Matteo 1:18-28. Una nascita semi-straordinaria

18 La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo.Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.

  1. Una nascita non troppo straordinaria
    La nascita di Gesù non viene descritta nei suoi particolari, ci viene rivelata la sua origine e il fatto che nacque da una donna, Maria, senza intervento dell’uomo Giuseppe, che tuttavia ne è pienamente il padre, e che gli dà la discendenza. Nel mondo ebraico di quel tempo il fidanzamento era una promessa molto seria che solo un divorzio o un attesa superiore ad un anno potevano rompere. Giuseppe era già considerato a tutti gli effetti marito di Maria.
    Ci viene presentato indubbiamente come qualcosa di miracoloso, eppure proprio su questo aspetto del soprannaturale e del miracoloso vorrei soffermarmi. Se Dio avesse voluto fare qualcosa di veramente straordinario, avrebbe potuto rendere incinto Giuseppe, cosa che avrebbe anche evitato speculazioni e potenziali accuse di tradimento nei confronti di Maria… Avrebbe incontrato il favore della cultura un po’ maschilista del tempo, rendendo la donna tutto sommato inutile. Sceglie invece di usare comunque il veicolo umano, la donna, rendendo la straordinarietà tale solo a metà.
    Inoltre, si potrebbe osservare che ogni nascita probabilmente è opera dello Spirito Santo, essendo l’uomo contraddistinto da un alito di vita senza cui sarebbe povera materia. Se siamo esseri umani è perché in qualche modo Dio che è Spirito Santo ci ha generati e ci tiene in vita. È vero che lo Spirito Santo ci fa rinascere spiritualmente, ma anche il semplice spirito umano che ci distingue dall’animale è opera dello Spirito.
    Sicuramente c’è una straordinarietà nel senso che Gesù nasce in modo diverso da tutti gli altri esseri umani. Ma questa straordinarietà non si impone in maniera evidente. Domanda l’esercizio di una fede, di una fiducia in quello che Dio dice. Giuseppe dovrà credere a quello che gli viene detto in sogno, la comunità che recepisce questo Vangelo a cui i fatti erano noti, può restare fino all’ultimo nel dubbio e credere in leggende effettivamente esistite, come quella secondo cui Gesù sarebbe stato il figlio di un soldato romano poi fuggito o simili. Prendere forma d’uomo per Gesù significa farlo in modo totale e quindi passare dalla gestazione, dalla gravidanza, dal parto, dall’infanzia.
    Non solo: domanda una grande fede nel resoconto di una donna, essere poco credibile a quel tempo, che potrebbe essere accusata di adulterio o di fornicazione.
    Da tutto ciò, cogliamo nell’origine di Gesù elementi importanti per capire chi è e chi sarà. Gesù non è il totalmente altro, il Dio talmente lontano che non si può guardare e con cui non si può comunicare. La trascendenza è tale, ma non è impossibile. È il Dio vicino con cui ogni uomo può parlare, e che può capire l’uomo perché è pienamente uomo. Tuttavia è generato dallo Spirito Santo sin dalla nascita. Per questo può determinare nell’uomo la svolta, il cambiamento radicale, una vita completamente diversa perché vissuta nello Spirito.
    Le teologie contemporanee hanno ecceduto in un senso o nell’altro, ora sottolineando la totale differenza tra il divino e l’umano, ora invece riducendo Gesù al solo essere umano. Gesù nato da donna ma generato da Dio è il perfetto equilibrio dell’uomo Dio capace di comunicare con l’uomo, ma anche di non fermarsi a quella comunicazione meramente umana, potendo elevare l’uomo fino a Dio.
  2. Una nascita rivelata dall’alto
     19 Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente. 20 
    Cerchiamo di immedesimarci in Giuseppe. Come saranno andate le cose? Avrà notato che Maria prendeva peso e le avrà chiesto spiegazioni? Oppure, come nei film hollywoodiani Maria le avrà detto: “Giuseppe ho da dirti una cosa: sono incinta!” e lui sarà rimasto sconvolto…. Oppure Maria è talmente sconvolta da quello che le capita, che non ha il coraggio di dire una cosa così impossibile a Giuseppe…
    Si parla pochissimo di Giuseppe nei vangeli ed è strano che non se ne sappia più niente dopo la nascita di Gesù. Alcuni ipotizzano che sia morto, ma i vangeli tacciono. In questi pochi versi si dicono invece cose importanti di lui e viene messa in risalto la sua giustizia. Avrebbe avuto diritto a ripudiare Maria, persino a lapidarla, se avesse scoperto che era adultera, ma la sua giustizia consiste nel non avvalersi di ciò a cui la giustizia gli dà diritto. Non si avvale del suo diritto di ripudio e questo lo classifica come un giusto.
    Ma nonostante le sue virtù e il suo ruolo speciale, anche Giuseppe ha gran bisogno di un intervento dall’alto: per credere a una cosa simile è necessaria una rivelazione dall’alto. Non possiamo credere in Dio se non c’è una rivelazione dall’alto. Nei vangeli si parla abbastanza poco di sogni, sono concentrati in questi racconti della natività. In questo caso è fondamentale perché è l’unico modo per disarmare Giuseppe: entrare nel suo inconscio durante la notte, nel momento in cui il sonno elimina le barriere di controllo dell’io. In quel momento di fragilità apparente, Dio si manifesta.
    È possibile che noi non abbiamo fatto sogni specifici, ma quello che impariamo dalla fede di Giuseppe è che è stato necessario che Dio facesse qualcosa di straordinario per farlo credere. Rendiamoci conto che anche noi probabilmente nei confronti di Gesù abbiamo avuto un primo moto di dubbio. Sull’esistenza di un uomo che era anche Dio. Ma per credere Dio, come ha fatto con Giuseppe, ci farà vedere con un intervento soprannaturale che lo Spirito Santo può fare nascere uomini! Se qualcuno non crede sappia che Gesù non gli darà dimostrazioni razionali della sua esistenza. Lo sorprenderà in un modo soprannaturale, abbattendo le sue difese naturali come nel sonno, e gli rivelerà che realmente è Gesù.
  3. Una nascita legata ad un nome.
    Ma mentre aveva queste cose nell’animo, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. 21 Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati».
    22 Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    23 «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio,
    al quale sarà posto nome Emmanuele»,
    che tradotto vuol dire: «Dio con noi».
    24 Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l’angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie; 25 e non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù.

La rivelazione che viene fatta a Giuseppe riguarda sia l’onestà di Maria, che a questo punto è scagionata da ogni potenziale dubbio, sia l’identità del figlio. È significativo che la prima cosa che viene detta di questo nascituro, a spiegazione del suo nome, è che salverà il suo popolo dai suoi peccati. Non so se sappiamo quanto importante sia questo. Il mondo in cui viviamo scorda completamente che esista una cosa chiamata salvezza (Immagine, Beatles). E questa salvezza è connessa ad un altro concetto altrettanto rimosso nella nostra epoca, chiamato peccato, perché da questo ci dobbiamo salvare. Va ridefinito ogni domenica. Sono molto interessanti qui i due nomi dati a Gesù. Giuseppe ha il compito di chiamarlo Gesù (traduzione possibile, YHWH salva), e la profezia dice che verrà chiamato Emmanuele. Non lo hanno chiamato Emmanuele, ma tutti concordano che è stato la realizzazione della presenza di Dio. È molto importante considerare come questi due nomi vadano tenuti uniti: il nostro mondo non capisce bene cosa sia il peccato, né la necessaria salvezza da questo peccato. Infatuata dell’idea di avere dei diritti, la nostra società dimentica completamente di avere dei doveri rispetto a Dio e di doversi abbassare davanti a lui per poterlo capire. Se però si parla di spiritualità o di presenza di Dio, questo può affascinare. Questo passo invece tiene i due nomi uniti insieme. Non possiamo avere Dio con noi, se suo figlio non ci salva dai nostri peccati.
Il peccato non è altro che la condizione normale, naturale di ogni essere umano. Non è l’azione malvagia che ci compie, ma la condizione di essere nati con un’innata ribellione nei confronti di Dio ed una volontà a fare per conto proprio, a decidere per conto proprio della vita a prescindere da Dio. Non se ne esce da soli. È necessario che l’Emmanuele venga accanto a noi, e ci salvi da questa condizione. A questo stadio del vangelo non sappiamo come, la morte in croce arriverà alla fine, a conclusione, ma l’inizio del vangelo è già molto chiaro.
Se pensiamo quindi di avere Dio insieme a noi, senza renderci conto che per questo Dio deve salvare noi, non stiamo capendo il messaggio profondo che arriva fin dall’inizio del vangelo. Poniamoci invece in un atteggiamento ricettivo, gridando al Dio che salva di ascoltare il nostro grido.
Conclusione.
Come per i primi versetti, tutto affonda nell’antico testamento. Qui la citazione di Isaia colloca Gesù nella scia messianica annunciata da uno dei profeti più noti e amati dal popolo. 7 secoli prima Isaia aveva cominciato a preparare una via di salvezza che Gesù realizza a pieno. È il primo di altri numerosi testi che accompagneranno la vita di Gesù, realizzazione delle profezie antiche.