La morte di Gesù – Luca 23, 44-49

cortina del tempioNel descrivere la morte di Gesù i vangeli non abbondano di particolari di odine fisico: qualcosa ce lo dicono certo, ma la parte più importante ce l’hanno diversi dettagli relativi a cose che accadono insieme alla morte di Gesù, relativi a quello che succede al mondo circostante.

La crocifissione è una morte lenta ed angosciosa. Chi è appeso ad una croce muore per asfissia o per collasso cardiocircolatorio, provocato dalla postura. Il vangelo di Luca ci dice che durò tre ore. Dopo queste tre ore di agonia, accadono alcuni fatti straordinari, e mi limito a rilevare quelli che riporta Luca.

 

  1. Il sole si eclissò e il velo del tempio si squarciò.

Ci sono eventi riconducibili a fenomeni naturali, ma in quel momento dell’anno, la Pasqua, la luna non si trovava allineata al sole, anzi era dalla parte opposta, quindi non si trattò di un vero e proprio eclissi. Forse furono nuvole, forse un fenomeno soprannaturale, sta di fatto che anche la natura partecipa a condannare l’orrore della morte di un giusto. È uno dei mezzi che Dio usa per far prendere coscienza al popolo dell’atto appena fatto, e che prepara l’atto che segue. La cortina del tempio si squarcia in due. Dalle descrizioni dello storico Giuseppe Flavio sappiamo che questa cortina fatta di lino intrecciato era alta circa 20 metri e spessa 18 cm, e che per arrotolarla ci volevano più di 70 uomini. Significativo che non si squarcia dal basso, come se questo fosse dovuto all’usura, ma dall’alto, o in mezzo. Questa cortina di separazione, costruita secondo le indicazioni date a Mosè nell’Esodo, aveva la funzione di separare il luogo santissimo nel tempio, in cui poteva entrare solo il sacerdote una volta l’anno, dal resto del mondo. Rappresentava l’impossibilità degli uomini di avvicinarsi a Dio. Il fatto che si squarci segnala l’inizio di una nuova era nella quale Gesù entra nel tempio come sommo sacerdote (Ebrei 9,11) ed effettua l’espiazione una volta per tutte. In questa nuova era tutti hanno libertà di avvicinarsi a Dio perché la separazione è crollata. A una condizione però: che si abbandonino nelle mani del sommo sacerdote Gesù Cristo!

Mi colpisce un fatto: ancora prima della morte di Gesù, Dio che con le tenebre esprime il suo giudizio, sta già annunciando la sua grazia e la sua apertura. La gravità dell’uccisione è accompagnata dal significato della morte di Gesù, fonte di perdono e di comunione con Dio per chi si unisce a quella morte. È una spetto della pedagogia di Dio che dobbiamo tenere presente. Se Dio per correggere punisce ed anche nel peggiore momento della disobbedienza umana – mettere a morte il un giusto, e il Figlio di Dio – insieme alla punizione ha un messaggio di salvezza. La cortina si squarcia aprendo dietro di essa uno scenario meraviglioso di comunione con Dio, al quale siamo invitati.

 

  1. Gesù gridò: padre nelle tue mani rimetto il tuo spirito!

 

Prima di morire Gesù grida: “Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito”, e quindi sta pregando con le parole del salmo 30, 5. Non è la sola cosa preghiera che abbia rivolto al padre dalla croce, nel vangelo di Matteo ci viene riportato che prega con il salmo 22: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Sempre dal salmo 22 proveniva la profezia secondo cui chi lo uccideva si sarebbe spartito le sue vesti, e poco prima la profezia del libro di Osea, secondo cui le persone avrebbero chiesto ai colli e alle montagne di coprirli. Che uso fa della Scrittura Gesù in questa parte finale della sua vita? Prima di tutto, la conoscenza a memoria dei salmi gli è di grande conforto perché entrambi i salmi citati, contengono una parte angosciosa i cui il salmista dichiara la sua sofferenza, ma si concludono su uno scenario di speranza. Inoltre, inscrivendo la sua morte nelle pagine della Scrittura, Gesù dà un significato chiaro alla sua morte che il popolo che conosceva la Scrittura avrebbe capito. Quei salmi erano invocazioni di persone giuste, ed ingiustamente perseguitate. Erano ricondotti al re Davide, ero nazionale per eccellenza, antenato del messia che aspettavano. Leggendo questi salmi Gesù sta dichiarando la sua innocenza, ed la sua identità messianica.

Credo che questo debba farci ricordare ancora una volta l’importanza e la centralità della lettura e quindi della conoscenza della Scrittura. La Scrittura può essere per noi un momento di grande conforto, per la forza delle sue parole autorevoli ed ispirate da Dio. Nei momenti di maggiore sconforto e difficoltà troviamo nelle parole della Scrittura, perché no, proprio dei salmi che riportano molteplici situazioni di differenza, quella forza capace di raddrizzarci. Ma non solo: troviamo anche quella chiarezza che ci fa capire il senso della vita. Ciò che accade ora a Gesù durante la morte è già ampiamente profetizzato nell’Antico Testamento che presenta un senso della storia umana ben precisa. Facciamo parte di questa storia umana, e troviamo il nostro senso se la relazioniamo ad una comprensione più ampia di noi stessi che troviamo nella Scrittura. Che ci promette, tra le altre cose, che nonostante le tenebre da noi prodotte, la cortina del tempio si è squarciata e Dio è pronto ad accoglierci.

 

  1. Il nostro velo

È sorprendete vedere cosa succede dopo la morte di Gesù. Come la cortina si è squarciata, anche quel velo che impediva al centurione di capire ciò che stesse succedendo crolla. “Veramente costui era giusto”. Probabilmente i fenomeni soprannaturali a cui ha assistito lo hanno colpito facendogli vedere le cose diversamente. Così la folla, che in parte credeva in parte no, e che ora torna a casa battendosi il petto. È meraviglioso vedere che chi era dalla parte del potere, un centurione, che aveva perpetrato la condanna e la morte i Gesù, adesso ha capito e fa marcia indietro. La folla ugualmente, che era andata a vedere la crocifissione un po’ come si va allo stadio, si batte il petto perché ha capito. Purtroppo Luca ci fa anche notare che donne e conoscenti se ne stanno lontano. Non menziona neppure i discepoli, che probabilmente per il loro tradimento sono stati declassati al ruolo di semplici conoscenti. La cortina è caduta anche per loro, che nonostante abbiano seguito Gesù non sono accanto a lui in questo momento di sofferenza.

A noi ci incoraggia a fare proprio il contrario: non si può stare lontani dalla croce         ! La croce va contemplata da vicino, lasciandosi coinvolgere ed implicare da lei. La croce è identificazione con le sofferenze di Cristo! La croce è servizio. Servizio in una comunità come la chiesa, perché la buona notizia del crollo della cortina del tempio, vada avanti! Non si può stare lontani ed essere solo spettatori della croce, la croce va vissuta. La croce è servizio agli altri, aiuto concreto.

Se veramente come il centurione abbiamo capito che Gesù era giusto, e come la folla vogliamo batterci il petto capendo i nostri errori, avviciniamoci alla croce per dare gloria a Dio servendolo