Il sogno dei magi: la presenza di Dio in ogni luogo
Non bisogna dare un’importanza eccessiva ai sogni o aspettarsi che la vita sia continuamente guidata da voci soprannaturali o angeli che fanno rivelazioni in sogno. Nel capitolo 2 di Matteo vediamo ben 3 sogni, che si aggiungono a quello del capitolo 1 avuto da Giuseppe, che riguardano fatti di capitale importanza, come la nascita del figlio di Dio.
Primo fatto davvero interessante, è che Dio non tace da nessuna parte. E laddove mancano le scritture Dio opera in modo soprannaturale. I magi venivano dalla Persia probabilmente e non erano degli studiosi della scrittura. Potevano essere stati a contatto con degli ebrei, conoscere qualcosa, ma erano degli stranieri che non avevano ricevuto una rivelazione esplicita. Eppure, sono avvertiti della nascita del re dei giudei da una stella. Studi sugli eventi astronomici di quel tempo non rivelano niente di particolare, quindi dobbiamo presupporre un fenomeno soprannaturale, di cui rimane traccia nei vangeli. Benché non siano ebrei, lo adorano ed offrono doni. Sempre in modo soprannaturale, cioè tramite un sogno, vengono avvertiti sul pericolo di Erode.
Quanto anticipato nella genealogia, l’arrivo di un discendente di Davide, si concretizza ora e mostra come il re dei re non perviene sulla terra in modo indolore. Arriva imponendo un conflitto con altri re, che hanno paura. I magi si presentano come perfetti ascoltatori del vangelo, benché stranieri. Preferiscono ascoltare l’angelo nel sogno piuttosto che obbedire ad un re temibile e hanno desiderio di adorare.
Sembrano anticipare quanto sarebbe avvenuto molti anni dopo nel libro degli atti: persone provenienti dal paganesimo disposti ad accettare Cristo più facilmente che gli ebrei.
Tutto ciò ci fa capire come il messaggio del vangelo abbia una portata universale. Non è destinato ai soli ebrei, si apre sin dall’inizio ad altre nazione ed è molto bello vedere come queste persone hanno saputo qualcosa di Gesù senza rivelazioni esplicite. Capita abbastanza spesso di chiedersi cosa ne sia delle persone che non hanno potuto ascoltare la predicazione del vangelo, e qui abbiamo un piccolo accenno di risposta. Certo si tratta di una domanda a cui non abbiamo risposte definitive, ma è molto bello scoprire che esistono modi miracolosi in cui Dio parla svelando Gesù anche in modi che noi non conosciamo. Le vie di Dio sono superiori a ciò che possiamo immaginare. Purtroppo le nostre società occidentali sono molto stanche e impermeabili al messaggio del vangelo. Aspettiamoci di vedere nuovi popoli, nuove persone che invece possono essere molto aperte che Dio può aver preparato al vangelo in modi di cui non siamo a conoscenza.
Il sogno di Giuseppe: salvezza per quanti?
Il sogno di Giuseppe permette la salvezza di Gesù. Purtroppo però la reazione smodata di Erode provoca una strage di innocenti. Molti si potranno scandalizzare perché gli innocenti sono morti, mentre Gesù si è salvato. Lo scrittore portoghese Saramago in un romanzo in cui riscrive il vangelo di Gesù, immagina un gran senso di colpa da parte di Giuseppe per aver salvato solo suo figlio e insiste su questo scandalo per cui uno solo si salva. Sicuramente si tratta di un’obiezione legittima.
Le cose cambiano però se pensiamo che la morte di Gesù è solo posticipata. Il male purtroppo, dopo aver tremato, si fa sentire, e nel mondo in cui siamo avanza misteriosamente. Dio lo lascia agire, ma poi dirige questo male su suo figlio che 30 anni dopo morirà come sono morti questi bambini. Morirà innocente ed ingiustamente per misfatti non commessi. Tuttavia la sua morte è una morte diversa da quella di quei bambini. La morte di quei bambini è tragica e non dovremo mai dimenticare che ci sono continuamente eventi tragici che fanno sparire bambini che non hanno alcuna responsabilità. Al contempo però non dovremmo mai dimenticare che Dio non è lontano da questa sofferenza, e che non ha scelto di eliminarla con un colpo di spugna. La via scelta da Dio è la via della sofferenza, che vediamo in questi bambini, ma che anche il bambino Gesù, percorrerà soffrendo. È lui che renderà giustizia a quei bambini a cui nessun altro può rendere giustizia. Possiamo scegliere di credere che il mondo è assurdo perché i bambini soffrono. Possiamo scegliere di credere che Gesù soffrendo al posto nostro ha dato un senso alla sofferenza e che la sua sofferenza vincerà la morte, se accettiamo di credere che questa sofferenza è determinata dalle nostre colpe e che lui ha sofferto per noi.
Il secondo sogno di Giuseppe
Finalmente Giuseppe può rientrare a casa sua perché sono morte le persone che cercano di uccidere il bambino, e il sogno gli permette di saperlo. La presenza di Archelao spaventa Giuseppe, e di per sé potrebbe essere un deterrente a rientrare, ma proprio perché il sogno raffigura un angelo che dà ordini, Giuseppe deve credere. Tuttavia usa un po’ di prudenza e sceglie una cittadina di poca importanza, Nazaret. Quanto detto al v. 23 è piuttosto strano. Infatti non esiste nessun passo nell’Antico Testamento che che parli della città di Nazaret. Esistono alcuni termini come “ramo” nazer, (ramo di Davide in Isaia 11), o simili, che però non sono molto espliciti. Cosa intende quindi Matteo? Probabilmente non sta facendo riferimento ad un passo specifico che parli di Nazaret, ma del fatto che il messia sarebbe stato umile e benché nato a Betlemme sarebbe poi andato a vivere in una città molto umile, di poca importanza. Insomma, Gesù non sceglie il centro storico, ma la periferia. Questo è coerente con il fatto che i profeti annunciano un messia umile.
Questa opposizione tra centri e periferie, soprattutto nelle moderne metropoli, è diventata radicale ai nostri giorni, proprio perché vediamo un divario molto forte tra queste due zone. È anche vero che in parte le cose cambiano e che esistono anche centri città degradati e periferie ricche, o ancora situazioni in cui l’opposizione non è così forte, come qui a Lucca. ma per ora la maggior parte delle situazioni vede il lusso al centro e grossi problemi sociali in periferia.
Osservando Gesù che viene fatto nascere a Nazaret e non nei quartieri centrali di Gerusalemme, possiamo chiederci qual è la nostra attenzione verso i luoghi più umili, quanto siamo disposti a viverci e ad impegnarci per essi e ancora chiederci quanto siamo attenti alle periferie del mondo.
Parallelamente, mi chiedo anche come sia possibile che in alcune chiese del mondo nascano le cosiddette teologie della prosperità, che affermano che la benedizione di Dio si manifesti grazie a una certa prosperità anche economica. Il messia venuto a Nazaret è lontano da questo modo di sentire e ci insegna a scegliere ciò che è più umile, conformemente al ritratto del messia fatto molti anni prima da Isaia.
Proprio da questo luogo umile Gesù sarà formato, andrà a scuola, avrà le sue amicizie e potrà portare un vangelo per gli umili.