L’uomo che (non) conosceva troppo

Studiando le lettere ai Tessalonicesi abbiamo scoperto che i credenti di Tessalonica erano conosciuti e caratterizzati da una grande fede nel Signore e manifestavano l’amore di Dio in maniera inequivocabile. Questa chiesa viveva un momento difficile, di persecuzione e di afflizione esterna ma anche di confusione teologica interna alla chiesa, confusione derivata da un approccio sbagliato allo studio degli ultimi tempi che culmineranno con il ritorno di Gesù per la seconda ed ultima volta.

Domenica scorsa abbiamo visto insieme i versetti 13 e 14 del secondo capitolo di 2 Tessalonicesi, versetti di grande incoraggiamento per i Tessalonicesi e per noi oggi. Con poche parole Paolo è stato in grado di sottolineare e far risaltare la sicurezza che abbiamo nella salvezza eterna che viene da Dio, il percorso di crescita e santificazione che avviene grazie allo Spirito Santo e alla fede nella verità e infine la gloria che riceviamo in Cristo.

Oggi vogliamo continuare andando a leggere gli ultimi versetti di questo secondo capitolo, da 15 a 17.

2 Tessalonicesi 2:15-17  Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera.  (16)  Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza,  (17)  consoli i vostri cuori e vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola.

L’incoraggiamento appena ricevuto porta all’esortazione da parte di Paolo a rimanere saldi. A rimanere saldi nel bel mezzo della persecuzione ma anche a rimanere saldi nelle dottrine che avevano ricevuto sia tramite l’insegnamento orale di Paolo sia tramite le sue lettere. In questo caso ritenere gli insegnamenti può essere sostituito con trattenere nella mente, ricordare gli insegnamenti, rimanere aggrappato a quello che era stato trasmesso. Perché Paolo scrive di rimanere saldi? Perché è così importante conoscere l’insegnamento? Perché non si tratta semplicemente di parole umane, di teorie venute fuori dal nulla né tantomeno di preferenze personali riguardo a chi Dio è e cosa Dio fa, riguardo la teologia. Le parole di Paolo e degli altri scrittori della Bibbia sono le parole che Dio ha ispirato in modo da guidare e istruire il suo popolo. Le parole di Paolo non sono le sue parole, ma sono le parole di un messaggero che porta un messaggio da parte del Re. Nella lettera ai Corinzi Paolo dice di trasmettere quello che ha ricevuto da parte di Dio, e nella prima lettera a Timoteo scrive in questo modo

2Ti 1:9-11  Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità,  (10)  ma che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il vangelo,  (11)  in vista del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e dottore.

Paolo esorta i tessalonicesi a rimanere saldi nel vangelo che viene da Dio e che è stato trasmesso da Paolo.  Un vangelo del quale lui è araldo, cioè messaggero; apostolo, cioè rappresentante; e dottore, cioè insegnante. È per questo motivo che noi come credenti ci impegniamo nella lettura e nello studio della Bibbia, per questo motivo ogni domenica nei nostri incontri c’è una persona che espone un brano biblico. Perché vogliamo essere saldi negli insegnamenti e vogliamo capire sempre meglio gli insegnamenti per essere sempre più saldi, in un circolo virtuoso. Non per mettere in mostra la nostra conoscenza, non per gonfiarci tramite la conoscenza ma per capire sempre meglio Dio, essere sempre più saldi, e di conseguenza essere sempre più meravigliati dalla bellezza di Dio e essere sempre più desiderosi di glorificarlo.

A questo punto vengono fuori alcune domande per noi oggi, credenti del 2017:

  • La prima è questa: ci sono delle cose che non mi sono chiare riguardo a Dio? Ci sono delle dottrine che non mi convincono? Trinità? Espiazione? Doni dello spirito? Calvinismo e arminianesimo? Allora è giunto il momento di mettersi a studiare! Fermo restando che non potremo mai capire completamente quello che Dio ha rivelato, ne tantomeno quelle cose che non sono state rivelate, fermo restando che la Bibbia ci mette in guardia dal passare il nostro tempo dallo studiare le “questioni stolte, alle genealogie, alle contese, e alle dispute intorno alla legge … perché sono inutili e vane.” (Tit 3:9), fermo restando che non potremo mai avere la presunzione di avere imparato tutto quello che c’era da imparare, la Bibbia è piena di esortazioni riguardo lo studio di Dio, in modo da poter passare dal “latte spirituale al cibo spirituale”. “Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai.” (Jos 1:8) Ripeto che il nostro obiettivo nello studio non è quello di riempiere le nostre teste di roba da poter citare durante una conferenza teologica, ma capire sempre meglio il Signore in modo da poter adorarlo, servirlo e glorificarlo meglio. Studiare chi è Dio, come agisce, porta al “rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Rom 12:2). Questo è uno studio che ci mette in prospettiva rispetto a Dio, che ci mantiene umili e sobri di mente, che non inorgoglisce, che ci porta ad amare di più il Signore ma anche di più il prossimo, ricordandoci che siamo tutti degli esseri limitati e nessuno può capire tutto. È uno studio, come ha detto Paolo ai Romani, che attraverso il rinnovamento della mente porta alla comprensione della volontà di Dio. La volontà di Dio nella nostra vita (cosa fare, come farlo, quando farlo e perché farlo), ma anche alla volontà di Dio rispetto all’umanità in generale, la volontà Dio rispetto alla salvezza, alla condizione dell’uomo, all’eternità. Non possiamo accettare Dio se non capiamo Dio e il suo piano e una conoscenza limitata avrà come conseguenza una lode limitata. Non soltanto la domenica mattina quando cantiamo insieme, ma anche una lode limitata come stile di vita. Non cercheremo l’aiuto, la protezione di Dio se il nostro Dio è sconosciuto o piccolo. C’è un film di Alfred Hitchcock che si chiama L’uomo che sapeva troppo. In questo caso non corriamo questo rischio, non possiamo sapere troppo, se il nostro studio è fatto secondo i criteri che abbiamo elencato oggi. Ti esorto quindi a riflettere: quali sono quelle cose che non ti sono chiare? Sono cose importanti da sapere o secondarie? Se sono importanti datti da fare. Al giorno d’oggi oltre alla bibbia abbiamo una quantità di risorse che è incredibile: libri, trattati, saggi, conferenze, video, predicazioni, podcast, siti internet, commentari, concordanze. Quali insegnamenti devi approfondire per continuare a rimanere saldo?

 

  • L’altra domanda è questa, l’altro lato della medaglia se vogliamo: quali sono le cose che ho imparato nella quali non sono saldo? Mi spiego meglio. Paolo scrive ai tessalonicesi per ricordare loro che lui aveva insegnato loro delle cose, per esempio sulla modalità del ritorno di Cristo, nelle quali ora i tessalonicesi non stavano saldi. Il verbo usato da Paolo è un imperativo, Paolo ordina loro di stare saldi. Se Paolo deve ordinare loro questa cosa vuol dire che a volte non è facile rimanere saldi. Provo a spiegarmi meglio facendo un esempio più pratico. Io so che il Signore perdona i miei peccati, perché ho accettato lo spargimento del sangue di Gesù come pagamento della mia pena capitale. Credo in questa cosa perché me la insegna la Bibbia in tanti passaggi. Proprio l’altro giorno leggevo questi versetti di Davide, “Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni;” (Psa 103:2-4). Eppure a volte il nemico prova a farmi credere che determinati errori o peccati non possano essere perdonati da un Dio giusto e santo. In questi momenti io devo imparare a rimanere saldo negli insegnamenti del Vangelo, quegli insegnamenti che Paolo, come tanti altri, aveva ricevuto e trasmesso. Stare saldi vuol dire afferrare con forza le promesse del Signore, vuol dire ripetersi queste promesse fino a quando siamo convinti, vuol dire pregare e chiedere al Signore di venire incontro alle nostre mancanze, vuol dire poggiare i piedi della nostra fede non sulle menzogne di Satana ma sulla Roccia. Pensa a questa mattina, pensa a ieri, pensa alla scorsa settimana e trova i momenti in cui non sei rimasto saldo. Può essere che tu ti sia sentito frustrato, o solo, o non all’altezza. Forse in alcuni momenti ti sei inorgoglito o ti sei arreso. Se noti che gli episodi ai quali stai pensando sono episodi che si ripetono nella tua vita allora può darsi che sono quelle le aree che devono essere fortificate, nelle quali imparare a rimanere saldi. Se ti sei sentito frustrato, il Signore ti promette pace, se solo una famiglia, se non all’altezza ti ricorda che Lui è all’altezza, se orgoglioso che gli umili erediteranno la terra e che lui per primo si è umiliato per salvarci, se ti sei arreso che “le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina.” (Lam 3:22-23).

Impariamo a rimanere saldi, sapendo che “Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza, (17) consoli i vostri cuori.” Sapendo che Dio ci ha amati, che ci ha dato una buona speranza. Questa era la preghiera di Paolo per i tessalonicesi e la nostra preghiera per noi oggi. E non soltanto che Dio consoli i nostri cuori ma anche “vi confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola”, che egli confermi in ogni opera buona e ogni buona parola, in altre parole che Dio lavori in modo da usare ogni nostra opera e ogni nostra parola, ogni sorta di azione esterna. La consolazione dei cuori, che cresce studiano e sperimentando il Signore e rimanendo saldi in Lui, deve portare a delle azioni, ad un atteggiamento che sia frutto di questa consolazione interna. Se capiamo chi è Dio, se siamo saldi in Dio, non terremo la nostra conoscenza per noi, non la useremo per intimidire gli altri ma per parlare di Dio al prossimo, per incoraggiare il prossimo, per amare il prossimo. Questo atteggiamento mi ha fatto ricordare la parabola del Buon Samaritano, con la quale vorrei concludere. Il dottore della legge risponde giustamente che l’amore per il Signore, un amore che coinvolge il cuore, l’anima, la forza e la mente (quindi lo studio e la comprensione di Dio) debba manifestarsi in un amore per il prossimo e non ina fredda conoscenza fine a sé stessa. L’amore per Dio si manifesta non come fatto dal sacerdote e il levita, ma nella cura e la bontà del samaritano per l’uomo pestato e abbandonato mezzo morto per strada.

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: “Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?” Gesù gli disse: “Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?” Egli rispose: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso”. Gesù gli disse: “Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai”. Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?” Gesù rispose: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. (Luk 10:25-35)