Qualcosa di nuovo… Marco 2:18-22

Parabole
Le parabole racchiudono circa un terzo degli insegnamenti di Gesù, e questo dato indica chiaramente limportanza che le parabole hanno avuto durante il ministero di Gesù, Marco afferma che furono molte le parabole usate dal Maestro durante i suoi insegnamenti (Marco 4:33-34). È per questo motivo che abbiamo deciso di intraprendere come chiesa una serie su di esse. Nonostante l’apparente semplicità di queste storie tanti, a partire dai discepoli passando per tanti studiosi e teologi,hanno avuto difficoltà a capire questo genere così spesso usato da Gesù.  È interessante notare lo scambio di battute fra i discepoli e Gesù riguardante le parabole:
Allora i discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?» 11 Egli rispose loro: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. 12 Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono. 14 E si adempie in loro la profezia d’Isaia che dice: “Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; 15 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d’orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi, e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca. 16 Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; e i vostri orecchi, perché odono! 17 In verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e udire le cose che voi udite, e non le udirono. (Matteo 13) 

Credo che le parabole siano capibili solo da coloro che vogliono veramente capirle, coloro che come i discepoli sono andati a parlare con Gesù per chiedere spiegazioni, coloro che vogliono vedere, udire e abbracciare il regno dei cieli, il messaggio incredibile del Vangelo. Questo deve essere il nostro approccio alle parabole, come del resto per il resto della Scrittura. Non possiamo intraprendere questo percorso senza laiuto dello Spirito e quindi voglio iniziare con una preghiera.

Signore ti ringraziamo per le parabole che troviamo nella tua Parabola. Ti chiediamo che il tuo Spirito ci aiuti e ce le spieghi, in modo da trarne benficio secondo la tua volontà. Dacci di avere lumiltà dei discepoli che sono andati da Gesù per capire meglio. Amen

Visto che saremo impegnati in questa serie di parabole di Gesù per diverse settimane oggi iniziamo con una breve introduzione al genere letterario, in modo da sapere di cosa stiamo parlando.

Le parabole di Gesù sono delle brevi o brevissime storie allegoriche che contengono degli elementi facilmente identificabili e comprensibili dai suoi primi uditori. Le parabole ci mostrano Gesù come una persona che aveva studiato e capito il mondo che lo circondava e lo usava per delle riflessioni creative. Sebbene le parabole non fossero delle novità fra i rabbi, i maestri ebrei, esse diventano uno dei tratti più caratteristici dellinsegnamento e delloperato di Gesù.

La maggior parte delle parabole di Gesù non vengono spiegato nella Bibbia e quindi linterpretazione che ne facciamo diventa fondamentale. Nel corso della storia della chiesa ci sono state varie correnti interpretative che voglio brevemente elencare.

  • La prima è una lettura prettamente allegorica. In questo modello interpretativo ogni dettaglio della parabola ha un significato ben preciso. Lesempio più famoso di questa lettura delle parabole è linterpretazione fatta da Agostino della famosissima parabola del buon samaritano. Per Agostino luomo rappresenta Adamo. Egli scende da Gerusalemme (la città celeste) e si imbatte nei briganti (il diavolo e i suoi angeli), i quali lo lasciano mezzo morto (spiritualmente parlando). Il sacerdote (cioè il sacerdozio dellAT) non lo aiuta, il levita (i profeti dellAT) nemmeno. Il Buon Samaritano (Cristo) invece lo aiuta, fasciandogli le piaghe (fermando il peccato), versandovi dellolio (simbolo della speranza) e vino (esortazione al lavoro spirituale). Il buon Samaritano mette luomo sulla cavalcatura (il corpo di Cristo), lo porta in una locanda (la chiesa), paga due denari (i comandamenti di amare Dio e il prossimo) alloste (Paolo) per prendersi cura delluomo fino al suo ritorno (la resurrezione di Gesù). Alcuni punti critici di questo tipo di interpretazione è che la spiegazione sembra più legata a delle dottrine di chiesa che a degli insegnamenti di Gesù, inoltre le parabole vengono trattate come dei messaggi da decodificare e questa decodificazione non ha parametri chiari.

  • Un secondo modo di interpretare le parabole è quello che vede nelle parabole una semplice storia con un punto ben preciso, una lezione religiosa o morale. Questo approccio è stato molto usato per gran parte del ventesimo secolo. Il problema con questa interpretazione è che non tiene conto del fatto che alcune parabole vanno oltre al semplice punto, come ad esempio le favole di Esopo, nelle quali la morale è sempre una. La parabola di Gesù della zizzania o del buon seme ha più spunti di riflessione.

  • Infine un approccio moderno consiste nel considerare le parabole da un punto di vista puramente letterario, studiandole come delle opere darte che possono essere interpretate in maniera soggettiva. Il pericolo di questo approccio è che si cade nel soggettivismo, e a quel punto tutto diventa relativo.

Quando si interpretano le parabole di Gesù è buono prendere in considerazione i seguenti aspetti.

  • Il contesto storico di Gesù. Dobbiamo per quanto possibile capire il contesto politico, religioso, culturale e sociale. Samaritano, maiali, esattore sono parole scelte da Gesù per il loro significato nel contesto giudaico del primo secolo.

  • Linsegnamento di Gesù nella sua completezza. Le parabole vanno interpretate alla luce della rivelazione del regno di Dio e non alla luce di altre filosofie o modo di pensare.

  • Gli aspetti caratteristici della parabola in questione. Dobbiamo osservare la forma e gli elementi della parabola. Alcune parabole sono più semplici, altre più complicate. Alcune hanno un messaggio unico, altre hanno più punti. Dobbiamo scovare gli indizi, espliciti o impliciti, per linterpretazione corretta della parabola. In alcuni casi è Gesù stesso a spiegare il significato, in altri casi siamo aiutati dal contesto o da alcuni commenti fatti nel testo.

  • Infine credo che sia importante far notare che le parabole sono a volte difficili da capire, da studiare, da applicare, alla luce di tutto quello che abbiamo detto fino ad ora. Ripeto quindi quanto detto allinizio, abbiamo bisogno dellaiuto di Dio, dobbiamo chiedere il suo intervento.

Dopo questa parte introduttiva, che spero sia stata utile per studiare le parabole di Gesù nei prossimi mesi, passiamo al testo di oggi. Ci sono vari modi in cui avremmo potuto trattare le parabole ma abbiamo deciso di seguirle in ordine cronologico, cioè seguendo una sequenza temporale piuttosto che legata allordine che troviamo nei vangeli. In questo modo non soltanto abbiamo la possibilità di studiare le parabole, ma possiamo anche osservare levoluzione del pensiero e linsegnamento di Cristo, cosa ha insegnato allinizio del ministero, cosa in mezzo e cosa alla fine.

Mar 2:18-22 I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?” (19)  Gesù disse loro: “Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro? Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare.  (20)  Ma verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto; e allora, in quei giorni, digiuneranno. (21)  Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; altrimenti la toppa nuova porta via il vecchio, e lo strappo si fa peggiore.  (22)  Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi”.

I primi versetti che abbiamo letto ci danno un po di contesto per capire cosa ha portato Gesù a parlare dei pezzi di stoffa nuova su dei vecchi vestiti e del vino nuovo messo in otri vecchi. Il tutto nasce dal fatto che i discepoli di Giovanni e dei farisei erano soliti digiunare mentre i discepoli di Gesù, a quanto pare, non facevano questa cosa. Il non digiuno dei discepoli di Gesù deve aver perlomeno insospettito, se non addirittura infastidito, questi uomini religiosi. È per questo motivo che vanno da Gesù, chiedendo spiegazioni. Durante la vita di Gesù era prassi normale, soprattutto per gli uomini più ortodossi, digiunare settimanalmente durante il sabato. Questa usanza non veniva da una prescrizione mosaica, ma era ormai un rituale, una cosa fatta abitualmente. I farisei e i discepoli di Giovanni erano molto meticolosi nellosservanza di queste tradizioni e si meravigliavano che i seguaci di Gesù non facessero la stessa cosa. La prima risposta di Gesù mette subito fine alla questione. Egli afferma che mentre lo sposo è presente al banchetto di nozze, nessuno penserebbe a digiunare. È come se fossimo invitati ad un matrimonio e ci presentassimo esigendo che tutti digiunassero. Nonostante la distanza temporale e geografica lesempio è molto comprensibile anche per noi italiani, visto che il banchetto o pranzo matrimoniale è spesso al centro di un matrimonio. Ma lesempio che usa Gesù era ancora più comprensibile dagli ebrei ortodossi con i quali stava parlando, perché la festa di nozze era, per la cultura ebraica, molto importante, al punto che un rabbi avrebbe perfino lasciato il suo posto di insegnamento per unirsi alle celebrazioni. Gesù in poche parole si sta auto-dichiarando lo sposo che Israele stava aspettando, il motivo di giubilo al di sopra di ogni altra cosa, anche delle tradizioni ebraiche o della sofferenza che i discepoli di Giovanni potevano provare a causa dellimprigionamento del loro maestro. E in poche parole Gesù inizia anche a fare riferimento alla fine del suo ministero terreno, adducendo alla sua fine dicendo che lo sposo verrà tolto, tolto in maniera violenta ed in quel momento ci sarà modo di digiunare.

Gesù pur avendo risposto alla domanda che gli era stata posta continua a parlare, usando una doppia parabola: della stoffa nuova e del vino nuovo. Come ho detto prima abbiamo iniziato a studiare le parabole in ordine cronologico e credo sia bello e importante notare che questa sia stata fra le prime parabole raccontate da Gesù. Una parabola che parla di cambiamento, di novità, di potenza. Gesù presenta questo cambiamento con parole semplici, o per lo meno semplici per i suoi uditori. Io, trentenne del 2018, non ho mai messo una toppa nuova su un vecchio vestito. Anzi, non ho mai messo una toppa, vecchia o nuova che sia! Non ho mai nemmeno travasato del vino in otri, ho sempre bevuto del vino dalle bottiglie comprate al supermercato o tuttalpiù da una azienda vinicola. (Come esempio alternativo mi sono venuti in mente quei video che un po di tempo fa circolavano su internet, quelli dove una persona mette delle caramelle Mentos dentro una bottiglia di Coca Cola. La nuova sostanza super gassata fuoriesce dalla bottiglia.)

Una delle particolarità di questa parabola è che lo stesso concetto viene ripetuto due volte in maniera diversa. Di conseguenza non dobbiamo focalizzarci troppo sui dettagli delle due parabole, altrimenti potremmo perderci a paragonarli senza trovare una soluzione. Faccio un esempio. Nella prima parabola il vestito vecchio potrebbe essere visto come qualcosa da buttare, come ad esempio il vecchio patto o la legge. Ma nella seconda parabola non cè alcun riferimento al vecchio vino, che comunque non si butta a differenza di un vecchio vestito perché il vino stagionato è molto apprezzato. Abbiamo detto che le parabole vanno inserite allinterno dellinsegnamento di Gesù ed è Gesù stesso che viene presentato in Marco 1 come ladempimento delle profezie. Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la legge per adempierla. E anche noi come chiesa qualche mese fa abbiamo visto come il patto di Dio non viene mai sostituito ma viene perfezionato, reso più chiaro e preciso.

Io credo invece che le due parabole siano state insegnate per rafforzare il concetto principale, la novità di quel momento storico. Dopo secoli difficili per il popolo di Israele è finalmente arrivato il Salvatore, il Messia che il popolo di Dio stava aspettando. E gli ortodossi, i religiosi, piuttosto che riconoscere la novità si concentrano su un rituale. Alla presenza del Messia si preoccupano del digiuno invece che gioire per linaugurazione del Regno, della manifestazione carnale di Dio. Gesù stava manifestando loro una nuova pezza, e i discepoli di Giovanni e i farisei volevano usarla per rattoppare il loro sistema religioso. Gesù stava offrendo loro un nuovo vino, ma loro volevano metterlo in degli otri che erano stati costruiti e usati per altro e che non andavano bene per questo vino. Il vestito e lotre degli ebrei prevedevano un salvatore politico, Gesù si presenta insegnando loro a ravvedersi. Il vestito e lotre degli ebrei pensavano di aver tutta la rivelazione di cui avevano bisogno, Gesù esorta invece a credere nel vangelo. Il vestito e lotre del pensiero ebraico non prevedevano linclusione delle nazioni, Gesù invece ordina di raggiungere tutti i popoli fino allestremità della terra.

Allo stesso modo Gesù si rivela alle nostre vite, in una maniera che va spesso contro i nostri schemi, contro i nostri vestiti e i nostri otri. Il rischio è, se non ci adattiamo al nuovo, di perdere tutto.

  • Forse gli uomini che interrogano Gesù erano gelosi della bella vita che vivevano i discepoli di Cristo mentre loro dovevano soffrire la fame per il loro Dio. Mi rendo conto che anche io, in maniera simile, a volte sono geloso di quello che vedo nella vita degli altri, anche delle belle cose che Dio sta facendo nella vita degli altri. Se solo il Signore mi avesse dato quella capacità che ha quella persona, se solo Dio si fosse manifestato anche a me attraverso quel miracolo sarebbe più facile credergli . Ma la Bibbia mi ricorda che linvidia non è un frutto del sacrificio di Gesù per me, ma è il frutto della vanagloria che ci porta a essere invidiosi degli altri e a provocare gli altri (Galati 5:26). I discepoli di Giovanni e i farisei non erano chiamati a lamentarsi o a essere invidiosi, ma a prendere parte in quello che Gesù stava facendo e gioire in esso, proprio come è successo con il figlio maaggiore della parabola del figliol prodigo, chiamato dal padre a prendere parte alla festa per il figlio minore.

  • I discepoli di Giovanni e i farisei si concentrano su un aspetto non fondamentale (il digiuno) e lo mettono al centro del loro credo religioso. Anche noi corriamo questo rischio: negli anni ho sentito di tante storie di fratelli che si sono divisi non per qualcosa di centrale, non a causa di disaccordi sul vangelo, ma a causa di pratiche, rituali, abitudini che erano diventati più importanti del vangelo. Quando ci incontriamo cosa sta al centro della nostra comunione come chiesa: i nostri canti preferiti? La disposizione delle sedie? Il nostro orgoglio? Le nostre mancanze? La battutina che mi hanno fatto e non ho digerito? O la potenza di un vangelo forte, nuovo, che ci ha salvati, che indirizza la nostra vita per portare gloria al Signore? Il nuovo che Gesù propone deve modellare qualsiasi cosa, dalle buone abitudini come il digiuno agli aspetti più pratici della nostra vita. I primi cristiani alla luce di questa novità hanno ridefinito radicalmente la loro vita: il modo di digiunare,il modo di pregare, il modo di essere perdonati, il modo di relazionarsi con gli stranieri, il modo di essere sottomessi ai loro padroni e ai loro servi, il modo di usare le propri risorse economiche, il modo di perdonare.

  • Magari coloro che fra noi sono discepoli di Gesù corrono un altro rischio ancora. Di essersi adattati al nuovo vestito, al nuovo vino ma poi essere, dopo una settimana, un anno, un decennio, scivolati verso il vecchio vestito e il vecchio vino. Abbiamo perso la bellezza del nuovo vestito, la frizzantezza del nuovo vivo. Abbiamo perso il primo amore, come scritto in Apocalisse 2 alla chiesa di Efeso. ti ricordi anni fa quando non facevamo altro che parlare di Dio? ti ricordi quando prendevo tutti i giorni del tempo per adorare il Signore nel segreto della mia cameretta? ti ricordi quando con coraggio annunciavo a lavoro che il Signore è il mio Salvatore ?. Io non voglio che la mia vita diventi un ti ricordi. Forse non lo vuoi nemmeno tu. Io voglio chiedere al Signore di continuare a modellarmi in modo da essere sempre più simile al nuovo vestito e al nuovo vino, non nellesteriore ma nellinteriore, non nelle cose che faccio ma nellamore, un amore che manifesta chiaramente la mia appartenenza a Lui e che copra una moltitudine di sbagli (1 Pietro 4:8).

Il Signore porta qualcosa di nuovo per le nostre vite. Gesù ci invita a partecipare alla sua festa di nozze, una festa straordinaria nella quale non si può non gioire. Una festa che prevede, al tempo stesso ma per un periodo limitato, sofferenza e difficoltà, come quelle sperimentate in prima persona da Gesù stesso. Gesù porta un messaggio quasi banale nella sua semplicità ma al contempo estremamente complesso. Gesù porta un cambiamento nuovo e positivo nonostante gli errori che abbiamo fatto nella nostra vita. Un cambiamento che però dobbiamo accettare e al quale dobbiamo adattarci. Togliendo il vecchio che non si incastra bene con il nuovo, come linvidia, mettendo il nuovo al centro e non degli aspetti secondari, desiderando il nuovo con amore, e non il vecchio.