Raccontiamo una storia. Un re decise di inviare ad un re amico dei delegati per consolarlo della morte di suo padre, essendo questi stato benevolo nei suoi confronti. Ma i consiglieri del re da consolare lo convinsero che i delegati erano venuti a spiare il paese per attaccarlo. Così gli rimandarono a casa rasati per metà e nudi fino alle natiche. Da lì una reazione punitiva del primo re, contro cui si coalizzano altri popoli e una guerra da cui il primo re risulta vincitore.
Non è una storia da me inventata, ma una storia raccontata nella Bibbia, in 2 Samuele 10, e riguarda il re Davide che avrebbe voluto consolare il re degli ammoniti. Diverse nazioni si trovarono schierate contro Israele, ma il piccolo stato risulta vincitore sulla coalizione di potenze nemiche.
Ci sono singoli fatti storici che nella Bibbia vengono presi come esempio di dinamiche più generali che riguardano tutta l’umanità, e questo potrebbe essere uno di questi. In effetti, diversi studiosi ritengono che questo episodio possa essere il retroscena che ha dato vita al Salmo 2, un importante salmo messianico che parla proprio di una guerra di nazioni contro un singolo. Tuttavia il Salmo non si ferma a commentare un fatto di attualità: da quel fatto nascono riflessioni che riguardano la storia di tutti ed il destino del genere umano
Salmo 2
Perché questo tumulto fra le nazioni,
e perché meditano i popoli cose vane?
2 I re della terra si danno convegno
e i prìncipi congiurano insieme
contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo:
3 «Spezziamo i loro legami,
e liberiamoci dalle loro catene».
4 Colui che siede nei cieli ne riderà;
il Signore si farà beffe di loro.
5 Egli parlerà loro nella sua ira,
e nel suo furore li renderà smarriti:
6 «Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re
sopra Sion, il mio monte santo».
7 Io annuncerò il decreto:
Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
oggi io t’ho generato.
8 Chiedimi, io ti darò in eredità le nazioni
e in possesso le estremità della terra.
9 Tu le spezzerai con una verga di ferro;
tu le frantumerai come un vaso d’argilla».
10 Ora, o re, siate saggi;
lasciatevi correggere, o giudici della terra.
11 Servite il SIGNORE con timore,
e gioite con tremore.
12 Rendete omaggio al figlio,
affinché il SIGNORE non si adiri
e voi non periate nella vostra via,
perché improvvisa l’ira sua potrebbe divampare.
Beati tutti quelli che confidano in lui!
Quasi tutti conoscono bene il Salmo 1 che introduce il salterio e pone l’uomo davanti a due vie, e questo pone talora in ombra il salmo 2 che è anch’esso introduttivo, ma non riguarda il singolo bensì tutta l’umanità. È un salmo ampiamente citato nel Nuovo Testamento che ci incoraggia a riflettere sulla nostra posizione nel mondo, ma anche a capire bene la portata della grande realtà del regno di Dio.
1. Dare male per bene
I primi tre versetti esprimono lo sconforto del salmista davanti alla risposta al bene con il male. I popoli meditano cose vane, e si scontrano contro Dio e contro il messia, l’unto, che in quel contesto era il re, ritualmente unto da un sacerdote, e forse Davide. Se veramente il salmo si riferisce al passo letto in 2 Samuele si rimane sconvolti davanti ad una risposta violenta e offensiva rispetto all’interesse per un lutto.
Quando il libro degli Atti 4, 25-26 cita questo salmo dice:
« Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d’Israele, 28 per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. 29 Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunciare la tua Parola in tutta franchezza, 30 stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù».
E lo interpreta come un complotto di tutte le nazioni contro Gesù, come una congiura di romani, ebrei e mondo intero congiunti contro Dio ed Israele. Anche qui assistiamo allo stesso spettacolo: Dio invia al suo popolo e a tutta l’umanità il suo stesso figlio per parlare al mondo facendo un dono. La risposta è la sua uccisione in croce.
Questa situazione per cui si risponde al bene con il male ci è nota a tutti e quando ci tocca da vicino ci indispettisce particolarmente. Ci rivoltiamo, ci offendiamo e possiamo pensare a frasi come: «Dopo tutto quello che ho fatto per te…», «Hai scordato quello che hai ricevuto» ecc. che vengono dette in questo occasioni. È triste pensare che questo caratterizza il nostro modo in cui l’umanità si relaziona Dio. Siamo stati da lui creati, messi al mondo, e chiamati ad una salvezza gratuita che non meritiamo eppure siamo ingrati. Eppure tutto ciò viene percepito non come un regalo, ma come una catena, un legame pesante! Mi colpisce nel nostro mondo l’indifferenza con cui affronta il problema Dio, e questa indifferenze forse è peggio del tumulto e del meditare complotti contro il Signore e il suo unto. Viviamo nel tempo non della divina indifferenza, come Montale diceva, ma dell’umana indifferenza al divino che trascura il grande dono che Dio ha fatto agli uomini. Capita anche che questa indifferenza, diventi intollerante nei confronti di qualsiasi affermazioni forte sulla fede, e una volta ancora ci si chiede: «Perché»? Spesso la colpa è di chi si fa rappresentante di Dio, dandone una pessima immagine, ma chi vuole conoscere Dio lo trova. Purtroppo la risposta è che nasciamo con una rabbia nei confronti di Dio che consiste nel fargli guerra anche laddove ci ha amati e cercati, preferendogli idoli di varia specie, che vanno dalla ricerca di un piacere immediato, al trastullarsi con il poco che abbiamo. Perché ci chiede questo salmo. Perché fare guerra a Dio preferendo altro rispetto a quanto ci offre?
2. La risposta di Dio (4-6)
Abbiamo mai pensato che Dio ride? Se migliaia di formiche si scatenassero sotto i nostri piedi immaginandosi di ribellarsi a noi, magari di spostarci di invaderci o di sopprimerci, ci verrebbe da ridere. Ci possono al massimo infastidire, ma la differenza di grandezza tra noi e loro ci farebbe ridere. Così ride Dio, si fa beffe, davanti a tanto orgoglio umano. È un riso tragico, perché ridendo Dio soffre, ride in modo amaro nel vedere l’orgoglio delle creature che ha creato snobbarlo; è un riso compassionevole, come il nostro davanti ad un bambino che si immagina di poter picchiare i genitori. Ed al riso segue l’ira e la rabbia. Se sappiamo che Dio ride, sappiamo anche che Dio pur sedendo nei cieli non è indifferente a quanto accade sulla terra. Quando accade ad un popolo gli interessa. Quando accade a me, a te, gli interessa. Quanto accadde quando Gesù fu respinto e ucciso gli interessa. E quindi si arrabbia davanti alla violenza degli uomini, a quanto di orribile facciamo. Ma soprattutto non si lascia condizionare dal tumulto. Ecco perché sia il suo riso che la sua collera sono rassicuranti. Non siamo in balia dei capricci degli uomini, ma di un Dio che dice: «Sono io che ho stabilito il mio re sopra Sion, sopra il mio monte santo». Siamo nelle mani di un Dio che nonostante l’affronto delle nazioni, nonostante la nostra indifferenza, prende decisioni per noi e a nostro favore non lasciandosi condizionare, proprio come un genitore per quanto possa minacciare i suoi figli e correggerli, mai li lascerà e mai farà qualcosa per il loro male. Io sono felice che la parola ultima spetti a Dio e non a noi che saremmo capaci di autodistruggerci.
3. Il messia
Dio non risponde soltanto a parole dicendo che sceglierà il suo re e non cambierà idea, ma risponde concretamente inviando il suo figlio. Il salmo passa alla prima persona e mette in scena un dialogo fra figlio e padre in cui emerge che il figlio è generato dal padre, darà a lui le nazioni in eredità e queste saranno sia accudite che giudicate. La collera di cui sopra si traduce in un’azione che apre una porta alle nazioni. La nostra traduzione riporta tu le spezzerai con una verga di ferro, ma è anche possibile la traduzione: «tu le condurrai come con una verga di ferro da pastore», rendendo l’idea che l’azione del figlio non è un’azione solo punitiva. La risposta di Dio all’affronto è una riposta di amore che già nell’Antico Testamento prelude ad un Messia, che sarà anche re e figlio (solo in questo salmo i tre titolo di re, figlio e messia si trovano insieme) che invece che punire soltanto aprirà la possibilità di essere generati e guidati. È molto curioso il modo in cui Paolo parlando alla sinagoga di Antiochia di Pisidia (Atti 13) interpreta questo passo: intende la «generazione» come «resurrezione»: prima di giudicare frantumando i vasi, e di correggere con la verga del pastore, il messia invita ad essere rigenerati. Ci indica una resurrezione possibile come salvezza da quella ribellione contro Dio inscenata nel salmo. Laddove questa viene ignorata ci sarà certamente il giudizio di Dio, espresso nell’immagine dei vasi frantumati, perché Dio è paziente, ma ogni uomo ha un tempo per scegliere.
4. Il monito finale
I re del momento sono quindi invitati a tre semplici atteggiamenti:
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essere saggi. Quindi riflettere. Prima di fraintendere un messaggio di consolazione funebre «siate saggi»… Si sarebbe potuto dire lo stesso al tempo di Gesù: prima di uccidere Gesù siate saggi, ascoltate. Prima di dire di no a Dio, di rimanergli indifferenti, di scartare la possibilità stessa della sua esistenza, entrando quindi a far parte del complotto contro di lui, siate saggi; riflettete. Non è poca cosa.
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Lasciatevi correggere. Benché siate re, cioè massime autorità su un territorio, lasciatevi correggere, c’è qualcuno più grande di voi. Chi legge oggi non è re probabilmente, ma è convinto di essere re di se stesso, caposaldo della modernità che vede nell’individuo il riferimento ultimo. Il salmo 2 ci invita ad abbandonare l’illusione di essere unici re di noi stessi lasciando che qualcuno più grande di noi ci corregga ed intervenga nella nostra vita.
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Servite il Signore con timore. Invece di complottare, fate l’esatto opposto: servire! Si può scegliere di ribellarsi a Dio, ed è ciò che fa la maggioranza dell’umanità. Si può scegliere invece di servirlo e di lavorare per lui e con lui, trasformando la propria vita e quella degli altri in un servizio timoroso, perché consapevole dell’altezza del compito.
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Gioite con tremore: la saggezza, l’umiltà e il sevizio portano ad una situazione contraria a quella dell’inizio: invece di un tumulto ribelle la gioia! Perché vivere tenendo conto di Dio porta gioia. Certo una gioia tremante, nuovamente consapevole di avere a che fare con l’Altissimo, con il sacro, con il re dei re, eppure gioia!
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Rendete omaggio al figlio. I quattro consigli qui sopra non sono le istruzioni per raggiungere la felicità che funzionano se applicate e che rendono la vita migliore: la condizione fondamentale e lo scopo di tutto è omaggiare il Figlio, rendergli omaggio, «baciarlo», dice letteralmente il testo. L’antico come il Nuovo testamento ruotano intorno a questa idea centrale: rendere omaggio al figlio!
Laddove il servizio è falso, la gioia è fine a se stessa, la correzione è rifiutata ed il figlio non è omaggiato Dio si adira. La sua ira di cui ci parla Paolo all’inizio dell’epistola ai romani, che deriva dal disconoscere la verità su Dio è sempre pronta a divampare. La possiamo ignorare, rimuovere, fare finta che non ci sia, eppure è sempre lì fintanto che non preferiamo confidare in Lui per essere beati.