La chiesa sana – Atti 2:41-47 Giovanni Donato

ESSERE UNA BUONA CHIESA, SANA, FORTE, GRADITA A DIO – ATTI 2:41-47

Predicazione di Giovanni Donato

Introduzione

Se ti ponessi la domanda “Che cosa significa essere una buona chiesa? Una chiesa forte, una chiesa sana…”, che cosa mi risponderesti? Ci sono tante chiese in giro, cos’è che rende una chiesa migliore di un’altra? Quali sono le caratteristiche che dovremmo ricercare in una chiesa quando ci spostiamo in un’altra città per studio o per lavoro? È sufficiente che sia della stessa denominazione della quale proveniamo? È sufficiente che ci sia scritto “evangelica” fuori? E se rendessimo questa domanda un po’ più diretta, tipo: la chiesa di cui fai parte è una buona chiesa, sana, forte, in salute?

Ci sono alcune caratteristiche che spesso vengono nominate quando si parla di una buona chiesa, ma che in realtà non definiscono per nulla la qualità o la salute di una chiesa:

  • La dimensione – Avere tanti membri non è sempre sinonimo di qualità per una chiesa
  • Il locale – Avere un locale grande, bello e funzionale, non significa necessariamente essere una chiesa sana
  • La lode – Avere dei buoni musicisti che la domenica mattina producono della bella musica e trascinano la congregazione, non significa necessariamente essere una buona chiesa
  • Tanti ministeri – Essere coinvolti in tanti ministeri diversi tra loro non vuol dire che sicuramente quella chiesa sia sana

Questi sono soltanto alcuni esempi di cose che possono, almeno all’apparenza, farci pensare che una chiesa sia forte e in salute. Ma credo che ci siano delle caratteristiche più importanti di queste che una chiesa debba ricercare. Non importa essere una congregazione numerosa, avere un bellissimo locale, degli ottimi musicisti o essere coinvolti in una miriade di ministeri diversi tra loro, se poi manca ciò che è più importante per la salute di una chiesa locale.

Nel libro degli Atti troviamo la descrizione di una chiesa forte, sana, in salute e credo che lo Spirito Santo l’abbia messa lì come un banner per indicare a coloro che sarebbero venuti dopo quali siano alcune delle caratteristiche fondamentali di una chiesa sana, forte, in salute, che vanno ricercate. Ci troviamo in Atti 2, all’inizio della chiesa cristiana; Luca ci dà uno spaccato della chiesa di Gerusalemme indicandone i punti di forza di quel primo gruppo, le caratteristiche che rendevano quel gruppo gradito a Dio (lo sappiamo dal fatto che Dio benediceva quella chiesa). Ogni tanto fa bene, come chiesa, fermarsi e fare un bell’esame critico, confrontandosi con Atti 2:42. Leggiamo il testo nel suo insieme, dal verso 41 al verso 47:

41 Quelli che accettarono la sua parola furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone. 42 Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. 43 Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli. 44 Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45 vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati.

Poniamoci, dunque, una domanda: quali sono i punti di forza di questa chiesa, che lo Spirito Santo mette in risalto perché noi, loro pronipoti, possiamo notare e perseguire? Al versetto 42 ci viene detto che quei primi cristiani erano perseveranti in quattro aree: nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere. Stamattina vorrei brevemente commentare su ognuno di questi quattro punti.

NOTA: So che voi, come chiesa, avete già riflettuto su queste cose. Avete persino elaborato un acronimo che vi ricordi alcune di queste cose fondamentali: LUCCA – Lodare, Udire, Comunicare, Comunione, Aiutare.

 

  • La sana dottrina (erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli)
    • I primi credenti erano attaccati all’insegnamento degli apostoli, sapevano che tramite i loro racconti potevano conoscere Gesù. Immagino i primi credenti che chiedevano agli apostoli di raccontare loro più possibile di Gesù (non mi sorprende che abbiamo così tanti dettagli riguardo la vita e gli insegnamenti di Gesù, visto che gli apostoli giorno dopo giorno raccontavano quello che Gesù aveva detto e fatto)
    • Ovviamente noi non abbiamo gli apostoli con noi oggi, ma abbiamo la Bibbia, che contiene i loro insegnamenti. La Bibbia deve essere centrale nella vita di una chiesa, perché quando non lo è la chiesa andrà rapidamente alla deriva. La storia ce lo mostra chiaramente – quando una chiesa si allontana dalla parola di Dio, il disastro è imminente
    • Qui vorrei spezzare una lancia a favore di una buona formazione di coloro che insegnano la Bibbia nelle nostre comunità. Chi insegna la Bibbia dovrebbe farlo in modo accurato, appassionato, fedele; non alla carlona. Una chiesa dovrebbe cercare di individuare coloro che hanno il dono per l’insegnamento della Bibbia e nutrire, incoraggiare, sviluppare quel dono, per il bene della chiesa stessa
    • Una chiesa che non è attaccata alla Bibbia, alla sana dottrina, agli insegnamenti tramanditaci dagli apostoli e alla predicazione seria non solo non può essere definita una chiesa sana, ma è anche destinata a morire nel giro di poche generazioni. Forse rimarrà in piedi come istituzione, ma non sarà più una chiesa viva, dimora dello Spirito di Dio.
    • NOTA: Noi cristiani evangelici corriamo un rischio: pensare che la sana dottrina sia l’unico parametro per definire la qualità di una chiesa locale. Se la Parola di Dio viene predicata fedelmente dal pulpito, allora quella è una chiesa sana. Ma una chiesa sana sarà forte anche in altre aree, oltre che nella dottrina, perciò guardiamo alla seconda caratteristica della chiesa di Gerusalemme:
  • La comunione fraterna (erano perseveranti… nella comunione fraterna)
    • La maggior parte dei versi che abbiamo letto sono dedicati al descrivere questo nuovo fenomeno: una comunità di persone estremamente diverse tra loro, nemiche fino a poche settimane prima, ma adesso unite da un vincolo affettivo molto forte – Ricchi e poveri, uomini e donne, padroni e servi, giudei e gentili.
    • Qui leggiamo di vite condivise, amore fraterno, sincera amicizia, conoscenza profonda l’uno dell’altro, pasti condivisi regolarmente, case aperte (privacy??), cura dei bisogni reciproci, generosità
    • Anche Gesù insegnò che è dall’amore che c’è tra di noi che la gente riconoscerà lui quale Signore (34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri». Giovanni 13).
    • Coloro che non conoscono Cristo non hanno bisogno soltanto di argomentazioni logiche per essere convinti della veridicità del vangelo, ma hanno bisogno anche di vedere con i propri occhi che il vangelo funziona veramente e trasforma le vite, e la comunione fraterna è una delle prove più forti dell’efficacia e la veridicità del vangelo
    • Coltivate la comunione fraterna, invitatevi a cena l’un l’altro, leggete la Bibbia insieme quando vi vedete, pregate l’uno per l’altro, interessatevi ai bisogni dei fratelli in fede, aiutatevi a vicenda quando c’è bisogno, aprite le vostre case, siate pronti a condividere i vostri beni. Chiesa è famiglia e quelli di fuori devono vederlo e rimanere stupiti.
    • Quante chiese all’apparenza sembra che vada tutto bene, ma poi, tolto quel sottile velo di apparenza che fa sembrare tutto bello e luccicante, scopri che i rapporti tra credenti sono sfasciati, o semplicemente inesistenti. Una chiesa che non vive la comunione fraterna non può essere definita una chiesa sana, forte, in salute
  • L’adorazione (erano perseveranti… nel rompere il pane)
    • Rompere il pane, ovvero ricordare la morte e la risurrezione di Gesù, il suo sacrificio espiatorio. Lui stesso ci ha comandato di farlo quando ci incontriamo – alcune chiese lo fanno ogni domenica, altre una volta al mese, altre una volta l’anno… ma non voglio entrare nel merito oggi.
    • Pensiamo, però, per un attimo, a questo simbolo che Gesù stesso, e poi i primi cristiani, ci hanno tramandato. Quando noi mangiamo il pane e beviamo il vino, non lo facciamo (spero) in modo meccanico e vuoto, ma prendiamo del tempo per riflettere, ricordare, ringraziare, confessare, cantare al Signore, pregare, adorare. Si tratta di un gesto simbolico e visibile che porta il nostro cuore ad adorare il Signore per ciò che ha compiuto per noi morendo sulla croce.
    • Che tragedia se prendere il pane e il vino diventa un rito vuoto che eseguiamo, anche ogni domenica, senza realmente riflettere sul suo significato. Eppure è un rischio che corriamo tutti! Pensiamo a dei modi pratici per combattere questa tendenza e rendiamo il momento della santa cena un momento vivo del nostro culto.
    • Perciò, quando qui leggiamo che i primi cristiani erano perseveranti nel rompere il pane, non dovremmo pensare che erano perseveramenti nell’eseguire un rito, ma, piuttosto, erano perseveranti nel ricordare, nel ringraziare, nell’adorare l’agnello di Dio che è stato immolato per noi. L’adorazione era una parte centrale dei loro incontri comunitari
    • Il non credente che entra nelle nostre chiese dovrebbe vedere una congregazione che adora sinceramente Gesù, l’agnello di Dio immolato per i nostri peccati, non dei robot che eseguono dei riti in modo meccanico e che ripetono una liturgia sempre uguale settimana dopo settimana, senza gioia, senza passione, senza stupore, senza meraviglia.
    • Una chiesa che non persevera con gioia nel rompere il pane e, in senso più largo, nell’adorazione non è una chiesa sana, forte, in salute
  • La preghiera (erano perseveranti… nelle preghiere)
    • Come vi immaginate una chiesa che persevera nelle preghiere? Sicuramente non è una chiesa che organizza un incontro di preghiera alla settimana al quale vi prende parte una piccola percentuale della comunità. Mi immagino che per loro fosse molto più di questo!
    • Immagino che si incontravano quotidianamente, condividevano richieste di preghiera, pregavano per la conversione dei propri cari con impegno e costanza, insistevano e perseveravano anche quando non vedevano risposta da parte di Dio, le loro preghiere erano appassionate, elevate a Dio con ardore e fede. Credevano che Dio li ascoltasse, che fosse interessato ai loro bisogni e avevano fiducia che avrebbe anche risposto
    • La carenza di preghiera è una delle grandi piaghe della chiesa occidentale. Credenti di altri continenti che vengono a vivere in Europa sono stupiti da quanto preghiamo poco! Non ci stupiamo, quindi, se vediamo poco frutto nel nostro ministero
    • A volte i nostri incontri di preghiera sono molto formali, poco naturali, non condividiamo molte richieste personali, preghiamo soltanto in modo generico e generale (benedici la nostra chiesa, benedici la mia famiglia, benedici l’Italia, benedici il mondo), non preghiamo con insistenza e costanza, in modo specifico e intenzionale.
    • Quali battaglie vogliamo combattere in preghiera, come chiesa? Ci sono delle cause che come chiesa desiderare adottare e per le quali lottare in preghiera? (un ministero specifico, dei missionari, un paese del mondo, una situazione critica all’interno della chiesa, i leader della vostra comunità, un progetto di fondazione di chiesa nel quale volete investire le vostre forze nei prossimi anni, i vostri parenti non credenti, i vostri vicini di casa, la provincia/regione in cui vivete…). Cosa si può fare per rendere una chiesa più perseverante nella preghiera? (orari più convenienti, piccoli gruppi nelle case, un’email circolare, ecc.)
    • Una chiesa che non persevera nelle preghiere non è una chiesa sana, forte, in salute

 

Conclusione

Notate che oggi non abbiamo considerato nulla di nuovo. Ogni chiesa nel mondo sa che la sana dottrina, la comunione fraterna, l’adorazione e la preghiera sono delle cose importanti per la vita di una chiesa. Ma, soltanto perché sappiamo che sono cose importanti, non significa necessariamente che stiamo dando loro la giusta importanza che meritano.

O magari mentre parlavo pensavate: beh, in fin dei conti noi non siamo messi così male in merito a questi 4 punti! Bene, ma fate attenzione, perché ogni buona chiesa è comunque una o due generazioni distante dal disastro. Ci vuole poco ad allontanarsi dalla retta via e le prossime generazioni che seguiranno dovranno prendere il testimone e continuare la corsa con fedeltà. Abbiamo un nemico che vuole il nostro male e va in giro come un leone ruggente cercando chi possa divorare… anche chiese! (1 Pietro 5:8)

Chiudo portando la vostra attenzione a ciò che succedeva in quei giorni a Gerusalemme. Dio benediceva quel gruppo di credenti:

  • Tutti erano presi da timore (v.43, ognuno era preso da timore)
    • Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che l’irriverenza nei confronti di Dio sia uno dei mali della nostra generazione di credenti. Quando Dio agisce, i credenti sono presi da pio timore
  • Dio operava miracoli (v.43, molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli)
    • Dov’è scritto che Dio non compie più miracoli? Crediamo che Dio possa fare miracoli? Chiediamo a Dio di mostrare la sua potenza ancora oggi nel 2018
  • La chiesa godeva del favore del popolo (v.47, godendo il favore di tutto il popolo)
    • La chiesa subiva la persecuzione delle autorità, ma sembra che allo stesso tempo godessero del favore del popolo. Il popolo vedeva qualcosa di genuino nella chiesa e ne era attratto
  • La Chiesa cresceva (v.47, Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati)
    • Una chiesa sana cresce, non per la qualità dei suoi programmi o perché è cool, ma perché il Signore, nella sua grazia, sceglie di salvare peccatori impenitenti. Noi evangelizziamo, ma è lui che salva.