Per motivi di tempo e di studio abbiamo suddiviso il capitolo 10 in due parti, separando la chiamata alla missione dall’avvertimento relativo alla persecuzione. È utile dividerli per capirli meglio, ma è importante ricordare che si tratta di un unico discorso e che quando Gesù invia i suoi 12 ad annunciare il vangelo, li avvisa anche che il messaggio che portano costerà loro caro.
La persecuzione in effetti è stata per i primi 300 anni in cui il cristianesimo si è sviluppato la condizione normale della chiesa. Quando essa si è lasciata assorbire dall’impero diventando chiesa di stato, preservandosi dalla persecuzione, si è anche snaturata ed è diventata a sua volta persecutrice nei confronti di varie realtà eterodosse, giudicate eretiche, ma forse più autenticamente cristiane della chiesa ufficiale.
In buona parte dell’occidente e del mondo democratico la chiesa ha trovato modo di non essere più perseguitata, ma rimangono ampi spazi nel mondo in cui lo è ancora. Come leggere questo passo oggi in un paese occidentale come l’Italia, in cui non possiamo dire di essere fisicamente perseguitati? Da un lato non dobbiamo banalizzare le forme di persecuzione striscianti e nascoste che influenzano e perseguitano senza farsi vedere: il mercato, la pressione a comsumare, l’individualismo, la valanga di messaggi negativi o contrari a Dio che riceviamo sui media e sui social, costituiscono una forma di persecuzione subdola, non meno grave di quella esercitata da uomini organizzati, come Saluto di Tarso. Dall’altro dobbiamo anche chiederci i motivi di questa assenza di persecuzione fisica. Lo possiamo fare affrontando prima il testo che abbiamo davanti che mi sembra rispondere in modo chiaro ad una domanda: come resistere ai persecutori? In questo passo infatti non si parla di persecuzione in generale, ma di persone precise: di lupi, di uomini, di tribunali, di parenti, figli, padri, madri e fratelli. In questo passo, commettono azioni importanti e gravi, ma le pressioni e le opposizioni alla fede in famiglia possono essere anche molto meno violente, e nondimeno effettive. Come resistere?
1. I credenti sono chiamati a testimoniare ai persecutori.
16 «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. 19 Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. 20 Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; perché io vi dico in verità che non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che il Figlio dell’uomo sia venuto.
Le azioni commesse dai persecutori in questo passo sono serie e dolorose: essere sotto accusa nei tribunali, flagellazione, morte. Quando oggi leggiamo i bollettini di missioni come Porte Aperte assistiamo a descrizioni di crimini molto simili e ci rendiamo conto della veridicità della profezia di Gesù. Una prima risposta che questo passo ci dà è che un modo per resistere è sapere che dobbiamo testimoniare davanti a loro. Anche i persecutori hanno un cuore, un’anima ed alcuni, come Saulo di Tarso, si convertiranno diventando dei grandi credenti. La testimonianza di chi non ha una fede che cambia in funzione di dove tira il vento, ma che nella sofferenza dimostra di voler portare la croce del maestro, è importante proprio per i persecutori che davanti ad esempi di resistenza possono rendersi conto dei propri errori e cambiare. Oppure no: possono anche rimanere tali, ma la testimonianza dei credenti è servita comunque e sarà ricordata. Siamo troppo spesso abituati a valutare il successo dell’annuncio del vangelo in termini di numeri o di risultati concreti: quante persone si sono convertite? Quanti hanno migliorato la loro vita? La risposta che motiva chi è perseguitato a perseverare nella fede è che i persecutori possono convertirsi, e che se nessuno si converte l’importante è l’annuncio del vangelo, la predicazione della verità, non i suoi risultati concreti. Gesù sulla croce è morto, e la sua morte è una vittoria assoluta che sembra una sconfitta, ma non lo è!
2. I credenti non devono temere i persecutori
24 Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. 25 Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua! 26 Non li temete dunque; perché non c’è niente di nascosto che non debba essere scoperto, né di occulto che non debba essere conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all’orecchio, predicatelo sui tetti. 28 E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna. 29 Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. 30 Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.
In questa parte del messaggio di Gesù notiamo un insistenza sul non temere. Tre volte viene detto di non temere. È di per sé un modo per resistere, ma ogni linea dà una motivazione più forte. Gesù parte con un invito a non stupirsi della persecuzione: come hanno perseguitato il maestro così perseguiteranno i suoi discepoli. Ma l’invito a non temere si basa su tre brevi idee: 1) La verità si manifesterà, verrà alla luce, e ai perseguitati verrà fatta giustizia. La persecuzione è temporanea, provvisoria, la verità dirà la sua parola. 2) I persecutori hanno un potere parziale. Hanno impresa sul corpo, non sullo spirito. Nessuno può imprigionare lo spirito di chi ha trovato la libertà in Gesù. 3) Il valore: Dio sa che i suoi figli sono perseguitati e dà molto valore ad ognuno di loro. Ciò che conta è il valore che abbiamo davanti a Dio, non davanti a coloro che perseguitano e che vorrebbero uniformare il mondo ai loro valori vuoti.
Probabilmente queste parole non hanno un impatto emotivo molto forte su noi che siamo fisicamente liberi. Dovremmo immedesimarci nell’animo di quei pastori che affrontano la persecuzione e pensarle mentre preghiamo per la chiesa perseguitata. Dovremmo anche tenerle presente perché non sappiamo in che modo il nostro stesso mondo possa evolvere.
3. I persecutori sono dei catalizzatori della vera fede.
32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli. 33 Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli.
34 Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. 35 Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; 36 e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. 37 Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me. 38 Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
La persecuzione paradossalmente sembra avere anche un ruolo utile. Serve a discriminare tra la falsa e la vera fede. A conclusione delle allerte che Gesù dà rispetto alla persecuzione, lancia una riflessione molto universale (chi…) sul riconoscere o meno Gesù davanti agli uomini. Credo che se finora chi non è mai stato pesantemente perseguitato per la sua fede si possa essere sentito poco toccato, queste parole riguardano invece veramente tutti. Ci sono persone che hanno una fede che viene provata dalla persecuzione e questa resiste anche davanti alla sofferenza. Ci sono fratelli che riconoscono Gesù davanti a uomini non neutri, ma che fanno loro del male. Questo porta chi non viene perseguitato a riflettere: come, quanto riconosciamo Gesù davanti agli uomini? Se non siamo perseguitati a maggior ragione non dovremmo temere di “dire la verità”, di raccontare la nostra esperienza di fede, di raccontare le grandi opere di Dio. La terribile affermazione di Gesù sul fatto che sia venuto a mettere “spada” e non “pace” (benché abbia esortato i credenti ad essere operatori di pace) significa che la persecuzione può prendere risvolti molto nascosti, rinchiusi nelle famiglie. La scelta può rompere le relazioni famigliari, e per quanto questo non sia l’ideale a cui tendere, va saputo che è una conseguenza possibile della fede.
Come resistere alla persecuzione? Sapendo che laddove la nostra scelta di fede confligga con le idee della nostra famiglia, quel conflitto è utile a provare la fede. Se purtroppo rompe dei legami – e tanti di noi sanno che questo capita – dall’altro solidifica il legame con Gesù, a partire dal quale tanti legami famigliari si potranno ricostruire su relazioni non di sangue ma di spirito.
4. Si combattono i persecutori aiutando i perseguitati.
40 Chi riceve voi, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. 41 Chi riceve un profeta come profeta, riceverà premio di profeta; e chi riceve un giusto come giusto, riceverà premio di giusto. 42 E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio».
Notiamo la bellezza della simmetria delle due parti del discorso di Gesù: la prima parla di un annuncio che può incontrare il favore del villaggio o il rifiuto. Alla fine della prima parte, si parla di case che possono ricevere i discepoli e quindi ricevere da loro la “PACE” oppure rifiutarli. Questa seconda parte del discorso, ha parlato prima della persecuzione che è una potenziale risposta estrema di coloro che intentano la persecuzione contro i discepoli, ma riapre anche sulla possibilità della ricezione. Alcuni riceveranno i discepoli. Li considereranno dei profeti, dei giusti. Daranno loro un aiuto materiale, anche un singolo bicchiere d’acqua. C’è quindi un modo speciale di resistere alla persecuzione, che è quello di aiutare i perseguitati, con sostegno, preghiera e bicchieri d’acqua. Non smetto di fare pubblicità alla missione Porte Aperte che si occupa di chiese perseguitate e provvede ai bisogni materiali e spirituali di chi lotta per la propria fede. Se non siamo perseguitati, possiamo pensare a chi invece lo è lotta.
Conclusione
Siamo spesso abituati a considerare l’assenza di persecuzione come un dato di fatto. Passi come 2 Tim 3:12 “Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”, ci risultano problematici. Quindi a conclusione di questa riflessione che tiene conto di diversi fattori, come i cambiamenti storici, la società laica che tenta di limitare i conflitti tra le religioni e la modernità che riconduce la fede ad un fatto esclusivamente privato, possiamo comunque chiederci questo:
Perché non sono perseguitato?
– Sto realmente testimoniando?
– Ho paura dei persecutori?
– Mi vergogno del vangelo?
– Sostengo la chiesa perseguitata?
Non sono domande per colpevolizzarci, ma per farci capire come ci situiamo esattamente rispetto alle parole profetiche di Gesù, e perché da ognuna di essere possiamo trarre il massimo.