Presenza divina

Presenza divina

Come abbiamo visto negli ultimi due mesi Dio, dopo essersi rivelato nella creazione, si è manifestato in maniera particolare ad un uomo, Abramo, con il quale ha stabilito un patto, un accordo tra lui, Abramo e la sua discendenza. Un patto con il quale Dio vuole relazionarsi con l’essere umano, alla luce del suo amore e della sua grazie e alle sue condizioni. Un patto con il quale regnare come Dio di coloro che sono parte del patto e con il quale vivere tra il suo popolo. Il popolo d’Israele decide di accettare il patto di Dio e di ubbidire alla legge ricevuta tramite Mosè. In cambio ad Israele viene promessa la presenza di Dio in mezzo a loro.

Lev 26:11-12  Io stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e non vi detesterò.  (12)  Camminerò tra di voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo.

Dio non vuole sovraneggiare sul suo popolo dal cielo, ma vuole dimorare tra il suo popolo, essere parte della vita quotidiana di ogni suo figlio e non solo parte di un incontro settimanale, come ad esempio quello che celebriamo la domenica mattina qui.

Questa è una bellissima promessa da parte di Dio. Sapere che siamo legati a qualcuno non è la stessa cosa come essere alla presenza della persona alla quale siamo legati. Sapere, nel matrimonio, di essere sposati ma dover vivere a 1000 KM di distanza dal proprio partner non è la stessa cosa di vivere insieme al proprio coniuge. Come abbiamo visto nel video fare gli auguri al telefono non è la stessa cosa di poter cenare insieme, ridere, scherzare, gioire della presenza reciproca attorno ad un pasto. Il protagonista del video vuole sperimentare e vivere la presenza della sua famiglia. Lo stesso vale per Dio.

Leslie Allen, autore del testo che stiamo usando come traccia per questa serie di predicazioni sull’Antico Testamento, presenta diversi tipi di presenza divina. Questa mattina vogliamo analizzarne tre in particolare. Lo faremo vedendo come sono presentate nel Vecchio Testamento per poi passare ad una prospettiva del Nuovo Testamento e del Nuovo Patto. Le tre presenze sono:

  • Presenza del tabernacolo
  • Presenza teofanica
  • Presenza accompagnatrice

Non vi preoccupate, oggi non vi chiedo di imparare i termini ma di capire di cosa stiamo parlando.

Per presenza del tabernacolo si intende una presenza continua da parte di Dio. In italiano abbiamo il termine tabernacolo, sostantivo, ma non esiste un verbo. Se esistesse tabernacolare (scusate l’obbrobrio del termine) significherebbe risiedere, abitare, stare in modo permanente.  La presenza del tabernacolo è una continua presenza in un posto specifico. L’esempio per eccellenza di questo tipo di presenza divina è l’arca che si trovava all’interno del tabernacolo.

Lev 9:1-5  L’ottavo giorno, Mosè chiamò Aaronne, i suoi figli e gli anziani d’Israele,  (2)  e disse ad Aaronne: “Prendi un vitello giovane per un sacrificio espiatorio, e un montone per un olocausto, entrambi senza difetto, e offrili al SIGNORE.  (3)  Dirai così ai figli d’Israele: “Prendete un capro per un sacrificio espiatorio, un vitello e un agnello entrambi di un anno, senza difetto, per un olocausto,  (4)  un bue e un montone per un sacrificio di riconoscenza, per sacrificarli davanti al SIGNORE, e un’oblazione intrisa d’olio; perché oggi il SIGNORE vi apparirà””.  (5)  Essi dunque portarono davanti alla tenda di convegno le cose che Mosè aveva ordinate; e tutta la comunità si avvicinò e rimase in piedi davanti al SIGNORE.

In questo testo vengono descritti i primi sacrifici celebrati da Aronne. Notate come la comunità, il popolo di Israele, che si era riunito davanti alla tenda, davanti al tabernacolo, viene descritta come davanti al Signore. Il popolo era davanti al Signore perché il Signore era presente nel tabernacolo, dimorava in mezzo al suo popolo nel tabernacolo.

La seconda presenza divina è quella teofanica. Il termine deriva da theos, che vuole dire Dio, e phainen, che vuol dire manifestarsi. La presenza teofanica si manifesta in occasioni speciali in un modo speciale. Attraverso la teofania la gloria di Dio si manifesta chiaramente ed intensamente. Un esempio di presenza teofanica lo troviamo in Giosuè 5.

Jos 5:13-15  Mentre Giosuè era presso Gerico, egli alzò gli occhi, guardò, ed ecco un uomo in piedi che gli stava davanti, tenendo in mano la spada sguainata. Giosuè andò verso di lui, e gli disse: “Sei tu dei nostri, o dei nostri nemici?”  (14)  E quello rispose: “No, io sono il capo dell’esercito del SIGNORE; arrivo adesso”. Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: “Che cosa vuol dire il mio Signore al suo servo?”.  (15)  Il capo dell’esercito del SIGNORE disse a Giosuè: “Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è santo”. E Giosuè fece così.

Giosuè è il nuovo leader del popolo di Israele, l’uomo chiamato a succedere a Mosè, che aveva portato Israele dall’Egitto fino alle porte della Terra Promessa. Giosuè ha da poco fatto circoncidere tutta la nazione e ha celebrato l’ultima Pasqua con la manna. Ora c’è da conquistare Gerico e mentre Giosuè pensa a come farlo Dio gli si rivela. Gli si rivela in una maniera così evidente e così gloriosa che la reazione di Giosuè consiste nel buttarsi con la faccia a terra, pendendo dalle labbra del Signore.

La terza presenza divina è quella accompagnatrice. Si tratta di una presenza che accompagna in tutte le situazioni della vita, che protegge e benedice secondo il piano di Dio. Troviamo un esempio nel capitolo 28 di Genesi. Il protagonista di questa storia è Giacobbe, che sta scappando in Mesopotamia.

Gen 28:10-15  Giacobbe partì da Beer-Sceba e andò verso Caran.  (11)  Giunse ad un certo luogo e vi passò la notte, perché il sole era già tramontato. Prese una delle pietre del luogo, se la mise per capezzale e lì si coricò.  (12)  Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala.  (13)  Il SIGNORE stava al di sopra di essa e gli disse: “Io sono il SIGNORE, il Dio d’Abraamo tuo padre e il Dio d’Isacco. La terra sulla quale tu stai coricato, io la darò a te e alla tua discendenza.  (14)  La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza.  (15)  Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai e ti ricondurrò in questo paese, perché io non ti abbandonerò prima di aver fatto quello che ti ho detto”.

In pratica le tre presenze sono tre manifestazioni diverse della presenza di Dio. La presenza del tabernacolo è una presenza fissa e costante, che doveva aiutare il popolo di Israele a presentarsi a Dio, a ricordarsi di vivere e prendere decisioni quotidiane alla luce della presenza di Dio in mezzo a loro. La presenza teofanica era una manifestazione estemporanea, gloriosa, fuori dall’ordinario. La presenza accompagnatrice scortava nelle varie fasi della vita, negli spostamenti, nelle difficoltà e nei cambiamenti.

A questo punto qualcuno di voi potrebbe giustamente far notare che Dio non può abitare sulla terra, citando l’inaugurazione del tempio da parte di Salomone e riprendendo una predicazione di Stefano di un po’ di tempo fa.  1Re 8:27  Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita!

La risposta è data da Salomone stesso, o meglio da Dio. Salomone infatti ricorda che è il Signore che aveva promesso di far dimorare il suo nome nel tempio (1 Re 8:29). Entrambe le cose sono vere anche se non riusciamo a capirle, i cieli non possono contenere Dio eppure in qualche modo Dio dimora sulla terra. La presenza divina si manifesta in modi che non sono del tutto comprensibili ma in un certo senso la stessa cosa avviene con la manifestazione fisica e umana di Gesù Cristo, che pur essendo e rimanendo Dio si è fatto uomo per vivere in mezzo a noi. In Gesù avviene il passaggio dal vecchio patto al nuovo patto e anche se la sostanza del patto non cambia, come abbiamo detto molte volte, il nuovo patto completa e migliora il vecchio. Con Gesù l’uomo non deve più andare al tempio per essere davanti al Signore, ma è il Signore che viene in mezzo alle persone, in maniera ancora più amplificata rispetto al tabernacolo. In Gesù vediamo in maniera unica l’immensa gloria di Dio, che è intervenuto per salvare. Gesù è venuto per accompagnare per sempre i suoi discepoli, come promesso in Matteo 28:20. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente.”

Nel video che abbiamo visto il protagonista è, in un certo senso, dovuto morire e resuscitare per portare riconciliazione, per portare unione, per portare presenza, per far si che la sua famiglia fosse presente attorno a lui. È esattamente quello che ha fatto Cristo.

Joh 1:14  E la Parola è diventata carne e ha abitato (piantato la sua tenda) per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

Nel Vecchio Testamento la presenza del tabernacolo di Dio era presente nell’arca, nel tabernacolo e nel tempio. Oggi questa presenza è data da Cristo, che promette che Mat 18:20  “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Questo non vuol dire, ovviamente, che Dio non è presente altrove o non è presente quando si è da soli, ma in maniera speciale e benedetta il Signore è presente tra i credenti che si riuniscono. Questo dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per spingerci ad incontrarci come credenti. Dio ci benedice attraverso la comunione, fa sentire la sua presenza nella comunione. Se stai attraversando un momento difficile, se sei deluso da Dio, arrabbiato con lui, se ti senti incompreso non rifugiarti nella solitudine, che non può offrire alcun tipo di vero rifugio. Ma trova rifugio alla presenza del Signore, cerca per fede la comunione tra i fratelli.

Nel Vecchio Testamento la presenza teofanica era più unica che rara. Oggi invece coloro che affidano la loro vita a Gesù possono godere della gloria di Dio rivelata sulla croce ogni giorno della propria vita. Pensando e riflettendo sulla croce dovremmo gettarci per terra così come ha fatto Giosuè davanti al capo dell’esercito del Signore, come ha fatto Mosè davanti al Signore rivelatosi nel pruno ardente. La croce trasmette timore reverenziale, ma anche speranza. Non solo una speranza futura, ma anche una speranza presente. Speranza sapendo che il Figlio che è morto sulla croce e poi risorto è con noi.

Così come nel VT Dio ci accompagna, è al nostro fianco, fino alla fine dell’età presente. Lo è, come lo è stato con Giacobbe, quando dobbiamo lasciare la nostra casa e la nostra famiglia, lo è quando, sempre come Giacobbe, dobbiamo affrontare dei conflitti, famigliari, a lavoro, con i nostri amici. Lo è quando, sempre come Giacobbe, dobbiamo ci chiama a dover affrontare una situazione del tutto nuova e imprevista, come far trasferire tutta la propria famiglia e i propri beni in Egitto.

Mercoledì abbiamo avuto il primo incontro infrasettimanale della chiesa a Pisa. Alla luce di quello che abbiamo detto noi possiamo già lodare il Signore, anche se la strada è ancora lunga. Lodiamo il Signore perché Gesù era presente in mezzo a noi, ha piantato le sue tende. Lodiamo il Signore perché questo gruppo vuole riflettere sulla manifestazione divina, sulla teofania della buona notizia di Cristo Gesù, Figlio di Dio. Lodiamo il Signore perché fino ad ora il Signore ha accompagnato questo progetto e sappiamo già, per fede e per esperienza, che continuerà ad accompagnarlo, che il Signore “sarà con noi”.