Matteo 5:1-16 La nostra luce alla luce delle beatitudini

L’ultima volta che abbiamo parlato di parabole abbiamo visto la parabola del vino e del vestito nuovo. Abbiamo visto come, con questa parabola, Gesù inaugura una nuova era, un nuovo periodo, nel quale il formalismo viene rimpiazzato da qualcosa di vivo e di più potente, qualcosa di simile ad un vino nuovo e poderoso o una stoffa nuova e meravigliosa. Gesù attraverso quella parabola stava descrivendo il regno, simbolo della nuova creazione e del nuovo patto.

 

Nel testo che andremo a leggere oggi il Signore Gesù sta spiegando ai suoi discepoli alcune caratteristiche che devono avere le persone che vogliono essere parte del regno, alcune caratteristiche che devono avere coloro che vogliono gustare del nuovo vino e vestirsi del nuovo abito. (Se vogliamo essere tecnici quella di oggi non è propriamente una parabola, ma è comunque molto interessante quello che Gesù insegna attraverso le seguenti immagini).

 

Mat 5:1-16  Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui,  (2)  ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo:  (3)  “Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.  (4)  Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati.  (5)  Beati i mansueti, perché erediteranno la terra.  (6)  Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.  (7)  Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.  (8)  Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.  (9)  Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.  (10)  Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.  (11)  Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.  (12)  Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.  (13)  “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.  (14)  Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta,  (15)  e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.  (16)  Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.

 

Quello che abbiamo appena letto è l’inizio del famoso sermone sul monte. Si tratta di uno dei discorsi più famosi fatti dal Signore Gesù, che nel vangelo di Matteo occupa ben tre capitoli, 5-7. Nel brano di oggi troviamo una parabola nei versetti 14 e 15,

 

Per capire meglio la parabola di oggi è bene capire il contesto, e quindi avere un’idea del sermone sul monte.

 

“Ai versetti 3-10 troviamo le beatitudini, ossia la descrizione del carattere cristiano [povero in spirito, afflitto, mansueto, affamato e assetato di giustizia, misericordiosa, pure di cuore, che si adopera per la pace, perseguitato a motivo della giustizia]. I versetti 11-12 ci mostrano il carattere cristiano quando questi è fatto oggetto di persecuzione da parte del mondo. Il Signore dichiara: “Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.  (12)  Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.” In altre parole, ci vengono descritti aspetti positivi e negativi dell’essere cristiano. Prima ci viene detto cosa significa essere cristiano e poi come il mondo tratta colui che è tale. I versetti 13-16 spiegano quale funzione ha il cristiano nella società e nel mondo. Descritta in dettaglio dal Signore, essa viene infine riassunta con questa esortazione: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” Dopo questa descrizione sommaria di cosa significa essere cristiano, il Signore prosegue spiegando in quale modo tale persona viva in un mondo come il nostro… i versetti 17-48 parlano del cristiano di fronte alla legge di Dio e alle sue esigenze… L’intero capitolo 6 descrive il cristiano e come questi viva conscio della presenza continua del Signore, in sottomissione attiva e dipendete da Lui… Il capitolo 7 parla del cristiano e del suo vivere alla luce del giudizio di Dio e nel timore di Dio” (Martyn Lloyd-Jones, 18-20).

 

Capire il contesto di questa parabola è particolarmente interessante e importante perché la parabola della città e della lampada è riportata all’interno di un sermone, e quindi è stata usata da Gesù per rendere più dinamica la sua predicazione. E anche perché la parabola viene in parte spiegata da Gesù stesso.

 

E allora guardiamo brevemente di nuovo alle famose beatitudini:

  • Beati i poveri in spirito, quelli che hanno riconosciuto la loro povertà spirituale e l’hanno affidata al Signore, chiedendogli di colmare le proprie mancanze
  • Beati gli afflitti, o meglio beati coloro che fanno cordoglio, coloro che fanno cordoglio di fronte al peccato nella loro vita e nel mondo che li circonda
  • Beati coloro che avendo riconosciuto di essere poveri in spirito, avendo fatto cordoglio per il peccato, si comportano in modo mansueto verso gli altri, che non è suscettibile o permalosa, irosa o vendicativa
  • Beati coloro che sono desiderosi di giustizia, non soltanto a livello sociale, che è giustissimo, ma anche a livello personale, sia con Dio sia con le persone che li circondano
  • Beati i misericordiosi, coloro che hanno sperimentato la misericordia di Dio dopo i propri sbagli e imputano questa stessa misericordia al prossimo.
  • Beati i puri di cuore, coloro che si sforzano di essere puri come Gesù che li purifica.
  • Beati quelli che si adoperano per la pace, che ha sperimentato tutti i passaggi elencati fino ad ora dalle beatitudini e di conseguenza si adopera per la pace, in qualsiasi contesto, per la gloria di Dio e non per la realizzazione personale.
  • Beati coloro che fanno tutte queste cose, perché saranno perseguitati e la loro persecuzione dimostrerà che sono in Cristo e di Cristo.

 

Costoro sono i beati, coloro che hanno tutte queste caratteristiche e si impegnano per in esse perché loro è il regno dei cieli, perché saranno consolati, perché hanno in eredità la terra, perché vedranno la giustizia compiuta, perché vedranno Dio, perché saranno riconosciuti come figli di Dio. Il carattere di noi che ci professiamo cristiani dovrebbe rispecchiare sempre di più le beatitudini. Le beatitudini sono anche una profonda introduzione alla parabola di oggi, che non può essere separata da essa.

 

Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta,  (15)  e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.

 

Alcuni di noi lo scorso fine settimana sono andati a Isola del Gran Sasso per pasqua. Durante il viaggio Janelle mi ha fatto notare che in Italia ci sono tante città e tanti villaggi posti sopra ad un colle o ad una montagna. Andando in Abruzzo se ne vedono davvero tanti, come Orte, Tivoli, Carsoli, Casale S. Nicola. Poi durante i nostri giorni in Abruzzo abbiamo visitato Castelli, un borgo arroccato in montagna, famoso per la ceramica. Durante la nostra visita abbiamo ricevuto la spiegazione al perché di tanti paesi in montagna: alla fine dell’impero romano molte persone scapparono in montagna per resistere alle scorribande dei barbari. Dall’alto si è in grado di vedere arrivare il nemico e prepararsi di conseguenza.

 

La parabola di oggi mette in risalto un altro aspetto di una città sopra un monte: essa è visibile. Non passa inosservata, non si può nascondere. La stessa cosa succede con una lampada, così come con ogni lampadina che viene messa non sotto un tavolo, ma sopra un tavolo per illuminare tutta la stanza.

 

Alla luce delle beatitudini dobbiamo fare luce. Che tipo di luce dobbiamo emettere? Da cosa dobbiamo essere riconoscibili? Cosa ci deve contraddistinguere?

 

  1. Una luce che mostri la nostra condizione (non perbenismo o falsa felicità) 1-2
  2. Una luce che raggiunga gli altri 3-7
  3. Una luce che deve affrontare le tenebre 8
  4. Una luce che glorifichi Dio

 

  • Una luce che mostra la nostra condizione. Le prime due beatitudini parlavano della nostra condizione in quanto cristiani, poveri in spirito e che fanno cordoglio per il peccato che ha contagiato la nostra vita e il nostro mondo. Ne consegue che la nostra testimonianza, la nostra luce, deve rispecchiare questa attitudine. La nostra luce, la nostra testimonianza, non proveranno a nascondere la nostra natura, i nostri errori, i nostri limiti. Troppo spesso abbiamo la tendenza, come cristiani, a nascondere i nostri errori e i nostri sbagli. Penso che lo facciamo perché ci vergogniamo dei nostri errori e di conseguenza non vogliamo parlarne. Quante volte ti è capitato di sminuire, di mentire riguardo ad un tuo errore? Quante volte ti è capitato di dare la colpa ad altri, pur di non dover ammettere un tuo errore?

 

Ma penso anche che a volte proviamo a nascondere i nostri errori, perché crediamo di doverlo fare per non mettere in difficoltà Dio o la sua opera. “Se qualcuno scopre come ho trattato quella persona, allora la mia testimonianza non sarebbe perfetta e di conseguenza il lavoro del Signore sarebbe danneggiato”. Cari fratelli e care sorelle, il Signore non ha bisogno della nostra perfezione né tantomeno delle nostre menzogne per portare avanti il suo piano.  Anzi, la gloria e la grazia di Dio risplende ancora più forte e chiaramente nella vita che sono trasparenti riguardo ai loro errori, i loro limiti e, al tempo stesso, la loro fede in Dio. A volte vogliamo a tutti i costi mostrarci gioiosi, anche se stiamo facendo cordoglio. La chiesa non è un gruppo di persone che è sempre spensierato, un gruppo di persone che non incontra difficoltà. Dobbiamo imparare a condividere le nostre debolezze, le nostre lotte, i nostri errori,

 

1Co 1:25-31  poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.  (26)  Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili;  (27)  ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti;  (28)  Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono,  (29)  perché nessuno si vanti di fronte a Dio.  (30)  Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione;  (31)  affinché com’è scritto: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”.

 

  • Una luce che raggiunga gli altri. Non possiamo accontentarci di far risplendere la nostra luce sotto un recipiente, o in altre parole all’interno della nostra famiglia o la domenica mattina in questo locale. È un appello che ci ripetiamo spesso in questa chiesa. è un appello che dobbiamo continuare a ripeterci. Ma è un appello che dobbiamo anche mettere in pratica. La luce che abbiamo ricevuto è troppo bella, troppo importante e troppo potente per essere confinata. So che non è semplice facile parlare agli altri. Nonostante la bellezza del vangelo combattiamo quotidianamente con la paura o con la pigrizia, che limitano il nostro zelo evangelistico. Se anche tu sei come me, se anche tu a volte hai difficoltà a parlare del Signore che ha salvato la tua vita, puoi iniziare a riflettere e mettere in pratica le beatitudini che hanno a che fare con gli altri. Mettiamo in pratica la mansuetudine, anche quando il mondo ci dice che non possiamo o non ce la facciamo ad essere mansueti. Ricerchiamo la giustizia, in un paese nel quale la giustizia è relativa e non un valore primario. Siamo generosi in quanto a misericordia, così come giorno dopo giorno Dio è misericordioso nei nostri confronti. Impariamo ad essere misericordiosi anche quando è più difficile, chiediamo a Dio di aiutarci, quando quella persona che non sopporto ha detto per l’ennesima volta una cosa che mi ha ferito. Lottiamo per la pace, nei rapporti interpersonali, nelle famiglie, a lavoro, in chiesa, nella nostra città; non scoraggiamoci di fronte all’egoismo e alla voglia di rivalsa che ci circonda. Sforziamoci di essere persone pure di cuore, che nel quotidiano vivono in modo santo, com’è santo colui che ci ha chiamato. Se facciamo queste cose sono sicuro che la nostra luce non passerà inosservata, bensì illuminerà chiaramente così come illumina un candelabro in mezzo ad una stanza.

 

  • Fino a qui tutto bene. Uno dei vantaggi delle città fortificate, come dicevo prima, è il fatto che essendo in alto è facile avvistare chiunque si avvicini. L’altro lato della medaglia, però, è che è vero anche il contrario: se sei una città in cima ad un monte, tutti ti possono vedere. E Gesù ci promette che le sue città verranno attaccate, perseguitate, infamate. Dobbiamo essere coscienti di questa cosa e dobbiamo essere pronti. Gesù lo ha dimostrato attraverso la sua vita e la sua morte, ma soffrì ogni cosa “per la gioia che gli era posta difronte” (Ebrei 12:2). I discepoli ne hanno scritto e lo hanno vissuto in prima persona. La storia della chiesa è costellata da tantissimi episodi di sofferenza e persecuzione, anche qui a Lucca ne abbiamo delle testimonianze, come durante la Riforma quando Turrettini e Diodati, due credenti, furono costretti a fuggire all’estero per non essere catturati dall’Inquisizione. Il Vangelo che ci guida e che proclamiamo non può essere scisso dalla sofferenza, satana non resterà inoperoso ma proverà con tutte le sue forze di fermarci. Ma noi andiamo avanti, pieni di speranza che viene da Dio, sapendo che la “luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno (e non la possono) sopraffare” (Giovanni 1:5). E ancora, “Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.”(Giovanni 8:12). La persecuzione è vera, è dolorosa, ma se stai soffrendo a causa del nome di Gesù, non scoraggiarti. Dio è con te e sta portando avanti il suo piano e la sua volontà anche attraverso quello che stai vivendo, non scoraggiarti perché come te hanno sofferto e soffrono in tanti ma la tua ricompensa è grande davanti al Signore.

 

  • Infine il quarto ed ultimo punto. La nostra luce, la nostra testimonianza, devono portare alla glorificazione del Padre nostro che è nei cieli (v.16). Vogliamo far vedere la nostra povertà di spirito e il nostro cordoglio, in modo che la perfezione e la potenza del Padre siano esaltati. Vogliamo impegnarci “in opere buone” per il nostro prossimo in modo da dimostrare che la vita di chiunque può essere stravolta da un amore indescrivibile, impensabile, non umano. L’amore che viene da Dio, grazie a suo Figlio, attraverso lo Spirito Santo. La sofferenza e la persecuzione che soffriamo a causa del Vangelo vogliamo che sia un sacrificio dall’odore soave per Dio. Che la nostra luce possa splendere in modo che tutti possano affermare “Soli Deo Gloria”.