Matteo 3. Tre battesimi diversi dal nostro

C’è un ampio salto temporale fra i fatti relativi alla nascita di Gesù raccontati nel capitolo 2 e questi nuovi fatti relativi a Giovanni battista, del capitolo 3: circa 30 anni di tempo sono infatti trascorsi, ma Matteo non si preoccupa di informarci di quanto sia successo in questi anni. Passa direttamente al centro del suo messaggio, cioè il tempo della predicazione.
Giovanni battista è un personaggio di cui ci racconta anche lo storico ebreo Giuseppe Flavio e che aveva determinato un importante risveglio nel popolo di Israele che è continuato anche dopo il diffondersi del cristianesimo. È presentato con tratti molto simili a quelli del profeta Elia, sia per il vestire che per il suo stile di vita austero, che per il confronto finale con un re. Vive nella regione desertica che scende verso il Giordano ed ha un ruolo preparatorio. Teniamo presenti due fatti molto importanti che riguardano Giovanni:
Giovanni usa un segno completamente nuovo, il battesimo. Esisteva è vero un bagno che i proseliti interessati alla religione ebraica si facevano da soli. Ed esistevano anche delle abluzioni che la setta residente nel monastero di Qumram – forse esseni – facevano ai loro adepti. Giovanni inventa invece un unico bagno lustrale ed è lui ad impartirlo. Questo battesimo di Giovanni è detto di ravvedimento ed è diverso da quello cristiano. Significa un pentimento ed una volontà di seguire la giustizia di Dio. Mancano alcuni elementi, come l’idea di morire e risuscitare in Cristo, che fanno parte invece del battesimo cristiano. Come quello cristiano, tuttavia è impartito ad adulti ed implica la consapevolezza e la facoltà di scegliere.
Matteo collega il passo di Isaia 40:3 a Giovanni, dicendo che è un personaggio che prepara la via del Signore. Sta quindi identificando il Signore dell’Antico Testamento con Gesù, il Signore incarnato del nuovo patto. Sin dall’inizio Matteo mette in chiaro che il Gesù di cui si parla è Dio, è il Signore la cui via viene preparata da Giovanni.

  1. Il battesimo del popolo. Il bisogno di un preparatore
    Partiamo dall’appello iniziale. “Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino!” Giovanni sottolinea che sta per arrivare un tempo di crisi, un tempo in cui è fondamentale aver preso una posizione chiara. Questo battesimo di pentimento non è un rito da ripetersi, ma è un messaggio di giudizio che probabilmente spaventa anche un po’: c’è quindi un gruppo di persone che viene dalla Giudea, da Gerusalemme e dalla regione del Giordano e che confessa i propri peccati.
    Da cosa sono mossi? Dalla paura? Dalla lettura delle Scritture? Dal peso dei sensi di colpa per i loro peccati? Da un autentico bisogno di Dio? Dal carisma di un uomo come Giovanni che si veste in modo spartano e non teme di parlare chiaro agli uomini di potere, e persino ai re? Ricordiamoci che Giuseppe è appena scappato davanti ad Erode, e teme Archelao, mentre Giovanni non teme niente. Probabilmente nel cuore di queste persone che si muovono verso Giovanni e che vogliono essere da lui battezzate albergano tutti questi sentimenti. Il messaggio di Giovanni nella sua durezza ha toccato il cuore di tutte queste persone e probabilmente anche noi, pensandoci bene, troveremo persone che nella nostra vita hanno funzionato come dei preparatori, delle persone che ci hanno ripreso, incoraggiato, ammonito per farci dirigere verso Dio. Ci sono persone che con un carattere duro, rigido, talora eccessivo scandalizzano perché li giudichiamo estremisti, integralisti, esagerati. Eppure spesso per capire l’imminenza del giudizio di Dio, la gravità della nostra condizione c’è bisogno di preparatori di questo tipo, che vestono di peli di cammello, ma non hanno peli sulla lingua e non allisciano nessuno nel senso del pelo!
    Perché Giovanni non dice niente a queste prime persone che chiedono il battesimo? Perché vede che autenticamente sono consapevoli dei loro peccati e li confessano. Questo ci ricorda che se vogliamo avvicinarci a Dio, se vogliamo cominciare a camminare sulla strada che va verso Dio, dobbiamo affrontare il problema del nostro peccato, dobbiamo avere una chiara percezione della nostra mancanza davanti a Dio e assoluta incapacità di avvicinarci a lui così come siamo. L’espressione così come siamo è avvolta da un’aura di candore e sincerità: ma così come siamo significa pieni di peccati! Abbiamo bisogno di una battesimo di ravvedimento, di un gesto che ci renda consapevoli di quello veramente siamo davanti a Dio.
  2. Il battesimo dei farisei e sadducei. Il bisogno della purificazione
    Evidentemente Giovanni, sia per conoscenza diretta che per intuito spirituale, sa bene che il secondo gruppo di persone che si presenta non ha la stessa consapevolezza dei propri peccati, e non è ugualmente pronta a ricercare il perdono di Dio. I toni di Giovanni si radicalizzano. Da “ravvedetevi”, si passa a “razza di vipere”. Probabilmente Giovanni conosce bene i costumi dei farisei e dei sadducei, è al corrente della loro posizione di potere e di ipocrisia, per cui insegnano il rispetto minuzioso delle regole della legge, si sforzano di piacere a Dio osservando la legge in modo ossessivo, ma sono inconsapevoli sia dei loro peccati che del loro orgoglio. Credono che la pratica di certe tradizioni, come il lavarsi le mani prima dei pasti, il rispetto dei digiuni, o il pagamento di numerose tasse sia di vitale importanza. Per loro anche il battesimo di Giovanni è un bel rito da aggiungere ai tanti riti già presenti che contribuisce a rinforzare l’identità religiosa. Pensano anche che essere figli di Abramo di per sé basti per essere approvati da Dio! Sono nati nella parte giusta del mondo e si sentono a posto.
    Il messaggio di Giovanni nei loro confronti è estremamente duro perché deve decostruire tutte quelle false convinzioni che nei secoli si sono stratificate. Dall’orgoglio giudaico alle abitudini pratiche del quotidiano ci vuole una scure per distruggerle. Ma non si tratta di una scure fisica. Si tratta della scure dello Spirito. Con questi Giovanni è molto più esplicito e menziona esplicitamente colui che viene dopo di lui, cioè Gesù. Ai primi non ha parlato del messia – almeno per quello che sappiamo in questo testo – ma a questi rivolge un annuncio completo. La parola fuoco compare ben tre volte fa capire in che cosa consisterà l’azione di Gesù.
    Battesimo significa immersione. Il battesimo di Gesù sarà un’immersione nello Spirito Santo, un bagno vivificante che fa risuscitare alla vita. Chi viene immerso nello Spirito Santo sperimenta una nuova nascita che da quel mondo intriso nei peccati lo fa rinascere in un mondo in cui è servo di Dio, ma libero! Ma questo battesimo sarà anche di fuoco! Perché Gesù dovrà bruciare con un fuoco purificatore tutte quelle tradizioni, quegli idoli, quei peccati che si sono radicati così profondamente nella vita delle persone che si avvicinano. Questo battesimo di fuoco ha una doppia valenza: è una purificazione per chi si immerge nello Spirito. Ma è anche un giudizio per chi rifiuta lo Spirito e diventa allora il fuoco eterno della distruzione perenne.
    Il battesimo di Giovani ha chiaramente un valore di inizio di un cammino con il Signore. Penso dunque che chiunque si sente lontano da Dio, oppure solo all’inizio di un cammino con lui, può trarre profondi insegnamenti da questo passo. Il signore immerge nello Spirito coloro che vogliono conoscerlo, ma ha anche un fuoco pronto a purificare, a cui si deve essere pronti, ma di cui si deve conoscere anche la potenza. Molti si avvicinano a Dio timorosi di non riuscire a fare quei “frutti di ravvedimento” di cui parla Giovanni. Questo passo ci annuncia che Dio è pronto a bruciare parti della nostra vita per aiutarci a fruttificare laddove non riusciamo, a bloccare cattive abitudini, a impedire peccati. In questo senso vale anche per tutti coloro che da una vita camminano con Gesù, ma sono ancora a lottare. Non sottovalutiamo la forza dello Spirito e del fuoco.
  3. Il battesimo di Gesù. Il bisogno di una guida.
    Dopo il popolo ed i capi religiosi viene anche Gesù a farsi battezzare. Colui che avrebbe battezzato con Spirito Santo e fuoco, appare chiaramente davanti a Giovanni. E questa volta Giovanni cambia tono perché come ogni uomo è consapevole dei suoi peccati e davanti a Gesù sa di non poter fare altro che pentirsi. Gesù non si pronuncia sulla necessità di Giovanni di essere o meno battezzato. Spiega perché è importante che anche lui, Gesù si battezzi. Cerchiamo di capire perché:
    “Perché conviene che adempiamo in questo modo ogni giustizia. Non dobbiamo qui intendere con giustizia quella dei tribunali, o il fatto di rispettare la legge. Piuttosto è l’idea di agire in un modo che sia conforme a quanto ci aspetta. Probabilmente il battesimo di Giovanni è percepito come una cosa giusta da farsi, e benché Gesù non abbia niente di cui ravvedersi, il fatto che si lasci battezzare da Giovanni fortifica il ruolo preparatore del Battista e mostra l’umiltà di Gesù: è il figlio di Dio, ma non si pone in opposizione a chi ha lavorato per Dio per ristabilire la sua via. La novità di Gesù si inserirà nel solco di quanto Giovanni ha insegnato.
    Il battesimo di Gesù serve anche a identificare Gesù. Non appena si battezza c’è l’immagine dello Spirito che scende come una colomba ed una voce. Sia la vista che l’udito di coloro che ascoltano vengono colpiti da questo segno. Il segno del battesimo per noi significherà altre cose: per Gesù è un segno con cui Dio parla e afferma chiaramente che chi si è battezzato non è uno qualunque ma è un uomo ripieno di Spirito Santo che è suo figlio.
    Quello che ci deve colpire in questo battesimo è la grande evidenza, chiarezza con cui Gesù viene proclamato figlio di Dio. Questa forza sicuramente ha toccato i cuori delle persone che erano lì presenti che hanno capito chiaramente chi fosse Gesù. Questo non ha impedito ad alcuni di loro di rifiutare il suo messaggio, ma altri lo hanno invece accettato.
    Ci sono momenti nella vita delle persone in cui rimane nascosto, non si manifesta in modo esplicito, ed altri invece in cui si fa vedere con forza oppositiva. Noi non abbiamo potuto assistere personalmente al battesimo di Gesù, ma il Signore ancora oggi con il suo spirito e con la sua voce, parlando ai nostri cuori, ci grida: “Questo è il mio figlio in cui mi sono compiaciuto”. Forse dubitiamo di chi sia Gesù, non abbiamo chiaro chi sia stato veramente, se sia un mito o una realtà, se ancora oggi possa parlare e farsi sentire oppure no. Forse abbiamo creduto e pensiamo che Dio non ci parli e non si occupi di noi. Attenzione perché il Signore invece parla con la sua voce, e fa vedere immagini chiare che ci ricordano chi è Gesù, e che in quanto figlio di Dio è la cosa più importante che c’è al mondo. Se non abbiamo assistito al battesimo di Gesù non è un problema. Se però chiudiamo gli occhi o le orecchie alla luce e alla voce dello Spirito allora sì che è un problema. Il Signore, parla e si manifesta ancora oggi!