Salmo 8

Salmo 8

Nel percorrere il salterio il Salmo 8 è il primo inno che si incontra. Dopo diverse invocazioni del Signore nella sofferenza, ecco un inno di lode che prende in considerazione i fondamenti della vita: il Dio che ha creato, il cosmo, l’uomo e la sua posizione nel creato. Lo percorriamo dall’inizio alla fine per scoprirne la ricchezza.

CORNICE INTRODUTTIVA v. 1 O SIGNORE, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra!

Il salmo inizia e finisce con un’esclamazione, creando una cornice che inquadra bene cosa sia la lode: la lode è un esclamazione che può derivare dall’osservazione del mondo, da un momento particolarmente felice, da un favore ricevuto, ma tutto questo viene ricondotto a Dio. Davide, prima ancora di essere colpito dal cosmo, e dopo aver fatto diverse considerazioni sulla vita, è colpito dal nome di Dio. Dice che è magnifico il nome del Signore sul tutta la terra. Non è magnifica la terra, ma il nome di Dio sulla terra. Per nome si intende il significato di Dio, la sua fama, il modo in cui si rivela. Davide non ringrazia una forza impersonale, un’energia cosmica che sente e non identifica, ma il Dio personale che ha un nome e che si fa conoscere con quel nome. Jahveh, colui che è e che sarà, il Dio dell’essere e che fa essere. Davide premette questo nome alla sua riflessione e con questo nome conclude.

CONTRASTO 1. 1a-2. Sono numerosi i contrasti che ci presenta questo salmo: il primo è quello che vediamo tra un Dio che pone la sua maestà nei cieli, immagine per dire che domina tutto, che è al di sopra di tutto ciò che vediamo e che quindi controlla e vede tutto e il fatto che trae la lode dalla bocca dei lattanti. Il Dio altissimo che sta al di sopra dei cieli trae la lode dai vagiti dei bambini e dei lattanti, da quelle creature che da un lato ci inteneriscono e ci affascinano, ma dall’altro sono anche l’emblema della debolezza, della fragilità… Dov’è la forza da cui Dio trae la lode nella bocca dei lattanti? Per un verso possiamo dire che lo sguardo intenerito con cui guardiamo i bambini porta molti di noi a considerare chi li ha creati, e ci spinge a lodare. Per un altro verso tuttavia, dobbiamo dire che le grida dei bambini non sono sempre piacevoli, e per la cultura di quel tempo non erano certo un segno di forza, ma di debolezza. Dio è colui che si oppone alla forza prepotente dell’uomo e che trae lode dal niente, dal vagito capriccioso di un bimbo. I nemici di Dio sono ridotti al silenzio dal vagito di un bimbo, di un bimbo che sembra non capire niente e che invece vede Dio. Gesù cita proprio questo salmo (Matteo 21:16) quando vede dei bambini che lodano nel tempio nel momento in cui egli entra in Gerusalemme acclamato dalle folle. Le autorità giudaiche, gli studiosissimi scribi, i farisei fedeli non hanno saputo vedere che dietro quell’uomo c’era in realtà il messia, Dio stesso venuto in terra per salvare, ma i bambini sì! Il Dio altissimo che siede nei cieli quindi usa piccole cose insignificanti per sconfiggere i suoi nemici e trarre lode.

Non aspettiamoci oggi di vedere la lode reale a Dio dai poteri forti e stabiliti. Non aspettiamoci di vedere grandi maggioranze schierarsi per Dio e prende posizione per lui. Il nostro Dio trae la lode da cose insignificanti come la bocca dei lattanti e le grida dei bambini, che sono segni di vita. Pensiamo quindi a come diventare bambini davanti a Dio, fidandoci pienamente di lui.

CONTRASTO 2. (3-5) Grandezza del cosmo e piccolezza dell’uomo.

Il secondo contrasto che il salmista presenta nasce da una riflessione comune a molti di noi. Il salmista è probabilmente sdraiato a contemplare il cielo di notte ed osserva luna e stelle. In un luogo senza illuminazione elettrica la luce delle stelle e della luna è ben visibile e lo spettacolo del cielo colpisce più che quando lo si guarda da una città. La bellezza della natura può portare a tante riflessioni, e a mia opinione sarebbe sano per ogni credente passare ogni tanto del tempo a contemplare la natura. Molti finiscono per deificare la natura trasformandola in Dio stesso, mentre il pensiero biblico vede in essa un segno che rimanda ad un autore. L’immagine è quella delle dita, più precise e raffinate delle mani, che dispongono il firmamento come un quadro, un’opera d’arte. Fermarsi allora a contemplare il cielo stellato è quindi un esercizio spirituale che ci rimanda costantemente a lodare il creatore. Ma il salmista non si ferma qui, la riflessione si prolunga e lo porta a riflettere sulla piccolezza dell’uomo: perché mai il Dio altissimo che è sopra i cieli, e che crea cose enormi che ci sovrastano (quello che conosciamo oggi dell’universo e delle sue dimensioni dovrebbe intensificare ancora di più l’interrogativo di Davide) dovrebbe interessarsi all’uomo? Perché dovrebbe interessarsi ad un essere che nonostante sia stato messo a capo del creato ha tradito Dio, ha rifiutato di obbedire al suo creatore e ha preferito ascoltare un’altra creatura, nelle sembianze di un serpente? Perché occuparsi di uno che è piccolo non solo fisicamente rispetto al cosmo, ma anche moralmente?

Per un semplice motivo: perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine, ed è di poco inferiore a lui. Qualche tempo fa riflettevamo sul significato preciso del passo in Genesi 1,26: Che significa «a immagine di Dio»? Che Dio ha mani, piedi, braccia, o dita, come si dice in questo salmo. Non so dire in che misura queste immagini siano da interpretare letteralmente, ed è possibile che sia così, cioè che Dio abbia queste caratteristiche. Detto ciò è importante capire che siamo «teomorfi», siamo fatti come Dio, sulla sua immagine. Per questo Dio non può scordarsi di ciò che egli ha fatto a sua stessa immagine. L’uomo fa delle nefandezze, nelle cose esecrabili, eppure rimane in lui scolpita l’immagine di Dio, che solo in Cristo si può restaurare completamente. La domanda che il salmista pone non è scientifica, né filosofica, ma teologica: chi è l’uomo rispetto a Dio, che significato ha l’uomo nel mondo creato da Dio? Ha un grande significato, e per quanto l’uomo possa fuggire lontano, niente potrà cancella quell’immagine di Dio che lo costringerà nella vita a fare i conti con Dio, perché Dio si ricorda di lui.

Amiamo, celebriamo e serviamo un Dio che si ricorda di noi. Che ha fatto cieli e stelle con le sue dita, ma che ha fatto anche gli uomini a sua immagine. Questo fonda la nostra dignità (gloria ed onore del v.5) e la nostra assoluta eguaglianza di essere umani, di qualsiasi colore, sesso o provenienza come assolutamente uguali davanti a Dio. Dio si ricorda non di Davide, non di Israele, ma di ogni singolo uomo. Tu ti ricordi di lui?

Contrasto 3: già e non ancora (6-7)

C’è un terzo contrasto che non è evidente da quanto è scritto nel salmo, ma la nostra esperienza ce lo rende sicuramente evidente: il salmo afferma che tutto è sottomesso all’uomo. Che ogni cosa è sotto i suoi piedi e che le bestie gli sono sottoposte. Ora, non solo la nostra esperienza ci dice che non è proprio così, ma anche l’autore dell’epistola agli ebrei interpretando questo salmo dice:

« tu hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi».

«Avendogli sottoposto tutte le cose, Dio non ha lasciato nulla che non gli sia soggetto. Al presente però non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte9 però vediamo colui che è stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto, affinché, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti» (Ebrei 2, 7-9)

Il mondo sfugge al controllo dell’uomo che ne domina una parte, ma molto gli sfugge. La natura è in parte assoggettata, ma in parte selvaggia e minacciosa: serpenti, leoni, calabroni, ma anche piccoli virus…

Ma ogni cosa è stata posta sotto i piedi di Gesù. In lui vediamo l’ordine e la vittoria di Dio. Vediamo tutto ciò che è già sottoposto, quelle forze avverse che potrebbero dominarci sono vinte, perché ogni cosa è posta sotto i piedi di Gesù! La paura che deriva dalle forze selvagge della natura, e ancora peggio dalla cattiveria umana, tutto ciò che spaventa e incute terrore in Cristo è vinto. Chi affronta guerre, confitti di ogni tipo sappia questo: non sta a noi fare vendetta, Gesù ha già vinto. Non vediamo ancora il regno completamente realizzato, ma ciò che il regno ha già cambiato dentro di noi si riverbera nella vita pratica e ci fa vedere come Dio regna.

Il nostro Dio trae forza da ciò che non conta niente agli occhi degli uomini

Il nostro Dio si ricorda di noi nonostante la grandezza del mondo che ci confonde

Il nostro Dio ha già vinto ogni forza avversa per porre tutto sotto i piedi di Gesù

Per questo anche noi concludiamo con il salmista dicendo:

O Signore, Signore nostro, quant’è magnifico il tuo nome su tutta la terra.