Il patto abramitico

Nelle ultime tre settimane abbiamo studiato insieme un elemento fondamentale della Bibbia. Chi si ricorda i temi trattati? (Dio cratore, la creazione dell’uomo ad immagine di Dio e il peccato). Oggi vogliamo iniziare a studiare un altro elemento portante della Bibbia, presente sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento: il patto.
Patto? Sì, oggi e le prossime domeniche guarderemo insieme al patto o, se vogliamo, dei patti che troviamo nella Bibbia.
Cos’è innanzitutto un patto? Un patto è un solenne accordo, un contratto nel quale sono previsti delle promesse, degli obblighi e delle responsabilità, un giuramento e qualcosa che suggelli il patto. Nella Bibbia troviamo vari tipi di patti. Alcuni di essi sono bilaterali, nel senso che ci sono due parti che contrattano o che prendono parte al patto. Un po’ come quando un bambino si accorda con i genitori sul numero di pagine da leggere o di faccende da fare prima di poter guardare la TV.
Ma il patto che vogliamo guardare oggi è leggermente diverso.
Gli studiosi hanno scoperto che già all’epoca di Mose esistevano dei patti tra un re o un sovrano e i sudditi di una nazione che aveva soggiogato. Questi patti venivano scritti su delle tavolette che sono state poi trovate da archeologici. Su queste tavolette venivano indicate le condizioni del patto che erano state scelte dal sovrano e alle quali i sudditi dovevano adattarsi. Una volta terminate le tavolette, il patto non poteva essere alterato o annullato sebbene fosse possibile elaborare o ampliare alcuni punti di esso. Questi patti non biblici avevano diverse funzioni ed è interessante notare almeno due:
  • La prima funzione era informativa. Il sovrano affermava che in quanto vincitore e signore aveva deciso di salvare la vita dei sudditi, di proteggerli e di donare loro una situazione di protezione. I sudditi non meritavano questa nuova condizione, essa era un dono immeritato.
  • La seconda funzione era amministrativa. Nel patto il sovrano indicava come i sudditi dovevano ubbidirgli e cosa lui si aspettava da loro.
I patti fra Dio e gli esseri umani sono di questo tipo: regali e unilaterali. Come abbiamo visto l’essere umano, per quanto speciale, rimane un essere creato che non può trattare alla pari con il Creatore. Forse questa cosa ci fa storcere un po’ il naso, perché ci sembra ingiusta. Ma dobbiamo ricordarci che il Signore non è un re capriccioso o ingiusto bensì un Dio sovrano che sa cosa è il meglio per noi e vuole darcelo.
Una volta capito cos’è un patto la domanda che qualcuno si starà facendo è: è proprio necessario studiare i patti? Perché sono così importanti?
Un libro a riguardo afferma che “i patti non sono il tema centrale della Scrittura. Piuttosto i patti forma la spina dorsale della metanarrazione della Bibbia. Per questa ragione è essenziale “metterli insieme” correttamente in modo da discernere con accuratezza il pieno consiglio di Dio.” (Peter Gentry and Stephen Wellum, God’s Kingdom, 17).
Dio ha deciso di interagire con l’uomo attraverso dei patti, come ad esempio quello tra Dio ed Adamo nel giardino e quello tra Adamo e l’umanità fatto a Noè dopo il diluvio, nel quale ha promesso di non distruggere mai più l’umanità come fatto con il diluvio e sigillando il patto con l’arcobaleno. Se Dio ha deciso di interagire con noi attraverso dei patti è allora molto importante studiare e capire questi patti. Dobbiamo anche ricordarci che i patti dell’antico testamento prefigurano e sono più chiari alla luce del nuovo patto, quello inaugurato da Cristo. (Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo. Infatti Dio, biasimando il popolo, dice: «Ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io concluderò con la casa d’*Israele e con la casa di *Giuda, un patto nuovo; non come il patto che feci con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto; perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi sono curato di loro, dice il Signore.  Questo è il patto che farò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Nessuno istruirà piú il proprio concittadino e nessuno il proprio fratello, dicendo: “Conosci il Signore!”  Perché tutti mi conosceranno, dal piú piccolo al piú grande di loro.  Perché avrò misericordia delle loro *iniquità e non mi ricorderò piú dei loro peccati» . Dicendo: «Un nuovo patto» , egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è prossimo a scomparire. Lettera agli Ebrei 8:6‭-‬13 NR94)
Oggi vogliamo guardare insieme al Patto Abramitico, il patto stipulato tra Dio e Abramo.
È un patto che si snoda nell’arco di sei capitoli, da Genesi 12 a Genesi 17 e nell’arco di oltre 25 anni. Dio non parla una volta per sempre ad Abramo ma nel corso degli anni lo incoraggia rinnovandogli le promesse e ampliando il patto. Non avendo il tempo per vedere tutti gli aspetti ne considereremo solo 3, e per ogni aspetto affronteremo una sfida affrontata da Abramo e una benedizione.
Gen 12:1-5  Il SIGNORE disse ad Abramo: “Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò;  (2)  io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.  (3)  Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.  (4)  Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran.  (5)  Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono verso il paese di Canaan.
La Bibbia ci dice che Abramo, originario di Ur dei Caldei, viveva a Caran dove era arrivato con suo padre. Abramo aveva già ricevuto l’ordine di andare a Canaan (Atti 7) ma forse dopo la morte del padre si trova in difficoltà, non sapendo bene cosa fare: tornare a Ur? Rimanere a Caran? Lasciare tutto e partire per Canaan? È in questo momenti di dubbi e perplessità che interviene Dio, mettendo le basi del patto tra lui e Abramo. Dio promette delle grandi benedizioni ad Abramo, gli dice che il suo nome sarà grande e fonte di benedizione. Dio interviene nella vita di un ex-pagano. Lo fa unilateralmente, senza dover chiedere il permesso ad Abramo ma mettendo davanti a lui le condizioni del patto. Se Abramo voleva far sue le benedizioni del Signore non doveva tornare a Ur o rimanere a Caran, ma abbandonare la propria famiglia, il paese dove soggiornava. Nel mondo di oggi è normale vivere lontani dai propri famigliari. I miei famigliari più vicini, per esempio, sono a 500 km da casa mia. Qualche decennio fa, invece, le cose erano leggermente diverse. Mi ricordo infatti che i più anziani spesso non mi chiedevano dove abitassi, ma di chi fossi figlio. All’epoca di Abramo il legame famigliare era ancora più forte e importante. La famiglia conferiva uno status sociale, oltre a protezione e sicurezza. Dio chiede ad Abramo di lasciare questa protezione e sicurezza e di fare completamente affidamento in lui.
Una particolarità del patto abramitico è che Dio richiede la completa ubbidienza di Abramo. Questa è una bella sfida per Abramo: dover lasciare tutto e tutti. Al tempo stesso la sfida echeggia fino ad oggi: io sono disposto a ubbidire completamente a Dio? Se mi metto nei panni di Abramo penso che avrei seguito senza esitazione la chiamata di Dio. E allora perché quando mi devo mettere in gioco io è così difficile ubbidire a Dio, della sua potenza, della sua cura, della sua provvidenza, della sua fedeltà? Dio esige la nostra completa ubbidienza. Se pensi alla tua vita, quali sono le cose verso le quali Dio ti sta chiamando? Stai ubbidendo a questa chiamata?
Ma come detto prima non voglio solo guardare alle sfide di questo patto, ma anche alle benedizioni in esso contenute.
  (3) Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.
Il patto fatto con Abramo non riguarda solo Abramo, ma tutte le famiglie della terra che sono state, sono e saranno benedetto in Abramo! Questo concetto è ripreso più volte nel Nuovo Testamento e descritto meravigliosamente da Paolo.
Lettera ai Galati 3:7‭-‬9 Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli d’Abraamo. La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunziò ad Abraamo questa buona notizia: « In te saranno benedette tutte le nazioni» . In tal modo, coloro che hanno la fede sono benedetti con il credente Abraamo.
Se oggi abbiamo la possibilità di credere in Dio grazie a Cristo è anche grazie a questo patto che prevedeva già la nostra inclusione nelle benedizioni rivolte ad Abramo.
Genesi 15:1‭-‬6 Dopo questi fatti, la parola del Signore fu rivolta in visione ad *Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima». Abramo disse: «Dio, Signore, che mi darai? Poiché io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Eliezer di *Damasco». E Abramo soggiunse: «Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede». Allora la parola del Signore gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare». E soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che gli contò questo come giustizia.
Siamo andati un po’ avanti con la storia di Abramo. Abramo ha da poco sconfitto molti re nemici, ha da poco salvato Lot, ha da poco incontrato Melchidesech, il sacerdote di Dio che lo aveva benedetto. Eppure Abramo, nonostante i tanti motivi per gioire una sera è sconsolato, triste. Il problema è che nonostante i suoi averi stessero aumentando Abramo inizia ad invecchiare, così come sua moglie Sarai, e la coppia non ha un figlio, un erede. Se le cose non fossero cambiate tutto ciò che apparteneva ad Abramo sarebbe passato a Elizier di Damasco, il figlio di uno dei suoi servi. Dio fino ad ora non aveva ancora promesso un figlio ad Abramo, ma in questo brano specifica che l’erede di Abramo sarà un suo figlio. Il patto fra Abramo e Dio non viene cambiato, ma semplicemente reso più chiaro e specifico.
Di nuovo voglio sottolineare una sfida del patto abramitico. Se nel capitolo 12 Dio chiede ad Abramo di fare qualcosa di pratico, di lasciare la sua famiglia e partire in questo brano non c’è una richiesta simile. Abramo non deve ubbidire, ma deve credere. Abramo non poteva far niente per cambiare la propria situazione famigliare: non c’erano dottori da visitare, cure da provare. Solo Dio poteva operare e Abramo decide di credere in Dio. Abramo esce dalla tenda, osserva il cielo ripieno di stelle e crede in colui che ha creato lui e le stelle. Anche questa sfida è valida per noi oggi. Quando siamo impotenti davanti a Dio, quando ci rendiamo conto che ci sono delle situazioni nelle quali non possiamo più fare niente la nostra fede viene messa alla prova. Credo nelle promesse di Dio? Mi fido ciecamente di lui? Se non ci riesco, chiedo a lui di aiutarmi?
Lettera agli Ebrei 12:1‭-‬2 Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una cosí grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che cosí facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesú, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.
Fra le varie benedizioni presenti in questi versetti voglio evidenziarne una: Dio conforta. Avete visto con quali parole Dio si rivolge ad Abramo? Non temere! Non temere! Che bellissime parole. Dio si presenta ad Abramo e sapendo benissimo che Abramo ha il cuore afflitto e sconsolato esordisce con “Non temere”. Il Signore non lo riprende, ricordandogli che Abramo aveva appena vinto una battaglia, ricordandogli che aveva tanti buoni motivi per gioire e dicendogli che la doveva smettere di brontolare e di aver il broncio. Il Signore conosce le nostre paure, i nostri timori e ci viene incontro per ricordarci di non dover tenere perché lui è il nostro scudo.
Genesi 17:1‭-‬8 Quando *Abramo ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e te e ti moltiplicherò grandemente». Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e Dio gli parlò, dicendo: «Quanto a me, ecco il patto che faccio con te; tu diventerai padre di una moltitudine di nazioni; non sarai piú chiamato Abramo , ma il tuo nome sarà *Abraamo , poiché io ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni . Ti farò moltiplicare grandemente, ti farò divenire nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò il mio patto fra me e te e i tuoi discendenti dopo di te, di generazione in generazione; sarà un patto eterno per il quale io sarò il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. A te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese dove abiti come straniero: tutto il paese di *Canaan, in possesso perenne; e sarò loro Dio».
Sono passati molti anni dall’ultima volta che Dio si è rivelato ad Abramo, almeno 14 anni. Questa volta Dio si presenta come Elshaddai, Dio onnipotente. È la prima volta che questo accade nella Bibbia. Dio rinnova e amplia di nuovo il patto con Abramo e le promesse nei suoi confronti. Immagino che dopo tanti anni la relazione tra Abramo e Dio sia cresciuta, così come la sua ubbidienza e la sua fede, nonostante Abramo nel corso di questi capitoli abbia commesso tanti sbagli: ha mentito riguardo a sua moglie, non si è fidato di Dio nel periodo di carestia, ha ubbidito al consiglio sbagliato di sua moglie. Ma le sfide di questo patto non sono finite. Abramo non è chiamato solo ad ubbidire e a credere, ma anche a camminare alla presenza di Dio e essere integro. Abramo non poteva, e non voleva, esimersi da questa richiesta fatta da un Dio onnipotente, fedele e santo, tutte caratteristiche che Dio aveva manifestato ad Abramo. E allo stesso modo anche noi non possiamo, e spero che non vogliamo, esimerci da questa richiesta. Lo so che a volte è difficile…lo so che a volte vogliamo fare di testa nostra, di decidere noi dove andare e come agire, di fidarci solo di noi stessi. Lo so che a volte non vogliamo essere integri ma vogliamo abbandonarci al peccato. Lo so che a volte vogliamo fare adattarci agli standard e ai modi di fare degli empi. È in questi momenti che possiamo guardare al patto tra Abramo e Dio e ricordarci che Dio è onnipotente, che Dio è il nostro Dio e camminare alla sua presenza.
Infine l’ultima benedizione che voglio far emergere dal patto abramitico. Come abbiamo detto prima il patto di Abramo è alla base della nostra appartenenza a Dio. Lettera ai Romani 9:6‭-‬9 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d’*Israele sono Israele; né per il fatto di essere stirpe d’*Abraamo, sono tutti figli d’Abraamo; anzi: «È in *Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza» . Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e *Sara avrà un figlio» .
Noo siamo partecipi di questo patto perché figli della promessa, la promessa fatta ad Abramo e Sara di ricevere un figlio nella loro vecchiaia. L’ultima benedizione che voglio sottolineare è che questo patto stabilito dal Signore è eterno. È un patto che si rinnova giorno dopo giorno nelle nostre vite a causa del sacrificio di Cristo, a prescindere dalle nostre azioni. Un patto che si rinnova di generazione in generazione e attraverso il quale possiamo gridare con gioia: Dio è il nostro Dio e lo sarà per l’eternità.
Dio ci chiama ad ubbidire ai suoi ordini, a credere nelle sue promesse e a camminare alla sua presenza integramente. E lo fa assicurandoci le benedizioni date ad Abramo, il suo conforto nei momenti di difficoltà per l’eternità.