Un patto nuovo

Geremia 31, 31-34.

Ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE «in cui io farò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; 32 non come il patto che feci con i loro padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d’Egitto: patto che essi violarono, sebbene io fossi loro signore», dice il SIGNORE; 33 «ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni», dice il SIGNORE: «io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. 34 Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: “Conoscete il SIGNORE!”, poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il SIGNORE. «Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato».

Geremia 32, 40  Farò con loro un patto eterno, che non mi allontanerò più da loro per cessare di far loro del bene; metterò il mio timore nel loro cuore, perché non si allontanino da me.

Ezechiele 11, 17-21

Perciò di’: Così parla il Signore, DIO: “Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d’Israele. 18 Quelli vi giungeranno, e ne toglieranno tutte le cose esecrande e tutte le abominazioni. 19 Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne,
20 perché camminino secondo le mie prescrizioni e osservino le mie leggi e le mettano in pratica;
essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 21 Ma quanto a quelli il cui cuore è attaccato alle loro cose esecrande e alle loro abominazioni, io farò ricadere sul loro capo la loro condotta”, dice il Signore, DIO».

Marco 14, 24 Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. 25 In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio».

Negli ultimi mesi abbiamo riflettuto su quanti concetti dell’Antico Testamento si ritrovino pienamente nel nuovo, e sul fatto che Gesù non si oppone all’Antico Testamento, bensì ne rivela la corretta interpretazione. Concludiamo questo ciclo di riflessioni con una serie di testi in cui l’elemento di «novità» è fortemente sottolineato per capire in cosa questo patto è veramente «nuovo». Il contenuto del patto in buona parte permane: i comandamenti rivelano la volontà di Dio sulle vite umane e questa non cambia nel tempo. Cos’è allora che cambia, che fa sì che si parli opportunamente di Antico e di Nuovo testamento? Si potrebbe leggere l’intera lettera agli Ebrei per dare una risposta, ma volutamente ci limiteremo a commentare i passi presentati, che ci mostrano come già l’Antico Testamento prevedeva il suo superamento.

Geremia dice qualcosa di non facile comprensione: il patto è diverso da quello di Mosè, che è stato violato. Quel patto doveva dare vita (Levitico 18,5:  Osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni, per mezzo delle quali chiunque le metterà in pratica vivrà. Io sono il SIGNORE), ma l’ostinazione degli uomini, la durezza del cuore chiamata peccato, l’incapacità di pazientare e quindi le scelte sbagliate, lo hanno vanificato. Dio ne dà uno nuovo, ma in che senso? Cambiano in termini, il contenuto, le richieste? No, da quello che capiamo dai testi di Geremia e di Ezechiele, ciò che cambia sono almeno tre cose: è il luogo del patto, la forza che permette di rispettare il patto, il sangue che sigilla il patto.

1. La novità del luogo: la legge nel cuore

Questa legge prima di tutto non è più scritta sulle tavole di pietra spezzate da Mosè, ma sul cuore, nell’intimo della persone e accompagnata dalla presenza di Dio. È una prospettiva molto diversa rispetto a quella precedente in cui una legge, che era la stessa, veniva osservata dall’esterno. Potremmo immaginare un esempio per capirci. Se una comunità di persone riceve una legge dall’esterno, avrà sempre una cerca difficoltà a rispettarla o ad accettarla perché la vivrà come una cosa non sua, calata dall’alto. Se invece la stessa comunità di persone viene invitata a riflettere e a pensare su regole, che vengono quindi decise dall’interno, questa diventa più accettabile, perché è venuta da dentro. La promessa di Geremia è simile: la legge non è più esterna, ma interna, ed ogni suo principio viene per così dire deciso insieme in un dialogo con il Signore. Certamente non si tratta di negoziare con Dio o di cambiare le leggi, ma di sentirsi istruiti direttamente da lui, con un lavoro di interiorizzazione della legge che permetterà di seguirla nell’intento di seguire la volontà di Dio.

Proviamo a pensare a qualche aspetto della legge che ci è difficile rispettare. Ognuno di noi ha delle pecche e dei limiti: chi nell’autocontrollo, chi nell’uso dei soldi, chi nei vizi, chi nella gestione del tempo, chi nella sessualità, chi nell’impegno… Ognuno di questi «limiti» è chiaramente un peccato chiaramente riconducibile ad una violazione della legge, per cui chi non si controlla manca di amore e «uccide», o non rispetta o desidera ciò che è degli altri, anche se solo in modo figurato; chi non sa usare i soldi spesso rischia di «rubare», chi ha vizi si è fatto degli idoli e via dicendo. Che ognuno pensi al suo. Forse si mette davanti al comandamento che lo condanna e lo sente come una cosa esterna. Provi a pensare allo stesso comandamento come ad una qualcosa di interno, di intimo, di connaturato ad una nuova natura che Dio stesso ha creato. La legge non deve essere fuori ma dentro di noi. Studiarla, meditarla, approfondirla, viverla nella preghiera non è che un modo per sentirla sempre più come un qualcosa di naturale ed interiore, anziché come una lettera esterna. Ma soprattutto bisogna capire che è Dio stesso a dire, che lui HA MESSO questa legge nel cuore. Chi ha creduto non si appropria della legge a forza di studiarla o meditarla, ma la sente dentro come parte della sua stessa natura nuova, e quindi la studia e la medita. È Dio che ha spostato il luogo della legge dal fuori al dentro.

2. La novità dello Spirito

Un altro elemento di novità, ancora più importante e che probabilmente spiega il primo è il seguente. Da nessuna parte del Nuovo Testamento viene detto che la Legge, dica delle cose sbagliate, e pertanto vada cambiata. Ovunque si insiste sul fatto che questa legge è buona, santa, perfino quando sembra far risaltare il peccato: «Così la legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono. 13 Ciò che è buono, diventò dunque per me morte? No di certo! È invece il peccato che mi è diventato morte, perché si rivelasse come peccato, causandomi la morte mediante ciò che è buono; affinché, per mezzo del comandamento, il peccato diventasse estremamente peccante.» Romani 7, 12-13.

La legge è buona e santa, ma una forza irrefrenabile, che detiene in mano l’uomo, lo caratterizza e vanifica tutti i suoi progetti, il peccato appunto, ne impedisce l’applicazione ed il rispetto. Interviene dunque una nuova forza, di cui parla il passo di Ezechiele, e a cui Paolo attinge a piene mani (Romani 8): lo Spirito! Lo Spirito è la nuova forza che interviene in modo nuovo permettendo l’interiorizzazione della legge, e la pratica della stessa. La legge dà vita o no? Sì, perché lo Spirito permette ciò che l’uomo responsabilmente bloccato dal peccato non riusciva a fare. Il patto è veramente nuovo perché c’è una nuova forza che permette all’uomo di mettere in pratica le antiche cose che non praticava. La forza dello Spirito è la nuova realtà che mentre prima agiva sul popolo in modo per così dire esterno, guidandolo come entità collettiva, nel nuovo Patto agisce personalmente e direttamente nel cuore delle persone. Ancora una volta notiamo bene che non viene cambiato il contenuto della legge, ma la possibilità di applicarla.

E questo è molto utile per ognuno di noi, perché sappiamo che chi ha creduto ha ricevuto lo Spirito e questo spirito lavora, agisce. Ognuno di noi si guardi dentro, cerchi di osservare il lavoro dello Spirito. Ognuno parte da un punto diverso, da una cultura e da un’educazione diversa, e quindi sarebbe ridicolo fare paragoni tra i credenti per fare a gara a chi è più spirituale. Ma ognuno deve osservare se stesso e valutare se sta lasciando operare lo Spirito. Riesco o meno ad essere sempre più conforme a quella volontà che la legge esprime? Riesco a camminare in modo più santo, più giusto, più buono, come la legge è? Riesco, in una parola a migliorare, pur rimanendo un peccatore? Chi riesce a rispondere di sì, dia gloria a Dio. Chi dirà di no, prenda occasione per capire che deve lasciare spazio allo Spirito, che è più forte del peccato.

3. La novità del sacrificio.

Geremia parla di un nuovo patto di perdono. Se il primo patto è fallito per la durezza dei cuori umani, il nuovo patto è un patto di perdono. Il primo stigmatizzava l’errore per farne capire la gravità. Il nuovo patto rivela la grazia accanto al rigore della legge. L’antico patto versa sangue di animali per far capire la gravità degli sbagli commessi e la necessità di pagare per gli stessi. Il nuovo patto offre in sacrificio l’unico sacrificio salvifico che perdona in modo eterno e permanente i peccati umani. Per questo Gesù può dire ecco il sangue del patto. Questo nuovo patto mette quindi fine a qualsiasi altro sacrificio o legge cerimoniale. Romani 10, 4 poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono. Cristo è il termine sia nel senso che tutta la legge mira a Lui, ed in lui trova il suo senso. Ma anche nel senso che certe cose finiscono: tutto quello che riguarda Israele come popolo, viene meno visto che non si parlerà più di un regno terreno, ma del regno di Dio, che non ha più bisogno di leggi cerimoniali, civiche, o relative all’esteriore. Il nuovo sacrificio è eterno e definitivo, e chiunque crede attinge dal sangue del nuovo patto la vita.

Ancora una volta, ogniqualvolta sbattiamo la testa contro la legge, contro la volontà di Dio e le sue alte richieste utili per la nostra vita, non rifugiamoci in qualche falsa dottrina per cui la legge sarebbe passata. La legge è sempre lì, per dare vita e per guidare. Il sangue di Cristo, che lo Spirito ci ha permesso di capire e di cui ci ha asperso per la salvezza, mette la legge nel nostro intimo, perché nella quotidianità, con tutte le prove e le difficoltà che incontriamo riusciamo a trovare il perdono, la pace e la vita.

Forse ora ci saranno ancora più chiare queste parole di Gesù:

Matteo 5, 17 «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento»