Isaia 60 e 65: nuovi cieli e nuova terra

Con i capitoli 60 e 65 concludiamo il nostro lungo viaggio nel libro di Isaia. La fine di questi capitoli non è solo quella del libro, ma anche quella dell’età presente, perché proprio di questo si parla: la Gerusalemme celeste, ripresa nell’Apocalisse da Giovanni, è il tema che domina i capitoli finali. Quando si parla di città future dipinte come luoghi in cui tutto funziona bene si presta facilmente il fianco all’accusa di prospettare un mondo futuro ideale che permetta di consolarsi dai mali del presente mondo reale, o di disinteressarsi del mondo attuale visto che tutto il bene è a venire… Si pensi all’espressione marxiana di religione come oppio dei popoli, e simili. Il sono invece convinto che passi come Isaia 60 non incoraggino assolutamente alla passività, al contrario, e che propongano sia una rottura rispetto al presente che una continuità, entrambe utili a guidare la vita cristiana del presente perché sono passi che con molta forza pongono il problema del rapporto tra Cristo e la cultura in cui viviamo. Leggiamoli cercando di cogliere cosa è veramente nuovo e cosa è conservato.

Lettura Isaia 60

1. Cosa c’è nella nuova Gerusalemme? La ricchezza delle nazioni al servizio di Dio

Leggendo il capitolo 60 del libro di Isaia osserviamo un’insistenza sulla presenza di ricchezze che provengono dalle nazioni e che contribuiscono a dare gloria alla nuova Gerusalemme. Si tratta di ricchezze animali, che al tempo erano considerati mezzi di trasporto o cibo, come cammelli e dromedari, montoni di Nebaiot, ricchezze naturali, come cipressi, platani, larici, sostanze preziose come metalli e incenso, forza lavoro, cioè giovani che costruiscono e anche ricchezze tecnologiche come le navi di Tarsis. Queste ultime sono significative perché in altri passi della Bibbia hanno sempre una connotazione negativa, sono strumenti di ribellione contro Dio, è la destinazione di Giona che fugge lontano dalla presenza del Signore.

Quando si pensa al mondo futuro, che possiamo chiamare, cielo, regno dei Cieli, Nuova Gerusalemme, Nuovi cieli e nuova terra ecc., si pensa spesso ad un mondo dai contorni vaghi, tutto fatto di spiritualità, etereo e non ben definito. La visione che ci presenta Isaia invece ha molti elementi che vengono dalla nostra presente realtà e che vengono sia dal popolo di Dio, come la città stessa, che dalle diverse culture del mondo. Il Salmo 24 ci ricorda che: « Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa! Il mondo e si suoi abitanti» (Sal 24,1) Il nuovo mondo avrà quindi molti elementi di quello presente costituiti da tutte le cose ben fatte, degne di nota, ammirevoli che non verranno più usate per glorificare degli idoli, degli uomini o delle nazioni che si proclamano divine, ma solo e soltanto Dio.

Non so se vi è mai capitato di pensare che fine faranno tutte le meraviglie della natura, le montagne, i mari i laghi… E ancora, le opere d’arte, i quadri, le sinfonie, la musica Jazz, la letteratura, l’architettura, la matematica e le sue formule eccezionali, le scienze e la loro descrizione del mondo… Insomma, tutte quelle cose che ammiriamo e riteniamo belle ed utili per l’umanità. Ci saranno nei cieli? Questo testo ci dice di sì, ci dice che i prodotti naturali, culturali e tecnologici, come gli gli alberi, gli ori e le le navi, saranno presenti nella Città Santa per dare gloria a Dio.

Io sono colpito e contento di come mio figlio nutra una passione incredibile per la natura, per gli animali e di come si entusiasmi davanti a rettili straordinari o pesci insoliti. Credo che stia cogliendo un tratto della potenza di Dio nella sua creazione, e che contemplare questa potenza è quasi un dovere per un cristiano. Se siamo figli di un Dio creatore che ha dato alle sue creature la capacità di creare, non è sbagliato contemplare quanto gli uomini riescono a creare. Ricordiamo infatti che il mondo inizia con un giardino da custodire, ma culmina con una città costruita con i prodotti delle culture umane. Questo passo ci invita a stupirci ad osservare ad essere meravigliati davanti a come Dio saprà riscattare tanta ricchezza e bellezza ora usata male e per fini umani, ma un domani usata per glorificare la gloria di Dio.

2. Cosa non c’è? Ricercare la cittadinanza neo-gerosolimitana.

Posto che ci saranno molte delle ricchezze presenti è bene precisare che molte cose invece non ci saranno. Non si tratta tuttavia di elementi del creato, ma di quell’atteggiamento di ribellione del cuore che decide di vivere in un mondo autonomo che detta legge da solo e non accetta la centralità di Dio. In questa città c’è una grande apertura, ben significata dalle porte sempre aperte (11), immagine magnifica, ma immediatamente è precisato che:

La Nazione e il regno che non vorranno lodarti, periranno, saranno completamente distrutte. (12)

Tu popperai il latte delle nazioni, popperai al seno dei re e riconoscerai che io il Signore sono il tuo salvatore, il potente di Giacobbe sono il tuo Redentore (16)

Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese di devastazione e di rovina entro i tuoi confini, ma chiamerai le tue mura salvezza e le tue porte lode (18)

Isaia 65: 17-25

17 Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, 18 poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio. 19 Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. 20 Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza; poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. 21 Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. 22 Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi, poiché quali i giorni dell’albero, tali i giorni del mio popolo. I miei eletti useranno a lungo quanto è prodotto dalle loro mani. 23 Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti dal Signore essi saranno
e insieme con essi anche i loro germogli.

Se per un verso ci saranno tutte le cose belle che già esistono oggi, verrà meno ciò che crea pianto, angoscia, ingiustizia. Non ci saranno queste cose e non ci sarà che le ha perseguite nella vita. Ma il testo è molto chiaro: non esiste un popolo di giusti e delle nazioni cattive: esistono coloro che vogliono servire Dio, coloro che anche se ebrei riconoscono in Dio il loro salvatore e redentore. Si riconoscono cioè incapaci di creare una simile città sulla terra e si rendono conto di avere bisogno di Salvezza. Siamo tutti posti davanti ad una scelta radicale: servire Dio o rifiutarlo, rifiutando di entrare nella Gerusalemme Celeste.

Nel mondo di oggi abbiamo inventato il concetto di cittadinanza e molti si affaticano giustamente per avere una cittadinanza di uno stato in cui si garantiscano dei diritti. Come credenti dobbiamo ricordare che è necessario acquistare una cittadinanza celeste che è aperta a tutti! Come? Arrendendosi a Dio, riconoscendo che solo Lui è il redentore, il salvatore, l’autore di un mondo nuovo possibile e pieno di bellezza. Non ci saranno clandestini nella Nuova Gerusalemme, non potranno entrare coloro che scelgono di non vivere al servizio di Dio. Molti stati sono gelosi della loro cittadinanza, mentre altri la mettono facilmente a disposizione di tutti, come il Canada che un tempo offriva cittadinanza via internet. La città di Dio ha le porte aperte, ma la porta si chiama Gesù e bisogna accettarlo per entrare. Se non ci siamo arresi a Dio, affrettiamoci ad acquistare questa cittadinanza, e se l’abbiamo acquisita diffondiamola ampiamente. La vita intera si salva ed ha senso alla luce di questa cittadinanza.

3. Che rapporto tra presente e futuro? Il senso di «nuovo».

Qualcuno potrebbe essere perplesso rispetto al fatto che i testi letti parlano di novità, di cambiamenti, eppure abbiamo detto che molte cose rimangono. Se i cieli devono essere «nuovi» e la terra deve essere «nuova», perché dovrebbero ancora esserci cose di questo mondo? Ci sarà il sole visto che Dio sarà il sole? Ci sarà la luna per avere luce di notte?

Credo che il senso che questi danno all’aggettivo «nuovo» sia molto simile a quello che l’apostolo Paolo dà a questo aggettivo quando dice:

Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, ecco sono diventate nuove. 2 Cor 5:17

Il cambiamento di cui parlano questi testi, la novità, non è una ri-creazione dal niente, ma una trasformazione di un mondo creato buono da Dio e deturpato dal peccato. I cieli e la terra verranno trasformati, purificati, e resi funzionali alla gloria di Dio. Non si vede perché dovrebbero venire distrutti il sole e la luna. La grande novità invece è che tutto gira intorno al Sole Dio! Vedo una profonda analogia tra il passo che abbiamo appena letto in Corinzi e questo passo di Isaia: conoscere Dio significa vedere la vita con una luce nuova, ricreata: essere in Cristo significa vedere la propria vita rinnovata. Sembrerà strano ma Galileo tanti anni fa aveva davvero ragione! Gli uomini pensavano che al centro ci fosse la terra. Quando non si conosce Dio al centro ci siamo noi. Quando invece si scopre Dio e la sua luce, allora al centro del nostro universo non ci siamo noi, ed il nostro mondo terrestre, ma il sole di Dio e la sua luce che dà un senso nuovo alla vita.

La Nuova Gerusalemme non è quindi un rifugio, una scappatoia, un mondo ideale che sogniamo e che ci fa scordare il presente. La Nuova Gerusalemme è il nostro fine, è quella luce continua in fondo al tunnel che ci guida che ci fa capire in che direzione andare, che ci permette di apprezzare il bello delle cose presenti e ciò che è degno preservare, e che ci ricorda che per entrarci dobbiamo passare per delle mura di salvezza, per delle porte di lode. La Nuova Gerusalemme e la luce del sole di Dio mi fa vedere che quello che faccio in ogni momento della vita, può essere completamente inutile oppure assolutamente duraturo e conservato nella nuova Gerusalemme. Io voglio investire in relazioni umane che continuano. Se ho un comportamento ecologicamente sano è perché sento il dovere di conservare ciò che Dio ha creato e che rimarrà. Se cerco la pace, la giustizia è perché sono il tratto caratteristico della Nuova Gerusalemme.

Conclusione.

Il libro di Isaia si conclude in modo tragico ed avendolo letto quasi tutto è opportuno leggere la sua fine:

Isaia 66: 24. Uscendo gli adoratori vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; perché il loro verme non morirà e il loro fuoco non si estinguerà e saranno in orrore a ogni carne»

Leggiamo anche la fine di Apocalisse 21: 22-27.

Siamo davanti ad una scelta. In quale città vogliamo abitare?