Lo Spirito e le parole – Matteo 12: 30-37

Matteo 12: 30 – 37

22 In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. 23 E tutta la folla era sbalordita e diceva: «Non è forse costui il figlio di Davide?». 24 Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni».
25 Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: «Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. 26 Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? 27 E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. 28 Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. 29 Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.
30 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. 31 Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32 A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.
33 Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34 Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 35 L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. 36 Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; 37 poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».

Abbiamo imparato che il mondo non si cambia con la violenza e con le rivoluzioni, ma con l’azione discreta e silenziosa del regno di Dio. Abbiamo capito che per poter cambiare il mondo bisogna agire insieme a Gesù per legare Satana, paragonato ad un uomo forte, e che pensare di farlo indipendentemente da Gesù è una dispersione: “Chi non raccoglie con me, e pensa di vincere da solo, disperde!” Nel commentare quanto detto dai farisei Gesù sottolinea l’importanza di quello che si dice. Proprio quello che diciamo in risposta a quello che Gesù dice o fa è di capitale importanza per la nostra vita.

1. Parlare contro lo spirito

Vale la pena contare quante vole in questo testo vengono usati termini che fanno riferimento al parlare, al dire, come “dire, bestemmia, parlare, parole…” Sono i termini che predominano. La folla dice: “Non è questo il figlio di Davide”, quindi fa un commento per qualificare l’azione di Gesù, che secondo questa espressione non si sta comportando come un vero Davide, un re conquistatore che libera il paese. I farisei dicono di peggio, lo accusano di operare in nome di Belzebub, cioè del diavolo”. Ci sono azioni, ma ci sono anche parole. Gesù lancia un’accusa molto dura contro i farisei perché ritiene che non saper riconoscere che chi agisce in Gesù è lo Spirito di Dio , significa bestemmiare contro lo Spirito Santo. L’espressione va spiegata. Purtroppo nel nostro paese sentiamo molte bestemmie, cioè parole volgari o insulti associate al nome di Dio, che riguardano per lo più il Padre o il Figlio. Con bestemmia però non dobbiamo intendere solo l’espressione volgare detta nei momenti di rabbia o nell’intercalare volgare diventato purtroppo abitudine. Bestemmiare significa dire del male, parlare contro, mettere in piedi una serie di discorsi e di teorie che contrastano l’azione dello Spirito. I farisei negando che il ministero di liberazione, guarigione e vita che Gesù opera sia il frutto dello Spirito di Dio stanno bestemmiando contro lo Spirito Santo. Perché questa distinzione tra la bestemmia contro il figlio e la bestemmia contro lo Spirito? C’è forse una gerarchia tra le persone? Il senso di questa distinzione sta nel fatto che si può perdonare tutti coloro che pur avendo incontrato Gesù fisicamente, come uomo, quando era vivo, non lo hanno riconosciuto come Dio. È perdonabile e infatti tanti si sono convertiti dopo la resurrezione di Gesù. Hanno parlato male del Figlio ritenendolo un ubriacone, o uno che sta con persone di malaffare. Questo è scusabile come tanti altri peccati. Esiste però un’azione che viene fatta dei cuori da parte dello Spirito che non riguarda più il semplice giudizio umano su un uomo. Questa azione ci viene meglio descritta nel vangelo di Giovanni quando viene detto che lo Spirito di Dio “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia al giudizio” (Gv 16, 8). Gesù parla dello Spirito che verrà dopo la sua dipartita dalla terra, ma lo Spirito ha sempre agito e stava già agendo in quel momento. Resistere alla sua azione e dirne male è imperdonabile perché significa resistere alla grazia. In altre parole significa non convertirsi. E l’unica cosa che non può essere scusata agli uomini è il fatto di non convertirsi.

Bestemmiare contro lo Spirito Santo quindi significa disconoscere la sua azione. Banalizzare l’opera di Dio e vanificare ciò che fa ogni giorno. Ci rendiamo conto che molti fatti della nostra storia potrebbero rientrare in questa categorie. Si pensi alla furia persecutoria dell’Inquisizione cattolica contro gli eretici, che ha voluto far tacere veri profeti che annunciavano il vangelo. Si pensi al divieto di predicare il vangelo in diversi regimi totalitaristi. Ma si pensi anche a posizioni filosofiche come il deismo che ci vorrebbero far credere che Dio c’è, ma non si occupa di noi.

Sul piano personale riguarda ognuno di noi. Perché ogni volta che non riconosciamo l’azione di Dio nella nostra vita, o nelle opere fatte da altri fratelli e sorelle, da altre chiese magari leggermente diverse dalla nostra, o da intere missioni, incorriamo in questo errore. Come ogni volta che qualcuno che non crede resiste al quello Spirito che gli parla e lo vuole convincere che Gesù c’è e lo ama. Resistere è parlare contro.

2. Le parole del cuore pieno

All’espressione “bestemmia contro lo Spirito Santo” se ne oppone un’altra, dalla connotazione ben più positiva: “La bocca parla dalla pienezza del cuore”. Gli uomini sono paragonati ad alberi e questo potrebbe darci l’idea di una situazione statica, in cui o si è buoni o si è cattivi, in modo deterministico. Ma l’agricoltura è il tentativo di migliorare piante e frutti, cambiando terreni, dissodando, concimando, o ancora potando le piante al momento giusto. Non è un’immagine che deve far pensare che si nasce deterministicamente già buoni o già cattivi. I farisei stanno mostrando di essersi alimentati di acqua cattiva, terreni pessimi e quindi non possono che vomitare parole spregevoli nei confronti di Gesù. Ma si può rendere il terreno buono. Vorrei concentrarmi sull’abbondanza del cuore. Da cosa deriva ciò che diciamo? Le parole che emettiamo nei confronti di familiari, amici, conoscenti, colleghi, che tono hanno? Che sapore hanno? Quali sono i temi predominanti? In altre parole, di cosa è pieno il nostro cuore? Immagino ci sia una bella insalata fatta di ironia, di contenuti seri o anche leggeri, rispetto a cui è bene analizzarsi. Cosa ha da dire al mondo il nostro cuore? Parliamo molto ad esempio di gastronomia, ma sarebbe importante anche approfittare per parlare di fame nel mondo. Ci indigniamo della bassezza della nostra classe politica, ma è importante aggiungere delle valutazioni teologiche su un mondo di peccatori interessati che non cercano certo il bene della nazione. In altre parole, se alcuni bestemmiano contro lo Spirito Santo, chi invece lo ha nel cuore, deve assicurarsi che lo Spirito abbondi e che faccia essere questo cuore ripieno, sereno, appagato. Certo rattristato e preoccupato per l’apostasia, indignato rispetto al male che avanza, ma al contempo confortato dalla verità del vangelo. Come trasmettiamo nella rabbia alla Giovanni battista, la pace e la serenità che il Signore ci ha messo nel cuore? È un’analisi, una valutazione importante da fare, per chiedere allo Spirito di colmare sempre di più il nostro cuore che sappia restituire in parole di benedizione, che costruiscono il regno di Dio.

3. Giudizio e giustificazione

Per un popolo consapevole di un giudizio universale futuro la conclusione di Gesù responsabilizza. A noi oggi piace andare a vedere il giudizio universale alla cappella degli Scrovegni a Padova, ma l’interesse si limita all’estetica. Contempliamo gli affreschi di Michelangelo senza minimamente preoccuparci del loro significato. Non è politically correct parlare di un Dio che verrà a giudicare il mondo magari anche punendo coloro che hanno bestemmiato contro lo spirito santo… Eppure è esattamente ciò che ha detto Gesù, bisogna trovare un mono per non far sembrare una favola o una fantasia questo evento. Gesù collega il giudizio al peso delle parole e può essere una pista per fare riflettere sia noi che gli altri.

Da quanto apprendiamo in questo passo sono proprio le parole e non le opere che giustificano o che condannano. Significa che gli avvocati che sanno fare abili discorsi di difesa riusciranno a giustificarsi mentre chi non sa parlare verrà condannato? No, questo passo ci ricorda l’importanza delle parole che diciamo, del potere che esse hanno di fare del male, ma anche di fare il nostro bene. In fondo la salvezza descritta in termini cristiani non è altro che un sì! È una parola affermativa rispetto ad un’opera interamente svolta da Dio, per sua volontà e sua grazia. Non è un “sì” magico, è un “sì” profondamente legato al cuore che significa che l’intera nostra vita cambia e comincia a ruotare non più intorno a noi stessi, ma intorno a questo “sì” detto a una parola di salvezza. Il sì che diciamo al Dio che ci chiama, che ci ricorda che è morto per noi, che ha pagato il prezzo dei nostri peccati, che ci ha rivolto un appello a riconciliarci con lui è il sì che giustifica.

Ma le parole costruite per giustificarci davanti a ciò che siamo, le scuse umane, i tentativi di sottrarci al giudizio di Dio che in fondo il cuore di ogni uomo sa bene che arriverà, sono parole di condanna che rivolgiamo contro di noi. Gesù ci invita oggi a smettere di resistere o ad invitare a smettere di resistere, per accettare quella salvezza che egli ha preparato per noi, dicendo sì alla sua opera e alla sua persona.