Internazionalismo

Oggi vogliamo affrontare un altro tema legato al Vecchio Testamento. In questi ultimi mesi abbiamo parlato in maniera particolare del patto che Dio ha stabilito con Abramo e con Israele attraverso Mosè. Ovviamente la maggior parte dei testi che troviamo nell’Antico Testamento hanno a che vedere con il popolo di Israele, in quanto popolo scelto dal Signore, popolo chiamato ad avere una relazione speciale e benedetta con il Signore ma anche a rispettare le esigenti, dal punto di vista umano, richieste del Signore. Il ruolo del popolo di Israele è indubbiamente importante e continua ad essere importante. Collocare Israele nella giusta prospettiva è qualcosa che ogni credente ed ogni chiesa continua a fare, a volte esagerando e a volte minimizzando. Ne è un esempio lampante un recente avvenimento politico, lo spostamento dell’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Molto probabilmente le vostre bacheche social si sono riempite, come le mie, di post dai toni apocalittici, di citazioni bibliche e commenti a favore o contro la nazione di Israele. Tutto questo a conferma che la questione di Israele, anche per noi cristiani, rimane al centro del dibattito.

Eppure all’interno della Bibbia, anche nel Vecchio Testamento, c’è una attenzione particolare anche alle nazioni che non sono Israele, anche agli stranieri che non appartengono al popolo d’Israele. Questo tema può essere chiamato universalismo, ma alcuni studiosi preferiscono chiamarlo internazionalismo. Questo perché, in ambito teologico, universalismo oggi viene spesso usato per descrivere quella concezione, tra l’altro poco biblica, che tutti un giorno si salveranno. È per questo motivo, quindi, che alcuni usano il termine internazionalismo per evitare fraintendimenti. Con il termine internazionalismo si racchiudono, allora, tutti quei testi dell’Antico Testamento che sono dedicati ad altre nazioni.

Domanda: quali sono alcuni esempi di internazionalismo che vi vengono in mente?

Diciamo che i testi relativi all’internazionalismo del Vecchio Testamento possono essere divisi in tre categorie:
1- I testi che parlano delle nazioni indipendentemente da Israele. Questi sono quei testi che descrivono la situazione delle nazioni all’infuori del ruolo di Israele. Questi testi, per esempio, descrivono Dio come giudice e difensore dei diritti umani.
Amos 2:1-3 Così parla il SIGNORE: “Per tre misfatti di Moab, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché ha bruciato e calcinato le ossa del re di Edom. (2) Io manderò in Moab un fuoco che divorerà i palazzi di Cheriot. Moab perirà in mezzo al tumulto, alle grida di guerra e al suono delle trombe; (3) in mezzo ad esso sterminerò il giudice e ucciderò tutti i suoi prìncipi, con lui”, dice il SIGNORE.
Notate come in questi versetti il Signore promette di punire Moab, non per aver fatto qualcosa di malvagio contro il popolo di Israele, ma per aver “bruciato e calcinato le ossa del re di Edom”, un re pagano.
Sempre nel libro di Amos, nel 9 capitolo, troviamo questi versetti.
Amo 9:7-8 “Non siete forse per me come i figli degli Etiopi, o figli d’Israele?” dice il SIGNORE. “Non ho forse condotto Israele fuori dal paese d’Egitto, i Filistei da Caftor e i Siri da Chir? (8) Ecco, gli occhi del SIGNORE, di DIO, sono sopra il regno colpevole. Io li sterminerò dalla faccia della terra; tuttavia, io non distruggerò interamente la casa di Giacobbe”, dice il SIGNORE.
In questi versetti il Signore afferma di aver guidato, così come aveva guidato Israele, anche altri popoli fuori da un paese. Il popolo d’Israele è sì speciale, ma la grandezza e il piano di Dio non può essere limitato ad un solo popolo.

2- La seconda categoria è quella che racchiude tutti i testi del Vecchio Testamento che descrivono le nazioni come nemiche di Israele e del Signore. Uno degli esempi più famosi di questa categoria è il Faraone, che pensava di poter sfruttare a suo piacimento il popolo di Dio. Il faraone è un chiaro nemico del popolo di Israele e un chiaro nemico di Dio, che si sta mettendo in mezzo tra Dio e il patto stabilito con Israele. Per questo motivo il Faraone deve essere punito.
Exo 3:7-10 Il SIGNORE disse: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. (8) Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. (9) E ora, ecco, le grida dei figli d’Israele sono giunte a me; e ho anche visto l’oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. (10) Or dunque va’; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall’Egitto il mio popolo, i figli d’Israele”.

3- La terza categoria è quella che racchiude i testi che parlano di Dio e delle nazioni contro Israele. In particolare questi sono i testi nei quali Dio punisce il popolo di Israele per la propria disubbidienza e lo fa attraverso le nazioni.
Jer 25:8-9 Perciò, così dice il SIGNORE degli eserciti: “Poiché non avete dato ascolto alle mie parole, (9) ecco, io manderò a prendere tutte le nazioni del settentrione”, dice il SIGNORE, “e manderò a chiamare Nabucodonosor re di Babilonia, mio servitore, e le farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni circostanti; li voterò allo sterminio e li abbandonerò alla desolazione, alla derisione, a una solitudine perenne.

Quelli che abbiamo visto sono solo alcuni, ovviamente, dei testi che rappresentano queste tre categorie. Le sfaccettature delle tre categorie sono molteplici ma non è questa la sede per analizzarle. Ci basta sapere che l’AT offre una sorprendente varietà di prospettive sulle nazioni che non sono Israele e questa varietà viene ripresa anche nel NT. Anche se il ruolo esclusivo affidato ad Israele, frutto della relazione sancita dal patto, è spesso rimarcato nel VT, ci sono chiare prove di internazionalismo frutto dell’attrazione da parte di Israele. È fondamentale capire che l’inclusione delle nazioni non è un’aggiunta, un’appendice allo scopo che Dio aveva per Israele. L’inclusione delle nazioni è implicita dall’inizio del VT e realizzata attraverso la venuta di Cristo, come abbiamo visto e capito meglio in questi mesi.
Voglio approfondire meglio questo concetto. Che l’internazionalismo è presente sin dall’inizio della Bibbia e che si realizza con la venuta di Cristo, venuta che ricordiamo in maniera particolare in questo periodo dell’anno.

Voglio guardare insieme a voi 2 momenti molto particolari della storia dell’umanità descritti nel primo libro della Bibbia, la Genesi. Guarderemo insieme 2 momenti disastrosi per l’uomo e la reazione di Dio. Iniziamo dal peccato originale, Genesi capitolo 3. Adamo ed Eva hanno appena commesso il peccato originale, hanno ceduto alle tentazioni del serpente e, credendo di potersi sostituire a Dio, hanno mangiato il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Tutto sembra perduto, il peccato è entrato nel mondo, l’uomo è destinato a morire, a perire non soltanto fisicamente ma anche spiritualmente. La relazione con Dio è interrotta. Satana ha vinto e per l’uomo non c’è speranza. Oppure si…

Guardiamo cosa promette Dio al serpente. Genesi 3:14-15
Gen 3:14-15 Allora Dio il SIGNORE disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. (15) Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno”.
Il Signore promette, in questo momento buio e di sconforto, che il serpente non sarà per sempre vincitore. Il Signore promette che la progenie della donna schiaccerà il capo del serpente. In qualche modo, la progenie di una donna, e non di uomo, vincerà il serpente. Interessante, è come se il figlio di una donna, e non il figlio di un uomo, debba venire per sconfiggere satana e permettere di nuovo all’umanità intera di avere una relazione con Dio, una relazione d’amore e di speranza. Chi sono secondo voi questa donna e suo figlio? Il piano di salvezza per le nazioni e quindi presente sin dall’inizio della Genesi. Questo piano verrà specificato strada facendo.

Il secondo episodio che voglio leggere insieme a voi è un testo dal quale siamo partiti, chiudiamo questo cerchio sul patto tornando al patto abramitico, il patto tra Dio ed Abramo. Diversi studiosi hanno giustamente fatto notare che il libro della Genesi può essere diviso in due parti. Nei capitoli 1-11 troviamo una narrazione primordiale, nella quale Dio si interessa all’umanità intera. Nei capitoli 12-50, invece, l’attenzione si sposta dall’umanità in generale alla nazione di Israele, alla discendenza di Abramo. E come se Dio si fosse stufato dell’umanità o non fosse in grado di salvare l’umanità e allora rivolge ora la propria attenzione ad un solo popolo, come un bambino rivolge la propria attenzione al suo nuovo giocattolo. Ma queste due parti sono collegate dall’episodio della torre di Babele. Un episodio simile al peccato di Adamo ed Eva, in quanto gli essere umani hanno provato a sostituirsi a Dio. La conseguenza di questo atto di presunzione è che gli uomini sono separati e sparsi per tutta la faccia della terra, ma separati ancora una volta da Dio a causa del loro peccato. Il quadro è drammatico, ma ancora una volta Dio interviene.
Gen 12:1-3 Il SIGNORE disse ad Abramo: “Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; (2) io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. (3) Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.

Il Signore non si è dimenticato dell’umanità, non si è dimenticato della promessa fatta al serpente. Il Signore ha un piano, un piano di benedizione per tutte le famiglie e le nazioni della terra. Il Signore non ha rinunciato alle nazioni a discapito di Israele, ma il suo piano prevede di usare la progenie, passando da Adamo, Abramo e infine Maria, per sconfiggere la potenza del peccato.
Il Signore che adoriamo è sempre stato un Signore interessato all’internazionalismo dell’umanità. Il piano di Dio prevedeva, sin dall’inizio, la salvezza di tutti coloro che avrebbero creduto a lui, a prescindere dall’appartenenza etnica.
Gal 3:7-8 Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli d’Abraamo. (8) La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunziò ad Abraamo questa buona notizia: “In te saranno benedette tutte le nazioni”.
Il piano di Dio si è manifestato come una clessidra. All’inizio questo piano era vago ma con il passare del tempo è diventato sempre più preciso. Sempre più preciso come una clessidra che si stringe verso il centro. Una progenie, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda, Raab e Rut (due straniere), Davide, Maria. Questo piano sempre più dettagliato aveva come centro, come centro delle clessidra, Gesù. E in Gesù e nel NT c’è un’esplosione di internazionalismo, con la clessidra che si espande di nuovo.
Mat 28:19-20 Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, (20) insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”.

In quanto seguaci di Cristo riconosciamo che siamo stati liberati dal peccato grazie all’intervento di Dio. In quanto seguaci di Dio non possiamo far finta di niente davanti all’internazionalismo di Dio. Ci meravigliamo di fronte alla grandezza e alla bellezza di questo piano di salvezza presente sin dalle prime pagine della Bibbia, un piano per tutte le nazioni rappresentate da Adamo e reso possibile dalla venuta del secondo Adamo. Israele è stato usato in maniera unica da Dio, ma il piano di Dio non era rivolto solo ad Israele ma ha sempre contemplato l’umanità intera. Le implicazioni e i risvolti pratici dell’internazionalismo divino sono molteplici.

Ne voglio citare solo due.
Dio è un Dio in missione, che ha a cuore la salvezza dell’essere umano e ci chiama ad uscire dalle nostre chiese per condividere questo messaggio. Evitiamo di fare la fine di Israele, che pensava di essere al centro del mondo e del piano di Dio. Dio è al centro del piano di Dio e ci invita a non riposarci sugli allori di una salvezza che non abbiamo meritato né comprato, ma ad impegnarci a fare suoi discepoli fra tutte le nazioni fino alle estremità della terra.

L’altra implicazione è che, in quanto credenti, l’internazionalismo dovrebbe essere una nostra caratteristica, dobbiamo fare nostro l’internazionalismo divino. Dobbiamo evitare discorsi di superiorità di una nazione o di una etnia nei confronti di un’altra e invece sforzarci di aiutare lo straniero, servirlo e amarlo. In questo periodo nel quale odiare il diverso e lo straniero è spesso main-stream dobbiamo, come credenti e come chiese, impegnarci per annunciare un messaggio di amore verso il prossimo, perché, come abbiamo visto oggi, è questo il piano di Dio per l’umanità intera.