25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? 28 E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. 30 Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? 31 Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” 32 Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. 33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. 34 Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Inquadrare il problema: perché non devo essere in ansia?
Il passo è molto bello e incoraggiante, forse perché l’evocazione degli uccelli del cielo e di gigli dei campi getta un alone di poesia sul problema trattato. Ma dobbiamo capire esattamente di cosa Gesù stia parlando quindi cosa questo testo dice e cosa questo testo non dice.
Il passo parla di un problema che è di una attualità sconcertante, forse uno dei problemi maggiori che stiamo affrontando in questi ultimi anni soprattutto dopo la pandemia: l’ansia! Esiste da sempre, la diagnosticano in modo più o meno chiaro Ippocrate, Seneca, e da tanti altri nel corso della storia, senza per altro riuscire a distinguerla chiaramente dalla depressione. Esiste un’ansia normale, preoccupazione per quello che potrebbe accadere ed un’ansia patologica che degenera in vero e proprio disturbo. Potremmo dire che qui Gesù ci parla di entrambe, partendo ovviamente da quella non patologica che accomuna molti esseri umani, rispendo ai possibili eventi futuri.
Ipotesi superficiale. Ad una prima lettura potremmo pensare che Gesù stia incoraggiando i discepoli a non preoccuparsi del futuro perché tanto Dio provvederà. Ma a questo si oppone una costatazione abbastanza ovvia: Da sempre ci sono persone che muoiono di fame e di freddo e questo a prescindere dal fatto che siano o meno ansiose. Per mancanza di risorse energetiche muoiono anche gli animali, che se non sono mangiati da altri predatori possono incorrere anche loro in mancanza di cibo o acqua.
Conclusione 1. In poche parole il passo che abbiamo letto non ci incoraggia ad una visione provvidenziale dell’esistenza in cui tutto va bene a prescindere, motivo per cui non si debba essere ansiosi. Ho letto una frase divertente in un rivista scientifica: “La causa principale della morte in natura, è semplicemente essere nati”1 e questo corrisponde ad una visione del mondo che è quello descritto dalla Bibbia all’inizio della Genesi dopo la rottura delle relazioni pacifiche tra l’uomo e Dio, che comporta un mondo problematico… Ci sono quindi persone che muoiono di fame, uccelli del cielo che muoiono.
Il problema è quindi che tutti facilmente ci preoccupiamo, alcuni addirittura vanno in stati d’ansia patologici, ma Gesù ci dice di non farlo. Tutto sta ora nel capire perché non dovremmo essere in ansia. Gesù ci garantisce che possiamo vincere l’ansia se rispondiamo a tre domande, che questo passo implicitamente ci rivolge. Le domande sono le seguenti:
1. Quale Dio hai scelto? 2. Che vita ti interessa? 3. In che mondo vivi?
2. Quale Dio hai scelto?
La prima domanda ci viene naturalmente dalla prima parola che troviamo: Perciò. Gesù ha appena parlato della necessità di scegliere il Dio che vogliamo servire. Se vogliamo vivere accumulando soldi e denaro, illudendoci che questo ci metta al riparo da ogni male, allora abbiamo scelto Mammona, il dio del denaro. Ma questo dio è un dio esigente e l’ansia è la conseguenza naturale del seguirlo. Perché se viviamo convinti che le ricchezze accumulate ci proteggano saremo continuamente in ansia dalla possibilità di perderle. I tarli e le tignole di cui sopra, le crisi finanziarie, i ladri che rubano, i crolli dei governi e ogni altra cosa saranno un fattore di continua destabilizzazione per noi e vivremo nell’ansia continua di perdere qualcosa. Attenzione che questo non è un problema da risolvere in base al censo, per cui solo chi è ricco soffre di ansia, mentre che è povero non ne soffre. Soffre di ansia che ha scelto il dio denaro, o Mammona, come dio ultimo da servire, che risulta essere un falso Dio che nondimeno richiede sacrificio e offerte.
Mi colpisce un fenomeno urbanistico che effettivamente riguarda proprio l’accumulo. Ho osservato in Togo che molte case nei villaggi di persone mediamente povere non hanno muri di protezione troppo elevati e consentono di entrare abbastanza facilmente a rendere visita. Magari staccionate di canne o muretti leggeri che delimitano una proprietà. Se si visitano invece le città più grandi si notano delle case grosse con alti muri di cemento che nascondono completamente la casa, spesso con rotoli di filo spinato sui muri. Chi vive lì sembra mostrare un’ansia terribile rispetto all’incontro con un prossimo che invece in un villaggio è molto facilitato…
La prima domanda che Gesù ci rivolge quindi riguarda proprio la scelta di Dio che abbiamo fatto. Se abbiamo optato per il dio denaro, o comunque per il Dio del comfort materiale è giustissimo che stiamo in ansia, perché niente ci garantisce che ne avremo sempre. Ma il Dio che abbiamo scelto è un altro. È quello che ci ha invitato a farci tesori in cielo, non in terra. È quello che ci ha detto che il tesoro massimo è la relazione con lui, il vivere con lui. La prima risposta è che possiamo non essere in ansia perché abbiamo creduto in un Dio che garantisce pace nella relazione che viviamo con lui.
- Che cos’è la vita?
La seconda domanda nasce dal termine vita che Gesù usa per lo meno tre volte nel suo incoraggiamento ai discepoli. Prima di tutto li incoraggia a non essere in ansia per la vita, e di ciò che mangeranno o berranno. Qui ci fa pensare che con vita intenda la vita biologica, il funzionamento fisiologico del corpo che ha bisogno di sostanze per nutrirsi e di vestiti per coprirsi. Successivamente ci dice che la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito. È vero che questo vale anche per vita e corpo fisici, ma comincio a intravedere che c’è di più. Infine ci ricorda che a questa vita non possiamo aggiungere niente, che non sia già stato stabilito.
Allora, per Gesù questa vita è molto di più che un semplice oggetto che teniamo in piedi a forza di alimentarlo e di coprirlo. E quando tutta la nostra vita è ridotta ad un mero esercizio finalizzato a nutrirsi e coprirsi e basta, significa che abbiamo perso di vista qualcosa di più grande. Se con vita intendiamo semplicemente una vita biologica, un cuore che pulsa con un sangue che circola e un respiro che alita, e già tutto ciò non è poco, allora l’ansia sarà un risultato naturale. Saremo continuamente intenti a cercare solo di nutrire, di coprire e di allungare. Va anche notato che pratiche come l’omicidio, la pena di morte o l’eutanasia fanno pensare che possiamo liberamente disporre di questa vita e togliere ed aggiungere giorni a nostro piacimento. Ma Gesù ci parla qui di una vita più importante, più alta, di cui non disponiamo a pieno. Quella vita è una vita risorta, eterna, rigenerata. Da cui la domanda di Gesù: se Dio si dà tanta pena per uccelli e fiori dando loro in questa vita cibo e bellezza, non farà ancora di più per voi? C’è messaggio molto bello in questo paragone: voi valete qualcosa! Voi avete un valore, ed esattamente perché la vostra vita è importante per Dio, scegliete non l’ansia che deriva dal preoccuparsi esclusivamente della vita biologica, ma la gioia che deriva dal sapere che abbiamo un valore per Dio!
È divertente e triste fare una passeggiata qui a Lucca: si nota che ci sono molti negozi che nel tempo hanno chiuso e che sono stati sostituiti da altri. La stragrande maggioranza dei negozi che troviamo oggi in centro sono di due tipi: cibo e vestiti! Forse Gesù rimarrebbe un po’ rattristato dal vedere quanto poco è stato ascoltato il suo messaggio! Ma proprio passeggiando tra le vie di una città come Lucca o di tante altre città chiediamoci: quale vita voglio? Quale vita scelgo?
3. In quale mondo vivi?
La conclusione del discorso di Gesù al v. 31 è “Non siate dunque in ansia!”. Sono i pagani che vivono nell’ansia! Sembrerebbe un discorso politico, perché si parla di regno. Pagani sono coloro che hanno scelto di vivere nel regno di questo mondo, con le dinamiche politiche di questo mondo, con le vicissitudini legate alla vittoria di un re su un altro, o ai nostri tempi dalla vittoria di un presidente su un altro. Ogni re o ogni presidente osserveranno i bisogni importanti delle nazioni – o forse spesso egoisticamente si preoccuperanno di curare solo i loro bisogni – e si daranno da fare per soddisfarli – spesso senza riuscirci. Essere pagano o essere un discepolo di Dio significa avere scelto in quale regno vivere. Significa decidere se riporre l’ultima speranza e fiducia nella la politica del mondo con le sue logiche e i suoi scopi o la politica di Dio, che è una ricerca di Lui e della sua giustizia. La settimana scorsa abbiamo ascoltato la testimonianza di amici che hanno aperto un caffè a Nizza che persegue non logiche di profitto, ma di regno. Porta le persone a ritrovarsi, ad esercitare i propri doni e a convertirsi. Non mancano anche i profitti, ma non sono la priorità. Nasce da poco, da pani e da pesci investiti bene.
Come si cura dunque l’ansia? L’ansia si vince non dicendo ottimisticamente che tutto andrà bene, ma instaurando un rapporto profondo di fiducia, di amicizia, di scambio, di dialogo, di condivisione con quel Dio che conosce i nostri bisogno e ci chiama a vivere secondo i valori di regno di giustizia divina. Si vince investendo i pani e i pesci che Dio ci ha dato non essendo nell’ansia di conservarli, né di accumularli, ma di condividerli.
1https://www.animal-ethics.org/malnutrizione-fame-e-sete-negli-animali-selvatici/#:~:text=La fame è una causa,dopo aver raggiunto la maturità.