Tra liquido e solido 2

La solidità del Natale. Matteo 1: 18-25

Procedo nella ricerca di ciò che è solido, duraturo eterno. Viviamo ancora l’atmosfera delle festività natalizie, ed il nostro mondo liquido ha ricordato un evento destinato a cambiare le sorti dell’umanità, al punto che gli anni si contano ormai universalmente, a partire da quell’evento. Cosa ci dice l’incarnazione di Dio in un uomo sulla solidità?

  1. La solidità dello spirito.

18 La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo.
Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 

Gesù viene al mondo in un modo semi-straordinario. Ha una madre fisica e segue un processo biologico naturale simile a quello di tutti gli umani, tuttavia questa madre fisica è incinta per opera dello spirito santo. Se mi chiedessero cosa è più solido tra la carne e lo spirito penso che di primo acchito direi la carne, perché quantomeno è concreta e tangibile, mentre lo spirito per definizione è pneuma cioè aria, vento, qualcosa che non ha consistenza.

Proprio questo ci fa riflettere su un paradosso: Dio ritiene che per offrire all’umanità qualcosa di veramente solido, di realmente duraturo, come la sua presenza nel mondo, debba sì incarnarsi, ma questa incarnazione deve essere fatta per opera dello di un qualcosa che concreto non è.

Siamo molto attaccati al concreto, al reale, a ciò che si tocca, si vede e si percepisce con i sensi. Tommaso chiese a Gesù di toccare le sue ferite, richiesta legittima, ma questa sete di esperienza sensibile non si esaurita con Tommaso e contraddistingue proprio la nostra società che nello sforzo di analizzare, di indagare e capire, finisce per non trovare alcuna certezza e si ritrova a galleggiare su basi ben poco concrete. La sfida che ci lancia Gesù facendosi uomo è quella di dimostrare che il mondo concreto è un limite, non un vantaggio. La pura e semplice biologia, gli apparati riproduttivi degli uomini come degli animali, mettono al mondo corpi concreti che tuttavia mancano di solidità. Durano un tempo e poi finiscono. E nel tempo che durano non hanno nessun significato se non vengono fecondati dallo Spirito Santo, nascendo di nuovo. Gesù, primizia di ogni uomo, con il suo stesso atto di nascere, ci ha chiamati ad una nuova nascita che riconosca la fragilità liquida della nostra vita e la necessità dello Spirito senza cui la vita è menomata.

  1. La solidità del peccato.

19 Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. 20 Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. 21 Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati»

C’è qualcosa di tuttavia molto solido nella condizione umana, di per sé fragile e liquida. È un dato certo sotto gli occhi di tutti, a cui però difficilmente si riesce a dare un’interpretazione univoca. Non esiste nessuna religione, nessun sistema filosofico e nessuna ideologia che sostenga che l’uomo è perfetto, che tutto funziona e che il mondo va e fluisce come deve. Per quanto ci siano costruzione di pensiero ottimistiche nessuno può chiudere gli occhi davanti al dato di fatto che molte cose non vanno, che gli uomini spesso non si comportano come dovrebbero e che molti pagano il prezzo delle colpe di altri, in un modo tale per cui non è sempre possibile operare delle distinzioni chiare tra bene e male. Tutto ciò è estremamente solido, nel senso che è sicuro facilmente accettabile dai più. Il pensiero cristiano chiama tutto ciò “peccato”, condizione per cui l’uomo è separato da Dio, non è in armonia con lui e questo per sua responsabile scelta. Su questo certamente molti non saranno d’accordo e diranno che è la “narrazione” della condizione umana fornita dalla Bibbia. È tuttavia una lettura molto chiara e plausibile: siamo creature di un Dio di amore, a cui abbiamo voltato le spalle sconvolgendo il mondo che ci ha offerto.

Ecco allora un secondo elemento di solidità che l’incarnazione di Gesù ci mostra con forza: Gesù è venuto per salvare il popolo dai suoi peccati. Il testo di Matteo non fa grosse spiegazioni sulle potenziali differenze tra le persone del popolo, alcuni delle quali saranno migliori di altre, alcune sfruttate, altre sfruttatrici, alcuni vittime ed altri carnefici. Li annovera sotto l’unica rubrica di “popolo” che ha bisogno di salvezza: è solida la tristezza della condizione umana, che senza l’intervento di un salvatore esterno non sopravvive al giudizio di Dio. È solida la forza della salvezza che Gesù porta incarnandosi. Quell’uomo impastato di terra in cui Dio ha insufflato il suo alito vitale, poiché separato da Dio per questo peccato, non può salvarsi da solo. Gesù deve farsi uomo per poi morire sulla croce come vittima innocente, priva di peccato, unica capace di portare una vera salvezza. Sin dall’inizio questa incarnazione, questo Natale tanto banalizzato dalle celebrazioni che ne facciamo, significa che siamo persi, ma che siamo anche salvi.

Non so voi, ma il mio rammarico in questi tempi di festa e di riuscire a dire sempre poco e comunque meno di quanto vorrei. Mi rallegra solo una cosa. Il Natale non esiste in quanto tale, o in quanto momento dell’anno: il Natale è l’incarnazione di Gesù che è stata e continua ad essere una realtà; è la tappa solida e indispensabile per sconfiggere quel peccato che riguarda ognuno di noi, e che ci mette nella condizione di gridare che abbiamo bisogno di un salvatore.

  1. La solidità della scrittura e della fede

22 Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio,
al quale sarà posto nome Emmanuele
»,
che tradotto vuol dire: «Dio con noi».

Quest’anno ho cominciato a realizzare in parte un sogno che ho da qualche anno, molto semplice. Come ogni anno qualcuno regala un calendario dell’avvento ai miei figli con dentro dei cioccolatini. Quest’anno ho cominciato a scrivere versetti biblici inerenti al natale in ognuno degli sportellini di cartone che chiudono i cioccolatini. Ogni cioccolatino implica un versetto natalizio da memorizzare. Il mio sogno è di invitare l’anno prossimo un po’ di famiglie in modo da costruire insieme un calendario dell’avvento in cui oltre alla cioccolata o al regalino ci siano dei passi biblici. Perché? Perché il Natale finto che viviamo ha bisogno di essere sostanziato da passi della Scrittura, da parole divine che lo inquadrino.

È interessante osservare la gran quantità di citazioni che abbiamo in questi primi capitoli del vangelo di Matteo – ma anche di quello di Luca – che ci parlano del Natale non come di un fatto fortuito, ma come di un evento previsto. Non tutte le profezie sono perfettamente chiare, e probabilmente al tempo in cui vennero proferite, vale a dire sei secoli prima da Isaia, Osea, Michea ed altri, chi le diceva non avere chiaro il modo in cui si sarebbero realizzate. Ma hanno fornito una struttura che ha consentito di interpretare la storia. I fatti storici di un bambino nato in una provincia minore dell’impero romano, sono stati inquadrati e spiegati in una storia della salvezza che mutava le sorti del mondo.

Anche oggi abbiamo un gran bisogno di parole. Io leggo molto, dai giornali, ai saggi, ai romanzi, ho un gran bisogno di sentire un’interpretazione della realtà, che mi aiuti a caprie quello che succede nel mondo. Ancora di più ho bisogno di sentire parole di vita, parole che tocchino il profondo dell’essere, che abbiano un valore esistenziale non relativo e strutturino la realtà in cui viviamo. Il mondo in cui siamo è profondamente liquido, varia in un momento. Fino a due settimane fa come italiani ci dicevamo fieri della gestione di questa pandemia e riscuotevamo i complimenti della Merkel, ora siamo tornati ad essere gli ultimi della classe e ci classificano come ufficialmente appestati (alias, zona ad alto rischio epidemiologico). Ma c’è una parola che afferma il continuo regnare di Dio, una parola come quella che ha spiegato il miracolo della vergine incinta e che continua a fornirci una griglia di interpretazione della realtà. Ascolto volentieri il telegiornale, e leggo volentieri i quotidiani. Ancor di più medito sulle pagine della parola, perché il senso profondo e assoluto di ciò che capita lo trovo lì, e la parola che trovo di continuo è che Dio è sovrano sul mondo in cui viviamo, pertanto niente sfugge ai suoi occhi nonostante non sempre ci sembri così.

  1. La solidità della fede

24 Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie; 25 e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.

Avete mai provato a mettervi veramente nei panni di Giuseppe? Ma come si fa a credere che la propria fidanzata, a cui cresce il ventre e cessa il ciclo sia incinta dello Spirito Santo e non di un altro? Lo potrebbe dire qualunque donna che ha voglia di tradire il marito… Giuseppe credette, e la sua risposta fu quella di una solida fede. Il termine stesse fede, pistis, in greco evoca l’ancora, quel magnifico strumento capace di bloccare un’imbarcazione altrimenti portata alla deriva dalle correnti.

Lo stesso dicasi di Maria. Con quale faccia avrebbe potuto dire a Giuseppe che la sua pancia era opera dello Spirito Santo?

Ogni giorno, rispetto a tutto ciò che ci capita abbiamo degli angeli che ci invitano a credere che quanto avviene attorno a noi è opera dello Spirito Santo. Nessuno di noi rimane forse incinta miracolosamente, ma ognuno di noi può sentirsi sopraffatto dai conflitti che ha in famiglia, dalle sfide di una società troppo lontana dagli standard di Dio, da sfide continue nel mondo del lavoro, dal mobbing alla paura di essere licenziati, dalle lotte per educare i figli o per gestire i rapporti con i propri vicini. Giuseppe e Maria ci invitano a rispondere con la fede che quanto avviene non è frutto del caso, ma lo Spirito Santo è al controllo di tutto.

Aggrappiamoci quindi con fede alla forza dello Spirito, alla salvezza offerta, alla certezza della parola con il dono della fede che ci è fatto, che oltrepassa i numerosi doni che questi giorni ci sono passati tra le mani.