Ciò che è dato e ciò che va aggiunto
2 Pietro, 1: 3-11
Le epistole di Pietro hanno il privilegio di essere delle specie di manuali della vita cristiana, ad uso sia di chi comincia a camminare con Gesù che di chi invece cammina con Lui da anni. Osserveremo l’inizio di questa epistola che ci ricorda le grandi cose che Dio ha fatto per noi, e quelle che invece dobbiamo fare noi.
1. Ciò che è stato dato
3 La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. 4 Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.
La notizia straordinaria. Queste brevi parole contengono una verità straordinaria: da secoli gli uomini si scervellano per capire cosa sia la vita, come viverla meglio, come essere felici, come avere una vita migliore; e da secoli elaborano teorie. Pietro ci dice che tutto ciò che riguarda la VITA e la PIETA‘ (cioè il modo di viverla secondo la volontà di Dio) ci è già stato dato dalla potenza divina e che non dobbiamo fare niente per averlo. è qualcosa di sconvolgente e di difficile da credere. Il fondamento della vita e della pietà non si trova negli sforzi umani di migliorarsi, nel distillare quanto di meglio c’è in noi, ma in azioni che solo Dio ha fatto e che solo Dio può fare.
Il suo contenuto. Cosa ha fatto Dio per la mia vita e pietà? Si è fatto conoscere permettendomi di prendere parte alla sua natura. Come? Sfuggendo dalla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. In altri termini ha reso possibile attraverso Cristo una conoscenza diretta di lui che dirige i desideri umani, naturalmente volti lontano da Dio e verso il male (concupiscenza), verso Dio e verso ciò che è buono.
Se oggi dentro di me si trova una voglia di conoscere Dio, un desiderio di crescere, di migliorarmi, di avvicinarmi a Dio, nonostante ciò che sono, nonostante i miei peccati, nonostante gli errori che faccio, e nonostante spesso io desideri il male, e mi allontani da Dio, se tutto ciò si trova in me è perché la potenza divina agisce, lavora nei cuori tramite lo Spirito Santo, che lavora perché diventiamo partecipi della natura divina. Ripeto che questo non lo facciamo noi. è già fatto da Dio, se lo abbiamo riconosciuto come Signore ed abbiamo deciso di seguirlo.
Applicazione. Come chiesa abbiamo deciso di analizzarci, sia come singoli che come comunità, e lo scopo di questa analisi è crescere. Ma non si può crescere se prima non ci si ferma a guardare quello che si ha già, altrimenti non sappiamo quali sono le fondamenta della nostra crescita e su cosa costruire. Per partire a FARE qualcosa, è necessario sapere, quello che Dio HA GIA’ FATTO per noi, per evitare di costruire ciò che non è costruibile o di pensare di dover conquistare ciò che Dio ha già conquistato per noi.
2. Ciò che va aggiunto
5 Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; 6 alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; 7 alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore. 8 Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo. 9 Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati. 10 Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai. 11 In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Posto l’ordine logico per cui prima si riceve qualcosa e poi si comincia a costruire, l’esortazione per chi ha ricevuto qualcosa è molto chiara: bisogna aggiungere. La fede, non va lasciata da sola senza aggiungere niente. Diciamo pure SOLA FEDE, quanto alla salvezza, ma per crescere in questa stessa fede, Pietro ci chiede un impegno, uno sforzo, una determinazione. Chi parte da questo secondo punto per ottenere la fede, finisce per praticare una religiosità dell’impegno che glorifica la creatura e non il creatore, ma chi invece trascura l’impegno e lo sforzo finisce per praticare una fede blanda, comoda ed inutile, che perde la sua natura. è come se Dio ci facesse notare quali magnifici strumenti abbiamo ricevuto ed ora ci esortasse ad usarli.
Vediamo cosa aggiungere:
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Carattere della fede: Virtù: vigore morale che rende la fede una fede energica e vigorosa. Voglia di agire, di operare, di fare qualcosa per colui che mi ha chiesto di operare. Come aggiungere alla fede la virtù? Guardandomi intorno, osservando cosa voglio fare della mia fede, quali bisogni miei e degli altri soddisfare, come servire la mia chiesa, come cambiare il mio carattere e quindi scegliere di agire volontariamente, grazie alla virtù, alla forza morale.
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Carattere della fede: Conoscenza. La virtù da sola rischia di essere energia in libertà che se non è canalizzata, diventa zelo fine a se stesso, facendo anche dei danni. La conoscenza in questione è saggezza spirituale, illuminazione, buon uso della teoria che si apprende studiando le Scritture, leggendo e meditando libri di teologia, confronto con altri credenti. Questa conoscenza si accresce studiando, parlando con altri, cercando di ascoltare più punto di vista e chiedendo a Dio la guida. Va aggiunga alla fede, e costa fatica, ma senza di questa restiamo dei puledri che scalciano, ma rischiano di fare danni.
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L’interiore: autocontrollo e resistenza paziente. Molti di noi imputano ad un carattere mite la capacità di controllarsi e di resistere con pazienza. Pietro invece le raccomanda come obiettivi a chi è stato reso partecipe della natura divina. Ognuno di noi ha un carattere, ma una certa istintualità che ci fa reagire, anche sanamente, è connaturato ad ognuno di noi. Siamo chiamati a lavorare sul nostro carattere con uno sforzo consapevole a resistere a quelle passioni, o istinti che ci guidano e ci agitano, lasciando lavorare lo Spirito. Non scordiamo che chi sta parlando è una persona di natura irruenta e impulsiva, quale Pietro.
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Le relazioni con gli altri: pietà, il rapporto con Dio, ed è messa per prima per ricordarci che dietro ogni relazione, c’è la preoccupazione di onorare DIo, di riconoscere l’altro come creature di Dio ed ogni relazione come dono di Dio, o come prova.
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Le relazioni con gli altri: l’affetto fraterno. Il buon clima che regna in una chiesa, e viceversa le tensioni che animano alcune comunità, non sono il frutto del caso, ma dipendono in proporzionalità diretta da come i credenti gestiscono l’ordine di “aggiungere l’affetto fraterno”. Chiave delle relazioni con i fratelli che riconoscono in Cristo il maggiore.
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L’amore. Questo conclude la lista e persisterà quando di fede non ci sarà più bisogno. Non è una fine scontata, né una concezione banale dell’amore, ma il vero coronamento di questi sforzi, nonché di una vera fede. Se questo manca alla fine della lista, qualcosa nel percorso è andato storto. Se viene posto all’inizio, forse non sarà l’amore che Dio chiede, perché questo amore prevede e sussume le qualità elencate prima.