Guarire e perdonare – Matteo 9: 1-17

Matteo 9: 1-7 – Guarire e perdonare

1 Gesù, entrato in una barca, passò all’altra riva e venne nella sua città. 2 Ed ecco gli portarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati». 3 Ed ecco alcuni scribi pensarono dentro di sé: «Costui bestemmia». 4 Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori? 5 Infatti, che cos’è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati” o dire: “Àlzati e cammina”? 6 Ma, affinché sappiate che il Figlio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, àlzati», disse allora al paralitico, «prendi il tuo letto e va’ a casa tua». 7 Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua. 8 Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini.

1. L’originalità del racconto di Matteo

Conosciamo bene questo passo che è narrato anche nei vangeli di Marco e di Luca. C?è tuttavia un’originalità della narrazione di Matteo. Non racconta tutta la storia della folla eccessiva, dello scoperchiamento della casa e della calata dall’alto di questo paralitico, tutti elementi che servono ad avvalorare l’impegno e la fede degli amici del paralitico. Potremmo chiederci perché Matteo abbia scelto di omettere questi particolari che pure sono importanti e che non a caso sono stati raccolti da altri evangelisti egualmente guidati dallo Spirito Santo nella redazione della Scrittura. Matteo non insiste troppo su elementi di contorno e mira dritto al sodo: questo passo serve a comprovare la messianicità di Gesù e a dire che è il figlio di Dio che opera miracoli. A Matteo interessa meno la prodezza degli amici, e più l’autorità di Gesù che può perdonare i peccati e guarire.

È importante pensare a quanto sia importante capire cosa mettiamo in evidenza quando raccontiamo qualcosa. Marco e Luca hanno legittimamente mettere in evidenza le qualità umane dei quattro amici del paralitico. Matteo preferisce concentrarsi solo su Gesù, pur alludendo alla fede. È molto importante quando raccontiamo qualcosa della nostra vita capire cosa stiamo mettendo in risalto. Se stiamo parlando di noi o se stiamo mettendo i evidenza Gesù. C’è chi racconta del cambiamento della propria vita grazie al Signore ma finisce per esaltare il proprio modo di essere e la propria vita. C’è chi a forza di dare testimonianze personali che dovrebbero servire a glorificare Dio, finisce per parlare solo di se stesso. Dall’accentazione di Matteo impariamo quanto sia importante parlare delle grandi cose fatte da Dio nella nostra vita, ma sottolineando la sua azione esclusiva.

  1. L’originalità della fede comunitaria

Spesso si sottolinea la fede dei 4, a scapito quasi della fede del paralitico. Ho sentito numerose prediche molto edificanti che incoraggiamo a capire quanto sia importante farsi carico dei problemi degli altri perché la nostra fede può diventare importante non solo per noi stessi, ma anche per altri. Ed in effetti questi quattro vengono messi in evidenza. Tuttavia, l’accento messo sui 4 amici di paralatico rischia di andare talvolta a scapito del paralitico stesso e della sua fede personale. Opterei per una dimensione comunitaria della fede. Il paralitico sa di poter contare su degli amici che al momento opportuno sono pronti a portarlo da Gesù. Non sappiamo come sia andata la dinamica degli eventi, ma possiamo immaginare sia che i quattro amici abbiano chiamato a gran voce il paralitico per portarlo da Gesù, ma anche che il paralitico abbia cercato i suoi amici del cuore sapendo che questi erano pronti a portarlo. In altre parole dovremmo capire che la fede che qui ha vinto è la fede dei 5! Il paralitico con i suoi amici costituiscono una micro-comunità, ci danno un esempio di quella che dovrebbe essere in chiesa la regola di “portare i pesi gli uni degli altri”.

Quanto facciamo affidamento sui fratelli che sono nella nostra chiesa? Abbiamo in loro questa fiducia che siano pronti a portarci ai piedi di Gesù per esprimere i nostri pesi, le nostre paralisi? E viceversa, quanto siamo disposti a fare per chi è affetto da varie sofferenze nella nostra comunità? Siamo pronti a darci da fare per lui, per aiutarlo a presentarsi ai piedi di Gesù? Questo paralitico coni suoi amici, per lo meno nella versione di Matteo, ci mostrano un perfetto equilibrio tra disponibilità dimostrata e fiducia. Ci incoraggiano da un lato a presentarci come persone disponibili, pronte ad aiutare, a servire. Dall’altro ad essere pronti ad aprirci, a lasciarsi trasportare da altri, cosa non facile perché implica l’ammissione dei nostri limiti.

Una volta mi capito di dove essere trasportato in braccio da una barca alla riva perché avendo un piede ferito non potevo poggiarlo in acqua. Mi prese un ragazzone muscoloso e mi deposito a riva come se fossi una ragazzina leggera. La cosa mi imbarazzava… Non è facile permettere agli altri di trasportarci. Non sempre mostriamo agli altri la giusta disponibilità a portarli. Questo passo parla agli uni e agli altri.

  1. L’originalità della domanda.

Gesù non pone il problema della malattia, ma quello del peccato. Non ha mai detto che peccato e malattia siano collegati, e la prima cosa che fa è annunciare il perdono dei peccati a questo paralitico. Da notare che inizialmente quest’uomo non viene guarito fisicamente, ma viene rassicurato rispetto ad una credenza falsa tipica del popolo di Israele in quel tempo. Credevano che chi era malato subiva la maledizione di Dio e quindi quel paralitico molto probabilmente viveva una vita paralizzata, asfittica, spiritualmente bloccata, perché pensava di essere peggio degli altri, avendo nel suo corpo una sorta di maledizione. Il primo passo di Gesù, più importante della guarigione fisica consiste nell’annunciare il perdono dei peccati e la liberazione dalla paralisi spirituale e psicologica che la percezione di essere rigettato da Dio dà.

Si tratta di un proclama bellissimo che non è un semplice slogan o una formula magica, ma una dichiarazione forte che di per sé trasforma una vita.

Questo però sconvolge i farisei che credono che solo Dio possa rimettere i peccati. Gesù usa quindi un ragionamento che in retorica verrebbe chiamato argomento a fortiori: è più facile dire che i peccati sono perdonati, perché non c’è un test empirico che validi o meno l’affermazione. Per capire se i peccati sono perdonati bisogna aspettare del tempo e vedere cosa capita nella vita di quella persona. Quindi la cosa più difficile è dire: Alzati e cammina, perché il test del vero/falso avviene subito dopo che la formula è stata pronunciata: o cammina o rimane paralitico! Ora, se Gesù dimostra che le sue parole sono vere quando dice alzati e cammina, allora sono vere anche quando dice che i peccati sono perdonati. Se può fare cose difficili, può fare anche quelle più facili, come affermare: “I tuoi peccati ti sono rimessi”!

Ma se può perdonare i peccati, allora è Dio.

Chi ha bisogno di questi ragionamenti? Chi non crede che Gesù sia Dio, quindi i farisei che per la prima volta nel vangelo di Matteo si stanno opponendo a Gesù. Inizia a diventare chiaro per i farisei come per le folle che Gesù non è un rabbino qualunque ma un qualcuno che ha facoltà di rimettere i peccati. Nel corso del vangelo questo concetto diventerà sempre più chiaro, anche se a questo stadio non è detto che i discepoli avessero capito perfettamente che Gesù era proprio Dio fatto uomo. Magari pensavano che fosse da Dio, che avesse a che fare con Dio, ma non che fosse proprio Dio. Il resto della vita di Gesù servirà a proclamare questa grande verità.

Conclusione e paralisi.

Non è un caso che il malato da guarire fosse un paralitico. La percentuale di paralitici fisici è tutto sommato piuttosto bassa nel nostro mondo, mentre mi sembra di notare una fortissima paralisi spirituale che si manifesta in diverse forme nelle società secolarizzate. Paralisi dovuta al nostro vivere in dei ruoli ben precisi che ci inseriscono nella nostra società, paralisi dovuta anche alle abitudini, alle routines, al cosidetto tran tran quotidiano. La maggior parte delle persone che conosco mi sembrano paralizzate rispetto alla possibilità di credere. Se Dio a dato non solo ad un uomo, ma agli uomini, quindi agli apostoli e anche i loro discepoli la facoltà di perdonare i peccati, ciò significa che chiunque si professa cristiano a un ruolo importante da assolvere. Quello di fare camminare migliaia di paralitici spirituali nel mondo di oggi. Non scordiamoci certo dei paralitici materiali, la missione Johni and friends fa un meraviglioso lavoro per sostenere i paralitici fisici. Un circolo virtuoso tra paralisi fisica e paralisi spirituale è quello che mi rimane da questo passo.