Post Tenebras, lux. Isaia 9-10

Isaia 9, 1-10,4

1 Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende.
2 Tu moltiplichi il popolo, tu gli elargisci una gran gioia; esso si rallegra in tua presenza come uno si rallegra al tempo della mietitura, come uno esulta quando spartisce il bottino.
3 Infatti il giogo che gravava su di lui, il bastone che gli percuoteva il dorso, la verga di chi l’opprimeva tu li spezzi, come nel giorno di Madian.
4 Difatti ogni calzatura portata dal guerriero nella mischia, ogni mantello sporco di sangue, saranno dati alle fiamme, saranno divorati dal fuoco.
5 Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti.

7 Il Signore manda una parola a Giacobbe, ed essa cade sopra Israele. 8 Tutto il popolo ne avrà conoscenza, Efraim e gli abitanti di Samaria, che nel loro orgoglio e nella superbia del loro cuore dicono: 9 «I mattoni sono caduti, ma noi costruiremo con pietre squadrate; i sicomori sono stati tagliati, ma noi li sostituiremo con cedri». 10 Per questo il SIGNORE farà sorgere contro il popolo gli avversari di Resin, ed ecciterà i suoi nemici: 11 i Siri da oriente, i Filistei da occidente; essi divoreranno Israele a bocca spalancata.
Con tutto ciò, la sua ira non si calma e la sua mano rimane distesa.
12 Il popolo non torna a colui che lo colpisce, e non cerca il SIGNORE degli eserciti. 13 Perciò il SIGNORE reciderà da Israele capo e coda, palma e giunco, in un medesimo giorno. 14 L’anziano e il notabile sono il capo, e il profeta che insegna la menzogna è la coda. 15 Quelli che guidano questo popolo lo sviano, e quelli che si lasciano guidare vanno in rovina. 16 Perciò il SIGNORE non si compiacerà dei giovani del popolo, né avrà compassione dei suoi orfani e delle sue vedove;
perché tutti quanti sono empi e perversi, e ogni bocca proferisce follia.
Con tutto ciò, la sua ira non si calma, e la sua mano rimane distesa.
17 Infatti la malvagità arde come il fuoco che divora rovi e pruni; divampa nel folto della foresta,
da cui s’innalzano vorticosamente colonne di fumo.
18 Per l’ira del SIGNORE degli eserciti il paese è in fiamme e il popolo è in preda al fuoco; nessuno risparmia il fratello. 19 Si saccheggia a destra, e si ha fame; si divora a sinistra, e non si è saziati; ognuno divora la carne del proprio braccio:
20 Manasse divora Efraim, ed Efraim Manasse; insieme piombano su Giuda.
Con tutto ciò, la sua ira non si calma, e la sua mano rimane distesa.

10
1 Guai a quelli che fanno decreti iniqui e a quelli che mettono per iscritto sentenze ingiuste,
2 per negare giustizia ai deboli, per spogliare del loro diritto i poveri del mio popolo,
per far delle vedove la loro preda e degli orfani il loro bottino!
3 Che farete il giorno che Dio vi visiterà, il giorno che la rovina giungerà da lontano? Presso chi fuggirete in cerca di soccorso? Dove lascerete la vostra gloria? 4 Non rimarrà loro che curvarsi tra i prigionieri o cadere fra gli uccisi.
Con tutto ciò, la sua ira non si calma, e la sua mano rimane distesa.

Il messaggio della settimana scorsa si concludeva con un’esortazione ed una domanda: chi vogliamo ascoltare? Questa domanda, storicamente, nei capitoli che leggiamo viene posta ad Israele? Chi volete ascoltare? Il re di Assiria e la sua forza oppure Dio? Le immagini del fiume nel corso del discorso di Isaia si trasformano in altre: tenebre e luce. Aver preferito il re d’Assiria ha portato sul paese un manto di tenebre. Ma queste non dureranno per sempre. Nella sua schematicità questa stessa situazione la incontra ancora oggi il popolo di Dio, come singoli e come chiesa, che attraversa momenti tenebrosi ma avendo sempre una prospettiva finale luminosa.

1. Caratteristiche della speranza

Questi passi sono tradizionalmente letti a Natale e citati nel vangelo di Matteo (1,15-16). Ci costringono a capire bene il senso delle profezie che stiamo leggendo. Come già detto precedentemente le diverse profezie sul messia o anche sulle punizioni annunciate hanno diversi piani di realizzazioni. C’è una prima realizzazione nella storia immediata, e in questo senso la punizione è il re d’Assiria che nel 723 a.C. invade Israele e lo deporta, e il bambino promesso come salvatore può essere uno dei figli di Acaz o anche il figlio di Isaia. Tuttavia il passo viene ripreso da Matteo ed attribuito a Gesù, quindi la realizzazione definitiva di quella profezia avviene molto dopo.

Il passo che leggiamo oggi non dà indicazioni precise sull’attualità né dà al bambino caratteristiche che facciano pensare ad un personaggio storico in grado di salvare il popolo. Non si parla di una liberazione semplicemente politica né di un mondo fatto di puro spirito, ma di una condizione nuova in cui l’umanità entra, sconosciuta prima:

Se leggiamo i versi da 1 a 4, vediamo che questa luce è grande ed implica gioia, libertà e pace.

Questa gioia è strettamente legata (poiché) alla presenza di un bambino che è nato. Anche di lui vengono tracciate delle caratteristiche nei nomi in cui viene chiamato, da cui dipendono la gioia, la pace, la libertà di cui sopra.

Consigliere ammirabile: sa orientare nella vita, e permette di fare le scelte giuste, visto che è questione di scegliere tra Dio e il re d’Assiria.

Dio potente, Padre eterno. Questo titolo ci fa capire che siamo al di là della situazione attuale, dai re umani, ma è Dio stesso che interviene.

Principe della pace: In un contesto in cui diversi popoli si stanno organizzando e preparando alla guerra questo re è un principe di Pace.

per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre:

Per quanto si tratti di un re che proseguirà il trono di Davide, quindi che si inserisce in una genealogia umana, è un re radicalmente diverso da quelli che si sono presentati finora sulla scena. Stabilisce il regno con diritto e giustizia, non con la forza e dà un regno di pace che non avrà mais fine.

Il messaggio è lo stesso per il popolo di Israele di quel tempo e per noi oggi, benché guardiamo la stessa cosa da due punti di vista diversi. Quel popolo aveva sentito una promessa di pace ed eternità da realizzarsi grazie ad un messia che doveva ancora venire. Cosa significa questo? Avere fede in un Dio che prometteva un re messianico, che non si sapeva quando sarebbe venuto. Fede quindi ma con un’incertezza.

Oggi viviamo le stesse cose al contrario. Davanti all’assenza di pace nazionale e personale, davanti alla morte, ad una serie infinita di problemi la domanda è la stessa: in chi vogliamo avere fede? Il messia nel nostro caso è venuto, si è manifestato, si è fatto conoscere. Sappiamo chi è e ne abbiamo testimonianze storiche.

Possiamo veramente dire che oggi se vogliamo LUCE la troviamo in colui che ha detto di essere la LUCE del MONDO.

2. Le caratteristiche dell’ira di Dio.

Il libro di Isaia procede alternando visioni di speranza a visioni di minaccia e non appena letto che il popolo vede una luce e che ci è nato un bambino ascolta al contempo una serie di messaggi che annunciano la rovina: quattro quadri spaventosi, conclusi ognuno da una specie di ritornello «la sua ira non si calma» mettono il popolo in guardia.

2.1. Ottimismo orgoglioso. Nonostante l’evidenza e la dissuasione dal confidare in re umani come quello di Siria, gli abitanti del regno del Nord, Israele ed Efraim, non si rassegnano e continuano a confidare in se stessi e nella loro forza. I mattoni crollati e la natura devastata non bastano, continuano a credere che ce la faranno. Con tutto ciò…

2.2. La ribellione è diffusa. Le guide politiche e spirituali del popolo, anziani e notabili e profeti, come le categorie più deboli, giovani, vedove orfani, partecipano in modo uniforme alla ribellione: non tornano al Dio che hanno conosciuto e che sanno essere la causa delle disgrazie che gli capitano. Con tutto ciò…

2.3. Il popolo si autodistrugge.

Oltre alla minaccia di un nemico interiore l’abbandono del Signore comporta una serie di lotte intestine, una lite tra fratelli che si scannano a vicenda fino ad annullarsi. È la conseguenza delle scelte. Con tutto ciò…

2.4. La responsabilità di chi giudica.

Se prima vedove ed orfani erano stati messi sotto accusa ora viene detto che una parte di essi è vittima dell’ingiustizia di chi giudica il popolo. Seguono una serie di domande per il giorno in cui incontreranno il vero giudice. Con tutto ciò…

Credo che in un passo come questo sia meno interessante analizzare in cosa consiste il male fatto dagli uomini, che alla fine non cambia molto nel corso dei secoli e che si traduce sempre in ingiustizie, soprusi, abusi e lotte fratricide, e vorrei portare la nostra attenzione sull’ira di Dio.

Il passo precedente è rassicurante e parla di un principe di pace, questo invece è inquietante e parla di un Dio che si arrabbia. E non si arrabbia solo un po’ si arrabbia molto, di un’ira che non si placa e che non cessa facilmente, e che si ritiene il responsabile diretto dei mali che piovono sul popolo, anche se questi pervengono al popolo attraverso un agente terzo, come il re d’Assiria. Che dire? Come risolvere la tensione tra un principe di pace, un bambino che non userà la forza, ed un Dio che invece punisce?

È una questione che ha dato da pensare a molti che ognuno cerca di risolvere in modi diversi. Mi piacerebbe poter dire qualcosa che rispecchi la totalità del pensiero biblico. C’è chi cerca di risolvere la tensione dicendo che il Dio del nuovo testamento è quello vero che quello del vecchio non lo è, ma qui vediamo che in pieno Antico Testamento si parla di Dio mostrando questi due modi di essere… C’è chi finge di non vedere il problema dicendo che Dio fa quello che vuole in tempi diversi e che se una volta faceva così, oggi fa cosà… Io vorrei riuscire a mantenere presenti sia la dimensione dell’ira di Dio che quella della sua pace, bontà e clemenza e credo che queste non si oppongano.

É importante tenere presente che il Nuovo Testamento non smette di parlare dell’ira di Dio. Paolo inizia la sua epistola ai Romani dichiarando che: «L’ira di Dio si rivela contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia». Non è un carattere accessorio di un Dio ormai passato di moda, ma una caratteristica intrinseca di Dio.

  • L’ira di Dio non è imperfetta e dettata da motivi spesso egoistici o personali come quella umana, ma è un’ira pura, motivata dall’indignazione di un padre che non vuole vedere gli uomini distruggersi.

  • L’ira di Dio è una garanzia per chi crede nella giustizia e quindi che prima o poi una giustizia contro il male commesso dagli uomini sarà fatta. Diciamo grazie per l’esistenza di questa ira.

  • L’ira di Dio non è la parola finale di Dio. Il ritornello dice che la sua ira non si è placata e questo implica che c’è un momento in cui si placa e che la sua mano cessa di essere tesa.

Piccola osservazione: chi scrive queste cose è un ebreo che ha il coraggio di parlare contro il suo popolo in quel tempo.

Dopo queste considerazioni generali possiamo pensare a noi, ai governi che abbiamo, alla corruzione che rovina un paese, ad una serie di situazioni complicate che spesso ci rendiamo conto essere conseguenza del comportamento di chi le abita. Guardiano la nostra Italia e i politici di cui ci lamentiamo, possiamo anche pensarli come una punizione giusta, divinamente mandata per come siamo noi italiani…

Passando ad un livello più spirituale credo sia importante saper leggere anche le prove o situazioni di sofferenza in cui ci troviamo. È sbagliato interpretare ogni sofferenze ed ogni prova come un chiaro segnale di punizione da parte di Dio. Chi vive la vita cristiana così in genere è squilibrato e non ha afferrato bene il messaggio della grazia. Ma è altresì sbagliato escludere a priori che qualunque cosa ci capiti possa essere un avviso, un monito una correzione da parte di Dio… è molto difficile capire il senso di una prova che attraversiamo, e ci vuole equilibrio, consiglio, confronto, preghiera. Eppure, l’ira di Dio esiste anche oggi. Se è generale contro un’umanità in rivolta, può alle volte essere particolare e dirigersi contro il singolo credente che in un momento della sua vita disonorando Dio. Tuttavia questo singolo credente può e deve ricordare la promessa finale

La promessa finale è che la sua ira è placata in Cristo, agnello di Dio , e che chi confida in lui non vedrà la sua ira a vita. La settimana prossima si celebrerà la Pasqua: dietro le pecorelle di marzapane, le uova di cioccolata e le colombe, saremmo in grado di vedere l’ira di Dio??? Ricordiamoci di quanto terribile fu la Pasqua ebraica, con primogeniti sterminati e l’ira di Dio placata dal sangue di un agnello… La promessa finale è che dobbiamo confidare nel sangue di quell’agnello che calma l’ira di Dio definitivamente, pagando per quei peccati miei, tuoi, vostri che ogni giorno scatenano l’ira di Dio, ma che hanno una fine grazie ad un Dio che assieme alla sua ira ha provveduto il mezzo che la placa.