Mat 13:51-53 Avete capito tutte queste cose?” Essi risposero: “Sì”. (52) Allora disse loro: “Per questo, ogni scriba che diventa un discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie”. (53) Quando Gesù ebbe finito queste parabole, partì di là.
Nelle ultime settimane abbiamo affrontato come Chiesa il capitolo 13 di Matteo, all’interno della serie sulle parabole di Gesù che stiamo portando avanti da diversi mesi. Abbiamo scoperto che tutte le parabole raccolte in questo capitolo sono accumunate da un tema: il regno dei cieli. Abbiamo parlato molto del regno e domenica dopo domenica abbiamo approfondito un aspetto o una caratteristica di questo regno.
Abbiamo visto come il Regno si manifesta attraverso la conversione delle persone che ricevono il seme di questo regno nel proprio cuore. In questo cuore il seme cresce fino a portare frutto. Abbiamo poi visto che il frutto di questo regno non cresce sempre facilmente, perché c’è un nemico che si oppone alla sua crescita. I credenti sono chiamati a vivere come grano circondato da zizzania, spesso vivono una vita difficile e di sofferenza a causa della zizzania, che si staglia alta e leggera ma che non porta alcun tipo di frutto eterno, a differenza del grano del Signore. A volte però ci sembra che attorno noi ci sia solo zizzania, ci sentiamo piccoli, impotenti, abbandonati. A questo Gesù risponde attraverso le parabole del granello di senape e del lievito, per ricordarci che anche quando il regno sembra piccolo, insignificante, nascosto in realtà sta crescendo, come il granello di senape che porta ad un maestoso albero, o come il lievito che nascosto nella farina la trasforma completamente. L’incoraggiamento da parte di Gesù continua con le parabole del tesoro nascosto e della perla dal gande valore. Perché è vero che il Regno al momento può sembrare piccolo, ma il suo valore è inestimabile, e il suo valore viene riconosciuto chiaramente da chi è disposto a perdere e a rinunciare a tutto per entrare in questo regno. Infine la settimana scorsa Stefano ha predicato sulla parabola della rete e dell’avanzamento inesorabile di questo regno, che porterà al giudizio dei giusti e dei malvagi da parte di un Dio santo e giusto.
Dopo tutte queste parabole Gesù chiede ai suoi discepoli se avessero capito tutte le cose che aveva insegnato. I discepoli rispondo di aver capito, manifestando una crescita avvenuta nel corso di questo capitolo, che era iniziato con i discepoli che non capivano perché Gesù parlava usando delle parabole.
Oggi a conclusione delle parabole di questo capitolo voglio chiedervi: voi avete capito? Avete capito queste parabole? O ci sono delle cose non chiare? Non sono delle domande retoriche, non sono domande a trabocchetto. Voglio veramente sapere se ci sono delle cose che vi sono sfuggite o che non vi tornano. Perché se abbiamo capito ci sono delle conseguenze che il Signore ci vuol far presenti oggi.
Se queste cose ci sono chiare allora siamo simili ai discepoli, simili a quei 12 uomini che hanno cambiato il corso della storia annunciando, proclamando, vivendo, soffrendo, gioendo per il regno dei cieli. Se abbiamo capito queste cose allora la sfida che Gesù lascia ai suoi discepolo dopo queste parabole sul Regno è una sfida che vale anche per noi.
Gesù ci dice che se abbiamo capito queste cose, riguardo al Regno che ha inaugurato, e che vanno legate con l’insegnamento trovato nell’Antico Testamento, siamo come degli scribi-discepoli del regno dei cieli. Questi scribi-discepoli sono, secondo le parole di Gesù, sono simili a dei padroni di casa che offre dal suo tesoro cose vecchie e cose nuove. Vedremo dopo cosa vuol dire questa espressione ma voglio fermarmi ad analizzare le due figure a cui fa riferimento Gesù, lo scriba e il discepolo del regno.
Gli scribi in Israele erano delle persone che studiavano, trascrivevano e scrivevano commentari sulla Legge. Gli scribi prendevano molto sul serio il loro lavoro, al punto da contare le lettere e gli spazi sulle loro trascrizioni per accertarsi che una copia fosse corretta. Gli scribi fungevano anche da insegnanti e interpreti della Legge. Molti scribi erano associati ai farisei, anche se non tutti gli scribi lo erano. In un certo senso gli scribi erano simili ai teologi di oggi, che si occupano di studiare Dio e le dottrine relative a Dio. Gli scribi erano spesso rispettati dalla comunità ma noi sappiamo che spesso, nei vangeli, sono fra gli oppositori di Gesù. Questo perché nonostante la cura e il dettaglio nello studio dell’Antico Testamento non avevano riconosciuto in Gesù il Messia che era stato loro promesso e che si era manifestato.
Lo scriba del quale sta parlando il Signore non è necessariamente una persona che fa parte del gruppo degli scribi ma più in generale una persona che dedica una parte del suo tempo allo studio della Parola, per carpirne il significato, per ricercare l’armonia fra i vari testi, i vari autori, i vari libri con il loro genere letterario. Una persona che, insieme al Salmista, può affermare che la Parola di Dio è una lampada e una luce che illuminano il percorso che dobbiamo affrontare. Una persona che non metodo e dedizione lavora per scoprire il vero messaggio della Parola, una persona che però non si lascia distrarre o inorgoglire dalle proprie capacità intellettuali o cognitive come è spesso successo con i farisei e gli scribi m piuttosto una persona che rimane umile di fronte alla rivelazione scritta di Dio e da essa si lascia insegnare, riprendere, correggere ed educare (2Ti 3:16-17 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, (17) perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.).
Fino a qui tutto bene…eppure la tentazione a diventare orgogliosi e superbi è una sfida costante per l’essere umano, a partire dal primo peccato e fino alla fine dei tempi. È per questo motivo che Gesù dice ai propri discepoli questa parabola, mettendo insieme lo studioso, lo scriba, con il discepolo del regno. Il discepolo del regno infatti non è portato ad inorgoglirsi, a diventare saccente o presuntuoso perché ha be chiaro che la Bibbia è la rivelazione del Re onnipotente del regno dei cieli. Un discepolo è colui che ha conosciuto personalmente il Signore, che sta camminando con lui, che viene trasformato giorno dopo giorno dalla potenza e dalla bellezza della grazia, in grado di coprire i nostri peccati e i nostri limiti. Una persona che sta sperimentando i miracoli del Signore, che vede che anche le proprie imperfezioni e i propri sbagli vengono usati dal Signore per portare avanti il suo piano e il suo regno.
Ho potuto sperimentare questa cosa durante il campo ragazzi al quale ho partecipato la scorsa settimana. Quando meno ce lo aspettavamo, il Signore ha toccato in maniera incredibile il cuore di tanti ragazzi, che semplicemente cantando dei canti sono scoppiati a piangere di fronte alla santità e all’amore di Dio per loro e quella sera in diversi hanno preso un impegno serio davanti al Signore!
Lo scriba-discepolo diventa allora il modello da perseguire. Il profeta Geremia racchiude bene queste due realtà nei seguenti versetti.
Jer 9:23-24 Così parla il SIGNORE: “Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza: (24) ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me, che sono il SIGNORE. Io pratico la bontà, il diritto e la giustizia sulla terra, perché di queste cose mi compiaccio”, dice il SIGNORE.
In questi versetti il Signore ci esorta a non gloriarci nella nostra saggezza o la nostra forza o ricchezza, bensì a dare tutta la gloria a Dio che è l’unico vero Signore, il quale ci ha dato tutto quello che abbiamo, dall’intelligenza per conoscerlo, alla forza e la ricchezza per servirlo. A questo tipo di persona il Signore ha affidato un grande tesoro. Gesù dice ai suoi seguaci che uno scriba (una persona istruita per l’interpretazione dei testi) che diventa un discepolo (una persona istruita per conoscere Dio) può produrre grandi cose per il regno dei cieli (Jesus tells his followers that a scribe (one trained in the interpretation of texts) who has become a disciple (one trained to know God) can produce great things for the kingdom of heaven. https://tgc-documents.s3.amazonaws.com/themelios/Themelios41-1.pdf#page=39 ).
È per questo motivo che il Signore aveva chiesto ai discepoli se avessero capito tutte le parabole. Perché quello che avevano imparato, e che noi abbiamo affermato di aver imparato e capito, non è da tenere nascosto o inutilizzato. Coloro che hanno capito, come lo scriba, e hanno sperimentato, come il discepolo, hanno ricevuto un grande tesoro, composto da cose nuove e cose vecchie, che deve essere condiviso. Gesù sta sicuramente riferimento all’Antico e il Nuovo Testamento (come concetti, più che come libri). I discepoli dovevano capire e annunciare che il vecchio e il nuovo avevano come punto di incontro Gesù Cristo, Dio fattosi uomo per portare la salvezza a chiunque avrebbe creduto nel suo nome, nella sua morte, nella sua resurrezione. Noi siamo molto benedetti perché siamo venuti dopo questi avvenimenti e possiamo metterli insieme ancora meglio. E così come i discepoli, anche a noi Gesù ci chiede di proclamare e mettere in pratica il Regno dei cieli che è stato presentato attraverso le parabole precedenti.
Gesù esorta tutti i suoi scribi-discepoli, a comportarsi come un saggio e generoso padrone di casa. Saggio perché decide cosa tirare fuori in base alle circostanze e agli ospiti. Una persona che è in grado di vedere Cristo presente ed esaltato in ogni pagina e ogni libro della Bibbia, a partire dalla Genesi fino a finire nell’apocalisse. E un padrone di casa che tira fuori generosamente, sapendo che quello che ha gli è stato affidato e che è per il bene suo e del suo prossimo.
Se sono uno scriba-discepolo, come sto usando il tesoro che il Signore mi ha affidato? Come sto usando i talenti che lui mi ha donato (musica, manualità, preghiera, ospitalità)?