Durante le scuole medie me la cavavo abbastanza bene e senza particolari affanni riuscivo ad avere voti abbastanza alti. Ero però un ragazzo al quale piaceva divertirsi circondato da altri ragazzi a cui piaceva divertirsi. Capitava quindi che si parlasse troppo, che non si ascoltasse i professori, che si facesse qualche scherzo alle ragazze, che si giocasse a calcio con qualsiasi cosa che, anche lontanamente, assomigliasse ad una palla. Di conseguenza capitava che prendessi delle note sul registro di classe… Mi ricordo che un anno, non dissi niente ai miei genitori riguardo queste note, terrorizzato dalla loro possibile reazione e dalle possibili conseguenze. Così ebbi la brillante idea, il giorno dei consigli di classe con i genitori, di nascondere il registro di classe. Sinceramente non mi ricordo che cosa sia successo dopo quel consiglio, se sono stato scoperto o meno. Ma cosa avevo cercato di fare? Avevo cercato di nascondere ai miei genitori i miei errori, avevo cercato, tramite l’inganno, di mostrarmi giusto davanti ai miei genitori per evitare il loro giudizio.
Luk 20:20-40 INR Si misero a osservare Gesù e gli mandarono delle spie che fingessero di essere giusti per coglierlo in fallo su una sua parola e consegnarlo, così, all’autorità e al potere del governatore. (21) Costoro gli fecero una domanda: “Maestro, noi sappiamo che tu parli e insegni rettamente, e non hai riguardi personali, ma insegni la via di Dio secondo verità: (22) ci è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” (23) Ma egli, accortosi del loro tranello, disse: (24) “Mostratemi un denaro; di chi porta l’effigie e l’iscrizione?” Ed essi dissero: “Di Cesare”. (25) Ed egli a loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”. (26) Essi non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo; e, meravigliati della sua risposta, tacquero.
(27) Poi si avvicinarono alcuni sadducei, i quali negano che ci sia risurrezione, e lo interrogarono, dicendo: (28) “Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se il fratello di uno muore, avendo moglie ma senza figli, il fratello ne prenda la moglie e dia una discendenza a suo fratello”. (29) C’erano dunque sette fratelli. Il primo prese moglie, e morì senza figli. (30) Il secondo pure la sposò; (31) poi il terzo; e così, fino al settimo, morirono senza lasciar figli. (32) Infine morì anche la donna. (33) Nella risurrezione, dunque, di chi sarà moglie quella donna? Perché tutti e sette l’hanno avuta per moglie”. (34) Gesù disse loro: “I figli di questo mondo sposano e sono sposati; (35) ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; (36) neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione. (37) Che poi i morti risuscitino, lo dichiarò anche Mosè nel passo del “pruno”, quando chiama il Signore, Dio di Abraamo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. (38) Ora, egli non è Dio di morti, ma di vivi; perché per lui tutti vivono”. (39) Alcuni scribi, rispondendo, dissero: “Maestro, hai detto bene”. (40) E non osavano più fargli alcuna domanda.
Nelle ultime settimane abbiamo visto insieme l’ingresso a Gerusalemme di Gesù, la sua reazione alla corruzione e al peccato che si trovava nel tempio e il ministero di evangelizzazione nel tempio. Ci siamo detti che oggi Gesù ci chiama a considerare le nostre vite, a riflettere su cosa facciamo del luogo dove dimora il Suo Spirito, dentro di noi.
La settimana scorsa, con Stefano, abbiamo osservato insieme la domanda, in mala fede, da parte di scribi e sacerdoti riguardo l’autorità di Gesù, le due risposte indiretta da parte del Maestro (chiedendo loro con che autorità agiva Giovanni il battista e raccontando la parabola dei vignaioli che uccidono il figlio del padrone della vigna). Infine Stefano ci ha sfidati a pensare alla nostra relazione con Gesù, che per alcuni è pietra angolare e per altri pietra d’inciampo, e a quale autorità stiamo ubbidendo.
Il testo di oggi narra di due episodi abbastanza famosi, soprattutto il primo. Il pericolo, soprattutto per quelli fra di noi che hanno letto tante volte queste storie, e di non prendere sul serio il testo e saltare al prossimo episodio oppure di fermarsi a delle considerazioni “solite”. Gesù in questo testo ci ricorda che siamo chiamati a vivere secondo la legge dello stato in cui viviamo. Il paese in cui viviamo ha delle regole e delle leggi che noi, in quanto credenti, siamo chiamati a rispettare, anche a costo di “rimetterci” e vedere l’empio, che queste regole non le segue, prosperare e farla franca. Che ci siano persone che la fanno franca non è una novità del nostro secolo o del nostro paese, basti vedere i salmi, per esempio il salmo 73. Ci ricorda anche che ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio sono due cose diverse e distinte. Questo vuol dire che è importante per lo stato rimanere laico e al tempo stesso per una chiesa occuparsi principalmente delle cose di Dio e non di questioni politiche. Su questa questione questa chiesa si è espressa più volte e abbiamo fatto anche degli studi. Questo non vuol dire, però, che uno stato non possa riflettere dei valori che ritroviamo anche nella Bibbia, come per esempio la libertà, e che la chiesa non debba combattere e prendere una posizione su tematiche come per esempio l’aborto o la libertà religiosa.
La seconda parte del testo che abbiamo letto ci ricorda che un giorno coloro che appartengono a Dio vivranno per sempre alla Sua presenza e i legami della terra, come il matrimonio, non esisteranno più come li conosciamo oggi. Sinceramente alla domanda se o meno il matrimonio avrà un valore in paradiso non so rispondere. Però so che le relazioni che avremo un giorno nel cielo saranno pure, prive di tensioni, gelosie ed egoismi. Queste riflessioni sono importanti, ma oggi vorrei vedere con voi se ci sono altre cose che il testo ci vuole dire…
Fingersi Giusti
Come ho detto prima la volta scorsa abbiamo visto una domanda posta in mala fede dalle autorità ebraiche a Gesù. Non è stata la prima volta e sicuramente non sarà l’ultima volta che vediamo l’opposizione da parte dalle autorità del popolo, dagli scribi, dai farisei e dai sadducei. Le spie mandate da Gesù furono, molto probabilmente, mandata sia dai farisei che dai sadducei, due partiti che la pensavano in maniera molto diversa su tante cose, per esempio come relazionarsi con l’impero romano. Si tratta quindi, ancora una volta, di una domanda che ha il solo scopo di far cadere in fallo Gesù.
La parabola dei vignaioli aveva particolarmente irritato queste persone, che avevano capito che era indirizzata a loro (v.19). Il piano di far sbagliare Gesù si stava rivelando difficile da attuare! Da una parte c’era il popolo che simpatizzava per questo uomo, dall’altra parte loro, i più eruditi, intelligenti e religiosi non riuscivano a fregare Gesù con i loro tranelli, quesiti e trucchetti. Per questo motivo decisero di osservarlo attentamente (v.20): volevano studiare meglio il loro nemico che si stava rivelando imbattibile. Accecati dal loro orgoglio e dalla loro presunzione non si resero conto che era meglio arrendersi a questo Gesù che continuare a combatterlo. Non si resero conto della verità nelle sue parole. Ma, ci verrebbe da dire, cari scribi, farisei, sadducei, oppositori di Gesù, non vi rendete conto che Lui è Gesù, non vedete i miracoli, non vedete la sua potenza, non vedete l’adempimento delle profezie del Vecchio Testamento che sapete a memoria? Facile parlare col senno di poi… Perché anche noi, se siamo onesti con noi stessi, a volte ci comportiamo come queste autorità… Il versetto 20 ci dice che essi mandarono delle spie che, fingendosi giuste, cercavano di fregare il Maestro. Fingendosi giuste… come ci si finge giusti? Nascondendo qualcosa: le nostre vere intenzioni, i nostri errori, i nostri pensieri.
In questi giorni si è parlato tanto dei Panama Papers, documenti trapelati di una agenzia che si occupa di creare e gestire conti off shore in paradisi fiscali come, appunto, Panama. Fra i vari nomi che sono venuti fuori c’è anche quello del primo ministro inglese, David Cameron, che per giorni ha affermato di non aver mai avuto conti all’estero prima di dover ammettere il contrario. Cameron si è finto giusto davanti ad una nazione intera.
Le spie delle autorità ebraiche si finsero giuste davanti a Gesù. Il rischio di pensare che questo sia un problema che interessava solo loro è concreto. Quando ci presentiamo al Signore, ci fingiamo giusti? O siamo onesti e ammettiamo i nostri errori, le nostre difficoltà, le nostre paure perché sappiamo che Lui non è venuto per condannarci bensì per salvarci, per sostenerci e guidarci nei momenti difficili?
La risposta di Gesù alle spie ci ricorda come comportarci con le istituzioni politiche, che dobbiamo rispettare. Ma questa è solo una parte della risposta. La sua risposta va oltre. Gesù risponde ad una domanda che le spie non avevano fatto: “com’è la situazione del nostro cuore davanti a Dio?”. Gesù ci dice di preoccuparci anche delle cose di Dio, e non solo delle cose di questo mondo. Se riconosciamo che tutto viene da Lui, che tutto appartiene a Lui, allora la naturale conseguenza sarà quella di dare a Cesare quello che è di Cesare. Le spie si soffermano sul lato politico, Gesù invece va al di là. Non tentiamo il Signore con la nostra finta giustezza, con le nostre presunte opere, con la dichiarazione dei redditi correttamente compilata(v.23) ma diamo a Dio ciò che è di Dio (v.25): la nostra vita, la nostra ubbidienza, gli ostacoli che abbiamo già superato e quelli che dobbiamo superare. Lasciamo stare presunzione e orgoglio, in modo da non diventare come i capi dei sacerdoti, e ammettiamo che senza Dio non valiamo niente e che lui è degno di regnare nella nostra vita perché lui è IL RE.
I sadducei
Alle spie, dopo aver ascoltato la risposta di Gesù, non resta che stare in silenzio. A farsi sotto, allora, sono i sadducei, che hanno l’ennesima domanda posta in mala fede. Chi erano questi sadducei?
Durante l’epoca di Cristo e del Nuovo Testamento, i Sadducei erano aristocratici. Essi tendevano ad essere benestanti e ad occupare posti di potere, incluso quello di capo dei sacerdoti e di Sommo sacerdote … Essi lavorarono sodo per mantenere la pace, per restare d’accordo con le decisioni di Roma (Israele in questo periodo era sotto il controllo romano), essi sembravano essere più occupati con la politica che con la religione. Siccome erano nelle grazie di Roma ed erano la classe dirigente e benestante, non relazionavano bene con coloro che appartenevano al partito dei Farisei. Sebbene i Sadducei tennero la maggior parte dei seggi nel Sinedrio, la storia indica che la maggior parte del tempo essi dovettero accettare le idee della minoranza Farisaica, perché i Farisei erano piuttosto popolari tra le masse. (http://www.gotquestions.org/Italiano/Farisei-Sadducei) I sadducei non erano ben visti dal popolo ed erano in contrapposizione ai farisei con i quali si erano alleati perché avevano come scopo comune far cadere Gesù.
Come ci dice il testo di oggi i sadducei non credevano nella resurrezione e provano a mettere nel sacco Gesù usando l’esempio di donna che si sposa diverse volte. Cosa succederebbe se ci fosse veramente una vita dopo la morte? Di chi sarebbe la moglie questa donna? Il dilemma nasce da un comandamento che si trova nel Pentateuco:
Deu 25:5-6 INR Se dei fratelli staranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà fuori, con uno straniero; suo cognato verrà da lei e se la prenderà per moglie, compiendo così verso di lei il suo dovere di cognato; (6) e il primogenito che lei partorirà porterà il nome del fratello defunto, affinché questo nome non sia estinto in Israele.
Lo scopo di questo comandamento era di assicurare il proseguimento delle diverse genealogie e sicuramente non è un testo che ha come obiettivo provare, o meno, l’esistenza della resurrezione. I sadducei estrapolano un versetto dal suo contesto per usarlo a loro favore ma Gesù, rimprovera questo uso e la loro ignoranza della Parola di Dio ricordando loro che il Signore è un Dio di vita ed il Dio dei viventi (v.37-38; Mat 22:29-32 INR Ma Gesù rispose loro: “Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. (30) Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli. (31) Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: (32) “Io sono il Dio d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe”? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi”.)
Una delle cose che possiamo imparare da questi versetti e quindi l’importanza di conoscere questo potente strumento che Dio ci ha dato, la Bibbia, e di usarla non per proclamare quello che piace a noi ma quello che Dio vuole proclamare.
La resurrezione
La risposta di Gesù, ancora una volta, non si limita a mettere in ridicolo i sadducei ma ci apre la finestra verso un nuovo mondo. In questo mondo si nasce, si cresce, ci si sposa e si muore. Ma le regole, le dinamiche e i legami del mondo a venire (v.35), del nuovo Regno di cui Gesù sta parlando, sono completamente nuove e diverse da quelle che regolano la vita su questa terra.
La settimana scorsa abbiamo letto insieme i versetti del vangelo di Giovanni che raccontano della resurrezione di Lazzaro.
Joh 11:25-26 INR Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; (26) e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?”
Questa affermazione e questa domanda Gesù le rivolge anche ai sadducei, seppur con parole diverse. Egli è venuto per portare vita eterna, per portare resurrezione. Crediamo noi in questo?
Allora smettiamola fi fingerci giusti davanti a Dio e davanti agli uomini, smettiamola di avere un approccio superficiale verso la Parola di Dio e annunciamo questo Regno che Gesù ha mostrato, un Regno che porta con se perdono, speranza, resurrezione e vita eterna. Annunciamolo ai sadducei, agli scribi e al resto del popolo e lasciamo che la potenza delle Verità di Dio operi nella loro vita.
Che cosa vogliamo annunciare? Voglio concludere leggendo un brano, che ci parla delle promesse future. Vi chiedo di alzarvi in piedi e di ascoltare attentamente. Esso ci descrive cosa avverrà a coloro che appartengono al Signore il giorno in cui egli ritornerà.
Sofonia 3:9-20 INR Allora io trasformerò le labbra dei popoli in labbra pure, affinché tutti invochino il nome del SIGNORE, per servirlo di comune accordo. (10) Di là dai fiumi d’Etiopia i miei supplicanti, i miei figli dispersi, mi porteranno le loro offerte. (11) Quel giorno, tu non avrai da vergognarti per tutte le azioni con le quali hai peccato contro di me; perché, allora, io toglierò di mezzo a te quelli che trionfano con superbia e tu smetterai di inorgoglirti sul mio monte santo. (12) Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero che confiderà nel nome del SIGNORE. (13) Il resto d’Israele non commetterà azioni malvagie, non dirà menzogne, e non si troverà più un linguaggio ingannatore sulle sue labbra; perché essi pascoleranno, si coricheranno, e non vi sarà più nessuno che li spaventi”. (14) Prorompi in grida di gioia, o figlia di Sion! Alza grida d’esultanza, o Israele! Rallègrati ed esulta con tutto il cuore, o figlia di Gerusalemme! (15) Il SIGNORE ha revocato le sue condanne contro di te, ha scacciato il tuo nemico. Il Re d’Israele, il SIGNORE, è in mezzo a te, non dovrai più temere alcun male. (16) Quel giorno si dirà a Gerusalemme: “Non temere, o Sion, le tue mani non si indeboliscano! (17) Il SIGNORE, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia”. (18) “Io raccoglierò quelli che sono nel dolore lontano dalle feste solenni; sono tuoi; su di loro pesa la vergogna! (19) In quel tempo, io agirò contro tutti quelli che ti opprimono; salverò la pecora che zoppica, raccoglierò quella che è stata cacciata via, e li renderò gloriosi e fAmoi, in tutti i paesi dove sono stati nella vergogna. (20) In quel tempo, io vi ricondurrò; in quel tempo, vi raccoglierò; perché vi renderò famosi e gloriosi fra tutti i popoli della terra, quando farò tornare, sotto i vostri occhi, quelli che sono in esilio”, dice il SIGNORE.