Luca 22:39-46 La preghiera nei momenti di difficoltà: doping spirituale

Io odio le salite. Quando vado in bici odio farmi sorpassare dai vecchietti, odio la salita che mi aspetta dopo la prossima curva a gomito, odio il fiato che viene a mancare, odio il dolore nelle gambe, odio la mia mancanza di forza di volontà. Oggi però, godendomi una discesa dopo un’ardua salita, riflettevo sul fatto che per quanto divertente la discesa possa essere, non è appagante, formante ed epica come la salita. Lo stesso probabilmente si può dire della vita. Se stai vivendo un momento difficile della vita puoi essere convinto che Dio possa usarlo per il tuo bene, per la tua crescita e per la sua gloria.

Se stai scalando una salita che sembra interminabile, non ti arrendere: la persona che arriverà in cima, se consapevole dell’utilità della salita, sarà migliore di quella che era ai piedi della salita. Nel testo che leggiamo oggi ci viene ricordato quale strumento possiamo usare per affrontare le scalate, un vero e proprio doping spirituale. Un doping che ti fa fare cose che non sei in grado di fare da solo, che ti dà forza nei momenti inaspettati.

Luca 22:39-46 INR

(39)  Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono.

(40)  Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate di non entrare in tentazione”.

(41)  Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo:

(42)  “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta”.

(43)  [Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.

(44)  Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.]

(45)  E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza,

(46)  e disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione”.

Ogni libro che si rispetti ha un bel finale. La narrazione di Luca non è da meno. Lo scrittore, infatti, carica l’epilogo del Vangelo di colpi di scena, di significato, di importanti lezioni spirituali e di rivelazioni. Uso le parole di Stefano, che ha predicato la scorsa volta sulla prima parte del capitolo 22, che ha affermato che ci troviamo nel momento in cui gli eventi cominciano a precipitare. Ci si sta avvicinando alla scontro finale, è il momento di massimo climax e gli eventi sembrano davvero precipitare. Gesù, il “buono della storia”, può sembrare debole, smarrito agli occhi del mondo. Ma Gesù, in realtà, in questo momento difficile dimostra tutta la sua potenza attraverso il suo rapporto con Dio e attraverso lo strumento che Dio ha creato per comunicare con lui, la preghiera.

Il testo di oggi ha chiaramente la preghiera come tema principale. In questi pochi versetti troviamo una preghiera da parte di Gesù, probabilmente delle preghiere iniziate dai discepoli prima di addormentarsi e le seguenti parole: pregate (due volte), pregava (due volte) e pregato. Come dobbiamo usare questo strumento tanto importante per Gesù e tanto importante per le nostre vite? ­ Preparando questo passaggio ho preso spunto da delle ottime riflessioni di John Charles Ryle, un vescovo anglicano del 19mo secolo. Vediamo allora cosa questo passo ci insegna, o ricorda, riguardo la preghiera.

  • Come prima cosa questo passo ci ricorda che la preghiera deve essere la risposta del credente alle difficoltà. Gesù stesso ci mostra attraverso il suo esempio che le difficoltà possono essere superate solo grazie alla preghiera. Gesù, sebbene fosse Dio, non ha usato scorciatoie ne super poteri. In questo momento di grande agonia, di sofferenza, di debolezza Gesù prega. Se l’agonia cresceva, anche il tempo passato da Gesù in preghiera cresceva. Tutta la Bibbia, dall’Antico al Nuovo Testamento propone lo stesso rimedio per le difficoltà: la preghiera.

Cosa dice il Signore attraverso i salmi?

poi invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai”. (Psa 50:15 INR)

Cosa fa Anna, la madre del profeta Samuele, quando è triste e angosciata al punto da non riuscire a mangiare?

Lei aveva l’anima piena di amarezza e pregò il SIGNORE piangendo dirottamente.  (1Sa 1:10 INR)
Cosa consiglia Giacomo?
Jas 5:13-16 INR

(13)  C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.

 

Questo passo è importante perché ci mostra appunto Gesù che prega. Gesù ha da poco predetto la sua morte, ha parlato della santa cena come di un simbolo del suo sacrificio. Gesù sa che sta per morire, sa anche, e soprattutto, che per la prima volta dall’eternità sta per essere separato dalla relazione di comunione con il Padre e con lo Spirito. Gesù sa che sta per prendere su di se il peso del peccato dell’essere umano. A questi momenti di difficoltà e di dolore Gesù, al tempo stesso uomo e Dio, risponde con la preghiera. Una preghiera costante, come d’abitudine, umile, sottomessa, fatta non perché è la cosa giusta da fare, non perché la religione lo obbliga, ma fatta perché non c’è niente di meglio che possa fare, niente di più bello che possa riempire il suo tempo e i suoi pensieri. Gesù è in difficoltà e decide di rispondere usando la preghiera.

 

  • La seconda cosa che possiamo imparare da questo testo è il tipo di preghiera che dobbiamo rivolgere a Dio durante le difficoltà. La preghiera di Gesù è innanzitutto onesta. Gesù mostra al Padre i suoi desideri, senza cercare di impressionarlo. Gesù chiede a Dio di allontanare il calice. Al tempo stesso la preghiera di Gesù è un atto di umiltà e di sottomissione. A partire dalla posizione corporale assunta da Gesù, che si mette in ginocchio, alla richiesta di voler fare la volontà di Dio e non la sua, la preghiera che vediamo in questi versetti mostra la totale volontà del Figlio di ubbidire al Padre. Nei momenti di difficoltà possiamo presentare al Signore i nostri desideri, le nostre speranze, i nostri gridi di dolore se siamo disposti a mettere tutte queste cose in secondo piano rispetto alla volontà di Dio, quella volontà che la Bibbia ci descrive come “buona, gradita e perfetta volontà.” Il testo di oggi è veramente un magnifico ritratto della condotta di Gesù e del suo esempio. E da questo esempio di Gesù possiamo prendere conforto nei momenti difficili. Heb 2:16-18 (16)  Infatti, egli non viene in aiuto ad angeli, ma viene in aiuto alla discendenza di Abraamo. (17)  Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa… (18)  Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.

Gesù è stato tentato, ha sofferto, ha vinto grazie alla preghiera ed è stato confortato da un angelo. Ora egli, che è diventato uomo, può confortare i suoi “fratelli”.  Lui è stato confortato da un angelo, noi siamo confortati da Gesù stesso, il Dio che conosce i nostri problemi in quanto li ha affrontati in prima persona e in prima persona li ha sconfitti con l’aiuto della preghiera.

La preghiera di Gesù è, inoltre, seria e profonda. Gesù si mette in ginocchio, Gesù è totalmente coinvolto in questa preghiera. Il suo sforzo, la sua agonia, il suo dolore al pensiero di dover essere sacrificato dal Padre in quanto unico capro espiatorio degno di essere offerto lo portano a sudare gocce che sembrano gocce di sangue. Abbiamo lo stesso approccio verso la preghiera? O siamo svogliati, distratti e superficiali quando parliamo con Dio?

 

  • Il terzo promemoria sulla preghiera è questo: la preghiera sconfigge la tentazione. Nei momenti difficili siamo oltremodo tentati di disubbidire a Dio, di fare di testa nostra, di cercare sollievo nel peccato. Ma Gesù dice che solo la preghiera, solo la comunione onesta e alla luce con Dio può sconfiggere la tentazione. Forse in questo momento gli apostoli non comprendono appieno questo insegnamento. Essi probabilmente percepivano l’angoscia di Gesù, il momento di difficoltà ma si addormentano comunque. Luca dice una cosa particolare: i discepoli si erano addormentati per la tristezza. Luca non addice alla stanchezza come causa del sonno, ma alla tristezza. Forse i discepoli hanno preferito rifugiarsi nel sonno che rifugiarsi nella preghiera. Se questo è vero si tratta di un altro modo di cercare sollievo in cose che sollievo non possono darlo. Per questo motivo Gesù, una seconda volta alla fine del testo, li esorta a pregare, in modo da non entrare in tentazione. A volte siamo tentati di smettere di pregare, o di smettere di seguire Cristo. Ma Gesù ci esorta a continuare a pregare e a non arrenderci.

 

Nella mia vita è facile far passare la preghiera in secondo piano o farla diventare una semplice routine. Ma Gesù, attraverso il suo esempio, le sue preghiere e le sue esortazioni, ci mostra l’importanza della preghiera nei momenti difficili, ci mostra lo spirito di umiltà e sottomissione che deve accompagnare la preghiera e ci mostra la potenza che c’è nella preghiera nei confronti della tentazione.

 

Voglio leggere insieme a voi un testo che non parla mai esplicitamente di preghiera ma che è molto legato ad essa.

 

Giacomo  4:7-10

(7)  Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.

(8)  Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo!

(9)  Siate afflitti, fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegria in tristezza!

(10)  Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà.

 

Come abbiamo detto la sottomissione e l’umiltà (versetti 7/10) sono legati alla preghiera, la resistenza al diavolo avviene attraverso la preghiera, avvicinarsi a Dio avviene tramite una onesta comunicazione con lui, la purificazione del cuore avviene chiedendo perdono a Dio in preghiera. La preghiera è allora anche lo strumento che Dio usa per farci uscire dalle difficoltà, per farci gioire, per far fuggire il nemico ed innalzarvi come vincitori. Gesù ci esorta a continuare a pregare per poter godere anche delle gioie legate alla preghiera.

 

Vorrei concludere leggendo queste frasi prese da un testo di Ryle sulla preghiera.

 

Ho una domanda da offrirti. È racchiusa in due parole: tu preghi?

Si tratta di una domanda alla quale solo tu puoi rispondere. Il tuo ministro di culto sa, se prendi parte al culto o no. I tuoi famigliari sanno se preghi o no con la tua famiglia. Ma se preghi o no nel privato è una questione fra te e Dio.

Ti supplico con tutto l’affetto a considerare il soggetto che ti presento. Non dire che la mia domanda è troppo personale. Se il tuo cuore è giusto davanti a Dio, non c’è niente in essa che può spaventarti. Non deviare la mia domanda rispondendo che dici le tue preghiere. Una cosa è dire le preghiere, un’altra pregare. Non dirmi che la mia domanda inutile. Ascoltami per qualche minuto, e ti mostrerò buoni motivi per porla.

La preghiera è il soggetto più importante nella religione pratica. Tutti gli altri soggetti le sono secondi. Leggere la Bibbia, ascoltare sermoni, prendere parte al culto, prendere la Santa Cena – tutte queste cose sono molto importanti. Ma nessuna fra esse è importante come la preghiera privata.

  1. Chiedo se preghi, perché la preghiera è assolutamente necessaria per la salvezza della persona.
  2. Chiedo di nuovo se preghi, perché l’abitudine alla preghiera è uno dei tratti più sicuri del vero cristiano.
  3. Chiedo se preghi, perché non c’è compito nella religione trascurato come la preghiera privata.
  4. Chiedo se preghi, perché la preghiera è un atto religioso nel quale c’è grande incoraggiamento.
  5. Chiedo se preghi, perché la diligenza nella preghiera è il segreto di una santità eminente.
  6. Chiedo se preghi, perché trascurare la preghiera è uno delle più grandi cause delle ricadute.
  7. Chiedo, infine, se preghi perché la preghiera è uno dei migliori strumenti di felicità e appagamento.