Siamo spiritualmente maturi?

Colossesi 2: 1-5

1 Desidero infatti che sappiate quale arduo combattimento sostengo per voi, per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona2 affinché siano consolati i loro cuori e, uniti mediante l’amore, siano dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, 3 nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.
4 Dico questo affinché nessuno vi inganni con parole seducenti; 5 perché, sebbene sia assente di persona, sono però con voi spiritualmente, e mi rallegro vedendo il vostro ordine e la fermezza della vostra fede in Cristo.

Lavorare a distanza

La modalità A DISTANZA è diventata una delle più frequenti per le relazioni durante la pandemia. Si è insinuata in quasi tutti gli ambiti, dal lavoro alla chiesa, dalla scuola allo sport, dai campi estivi alle conferenze. Molti di noi sono nostalgici del ritorno alla presenza, mentre si sente spesso dire che non si farà marcia indietro e che molte relazioni diventate smart continueranno ad esserlo anche dopo la pandemia.

Con questo retroscena confesso che mi ha colpito leggere in questi pochi versi per ben due volte l’affermazione di Paolo che dice: “non mi hanno mai visto di persona” (2), e sebbene sia assente di persona (5). Ben prima dell’avvento della rete Paolo lavorava a distanza per molte persone: per i colossesi, per quelli di Laodicea e per tanti altri. Lavorava per una loro maturazione spirituale benché non li avesse mai visti.

Non voglio certo incoraggiare le relazioni a distanza e le modalità smart che personalmente mi piacciono poco, ma prendere atto che anche senza essere presenti si possono intaccare le vite di molte persone, ci si può prendere cura della maturazione spirituale di intere chiese e si può agire.

Paolo parla di un arduo combattimento che lui dispiega attraverso la preghiera, attraverso le lettere che scrive, e attraverso l’azione evangelistica che ha svolto in passato che ora ha un effetto su persone che lui stesso non ha incontrato. Epafra, in contatto con Paolo influenza i colossesi.

La volta scorsa abbiamo detto che Paolo si dà da fare per i colossesi perché ha uno scopo ben preciso: che conoscano Cristo. Oggi ci illustra più in dettaglio cosa significa conoscere Cristo. Cosa implica. Vedremo come quel processo che chiamiamo crescita spirituale riguardi diverse aree della nostra vita e abbia delle caratteristiche importanti. Vedremo anche come questa crescita protegge dagli attacchi dell’errore, da ingannatori vari che si manifestano in diversi modi.

  1. La maturità spirituale e come si manifesta (2-3)

Parliamo molto di crescita spirituale, di maturità spirituale, e credo che ciò che Paolo afferma in queste righe di premessa offrano un buon compendio di ciò che è la maturità spirituale o ciò verso cui la crescita spirituale deve tendere. Prendiamo il fine del combattimento di Paolo:

2 affinché siano consolati i loro cuori e, uniti mediante l’amore, siano dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, 3 nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.

a. Essere consolati nel cuore

Se è vero che il vangelo non è una medicina che sana ogni male, è anche vero che per molti la buona notizia è una notizia di guarigione, di consolazione di ritrovata speranza nella vita, di ricostruzione di una vita rotta. Non conosciamo il vissuto delle singole vite dei colossesi, ma sappiamo che il vangelo che annuncia Paolo ha un impatto decisivo sul cuore di chi crede. Il cuore, che nella mentalità antica è sede di volontà, passioni forti ed emozioni, ha bisogno di consolazione, di essere consolato (stessa parola usata per indicare lo Spirito Santo, il consolatore).

La maturità spirituale si raggiunge anche grazie ad un progressivo processo di guarigione di traumi interiori, di nevrosi pregresse, di delusioni rispetto alla vita, o alle nostre aspettative. Molti si dicono stressati, tesi, rabbiosi. La domanda da porsi è: posso dire che il mio cuore è stato consolato dall’incontro con Cristo?

b. Essere uniti mediante l’amore

Persone dal cuore consolato stanno bene con se stesse. Il secondo passo da fare è mostrare amore nei confronti degli altri. L’amore a distanza non è una cosa facile, ed abbiamo tutti riscontrato come l’azione livellante del covid abbia rovinato o raffreddato alcune relazioni. La visione che Paolo ha della chiesa, e la sua speranza per i colossesi è che siano uniti mediante l’amore. Non sono solo uniti nella dottrina, nella visione, nella progettualità o negli scopi che hanno. Queste sono cose ottime e necessarie, ma reperibili in altri tipi di consorzi, non da ultimi quelli economici o associativi. La chiesa è unita da un amore speciale, e se la tendenza che abbiamo leggendo un breve segmento di frase come questo è a sorvolare, pensando che Paolo menzioni l’amore quasi come una consuetudine linguistica, dobbiamo fermarci e pensare che l’unità nell’amore non è scontata. Che dobbiamo continuamente imparare ad amarci, rivedere il nostro modo di amarci in chiesa, tra persone che si conoscono da tanto tempo, che hanno un passato comune, o persone nuove. Se vogliamo superare lo stallo in cui la pandemia ci ha messi l’amore che unisce è una carta prioritaria nella nostra agenda.

c. Cogliere la ricchezza di Cristo

Una chiesa fatta di persone consolate nel cuore e unite dall’amore devono ancora maturare un’ulteriore spinta:

essere dotati di tutta la ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, 3 nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.

Credo che siano parole in cui paolo tradisce l’incapacità umana di esprimere pienamente la conoscenza di Dio: le parole di cui disponiamo in una lingua sono meravigliose ma a volte incapaci di tradurre ciò che realmente il cuore prova: osservate come questa frase abbonda di termini che vorrebbero esprimere la grande quantità: tutta, ricchezza, piena, a fondo, tesori… Avevamo già commentato nel precedente capitolo come Paolo sia meravigliato davanti alla grandezza della conoscenza di Cristo. Qui torna sullo stesso concetto con una piccola aggiunta: il mondo è pieno di uomini intelligenti e Paolo, che frequentava ambienti intellettualmente sofisticati e colti, ne conosce in abbondanza. La Grecia pullulava di idee feconde, forti che sono giunte fino a noi, ed ancora oggi studiamo le opere dei filosofi greci, mantenendone alcuni concetti. Socrate, Platone, Aristotele e molti altri hanno elaborato un sapere, una sapienza dagli indubbi meriti e di grande ricchezza.

Paolo vuole far capire ai Colossesi che tuttavia quell’intelligenza, frutto di capacità naturali, umane, celebrali, non è in grado di rivelare la ricchezza di Cristo. Anzi! Cristo rimane in qualche modo nascosto. È necessaria una rivelazione dall’alto una ricchezza che dispieghi una intelligenza particolare in grado di fare capire che TUTTI i tesori della conoscenza e della sapienza sono nascosti in Cristo!

Molti di noi non studiano, non approfondiscono, non leggono e quindi restano ad una conoscenza superficiale (il contrario di a fondo) di cui parla Paolo. Come qualcuno che del mare conosce solo la superficie, pur bellissima, ma non ha mai preso una maschera per scoprire i fondali e la ricchezza che il mare nasconde. Molti di noi studiano molto e leggono molto. Corrono talvolta il rischio di conoscere solo superficialmente senza scoprire come ogni conoscenza, ogni saggezza deve trovare in Cristo il suo fondamento. Per gli uni e per gli altri questo testo è un incoraggiamento a scoprire che Cristo è sempre di più di qualsiasi conoscenza umana per quanto questa possa brillare.

  1. La maturità spirituale e la resistenza agli inganni

A cosa serve la maturità spirituale, la solidità a cui i credenti a cui Paolo scrive devono arrivare. A non essere facilmente ingannati. Quello dell’inganno da parte di falsi profeti o infiltrati nelle giovani comunità in piena evoluzione del primo secolo è un tema ricorrente nelle epistole di Paolo. Pensiamo a Efesini che incoraggia a “non essere sballottati da qualunque vento di dottrina” (Ef 4:14) e che spesso menziona discorsi ingannatori, che raggirano e ingannano.

Oggi parliamo spesso di Fake News che sono una modalità molto efficace di diffusione dell’inganno o della menzogna e che si avvalgono di potenti mezzi di comunicazione di massa, come i social network che in pochi secondi sono in grado di influenzare una gran quantità di persone.

Indipendentemente dalle modalità di diffusione possiamo dire che il mondo è costantemente pieno di messaggi. Il mondo della comunicazione di massa in cui viviamo è bombardato da un numero ancora più alto di messaggi che viaggiano su più canali e saremmo ingenui se non vedessimo che molti di questi ci lavorano il cervello senza che spesso ce ne rendiamo neppure conto. La propulsione a consumare di continuo, la spinta a vivere leggermente senza dare peso eccessivo alle preoccupazioni che incontriamo (penso ai testi di tante canzoni che sentivo quest’estate sulla spiaggia), ci bombardano. Rimanendo in tema, rimango sconvolto dal notare come molti credenti sono facile preda di politici populisti, che pretendono di incarnare il bene, in particolare in America ma anche in Italia.

Se questo è palese sul piano della società, non è meno palese sul piano spirituale: lo scopo di Satana è quello di bombardare il cervello dei credenti con una serie di Fake news, bufale e menzogne a cui molti credenti finiscono per credere. Nel caso dei colossesi si trattava, come vedremo prossimamente, di dottrine che spingevano a dare importanza a date, feste, calendari. Ma attenendoci a questo testo direi che è una gran menzogna ogni affermazione che ci perviene che sminuisce la consolazione del cuore, la forza dell’amore che unisce, la grandezza della conoscenza di Dio. Sono i tre aspetti citati in questo testo: dobbiamo sforzarci per averceli presenti, e possiamo stare tranquilli che sentiremo una serie di discorsi seducenti che cercheranno di sminuire la forza di questi tesori. La maturità spirituale che Paolo auspica è una maturità che non rende perfetti ed inamovibili, ma quantomeno consci di questi pericoli e quindi pronti a combatterli, unendoci all’arduo combattimento che Paolo conduce.

  1. La maturità spirituale e la presenza spirituale di un uomo di Dio lontano

Le persone mature che Paolo vorrebbe, resistono quindi alle parole seducenti, ma un’ulteriore caratteristica. Sanno percepire la presenza spirituale di persone assenti. Non hanno mai visto Paolo, non sono in sua presenza, ma riconoscono il buon fondamento del suo messaggio. Questa unità spirituale a distanza è la gioia di Paolo e credo che sia importante capire questo. Ci sono persone che sanno essere presenti anche se assenti. Questo in certi casi può essere perverso e persecutorio, come nella società di immaginata da Orwell in 1984, in cui il Grande Fratello ossessiona i membri della sua società per la sua fastidiosa onnipresenza. Ma c’è un modo di essere presenti spiritualmente a distanza, e questi colossesi dimostrano maturità o discernimento nel momento in cui capiscono che Paolo è un uomo di Dio e che le parole che rivolge loro sono importanti.

Essere maturi significa capire chi sono gli uomini di Dio da cui recepire pensieri e quali no. Non tutto ciò che si chiama evangelico, o spirituale o cristiano è tale e crescere significa capire chi ha veramente a cuore la nostra crescita e chi invece a interessi personali o si limita a gonfiare se stesso.

Essere maturi significa capire chi e cosa ascoltare A DISTANZA. In fondo un libro, un devozionale o un calendario sono anche questi eco di voci di persone che scrivono a distanza.

Che il Signore ci guidi a saper ascoltare chi come Paolo si rallegra realmente nel vedere il nostro ordine e la nostra crescita. AMEN