al regno di Dio, ma dobbiamo interrogare la nostra gioia. Quanto impazzisco per il regno di Dio? Quando sono pronto a vedere tutto per realizzarlo, per portarlo avanti, per conoscere meglio Dio, per rinsaldare il mio rapporto con la famiglia di Dio, per adorare di più?

Ancora una piccola notazione: di entrambi è detto che “vanno”, c’è uno slancio vitale, un desiderio di agire, di muoversi per il regno di Dio, di fare qualcosa per appropriarsene e proteggerlo

4. Inutilità. Tesori e perle sono oggetti significativi: apparentemente sono molto inutili, sono belli da contemplare, ma utili a poca cosa. Troviamo anche diversi insegnamenti nel vangelo in cui questi oggetti sono deprecati – non fatevi tesori, le donne non si adornino di perle e gioielli – ma qui sono esaltati, quali beni di lusso, accumulo e contemplazione. Non ha parlato di strumenti utili a lavorare, come canne da pesca per vivere tutta la vita pescando o di intelligenza che permetta di cavarsela. Cosa sono dunque?

La parabola vuole sottolineare il grande valore del regno dei cieli che supera ogni altra cosa a cui possiamo dare un qualche tipo di valore. Nel sermone sul monte Gesù ha detto: “Dove è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Mt 6: 21). E poco prima ha detto di non farsi tesori sulla terra (Mt 6:19). La grande differenza di questo tesoro rispetto agli altri è che un tesoro eterno, che non perisce, non marcisce e non si rovina. Il tesoro del regno, la perla del regno, non serve ad essere contemplata, ma ha una durata infinita.

Conclusione

Qualcuno ha interpretato questa parabola al contrario, identificando Gesù con il mercante di perle, ed i credenti con le perle. Credo che sia un’interpretazione fuorviante, in quanto non troviamo mai nella Bibbia questo grande valore dato agli uomini. Viceversa potremmo dire questo: non siamo degni né di perle né di tesori. Non siamo capaci di entrare nel regno dei cieli e le nostre ricerche sono spesso imperfette e interessate. Eppure Dio nel suo amore ha mandato suo figlio per noi a morire sulla croce. Il perdono dei nostri peccati, la possibilità di camminare con lui, di godere della sua presenza, di conoscerlo, di fare parte della famiglia di Dio, di crescere nella fede e di trasmetterla ad altri sono tesori e perle che ci vengono date in regalo gratuitamente. Vogliamo riceverle?