Cristo e la Legge

Matteo 5: 17-47

1. Cosa dobbiamo fare con la legge dell’Antico Testamento?

Perché Gesù comincia dicendo: “Non pensate?” Cosa c’entra con quanto detto prima? È possibile che discorsi simili potessero sembrare molto lontano da quanto veniva comunemente insegnato dai farisei e dagli scribi e quindi sentendo discorsi su Dio, ma molto diversi da quelli ortodossi, si poteva pensare che Gesù volesse abolire la legge. Ma non è così.

Che significa “portare a compimento”? Nell’Antico Testamento ci sono salmi come il salmo 119 che esalta la legge in un modo unico, ne fa un capolavoro eccezionale: cosa c’è ancora da completare?

  • Non significa abolire. v. 17
  • Non significa sorpassare v. 18 Neppure un apice o uno iota saranno sorpassati, lasciati indietro.
  • Non significa che ora si può liberamente violare la legge v. 19
  • Non significa considerarli come un insegnamento passato che non porta alla giustizia v. 20. Anzi, il seguire “questi comandamenti”, deve portare ad avere una giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei. Ed è una condizione per entrare nel regno dei cieli…
  1. Andiamo a vedere i testi citati. Voi avete udito che fu detto dagli antichi… Ma io vi dico…

Per capire in cosa consista “portare a completamento” possiamo cercare di valutare in cosa consiste la riformulazione, revisione, o rilettura della legge da parte di Gesù.

  • Che differenza c’è tra non uccidere e non adirarsi? Significa andare a fondo di un desiderio di vendetta e cercare di limitare non solo la manifestazione concreta e fisica di un atto di rabbia, l’uccidere, ma di fermare all’interno del cuore quell’impulso rabbioso, mortifero che se non controllato porta all’uccisione.
  • Che differenza c’è tra non commettere adulterio e non desiderare? Proprio come sopra, significa non limitarsi a non praticare una cosa sbagliata, ma evitare che nel cuore si annidi un desiderio sbagliato di desiderare.
  • E tra dare un atto di divorzio e non mandare via? Non limitarsi a sbarazzarsi liberamente di una moglie assicurandole una copertura assicurativa con l’atto di ripudio (era un documento che consentiva alle donne ebraiche di quel tempo di risposarsi se il marito le mandava via, in quanto venivano considerate come delle proprietà), ma evitare proprio di liberarsene imparando a prendersene cura.
  • Che differenza c’è tra non giurare il falso oltre a dare ciò che si è giurato di dare, e non giurare per niente? Significa riconoscere la precarietà della vita e evitare di fare affermazioni irreversibili, di cui non si può essere garanti fino in fondo.
  • Che differenza c’è tra “Occhio per occhio” e “amare i propri nemici”? Il primo serve a limitare i desideri di vendetta, e limita a non rivendicare più di un occhio o più di un dente a chi ti ha tolto un occhio o un dente. Il secondo chiede molto di più: estirpare dal cuore il desiderio di vendetta avendo un atteggiamento attivo di amore verso i nemici.

Riusciamo a individuare in una parola in cosa consista questo completamento della legge? Completare significa rivelare il cuore della legge e aumentarne le esigenze. Non significa affatto ammorbidire, ma radicalizzare. Perché è molto più facile astenersi dal uccidere, concretamente, dal commettere adulterio, o dal vendicarsi che fare cessare nel proprio cuore quel desiderio di vendetta, concupiscenza o di dare garanzie assolute con giuramenti piuttosto che avere un parlare schietto e semplice.

Gesù sembra dire: i comandamenti della legge hanno un cuore, un significato profondo che è stato sepolto sotto anni di pratiche legalistiche che hanno trasformato i comandamenti in strumenti per ottenere qualcosa. La legge non è uno strumento per ottenere qualcosa, non è una regola che una volta applicata produce automaticamente vita, non è un principio di giustificazione. I comandamenti sono principi che rivelano la volontà di Dio per gli uomini e non sono delle semplici limitazioni all’agire umano. Servono a interrogarci su cosa Dio vuole da noi, in base a ciò che c’è nel profondo del nostro cuore.

  1. La legge come verifica del carattere cristiano

Come l’incoraggiamento ad essere sale e luce era un’applicazione delle beatitudini, così questa rilettura della legge è un modo per verificare se il carattere cristiano è penetrato o meno nel nostro cuore. Dopo averli analizzati nella teoria riprendiamo questi comandamenti riletti, e chiediamoci come sia messo il nostro cuore davanti a loro.

Credo siano molto importanti perché rivelandoci la vera essenza della legge, ci fanno vedere che sono ancora molto attuali.

  • Non uccidere. (21-26). Il comandamento potrebbe lasciarci indifferenti, visto che probabilmente non ci capita di essere confrontati quotidianamente col problema dell’uccisione. Quello dell’ira invece è estremamente attuale e il commento di Gesù ci ricorda di come sia impossibile adorare Dio senza essere riconciliati con i fratelli. Gesù ci sta chiamando a riflettere: siamo venuti al culto e siamo qui per adorare Dio. Qual è stato il nostro rapporto coni fratelli che sono qui durante la settimana? Ci sono ombre? Dissapori? Tensioni? Non possiamo offrire un culto e l’invito è molto semplice: va e riconciliati!
  • Non commettere adulterio. (27-32) Ricordo di aver letto un giorno un articolo che sosteneva che l’adulterio fosse una pratica molto positiva che serviva a salvare i matrimoni. È un po’ come dire che la soluzione a una malattia è il suicidio che effettivamente placa ogni dolore… L’insegnamento di Gesù ci tocca in modo forte perché ponendo il problema nel cuore che desidera anziché su ciò che viene concretamente praticato ci fa capire che difficilmente possiamo sentirci innocenti. Oggi nelle chiese parlando di etica sessuale si parla molto di omosessualità. La Bibbia sicuramente la condanna, ma non condanna in misura minore l’adulterio che uccide l’unione di due esseri, e il desiderio adultero che è l’anticamera dell’adulterio. Gesù ci costringe ancora ad inginocchiarci al padre per invocare quel lavoro dello Spirito che noi non possiamo fare. Ci dà anche qualche indicazione concreta: non certo di tagliarci mani e occhi, ma capendo il senso delle metafore di fare delle azioni concrete per togliere dalla nostra vita ciò che ci porta a desiderare cose sbagliate. Se internet è un luogo in cui facilmente siamo portati a desiderare dobbiamo mettere nel browser quei filtri che bloccano contenuti osceni. Se sappiamo che film o video ci sviano disintalliamo youtube. Ma questi sono solo accorgimenti: soprattutto evitiamo di giudicare e preghiamo lo Spirito di guarirci.
  • Non giurare il falso, non giurare del tutto. (33-37)

Questo comandamento ci invita a una grande attenzione al linguaggio che usiamo. Se prima Gesù ha incoraggiato a fare attenzione alla forza offensiva del linguaggio, paragonando l’insulto ad un colpo di arma, qui incoraggia a non usare il linguaggio in modo ridondante, per accrescere il valore degli impegni che ci vogliamo prendere. Era uso chiamare a testimone, terra, cielo o città come garanti testimoni del giuramento. Gesù sottolinea l’assurdità di questa pratica, e invita a un parlare semplice, schietto, la cui garanzia non siano cose esterne su cui non abbiamo alcuna presa, ma la nostra stessa e unica vita e testimonianza. Se non siamo persone affidabili, è inutile invocare città, divinità o natura per garantire il senso dei nostri giuramenti. Ma allora cosa ci insegna questo nuovo comandamento? Ci insegna che il cuore della legge invita ad una vita che sia garante lei stessa della veridicità di quello che diciamo o neghiamo. Con un linguaggio che non si perde in fiumi di parole per garantire o rassicurare, ma che si limita all’essenziale.

  • Amare i propri nemici. (38-48) Si tratta forse del più difficile dei comandamenti che vengono riletti da Gesù. Ai comandamenti antichi vediamo che gli insegnanti nel tempo avevano aggiunto qualcosa, perché la Scrittura che dice “ama il tuo prossimo” (Levitico 18,19), non dice mai: “Odia il tuo nemico”, anzi. Le parole di Gesù sono veramente di difficile applicazione, ma sono le parole più rivoluzionarie che siano mai state dette. Sono quelle che fanno la differenza cristiana e che fanno dei cristiani delle persone veramente diverse.

Il problema dei nemici si pone su due piani. Da un lato ognuno di noi incontra a livello personale dei nemici. Le esperienze sono veramente varie: io posso dire che alcune persone che mi stanno antipatiche perché lavorano male sono come dei nemici. Michel e i suoi amici che due settimane fa sono stati aggrediti a Pisa da alcuni ragazzi, hanno sentito sulla pelle che alcuni estranei possono diventare dei nemici. Oltre ai nemici personali la società in cui viviamo ci insegna a costruire dei nemici: alcuni partiti politici cercano di fare degli stranieri dei nemici; altri invece preferiscono bersagliare i ricchi. Altri ancora i poveri che sarebbero tutti scrocconi. Altri vedono i loro nemici negli statali, altri nei militari, altri in chi ha un’impresa privata… Potremmo andare avanti a lungo, ma Gesù ci invita a considerare una cosa: per essere figli del Padre suo, non ci si può limitare a tollerare gli scocciatori. Bisogna amare. E non solo amare chi scoccia… Ma amare chi ci fa del male. È una cosa impossibile, umanamente impraticabile. Ma lo diventa se vogliamo diventare figli del padre suo. Tutto mi possibile in colui che mi fortifica, dice Paolo (Fil 4:13).

Conclusione

So bene che ad ognuno di questi punti si sarebbero potuti dedicare più sermoni. Ho preferito dire poche cose su tutti e quattro. Prego che quelle poche cose possano colpirci perché impariamo a vivere secondo la legge di Gesù, portata a compimento e rivelata nella sua essenza più profonda. Non ha più luogo di esistere una legge cerimoniale che annuncia Gesù, perché è venuto. Non ha più luogo di essere una legge civica, perché non esiste più lo stato antico di Israele. Ma non passa quella legge morale di cui abbiamo visto alcuni esempi che ci esprimono la volontà di Dio.