Matteo 4: 13-24 – L’inizio di tutto

Matteo 4:13-24. L’inizio di tutto

12 Gesù, udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò in Galilea.
13 E, lasciata Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, 14 affinché si adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia:
15 «Il paese di Zabulon e il paese di Neftali,
sulla via del mare, di là dal Giordano,
la Galilea dei pagani,
16 il popolo che stava nelle tenebre,
ha visto una gran luce;
su quelli che erano nella contrada e nell’ombra della morte
una luce si è levata».
17 Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18 Mentre camminava lungo il mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. 19 E disse loro: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. 21 Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. 22 Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono.

23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il popolo. 24 La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli recarono tutti i malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati, epilettici, paralitici; ed egli li guarì. 25 Grandi folle lo seguirono dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

I primi capitoli letti ci narrano in breve tempo 30 lunghi anni di preparazione. Di questi Matteo evidenzia i momenti salienti e tace su molti aspetti di infanzia e adolescenza. Con la prova delle tentazioni possiamo considerare concluso il periodo preparatorio, e da adesso vedremo Gesù entrare in contatto con molte persone e cominciare ad operare. La scelta dei luoghi in cui recarsi non è arbitraria per Gesù. Non lo è neppure la scelta delle persone e degli atti fa fare, ed in questa sezione introduttiva Matteo ha cura di farci notare quanto luoghi, persone e atti siano fondamentali e presentino molto del programma del futuro ministero terrestre di Gesù.

  1. La Galilea dei pagani
    La prima regione in cui Gesù si attarda è la Galilea, con una permanenza prima a Nazaret – maggiormente enfatizzata nel vangelo di Luca, con descrizione della predicazione nella sinagoga – e successivamente con il trasferimento a Capernaum, base operativa di Gesù, da cui raggiunge molti altri posti. Il motivo per cui Gesù va in Galilea è strategico: primo deve allontanarsi dalla Giudea in cui Giovanni è stato messo in prigione, e si badi bene che Gesù era portatore di un messaggio che aveva le stesse testuali parole di quelle di Gesù: “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino!” (3:2; 4:17). Logico quindi che Gesù si volesse allontanare da un posto in cui rischiava di finire in prigione proprio come Giovanni. Ma la Galilea aveva un’altra caratteristica strategica: nelle parole della profezia di Isaia, come nella realtà del mondo in cui viveva Gesù era terra di pagani. Al tempo di Isaia era il luogo da cui ci si sarebbe dovuti aspettare una resurrezione dopo l’invasione assira del centro, Gerusalemme; ma al tempo di Gesù era ancora un luogo misto in cui vi erano sia ebrei che pagani, in cui il vangelo universale avrebbe potuto essere rivelato ad una molteplicità di popoli. La scelta di Gesù non è né arbitraria né solo opportunistica. È astuta, perché mira a proteggersi. Ma è anche altruistica perché non ricerca la comodità delle confort zone di quello che ci è già noto, ma si apre ad una diversità da raggiungere.
    Probabilmente sia come singoli che come chiese ci troviamo spesso davanti alla necessità di scegliere un luogo. Un luogo in cui abitare, un luogo in cui lavorare, un luogo in cui fondare una nuova chiesa, un luogo in cui emigrare… Si tratta spesso di luoghi che scegliamo in conseguenza delle necessità imposte dai fatti della vita. Spesso non scegliamo, ma lasciamo che la vita scelga per noi, laddove la vita sono gli altri, o ciò che ci capita. Gesù da un lato sa come proteggersi e quindi lascia Gerusalemme, che pure aveva bisogno di lui, ma la lascia per un luogo pagano, in cui raggiungere più persone. La motivazione è ben supportata dalla Scrittura. Dobbiamo chiederci chi opera le scelte della nostra vita. Se sono solo le circostanze che si impongono o se sappiamo in queste cercare l’importanza di agire per la nostra incolumità e sopravvivenza da un lato (dobbiamo pur lavorare, mangiare, abitare), ma con un’attenzione alla necessità di annunciare il ravvedimento e il regno.
    Perché abitiamo a Lucca? Perché frequentiamo la chiesa di Lucca? Perché abbiamo scelto di andare in vacanza in un certo posto e non in un altro? La riflessione su questo spostamento /scelta di Gesù è che la nostra scelta non deve essere priva di considerazione sul contesto (Gerusalemme era pericolosa per Gesù), ma neppure priva di attenzione alle opportunità di annunciare che un luogo pieno di pagani come la Galilea offre. E allora? Stiamo a Lucca solo perché non vogliamo stare altrove? Stiamo in questa chiesa perché cogliamo delle reali opportunità di annunciare il regno o perché non sappiamo dove altro andare?
  2. La risposta dei primi discepoli.
    Partirò dalla fine, cioè da una domanda? Che reazione avete avuto quando per la prima volta avete sentito parlare del vangelo? E se magari qualcuno di voi ne ha sentito parlare fin dall’infanzia, in famiglia o nella cultura, c’è mai stata una volta in cui il vangelo vi si è presentato con freschezza, con novità, come qualcosa di completamente nuovo? Rispondiamo dopo.

A Capernaum l’industria ittica era molto importante, e persone come Simone e Andrea (un nome ebraico e uno greco, a riprova della multiculturalità del contesto) si erano spostati da Betsaida (Gv1:44) per lavoro. Molti pescatori erano anche benestanti e i figli di Zebedeo avevano dipendenti. In questo contesto di relativa tranquillità in cui questi pescatori si occupano tranquillamente del loro lavoro irrompe Gesù con un’affermazione straordinaria: “Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini”. È straordinaria nel senso che pur collocandosi nella normalità, nell’ordinarietà, nel decorso del normale lavoro quotidiano, va al di fuori di questo ordine e lo parafrasa cambiandone l’oggetto: l’oggetto della loro quotidianità è il pescare pesce, è il fine del loro lavoro, è ciò per cui vivono. Da quel momento in poi quell’oggetto cambia. Al centro del loro lavoro ci sarà l’uomo, la sua salvezza. Da procuratori di cibo per sopravvivere naturalmente a salvatori di vite attraverso il ministero della predicazione. Questi discepoli hanno lasciato dunque le loro cose e hanno cambiato l’oggetto della loro vita. Ci danno uno splendido esempio di una delle dimensioni del vangelo. In molti casi il vangelo è ravvedimento, cambiamento di stile di vita, abbandono di peccati, di errori. Gesù ha già parlato di ravvedimento, ed è possibile che questi pescatori avessero già sentito dire che era necessario un ravvedimento. Per loro “vangelo” significa cambiare oggetto del loro interesse: l’uomo, l’altro al centro della loro vita. Non più lavorare per sfamarsi e sopravvivere, ma seguire Gesù per far sopravvivere altri alla morte spirituale. La loro pronta risposta è ugualmente straordinaria, e ci colpisce perché non sembrano esitare.
Qui chiedo di nuovo che risposta avete dato alla domanda da me fatta: avete mai sentito una chiamata da parte di Dio? È importante sapere che Dio può chiamare in diversi modi, ma che chi lo vuole seguire deve prevedere questa centralità dell’altro nella sua vita. Se ora qualcuno sente che Dio lo chiama a rivedere il suo modo di servire, risponda con altrettanta prontezza. Se qualcuno non ha mai incontrato Dio in modo profondo, diretto, reale, ascolti ora queste affermazioni di Gesù: “Ravvedetevi perché il regno di Dio è vicino”. Se qualcuno si rende conto che pur avendo creduto non ha messo al primo posto questo servizio per gli altri, ripensi a queste parole: “Seguitemi e vi farò pescatori di uomini”. E non c’è niente di più bello che fare qualcosa per il bene degli altri, e chi lo prova lo avverte. Laddove il bene supremo è l’incontro con Dio e la salvezza dell’anima.

  1. Le azioni in un mondo multietnico.
    L’attenzione che Matteo porta ai luoghi approfondiscono la composizione multietnica della Galilea. I luoghi indicati al v. 25 indicano che alcuni territori sono a maggioranza pagana, ma non si trascurano quei territori come il sud della Giudea in cui c’è il mondo dell’Antico testamento, l’ebraismo tradizionale. Cosa fa Gesù in questi posti in cui può agire più libero che non a Gerusalemme? Parla e guarisce. Da un verso si preoccupa di parlare del Regno, quindi dell’affermazione che il mondo non finisce qui ora, con le apparenze della materialità con i corpi umani e terrestri di quello che vediamo e con le strutture politiche che conosciamo, fatte di re (come Erode Antipa che ha imprigionato Giovanni) e di governatori. In questo mondo esiste un regno più importante di natura spirituale che è il regno di Dio. Questo si afferma nelle preghiere, si afferma nelle azioni potenti e miracolose che accompagnano la parola e che consistono in guarigioni, esorcismi e liberazioni. Sebbene non tutti siano in grado di operare miracoli – ai quali credo convintamente – tutti sono in grado di fare qualcosa per alleviare la sofferenza fisica di chi è malato, posseduto o depresso. Quello che fa Gesù all’inizio non è altro che una chiara descrizione di cosa sia la vita di chi vuole credere. È una vita fatta di questi due aspetti: annuncio di una realtà spirituale che trascende quella fisica che vediamo. Intervento di sollievo nella realtà fisica che vediamo che ci dice che la vittoria finale è del Dio invisibile e onnipotente. Proprio il fatto che Gesù operi liberazioni e guarigioni ci fanno capire che non è venuto ad annunciare il primato dello spirituale sul materiale, ma che sia il corpo che lo spirito sono opera di Dio e che la libertà e la guarigione del corpo si affrontano con il ravvedimento dello Spirito.
    Sta a noi cercare il nostro luogo di azione. Gesù da Capernaum ha colto una molteplicità di luoghi circostanti. Il Signore ci invita di continuo a riflettere su quali azioni facciamo per lui, e sui luoghi in cui annunciare il regno. Che il Signore ci guidi, ma che noi siamo pronti a lasciare tutto per andare con lui.