Chi è Gesù per gli stranieri?

Matteo 15: 21-29

21 Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. 22 Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele». 25 Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» 26 Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». 27 Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.

Per quanto nella società contemporanea il cane sia un animale tutt’altro che sgradito, rimangono ancora molte espressioni in cui osserviamo il retaggio di un passato in cui questo “amico dell’uomo” era associato a significati negativi. Nell’antichità infatti era un animale considerato impuro benché esistessero cani domestici come Argo di Ulisse e non godeva del prestigio di oggi.

Ci sono poi espressioni come Extracomunitario, clandestino o straniero che partendo da un significato neutro, o amministrativo sono diventati se non insulti quantomeno termini dal colore fortemente negativo. Magari in frasi come: in quella scuola non ci vado, è piena di extracomunitari… In quel quartiere ci si rifugiano i clandestini.

Il passo che leggiamo oggi dal vangelo di Matteo, che ritroviamo anche in Marco 7, ci parla proprio di questo. Di persone trattate da cani, da stranieri, da clandestini. Lo fa in un modo molto diverso da come lo facciamo noi, senza maltrattarli né salvarli a tutti i costi. Anche per questi c’è la domanda di chi sia Gesù per loro.

1. Un incontro tra mondi diversi

È interessante osservare dove Gesù incontra questa donna e gli aggettivi che la caratterizzano. Viene detto che Gesù si “ritira” e questo indica che vuole ancora una volta ricercare solitudine e concentrazione, nei territori di Tiro e Sidone, quindi in una terra straniera. Tutti sono d’accordo sul fatto che non c’è da parte di Gesù un intento missionario consistente nell’andare verso gli stranieri, visto quanto dice al v. 24. Non c’è invece uniformità tra gli studiosi sul dove si incontrino, se sia proprio in un territorio straniero, oppure se si tratti di una regione di Israele limitrofa ai territori di Tiro e Sidone. Quello che comunque è certo è che Gesù va nella direzione di queste terre straniere, poco importa se ci entra o meno e che la donna che incontra viene fuori proprio da quelle regioni. È lei piuttosto che va verso Gesù, che si allontana dal suo territorio per andare verso colui che avrebbe potuto risolvere il suo problema enorme. Il dramma di una figlia indemoniata. Chiunque abbia figli può capire che si sia disposti a fare qualsiasi cosa pur di vedere il proprio figlio stare bene, persino recarsi presso un guaritore straniero che fa parte di un popolo non particolarmente aperto ai contatti con gli altri popolo, da cui si è separati da muri storici abbastanza solidi.

Di questa donna ci viene detto infatti che è “cananea”, e non è dir poco. Basti pensare alle guerre tra Israele e popolazioni che abitavano la terra di Canaan, anche detti Filistei (da cui il nome Palestina) che ci fanno capire che tra questi popolo non correva buon sangue (un rapido sguardo all’attualità ci fa capire come tutto ciò sia lontano dall’essere finito). Marco aggiunge che era sirofenicia di lingua greca. Quante barriere ci sono che separano Gesù da questa donna! Barriere geografiche, barriere etniche, barriere linguistiche, barriere culturali. Alcuni studiosi hanno individuato nei sirofenici residenti in quella regione una popolazione ricca che si opponeva ai contadini poveri della periferia di Israele, e ancora altri un’allusione al disprezzo dei latini per i sirofenici, per cui sirofenicia avrebbe potuto essere sinonimo di prostituta. Si aggiunge quindi una barriera morale e sociale.

Di fronte all’infinità di differenze che potrebbero separare questi due mondi incarnati dalle due persone di Gesù e della donna Matteo ci mostra un incontro. Tra le civiltà è possibile radicalizzare gli scontri, erigere muri e barriere come si è fatto e si continua a fare oggi. Si è in effetti costruito un muro di 730 km tra Israele e la Palestina, un altro tra Messico ed America (ce ne sono circa 70 nel mondo è la loro costruzione è aumentata molto dal 2005 al 2015 https://www.lasvolta.it/1187/i-70-muri-che-dividono-il-mondo). Oppure si può pensare ad un incontro. E nonostante questo triste aumento di muri il vangelo 2000 anni fa metteva in scena incontri.

2. Chi cerca l’incontro

Il testo ci presenta la donna come quella che prioritariamente cerca l’incontro. È lei che va verso Gesù, che esce fuori dalle sue regioni, potremmo dire dalla sua confort zone, è lei che grida, nomina, espone il problema, si prostra ai suoi piedi. Non sappiamo se ha sempre avuto una buona opinione degli ebrei oppure se il problema di sua figlia l’ha costretta a cambiare idea. Poco importa, quello che è significativo è che lo riconosce con due titoli molto significativi da un punto di vista teologico: Signore, che potrebbe essere anche un semplice modo gentile di chiamarlo, ma poi Figlio di Davide. Questo titolo non è banale, significa proprio che sta parlando del messia, del re atteso. Siamo qui davanti ad un fatto piuttosto straordinario perché se i farisei che sono ebrei doc e studiosi delle scritture hanno appena litigato con Gesù per questioni relative alla tradizione, questa donna straniera, extracomunitaria, separata da lui per importanti motivi storici e culturali, lo riconosce come Messia. Riconosce che è colui che risolve non solo il problema di sua figlia, ma i problemi del mondo. Ha capito che non ha davanti un semplice maestro, ma Il maestro per eccellenza, il messia atteso, che il suo popolo disattende.

Gesù dal canto suo ci stupisce e apparentemente rifiuta l’incontro. Prima tace, poi i discepoli scacciano la donna e se domandano di soddisfarla e semplicemente per togliersela dai piedi, e infine le risponde con un linguaggio che sembra proprio irriverente. La tratta da cagna! Sei una cagna le dice in buona sostanza!

Ci sono studiosi che nell’interpretare questo passo parlano di conversione di Gesù. Dicono che come ogni altro ebreo condivideva i pregiudizi giudaici sui popoli stranieri, ma che toccato dalla spinta autentica, umana e profonda di quella donna si sia convertito, abbattendo le barriere nazionalistiche che egli stesso condivideva.

Ora, se è vero che anche altrove Gesù ha fatto presente di essere stato mandato per le pecore perdute della casa di Israele (vedi la missione dei 70), è ugualmente vero che non ha respinto il centurione (Mt 8), quindi non penso sia opportuno parlare di conversione di Gesù. Piuttosto direi un altra cosa: le barriere creano stereotipi, false idee, inquadrano le persone non per ciò che sono, ma per ciò a cui appartengono. Gesù prima di lasciarsi chiamare Signore e Figlio di Davide vuole mettere alla prova la fede di questa donna, per vagliare se veramente ha capito cosa significa dire messia. La sua frase sul pane che viene dato ai figli e che non è bene dare ai cagnolini potrebbe essere ironica e comunque è volta a capire se la donna ha veramente capito con chi parla. Vuole solo guarigione per la figlia o vuole veramente incontrare il Figlio di Davide?

Molti cercano Dio e dicono di non avere risposta. È possibile che Dio taccia e opponga una certa resistenza a molte ricerche perché molte ricerche umane di Dio non cercano realmente Dio, ma altro. Questa donna avrebbe potuto volere unicamente la guarigione della figlia, forse ha capito che c’è di più. Molti cercano esperienze sensoriali, emotive, di spiritualità fasulla ed euforica. Questa donna cerca il messia, Dio fatto uomo che togliere da sua figlia quel demonio che le si oppone. In cosa consiste la ricerca di tanti presunti delusi?

3. Sei un cane! Sì, son un cane…

Il termine cagnolini ha fatto molto riflettere. Tradotto con cagnolini più che con cani sembra indicare i cani domestici, ma anche qui non c’è uniformità tra i commentatori. Alcuni dicono che l’idea di cani domestici era estranea agli ebrei, altri specificano che sono cani facenti parti della casa, ma non allo stesso titolo di quelli che oggi che hanno alberghi, luoghi di lavaggio, negozi interi dedicati a loro. Si tratti comunque di cani schifosi o di cani simpatici, si tratta comunque di cani e dire paragonare una donna ad un cane non è proprio il massimo. Probabilmente Gesù spinge ancora più a fondo il suo test per sondare il cuore della donna e vedere fino a che punto va la sua motivazione e la sua comprensione. E quello che dovrebbe stupirci di più non è ciò che ha detto Gesù, ma ciò che dice la donna. “Dici bene!”. Come dici bene? Ha detto che sei una cagna! Sì, questa donna accetta di essere chiamata cane, perché ha capito qual è la sua posizione davanti a Dio. Questa donna ben separata dal popolo di Dio da tutte le barriere di cui abbiamo parlato sopra accetta serenamente che le venga detto che davanti a Dio è come una cagna. Non ha un posto privilegiato a tavola, come condizione naturale, di nascita si deve limitare a raccogliere briciole, ma il Dio di grazia vista la sua fede la invita pienamente a tavola dandole un pane di guarigione che guarirà prontamente la figlia.

Essere chiamati cani ci umilia eppure se non ci sentiamo tali davanti a Dio non possiamo fare alcun passo. E non dobbiamo pensare qui a quei cani festosi e simpatici, lavati e profumati che troviamo nei salotti, ma a cani sporchi, forse malati. Fede qui significa credere che Gesù è il messia, ma anche che il messia è venuto per coloro che accettano di essere definiti cani. I farisei non si sentono certo cani, anzi. Ma questa donna straniera ha ricevuto pienamente Gesù nel suo cuore, perché ha capito i suoi limiti, il suo bisogno di salvezza, la sua impossibilità di guarire la figlia e di sconfiggere una potenza maligna.

Dopo averla chiamata cane Gesù ora la chiama “donna”! Non solo, aggiunge che la sua fede è grande. Tutto ciò che è stata, straniera, cananea, cane, non è più niente davanti alla grandezza della fede.

Il nostro essere credenti deve:

– Partire da una considerazione onesta su noi stessi

– Farci abbandonare le nostre zone sicuri, le regioni da cui veniamo, la nostra cultura

– Farci porre molta attenzione a chi nel mondo costruisce muri, innalza barriere, perché Gesù stesso quelle barriere le ha ignorate. Le dobbiamo fare crollare diffidando di chi le innalza e annunciando il nome di Gesù nel quale l’incontro è possibile