Adorare come Erode o come i magi?

 

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Matteo 2,1-12: il Natale dei Magi

Eventi internazionali come il Natale aggiungono ai significati biblici una quantità di elementi tale che spesso non si distingue più tra tradizione, folklore e testi biblici. Ogni anno a Natale mi vado a rileggere i testi e scopro qualche cosa che c’è nella mia memoria, ma non nel testo della Bibbia…
Quest’anno vorrei portare attenzione in particolare a delle figure piuttosto conosciuto, ma anche molto misteriose di cui ci parla solo il vangelo di Matteo: dico che sono note perché tutti ne hanno sentito parlare, li hanno visti nel presepe e sanno su di loro più di quanto non dica il vangelo. Ad esempio vengono spesso chiamati: «Re magi», ma nel vangelo non si dice che fossero dei Re… Forse perché vanno a parlare con il Re Erode e cercano il Re dei giudei, e quindi non essendoci 2 senza 3, ecco che anche loro sono diventati re… Ma il vangelo non lo dice… Oltre ad essere dei re sono diventati in 3, forse perché portano, tre doni: l’oro, l’incenso, la mirra, e quindi si pensa a un magio per dono, ma il testo non lo dice… Si racconta poi che si chiamassero Baldassare, Melchiorre e Gaspare… C’è un romanzo di M. Tournier che ha per titolo questi tre nomi, un Racconto di Wolfgang Borchert, intitolato I tre re oscuri, il nostro Gabriele D’annunzio ha scritto una poesia sui Magi dando questi tre nomi, nel presepe sono sempre in tre… Il loro comparire sulla scena del vangelo in modo improvviso e vagamente misterioso suscita logicamente la curiosità e spinge le leggende.

Vediamo ora cosa sappiamo di loro: Lettura

1. I Magi ed i semi di Bibbia.

Dal testo sappiamo solo che vengono dall’Oriente e hanno visto una stella che li ha spinti a cercare il re dei Giudei. Erano astronomi di corte, provenienti dall’Est e probabilmente entrati a contatto con la cultura giudaica e con alcune profezie. Potrebbero aver letto Num 24,17,

«Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro si eleva da Israele; colpirà Moab da un capo all’altro e abbatterà tutta quella razza turbolenta»

Isaia 7,14

Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,e lo chiamerà Emmanuele.

Entrambi questi passi associano il messia ad una stella o comunque a un segno:  Non sappiamo molto della loro teologia, ma ci rendiamo conto che pur essendo in una posizione di sfavore, non beneficiando degli insegnamenti del tempio, di tutte le scritture, sono sinceramente alla ricerca della verità e la trovano. Non disponendo di tutta la conoscenza necessaria si sono lasciati guidare dalle conoscenze che avevano, il cielo, e si sono lasciati guidare. Costituiscano un grande elemento di speranza perché scopriamo che i semi lasciati da qualcuno, queste profezie che collegano messia e stelle, sono arrivate loro. Chissà dove hanno trovato il libro di Isaia, chissà chi ha detto loro qualcosa? Sta di fatto che hanno avuto qualche informazione.

Ci capita spesso di dire piccole cose riguardo al Signore, qualche accenno, qualche passo biblico, qualche piccola porzione di vangelo. Se è possibile ovviamente diciamo di più, ma non trascuriamo queste piccole frasi che vengono dalla Bibbia che se cadono in terra fertile possono crescere. Lo dico perché la grande aridità spirituale che vedo intorno a me, spesso scoraggia. L’esempio dei magi invece mi incoraggia perché forse la persona che ha permesso che loro entrassero in contatto con questi pochi passi della Scrittura non ha neanche saputo delle loro ricerche. Eppure questi magi sono arrivati fino a Re dei giudei. È la prova che quando Dio vuole portare avanti il suo Regno lo fa e niente di quanto viene fatto rimane senza aiuto.

2. I magi e l’internazionalismo

Secondo elemento di speranza sta nella loro provenienza. La settimana scorsa Michel ha parlato di internazionalismo, mostrando come l’attenzione alle nazioni, nonostante l’elezione di Israele, fosse un fatto già esplicito nell’Antico Testamento. Il fatto di aver scelto un popolo per portare avanti la salvezza non ha mai significato preferenza per quel popolo, ma solo scelta strumentale di un popolo per poi raggiungere tutta l’umanità. È molto interessante notare che nel momento in cui arriva il messia sulla terra questi magi sono tra i primissimi a saperlo. Gli esponenti delle nazioni non appartenenti ad Israele hanno la stessa attenzione per il messia che ha il popolo di Israele, e paradossalmente sembrano avere più discernimento. E Dio non è sordo al loro desiderio di conoscenza. Chi di noi non si pone il problema di chi non conosce Cristo, di chi non ne ha mai sentito parlare? Bene, questi magi credo che siano un elemento se non di risposta, quanto meno di speranza perché pur non sapendo niente si sono interessati, lo hanno fatto con i mezzi che avevano, porzioni di Scrittura e stelle nel cielo, ma benché nessuno sia andato ad annunciare loro il vangelo hanno cominciato a cercarlo. Questi magi ci mostrano di come Dio non abbia limiti e di come il suo amore raggiunga chiunque lo cerca realmente. Viene da riprendere le parole di Pietro, che dopo la conversione di Cornelio disse:

«Allora Pietro, cominciando a parlare, disse: «In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; 35 ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito» (Atti 10, 35). Con questo non voglio assolutamente dire che i credenti possono starsene tranquilli perché Dio penserà a toccare il cuore dei magi in ogni luogo, ma semplicemente che come Pietro fu chiamato ad annunciare il vangelo al centurione Cornelio che era stato da Dio preparato a riceverlo, così anche noi dobbiamo sapere che ben prima che arriviamo a parlare di vangelo a qualcuno Dio ha già fatto il suo lavoro. Ci sono oggi tanti Magi che cercano e che probabilmente hanno informazioni confuse e bisogno di ulteriore rivelazione. Siamo chiamati a fare ciò che Erode non fece, e che Pietro invece fece, cioè ad essere pronti ad illustrare il vangelo. Non è un compito facile proprio perché sopra questo avvenimento ci sono anni ed anni di racconti, di tradizioni, di storie e di discorsi che hanno praticamente cancellato il significato originario, ma il compito dei credenti è proprio questo: ritornare al senso originario della venuta di Dio sulla terra.

3. I Magi e l’adorazione.

Infine i Magi hanno capito che nel Natale c’è di più di un semplice bambino e diversamente da Erode vogliono adorare sul serio. Nel nostro periodo natalizio esiste una quantità infinita di falsi adoratori. Se facessimo una lista delle cose che si fanno a Natale troveremmo senza dubbio una serie di pratiche legate alla cucina, ricette speciali, dolci, poi una serie di decorazioni tipiche sia private che pubbliche, poi ancora una serie di scambi tradizionali come i regali, e ancora diversi modi e tempi di viverlo, chi a cena chi a pranzo. I magi invece sono interessati ad altro: vogliono adorare. E voglio offrire ciò che hanno di meglio. Hanno capito che dietro il bambino c’è molto di più e che dietro quella fragilità c’è un re, ed un Dio. È la scommessa che abbiamo ancora oggi. Dio si è fatto uomo. Se è vietato adorare gli uomini è una gioia ed un dovere adorare Dio. Per chi ha incontrato Dio della sua vita è un po’ strano pensare che ci sia un momento dell’anno speciale in cui si adora, perché chi ha conosciuto Dio lo adora sempre, giorno per giorno e momento per momento. Sarà quindi opportuno in questo Natale lanciare la domanda: adoriamo come Erode o come i Magi? Invitiamo ad una vera adorazione costituita da una quotidianità che pone Dio al centro.