Il seme che da sé germoglia e cresce

26 Diceva ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, 27 e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come. 28 La terra da se stessa porta frutto: prima l’erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. 29 Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l’ora della mietitura è venuta».

La parabola che studiamo oggi si trova solo nel vangelo di Marco. Abbiamo detto che ogni volta cercheremo di dare sia un messaggio spirituale, di incoraggiamento e crescita che alcune informazioni utili all’istruzione e alla conoscenza di come sono fatti sia le parabole che i vangeli. Colgo occasione da questa parabola per illustrare brevemente il modo in cui si pensa che possano essere venuti alla luce i vangeli.

Teoria delle due fonti: come detto questa parabola ed altri scritti si trovano solo nel vangelo di Marco. Quando si vanno a paragonare i vangeli di Matteo e di Luca si nota che molto spesso raccontano le stesse cose, con le stesse parole del vangelo di Marco, e a volta entrambi aggiungono altre narrazioni che Marco non riporta. Luca e Matteo però le riportano uguali. Cosa si è pensato? Che Luca e Matteo conoscessero il vangelo di Marco mentre scrivevano e che lo consultassero, ma che disponessero anche di un’altra fonte, chiamata Q, che ha fornito loro il materiale che manca in Marco. Ognuno dei tre evangelisti disponeva poi di altre fonti personali, in quanto ognuno dei tre vangeli ha parti che gli altri non hanno, come appunto questa parabola.

Il problema è ovviamente più complesso di come io l‘ho esposto, e gli studiosi passano anni a cercare soluzioni alternative o migliori di questa per spiegare le differenza tra i vangeli sinottici, ma per quello che mi interessa stamattina vorrei cogliere un aspetto del processo di formazione dei vangeli che è molto simile a quello illustrato dalla parabola che studiamo: questi quattro meravigliosi documenti, i vangeli, ci regalano ogni giorno parole di saggezza, vero pane di vita. Il modo in cui sono venuti a crearsi e in cui si sono conservati negli anni, con tutta la precarietà delle pergamene e dei manoscritti, ha del miracoloso, un po’ come la crescita di questo seme della parabola che da solo cresce e germoglia. Gli stessi evangelisti hanno scritto, con fatica e rigore, un po’ come quest’uomo che pianta. Il modo in cui le parole da loro trascritte hanno raggiunto milioni e milioni di persone nei secoli è rimasto per loro stessi misterioso, e motivo per noi di ringraziamento.

Veniamo dunque alla nostra parabola e a quello che ha da insegnarci. Si tratta ancora una volta di un insegnamento tratto dalla vita delle piante, che richiama sicuramente il seminatore, la zizzania, lo stesso fico sterile, ma che dà un insegnamento ancora diverso. Prenderò alcune parole della parabola stessa per guidare le riflessioni che vorrei proporre.

1. Il regno di Dio è come un uomo.

Mentre nelle altre parabole era abbastanza facile identificare dei referenti nei personaggi, come ad esempio il seminatore Dio, e i terreni le persone che ascoltano, in questa parabola viene illustrato l’intero processo: è una parabola sulla crescita globale del regno di Dio che va dalla semina alla raccolta. L’accento tuttavia è posto sui meccanismi e le modalità della crescita. Il primo aspetto che colpisce è il silenzio, l’invisibilità e la lentezza di questa crescita. L’uomo che getta il seme, va a dormire, si sveglia e lentamente trova il campo cambiato, con i semi che un giorno danno solo erba, poi erba e spiga, poi spiga di grano formato ed infine frutto maturo. Qualcuno ha mai potuto osservare a occhio nudo il grano che cresce? O ha sentito il suo rumore? Sono processi lenti di cui costatiamo gli sviluppi mano a mano.

Il regno di Dio è così. Non attrae gli sguardi, ma nel momento in cui penetra nella società dà risultati visibili e tangibili. Questi però richiedono tempo. Possiamo pensare ad una persona che riceve il regno di Dio nel suo cuore. Dentro di lui c’è un cambiamento infinito, una conversione che gli fa vedere la vita in modo completamente diverso, con gli occhi di Dio. Ma il suo aspetto esteriore è lo stesso di prima e forse prima che nella sua vita intervengano cambiamenti concreti ci vorrà del tempo… Potremmo usare questa parabola anche come una lettura del problema della sofferenza. Sappiamo che il regno cresce, ma costatiamo attorno a noi una quantità scandalosa di persone che soffrono. Il regno tuttavia non è assenza di sofferenza, ma modo di viverla e di fatto molte persone, pur soffrendo, trovano sollievo nel accettare il regno di Dio. Scoprono che con Dio anche la sofferenza cambia volto. Noi vediamo solo un mondo che soffre, mentre in questa sofferenza, talvolta si nasconde il regno di Dio che noi non vediamo…

Applicazione. Ognuno di noi vorrebbe forse vedere il Regno di Dio imporsi, crescere velocemente, vorrebbe vedere le chiese, che non sono il regno stesso, ma delle sue manifestazioni, avanzare e crescere dappertutto. Questa parabola ci richiama ad una grande pazienza, e capacità di osservare un processo che vede prima erba, poi spiga, poi frutto maturo, che tuttavia è un processo certo. La crescita procede silenziosa e invisibile con la prospettiva finale della raccolta.

2. Senza che egli sappia come… (Mistero)

Credo che questa frase sia veramente il centro della parabola e l’insegnamento sia alla portata di tutti con la semplice osservazione della natura. Se ci mettiamo ad osservare un albero o dei fiori, siamo davanti ad un vero e proprio mistero. Intanto tutto si muove anche se sembra fermo ed immobile. Ma soprattutto non abbiamo alcuna idea di da dove venga la forza che fa crescere fiori, piante, spighe. Gli stessi biologi possono descrivere il fenomeno, individuare processi cellulari, o riproduttivi delle piante, capire nel dettaglio il funzionamento dei meccanismo di crescita, ma quale sia questa forza che fa crescere resta un mistero. Cos’è questa energia che muove le piante, che fa circolare la linfa dentro di loro? Chi di noi ha un giardino o dei vasi da fiori contempla sempre con stupore e gioia lo sbocciare di un nuovo fiore. Oppure qualcuno che osserva un albero gigante e pensa che è venuto da un piccolo seme. Dentro quel seme c’è un programma capace di trasformare la terra in quell’albero enorme… Il regno di Dio porta con sé questo alone di mistero affascinante, per cui Dio opera miracoli, parla a certe persone, mette nel cuore degli uni e degli altri una serie di cose, ma noi non sappiamo come.

Credo che la nostra stessa chiesa sia un vero e proprio esempio di questo tipo di crescita. Per anni abbiamo faticato cercando di seminare i molti modi possibili. Per molti anni abbiamo visto pochissimi frutti. Poi improvvisamente numerose persone hanno cominciato ad unirsi alla nostra chiesa. Ma se qualcuno mi chiedesse qual è il trucco, e che ricetta abbiamo usato per far sì che diverse persone venissero, io non saprei cosa rispondere. Il motivo per cui ci sono persone che vengono resta per me misterioso, come quello per cui tra le persone a cui annuncio il vangelo alcune si convertono ed altre no. O ancora il motivo per cui in una nazione ci sono più credenti che in un’altra… Certo che sociologi, antropologi filosofi e teologi saprebbero dare accurate spiegazioni.

Da questa parabola imparo invece a stupirmi davanti ad una forza che non so spiegare perché non posso alla fin fine spiegare Dio nella sua totalità e quel po’ di mistero che rimane al suo riguardo per me è motivo di lode. SEME

3. La terra da se stessa porta frutto… (Autonomia)

Il seme che l’uomo ha piantato viene accolto dalla terra e questa fa da sé. Non che l’uomo una volta piantato se ne vada e non si curi più del seme, è scritto che torna a guardarlo notte e giorno. Ma il modo in cui il seme cresce non dipende dall’uomo che lo ha piantato, perché ha delle leggi sue proprie, che vanno avanti da sole! In altre parole il seme è autonomo rispetto all’uomo e va avanti da solo.

E’ vero che nel corso degli anni l’agricoltura ha messo a punto tecniche intensive ed inventato concimi speciali, erbicidi, antiparassitari che hanno consentito all’agricoltura di svilupparsi in modo veloce e massiccio. Ma è vero anche che negli ultimi anni si è preso coscienza dei danni provocati da questa agricoltura che ha lasciato nelle piante i veleni usati per accelerare la crescita, e che ultimamente la tendenza è tornare al biologico, e ad un tipo di agricoltura che cerca di «forzare» di meno.

Anche nel mondo spirituale ci sono stati tentativi di far crescere il regno di Dio in modo accelerato: abbiamo detto chiaramente che il regno di Dio non è la chiesa, ma il fatto che Dio regni sulla realtà, in modo invisibile. La chiesa è una sua manifestazione, un avamposto. Tuttavia non sono mancate le teologie che hanno identificato il regno di Dio con la chiesa, seminando guerre e spargimenti di sangue per accrescere o difendere questo regno. I danni risultati da queste teologia che hanno confuso potere temporale e potere spirituale sono enormi e paragonabili ai tumori provocati dai pesticidi…

Anche sul piano delle singole persone ci possono essere tentativi forzati, meccanici della crescita del regno: chi riceve il regno ha ricevuto un seme che è autonomo e che ha la sua forza autonoma. Se per crescere ci sono persone che gli stanno attorno in modo insistente, fastidioso, da lavaggio del cervello, quasi fossero pesticidi per le piante che crescono, la persona rischia di venirne soffocata.

Impariamo dunque da questa parabola: che sia per una crescita mondiale del regno di Dio, che sia nel cuore di un amico a cui abbiamo annunciato il regno, o ancora che si tratti di una persona che vogliamo accompagnare nella sua crescita, facendo del discepolato, ricordiamoci che il seme cresce lentamente, in modo misterioso e con una legge che non è la nostra, davanti a cui possiamo solo dire: Signore, ho piantato un seme e lo abbandono nelle tue mani.