Matteo 5,8 I puri di cuore

Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio

Mano a mano che procediamo ad analizzare una per una queste beatitudini ci sembrerà evidente che sono messe in una progressione. Oggi si arriva ad una promessa straordinaria, oggetto della ricerca di tutte le religioni e anche di tante filosofie: vedere Dio! Se si potesse vedere chiaramente Dio senza troppi problemi non sarebbe necessario inventare prove che ne dimostrino l’esistenza o ascoltare esperienze di chi ci crede, sarebbe evidente. Ma Dio ha scelto che così non sia, eppure Gesù fa questa promessa di cui cercheremo di capire tutta la portata. Procediamo per tappe per capire di cosa si parli.

  1. Il problema del cuore
    La prima tappa consiste nel capire bene cosa sia il cuore. Nell’accezione comune pensiamo al cuore come qualcosa di vagamente legato all’amore o alle emozioni, e sicuramente nel senso biblico del cuore c’è anche questo. Ma c’è molto di più! Il cuore è anche l’organo della volontà e dell’intenzione, quello che sta dietro alle motivazioni profonde per cui si agisce. Può essere anche il luogo delle decisioni, della volontà e anche delle scelte razionali. Il cuore rappresenta tutto l’essere della persona, non a caso Dio invita il popolo a “circoncidere il proprio cuore” (Deut 10:16), cioè a segnare con i comandamenti tutto il proprio essere. Altro bell’esempio è il magnifico verso:
    “Ho conservato la tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di te”. (Sl 119:11)
    Qui capiamo che non si tratta solo di provare delle emozioni o di affidarsi emotivamente alla parola, ma di un qualcosa che riguarda anche la memoria (si pensi al francese par coeur e all’inglese by heart), che indicano appunto la memorizzazione. Il cuore biblicamente è veramente il tutto dell’individuo, il suo conscio, il suo inconscio la sua parte razionale, volitiva, emotiva, irrazionale, istintuale.
    Il cuore però ha un problema: non funziona! Siamo tutti cardiopatici dal punto di vista del cuore biblico, anche se siamo perfetti per l’organo del cuore. Il profeta Geremia si dilunga molto sul cuore nel capitolo 17 del suo libro e fa del cuore un ritratto molto triste:
    «Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro, con una punta di diamante; è scolpito sulla tavola del loro cuore e sui corni dei vostri altari. 17:1
    Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno;
    chi potrà conoscerlo? (17:9)
    Il cuore umano è segnato dal peccato ed è malvagio. Ancora una volta dobbiamo ripetere che le beatitudini non sono delle prerogative di persone che per carattere, cultura, educazione o meriti personali riescono ad essere migliori degli altri. Le beatitudini sono le caratteristiche di chi chiede a Dio di essere trasformato dalla sua parola. Perché a cose normali non ci sono puri di cuore! Ci sono solo esseri umani i cui cuori sono ingannevoli e insanabilmente maligni.
    La prima tappa di questa beatitudine è quindi quella di valutare attentamente il nostro cuore, di capire che è un cuore malvagio e che non cerca spontaneamente né Dio né il bene. Sempre il capitolo 17 di Geremia ci rivela qualcosa di importante sul cuore:
    «Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni». 17:10
    Il cuore umano viene investigato da Dio, che retribuisce secondo le nostre azioni.
  2. La purezza
    Passiamo alla seconda tappa. Riconosciuto che il cuore è impuro e malvagio, ci sarà da porsi il problema di come renderlo puro. Meglio allora capire ancora prima cosa significa puro.
    Abbiamo due sensi di purezza: da un lato significa trasparenza, sincerità. Ma dall’altro anche pulizia in seguito ad un lavaggio dal peccato.
    Apocalisse 7:14: “Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello”
    Apocalisse 22: 14 Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città!
    Ho scelto questi passi perché uniscono l’idea di purificazione a quella di lavaggio, e in Ap 22 a quella di beatitudine. Non possiamo né diventare santi da soli, né purificarci da soli, è necessario che Dio lo faccia per noi. Se abbiamo riconosciuto che il problema grosso è che il nostro cuore non è puro di natura, allora siamo sulla buona strada. Ora bisogna pensare ad un trapianto. La chirurgia moderna è diventata molto abile al punto di poter trapiantare parti del cuore o cuori interi. La Bibbia molti anni prima parlava a suo modo di trapianto del cuore:

Io darò loro un medesimo cuore, metterò dentro di loro un nuovo spirito, toglierò dal loro corpo il cuore di pietra, e metterò in loro un cuore di carne, Ezechiele 11:19
Capite bene che qui si gioca con le immagini. Il cuore di pietra è un cuore che non ha al centro Dio, che è freddo ed assente e che adora la pietra, cioè gli idoli. Ma il cuore di carne non è quello biologico, ma l’essere pulsante che cerca Dio. Essere puri di cuore significa quindi riconoscere davanti a Dio che non abbiamo un cuore pulito, e che il nostro cuore è continuamente diviso. Cerchiamo di compiacere Dio, di costruire il suo regno, di amare lui e il prossimo eppure altri amori si interpongono. È necessario un intervento dall’alto che estirpi da noi il cuore malvagio di pietra per impiantare un cuore rinnovato, nato di nuovo, lavato nel sangue dell’agnello e reso puro, santo, non dai nostri sforzi, ma dall’intervento di Dio in noi.
Le beatitudini non riguardano il fare, ma l’essere. Sono condizioni di chi lascia Dio agire nella propria vita e non sono meritorie.

  1. Vedere Dio
    Arriviamo all’ultima tappa, quella della promessa. I puri di cuore vedranno Dio. La Bibbia afferma chiaramente che non si può vedere Dio, perché si rimane bruciati dalla sua santità. In tutto l’AT ci sono delle teofanie, delle manifestazioni di Dio che avvengono sempre tramite dei mediatori, degli angeli di forma umana che hanno le sembianze di Dio, ma non sono lui. D’altra parte Gesù dice chiaramente che “nessuno ha visto il padre “(Gv 6:46) ma che chi ha visto Lui ha visto il padre… (Gv 14:9). C’è quindi una certa ambiguità nella Bibbia circa questa possibilità di vedere Dio. Dio è infinito, è la trascendenza, non è possibile per noi vederlo e comprenderlo interamente ed è quindi giusto che questa possibilità di vederlo rimanga in parte misteriosa. Eppure entrare in un cammino di purezza giorno per giorno in cui il nostro cuore comincia a capire che bisogna amare interamente Dio significa cominciare a vederne qualcosa. Paolo in Cor 13 parla di vedere in modo imperfetto, come in uno specchio. Gli antichi specchi rendevano un’immagine deforme. Per quanto riguarda la gloria di Dio ci accontentiamo anche di averne un’immagine parziale non completamente nitida, in attesa di un incontro completo con Dio nel cielo.
    È molto importante capire che questa beatitudine si realizza già ora. Pensiamo ad alcuni canti: “Aprimi gli occhi signore, voglio vederti”. “Quando vedo la tua santità, quando ammiro la tua beltà”.
    Dov’è il nostro cuore quando lodiamo in chiesa? Dov’è il nostro cuore quando da soli o con latri preghiamo? Dov’è il nostro cuore quando lavoriamo? E quando gestiamo la nostra famiglia, adempiendo i nostri compiti di padre, madre, figlio, fratello? Lasciamo che Dio renda giorno per giorno il nostro cuore puro, partendo dalla consapevolezza che non lo è e lasciandolo che ce lo lavi, come ha lavato i piedi ai discepoli.