Il rumore della crescita degli alberi e dei pani Matteo 13: 31-34

31 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quando è cresciuto, è maggiore degli ortaggi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami».
33 Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata».
34 Tutte queste cose disse Gesù in parabole alle folle e senza parabole non diceva loro nulla, 35 affinché si adempisse quello che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò in parabole la mia bocca; proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Di queste due nuove parabole non abbiamo spiegazione. Gesù le enuncia alle folle e il commento di chi scrive apre ancora una nuova luce sul fatto di parlare in parabole: non sono solo una punizione per chi non vuole avere orecchi capaci di sentire spiegazioni dirette e chiare, ma anche un mezzo per rivelare cose nascoste.

Vogliamo analizzarle insieme perché entrambe riguardano la crescita, con un significato abbastanza simile.

1 Una crescita nascosta.

Parlare di crescita nella nostra società è molto facile. Per noi la crescita è una delle cose più importanti che esistano e sicuramente ha una connotazione molto positiva. Gli esseri umani crescono e quando non crescono si corre dal medico perché significa che hanno dei problemi. Le aziende crescono e questo è visto come un fatto positivo, un aumento di lavoro e di guadagni. La crescita economica è forse il tipo di crescita di cui più si parla ogni giorno su tutti i media di cui disponiamo, fino a diventare un mito vero e proprio visto che come notano i teorici della “decrescita” crescere all’infinito in un pianeta finito è impossibile. Quando parliamo di crescita siamo abituati ad un fenomeno flagrante, evidente e misurabile: gli umani crescono in centimetri, l’economia in termini di prodotto interno lordo, le ditte in numero di impiegati.

La crescita dell’albero e del pane preparato dalla donna sono ugualmente misurabili, ma il loro carattere mi sembra completamente diverso. È una crescita nascosta, o ancora meglio è nascosto il meccanismo che la determina. Gesù equipara il regno dei cieli a questa crescita perché in entrambi i casi avviene grazie ad un punto di partenza poco visibile, come un seme di senape o un pochino di lievito mescolato alla farina, ma i cui risultati sono poi sorprendenti. Ciò che Gesù vuole dire alla folle è che nonostante il regno dei cieli sia arrivato, il messia atteso è lì in mezzo a loro, il tempo in cui Dio visita Israele è compiuto, loro non lo vedono. Da quel momento si instaura un regno sulla terra che comincia a crescere in modo invisibile e senza che si capisca perché e come, eppure cresce e questo regno diventerà grande.

Il carattere nascosto del regno di Dio deve parlare a due categorie di persone: a chi non crede la parabola deve far pensare che nonostante non ci siano evidenze schiaccianti, nonostante Dio resti invisibile e Gesù non sia più qui in mezzo a noi, le sue opere vanno avanti. Ci sono cuori che si convertono, vite che cambiano, malattie che guariscono miracolosamente, persone che animate dallo Spirito di Dio si impegnano per le vite degli altri. Dio è all’opera anche se non lo si vede e questo deve fare pensare.

Ma il messaggio si rivolge anche a tutte quelle persone credenti che talvolta non vedono fino in fondo il senso di quello che fanno, proprio perché è nascosto e perché va avanti inspiegabilmente. Quale elettrocardiogramma ha rilevato un cambiamento in un cuore convertito, che da pietra è diventato di carne? Quante cose succedono in alcune riunioni apparentemente insignificanti, silenziose o poco frequentate, in cui però Dio era presente, lì in mezzo a loro, ed ha ascoltato le loro preghiere, fermando alcune guerre o sanando delle malattia, senza che si sappia che quella ne era la causa? Chi mai viene a sapere che abbiamo parlato del vangelo ad un amico e che questo amico ha visto la propria vita cambiata? Sono tutti avvenimenti che sulla scena del mondo non fanno più rumore di un albero che cresce o del lievito che sale. Eppure determinano le sorti del mondo. Il regno dei cieli è fatto di piccoli gesti, di cose di poco conto come pani e pesci che vengono misteriosamente moltiplicati se messi nelle mani di Dio e con il fine preciso di dare gloria a Dio. Quali sono i tuoi semi? Quale il tuo lievito?

2. Il carattere autonomo della crescita del del regno .

Altro aspetto non meno importante della discrezione con cui il regno di Dio avanza è la sua autonomia. È verissimo che i contadini fanno qualcosa per far crescere i semi, tipo piantare, annaffiare e diserbare, e che le donne ugualmente si adoperano per mettere il lievito in quantità giuste. Ma in questa parabola il focus non è sulle azioni fatte dagli uomini. Verrebbe la tentazione di lavorare su ciò che l’immagine potrebbe implicare senza dirlo e quindi di chiedersi come fare a garantire la crescita del seme o la buona riuscita della lievitazione del pane (cosa tutt’altro che scontata, basta provare a fare il pane da soli per rendersene conto). Eppure questa parabola non parla di questo, ma di come il seme e il lievito abbiano una loro forza indipendente dalle azioni degli uomini, che li fa crescere.

Ci vuole molta fede per credere che Dio opera davvero. Preferiremmo avere una lista di azioni da compiere per assicurarci una buona crescita, che pensare che in realtà la crescita del regno avviene se lasciamo tutto completamente nelle mani di Dio. Dio fa crescere anche se non vediamo. Questo non significa affatto che non ci sia niente da fare e che si debba dormire in piedi. È come la salvezza per fede che non implica la passività, o l’abbandono del ben operare, ma al contrario un’azione di gratitudine. Chi vuole lavorare per il regno dei cieli deve essere disposto a credere di essere piuttosto inutile perché la crescita finale non dipende da lui, e a credere che non sarà lui a governare i processi di crescita. Esistono politiche economiche su vasta scala che cercano di cambiare in modo globale gli andamenti dell’economia, a volte con successo a volte no. Ma nel regno dei cieli non c’è nessuno che possa dirsi capace di governare la crescita, se non Dio stesso.

Questo è un fatto molto incoraggiante. Laddove vediamo aridità spirituale e scarsa crescita delle chiese, non illudiamoci di risolvere il tutto con campagne a tappeto più efficaci e con un calendario di eventi più fitto. Le azioni conseguono all’atteggiamento di abbandono e di disponibilità nelle mani di Dio che sa trarre pane dalle pietre e fiori dal deserto. Non dobbiamo scoraggiarci per una situazione spiritualmente depressa né imporci nuove azioni e sane pratiche. Dobbiamo partire dalla nostra fiducia nella forza del regno, nella sua assoluta sovranità, nascosta e misteriosa come la crescita degli alberi.

Ho sentito la testimonianza di un tale, buddista, che dice che passa molto tempo “in compagnia degli alberi”. Dice che hanno vissuto più di lui e fa dei veri e propri pellegrinaggi a piante secolari o anche millenarie. Certamente a noi una simile pratica può far ridere, eppure credo che la contemplazione silenziosa di una pianta, di un fiore, o anche di una forma di pane che silenziosamente cresce potrebbe essere per noi un esercizio utile a meditare sulla nostra fede e su quanto crede in quei meccanismi nascosti.

la capacità di offrire protezione , chi sono gli uccelli ? Chi cerca protezione in questa chiesa ?

Il lievito permette al pane di essere fragrante, la vita senza lievito è come un pane azzimo. Il regno dei cieli dà alla vita la sua vera sostanza.

3. Il frutto finale

La contemplazione però ci può portare ad osservare anche altro. Gli alberi possono sorprendere per la loro imponenza e i dolci per la loro bontà e fragranza. Chi non rimane commosso davanti ad una fronda altissima che si agita? E chi non rimane attratto dal profumo che emana dal forno di un fornaio? In altre parole Non dobbiamo in tutto ciò trascurare il frutto finale. La parabola sottolinea che pur partendo da poca cosa si arriva a qualcosa di grande. L’albero non solo è grande, ma è un albero che offre protezione. E il pane non solo si alza, ma è fonte di nutrimento per quella donna e possiamo immaginare anche per altri. Nascosto allora non significa che non si vede mai, significa che il regno di Dio sfugge agli sguardi ma finisce per diventare importantissimo, fonte di vita e sostentamento per molti. Se non si impone ora si imporrà domani. Dio però ci chiama a guardare lo sviluppo del regno di Dio. Ci chiama a chiederci: come cresce il regno intorno a me? Come cresce grazie alla mia chiesa? Che ruolo ho io in questo regno di Dio?

Questa immagine ci invita anche a sognare. Quali sono i miei sogni per il regno di Dio? In chi vedo uccelli o persone che hanno fame di quel pane che è lievitato? Nelle immagini proposte da Gesù il regno che nasce in modo nascosto e misterioso è anche qualcosa di molto bello, di appetibile. Finora abbiamo trattato le due immagini come quasi analoghe, ma in questa parte finale possiamo vedere una differenza: il lievito produce un pane, e questo sfama, nutre. L’albero produce rami e questi offrono protezione. Nel regno di Dio gli affamati e i senza dimora materiali e spirituali devono trovare una casa e un cibo.

Noi facciamo fatica a trasmettere in regno di Dio come tale, perché viviamo in un’epoca di indifferenza. Se c’è un ruolo dei credenti in questo mondo è quello di rendere il regno di Dio appetibile. Come? Mostrando stili di vita diversi, vite trasformate che non ostentano pietà e fede, ma mostrano di avere un riferimento unico e forte in Dio. E ancora essendo pronti a nutrire e ad accogliere con il pane che viene dal cielo e l’albero della vita che Dio ci ha dato.