Tra liquido e solido 3: la solidità delle abitudini

Ho letto ultimamente un ottimo articolo che parlava dell’importanza di avere delle sane abitudini. È un articolo scritto da un autore che a sua volta ha scritto un libro e che mi ha ispirato a leggere la presenza di sane abitudini nella vita come elementi che solidificano la vita. Nella mia ricerca di materiale solido in mezzo al mondo dell’incertezza e della liquidità ritengo che le abitudini che un singolo, una famiglia, una chiesa praticano siano fondamentali, e vorrei considerare alcuni passi della parola che ci mostrano l’importanza di avere sane abitudini.

Prima però, facciamo una premessa ed un esercizio, che potrebbe diventare utile per una promessa per il 2022: le abitudini hanno un grande impatto sulla nostra vita, e ne hanno molto di più dei buoni propositi. I buoni propositi sono sogni, ma se non hanno un progetto di attuazione rimarranno tali. Quando diciamo: voglio perdere 20 chili, oppure mangiare meno zuccheri, o ancora camminare di più o leggere di più, faccio un proposito. Se questo proposito non viene inserito in un serio cambiamento di abitudini non mi servirà a niente. Ad esempio ho un cugino simpaticissimo che è in forte sovrappeso e ogni volta si diverte a dire: da domani mi metto a dieta! Ma non seguendo un cambiamento di abitudini ogni anno lo ritrovo più o meno uguale, se non più grosso.

Prima di procedere vi chiedo di fare un piccolo esercizio: scrivete su questo foglietto che terrete per voi alcune vostre abitudini, brutte o buone che siano. Ultimamente noto che una delle abitudini più immediate è quella di prendere in mano un telefono appena non si sa cosa fare, appena tutti stanno zitti o in coda davanti a uno sportello. È un’abitudine, se non sapete cosa scrivere pensate a cose come questa. Fatto?

Ora rendiamoci conto che le abitudini invece sono qualcosa che facciamo senza pensare, e che modellano la nostra vita, nel ben e nel male, più di quanto non crediamo. Le abitudini sono dei veri e propri rituali religiosi che ci danno sicurezza, che ci calmano e che ci portano all’adorazione di qualcosa. Il mondo tecnologico in cui viviamo è uno straordinario produttore di abitudini che in sé non hanno niente di male, ma tutte insieme irregimentano la nostra vita in un certo tipo di cultura che non ha necessariamente l’adorazione di Dio come proposito. Personalmente ho scelto di non avere la televisione in casa proprio perché ho sempre considerato che è troppo facile prendere l’abitudine di sedersi passivamente davanti ad uno schermo, perdendo il gusto di leggere, suonare o conversare. E spesso mi ritrovo a fare uno sforzo in presenza di altri per non guardare i messaggi arrivati nel telefono, o le mail, il che mi conferma che sto prendendo un’abitudine. La domanda quindi è: chi adoriamo con i nostri rituali di abitudine quotidiani? A cui segue la domanda: quali sane abitudini coltivare per crescere nell’amore per Dio e per il prossimo?

  1. Prima lettura: Salmo 1. Alcune cattive abitudini

1:1 Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi,
che non si ferma nella via dei peccatori;
né si siede in compagnia degli schernitori;
2 ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE,
e su quella legge medita giorno e notte.
3 Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli,
il quale dà il suo frutto nella sua stagione,
e il cui fogliame non appassisce;
e tutto quello che fa, prospererà.
4 Non così gli empi,
anzi sono come pula che il vento disperde.
5 Perciò gli empi non reggeranno davanti al giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
6 Poiché il SIGNORE conosce la via dei giusti,
ma la via degli empi conduce alla rovina.

L’uomo descritto in questo salmo ha evitato una serie di cattive abitudini, che forse oggi dovremo riscrivere per capire meglio.

Dove cerchiamo consiglio? In una situazione di crisi personale, di famiglia, di lavoro, nei momenti in cui si va in ansia, si perde il controllo ci sono varie possibili vie di fuga. Una potenziale è quella di correre a parlare a destra e sinistra con chiunque si incontra, con i primi colleghi di lavoro o i vicini di casa, da qualche bravo psicologo, oppure di sollevarsi con pensieri, film o video che possano distrarre. Magari pensieri, film o video sconci, o semplicemente leggeri che distolgano la nostra mente dal problema per prendere tempo oppure per sfogarsi. Non voglio catalogare come “empi” tutte le persone che ho menzionato sopra, ma riconosciamo che “camminare secondo il consiglio degli empi” spesso è proprio questo: parlare con chiunque senza oculatezza per sollevarsi, scaricarsi, sfogarsi e cercare consiglio. È un’abitudine che possiamo avere e a cui dobbiamo fare attenzione.

Dove ci fermiamo e dove ci sediamo? Probabilmente questa domanda è destinata a cambiare molto in base ai luoghi e ai tempi. Mi ricordo di quando da bambino e poi adolescente abitavo a Roma, e c’erano dei luoghi che mia madre, senza essere credente, considerava dei posti malvagi in cui non era opportuno stare. Non voleva che io prendessi l’abitudine di andare in sale giochi, nelle comitive (gruppi di ragazzi che stavano a perdere tempo per strada) o nelle discoteche. Oggi ai miei figli direi forse la stessa cosa, salvo che non conosco sale giochi, né comitive. Rimangono le discoteche ora chiuse per covid, ma i miei figli sono troppo piccoli per andarci. A me, come padre, mi preoccupa molto di più il luogo virtuale di internet. Perché a tutti gli effetti è un luogo con molti rischi! Ma visto che internet, i suoi molti siti, i social network che da esso prendono vita, sono una realtà per ognuno di noi, credo sia molto importante farci delle domande sulle abitudini.

Chiediamoci: qual è la prima cosa che facciamo appena alzati? La risposta rapida ai messaggi, l’ascolto delle ultime notizie alla radio?

Cosa facciamo dopo pranzo per rilassarci? Passiamo tempo alla televisione, leggiamo un libro?

Cosa identifichiamo come momento di massimo relax la sera dopo cena?

In che modo abbiamo l’abitudine di relazionarci in famiglia? Con dolcezza, con l’amore che dovremmo riflettere, o con rabbia, con autoritarismo?

In altri termini: a quali delle tanti abitudini possibili che il nostro mondo ha messo a disposizione diamo il permesso di strutturare la nostra vita? .

2.Alcune buone abitudini.

Il salmo si conclude con l’immagine di un uomo che trova diletto nella legge del Signore. Probabilmente una serie di pratiche che questo salmista fa, come recarsi al tempio per ascoltare la lettura della legge, o partecipare a riunioni in cui si riflette sulla legge del Signore sono diventate per lui un’abitudine che non lo stanca, ma che fa senza pensarci, perché ha diletto, piacere nel farle.

Ci sono alcune altre letture che ci propongono delle sane abitudini:

Matteo 6: 5 “Quando pregate”

Matteo 6: “Quando digiunate”.

Matteo 6:2 “Quando dunque fai l’elemosina…”

Gesù rettifica una serie di atteggiamenti sbagliati che per molti ebrei di quel tempo accompagnavano queste pratiche, ma quel che Gesù dice ai discepoli ci mostra che fare l’elemosina, cioè occuparsi dei bisognosi, pregare e digiunare, facevano parte delle abitudini del buon ebreo. E si tratta di sane abitudini che permettono, insieme alla ricerca del diletto nella legge dell’Eterno, di realizzare gli obiettivi di ogni vita cristiana: amare Dio e amare il prossimo.

In Atti 2:42, Luca ci descrive il funzionamento della chiesa primitiva: “ Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere

Tornano qui le pratiche dell’ascolto dell’insegnamento, molto simile al trovare diletto nella legge dell’eterno del salmo 1, e quella della preghiera, a conferma che la chiesa porta avanti quanto di buono c’era nella pratica religiosa ebraica, ma si aggiunge la comunione fraterna e la frazione del pane.

Come vediamo si tratta di azioni molto semplici che danno alla chiesa, e ai suoi frequentanti quella solidità che li fa essere forti individualmente, e solidi come chiesa. La forza di una chiesa infatti non sta tanto nel suo numero o nei soldi che ha chi la frequenta, ma la forza di un insegnamento. Gli apostoli in 12 hanno trasformato il mondo, perché c’era uno spirito forte. Come forte era il legame di comunione che univa i fratelli, che lo anteponevano ad altri legami. Solida e potente la forza simbolica di un pane spezzato che ricorda la forza fondante della morte in croce. Per cui l’abitudine di rompere il pane non è altro che l’abitudine di ricordare costantemente che non siamo altro che peccatori perduti che hanno bisogno di salvezza.

Ma a questo punto nascono nuove domande che dobbiamo porci rispetto a quelle che dovrebbero essere queste solide abitudini:

  • In che modo fruisco dell’insegnamento apostolico? Quindi come leggo la Bibbia? Che disciplina quotidiana ho di lettura? Quali libri leggo? Che uso faccio della predicazione domenicale o degli studi? La riascolto? La annoto? Ne riparlo con qualcuno? Interrogo chi ha predicato se ho delle domande?
  • In che modo ho organizzato la mia vita di preghiera? Aspetto il bisogno o decido che ci sono momenti specifici in cui nessuno deve disturbarmi? In che modo prego assieme alla mia famiglia? Mi accontento della preghiera prima dei pasti o stabilisco una serata settimanale di lode?
  • In che modo organizzo le mie elemosine? Ho un piano sistematico per donare a chi ha bisogno o mi limito al caso? Ho un programma di attività sistematico per rivolgere attenzione agli altri?
  • In che modo stimolo la comunione fraterna? Quanti fratelli ho visto in settimana? Quanti ne ho invitati a pranzo?
  • 3. Strumenti applicativi

C’è un grosso rischi dopo tutte queste domande: che ognuna di essere non diventi altro che uno di quei propositi di cui dicevamo all’inizio che svanisce non appena dopo essere stato enunciato. Credo che proprio perché le abitudini sono molto concrete, una volta vista la loro natura, dobbiamo essere molto concreti.

  1. Dobbiamo cogliere alcune cose che non vanno tra le nostre abitudini e trovare un modo per bloccarle: ex. Se so di stare troppo sui social network o in generale troppo al cellulare, devo farmi la regola di spegnerlo per un’ora al giorno. Se ogni sera sto fisso davanti al televisore e non leggo mai, devo scegliere una sera in cui lascio la televisione e leggo.
  2. Dobbiamo intenzionalmente istituire qualche sana abitudine. Se mi rendo conto che non invito mai fratelli e sorelle a pranzo a casa mia (comunione fraterna), devo impormi una volta a settimana di farlo. Insisto sul carattere intenzionale di queste scelte perché se non agiamo così, sarà nuovamente il fiume liquido delle abitudini che rendono la vita liquida a sopraffarci. Ma credo che vogliamo una vita solida nel Signore. Allora passiamo a un altra fase.
  3. Sarebbe opportuno scriversi cosa vogliamo migliorare, come, e poi condividerlo con qualcuno per pregare insieme e poi ridiscuterne dopo un mese.

Le abitudini, dicevo, sono piccoli rituali. Se sono inconsapevoli non sappiamo quale divinità stiamo onorando con quel rituale – spesso scopriamo che quella divinità è il nostro io che il mondo moderno egocentrico ci spinge ad adorare. Se invece facciamo in modo che le nostre abitudini siano consapevoli e intenzionali, queste non saranno dei rituali, ma delle strutture solide che facilitano il nostro desiderio: lodare Dio prima di ogni altra cosa.

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