Il fariseo e il pubblicano Luca 18,9

Continuiamo il nostro viaggio nel vangelo di Luca. Questa settimana porremo la nostra attenzione su una delle parabole piu’ brevi, ma nello stesso tempo piu’significative e profonde. La parabola del fariseo e
del pubblicano. Prima di leggerla, ci potra’ essere utile considerare il significato delle parole “fariseo” e “pubblicano”.
I farisei erano i membri della setta religiosa ebraica piu’ influente al tempo di Cristo. Essi si ritenevano i custodi della legge mosaica, dediti ad osservare scrupolosamente tutte le regole, le tradizioni e le innumerevoli rigide leggi dell’ortodossia giudaica. “Fariseo” letteralmente significa”separato dal popolo”, un significato che illustra propriamente il modo di pensare dei farisei. Essi si consideravano gli unici veri seguaci delle leggi di Dio e di conseguenza si ritenevano molto migliori e piu’ santi di chiunque altro. Si separavano cosi’ non solo dai non Ebrei, che consideravano pagani e chiamavano con disprezzo “cani gentili”, ma anche dai propri confratelli.
I pubblicani invece erano considerati dagli altri ebrei gli esseri piu’ spregevoli. Incaricati ufficialmente  di riscuotere le tasse per conto di Roma, questi poi erano liberi di aumentare le tasse come volevano e tenere la differenza per sé. Si comportavano quindi anche come strozzini, imbroglioni e ladri, e per questo venivano disprezzati dagli altri Ebrei che li consideravano la feccia della societa’.
Quando Gesu’narro’ questa parabola, paragonando un fariseo ad un publicano, scelse le due figure diametralmente opposte della societa’ ebraica. Uno era reputato il migliore, il piu’ giusto, il piu’ religioso, il piu’ santo e il piu’ pio di tutti gli uomini. L’altro era considerato il farabutto peggiore, piu’ immondo e piu’ rinnegato che si potesse immaginare.
Ecco ora la parabola come la narrò Gesù. Da Luca 18,9-14.
Considerando che colui che tornò a casa giustificato fu il pubblicano e non il fariseo il proseguo della predica saranno le riflessioni e le lezioni che noi dobbiamo imparare, affinchè il cancro dello spirito dei farisei non affetti anche noi e la nostra chiesa.
1) Agli occhi di Dio, uno dei peccati più grandi di tutti è la superbia religiosa di chi si reputa più giusto degli altri, più santo degli altri, più spirituale degli altri, più bravo, bello, buono, intelligente degli altri. Le persone che si comportano in questo modo, spesso dimostrano un’estrema intolleranza, intransigenza e settarismo, perche’ invece di amare, perdonare e comprendere, criticano, giudicano e condannano chi non la pensa come loro e fa tutte le ” buone opere” che fanno loro.
La cosa che fa riflettere è  che i farisei erano gli studiosi, gli insegnanti e i custodi delle scritture  del vecchio testamento, eppure non hanno riconosciuto e creduto nell’adempiersi delle promesse, le loro preghiere, il loro sapere, le loro opere erano fatte in funzione di apparire bravi davanti agli uomini, ma il loro cuore era pieno di falsita’ e ingiustizia.
Gesù detestava la falsità ipocrita dei farisei al punto che, nel suo attacco più violento mai espresso verso qualunque essere umano, disse loro pubblicamente: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno della coppa e del piatto, e dentro rimangono pieni di rapina e d’immondizia. Cieco fariseo, pulisci prima l’interno della coppa e poi anche l’esterno di essa sarà pulito.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, poiché siete come sepolcri imbiancati che all’esterno appaiono belli a vedersi, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi all’esterno apparite giusti davanti agli uomini, ma nell’interno siete pieni di ipocrisia e d’iniquità!” (Matteo 23,25-28)
In Giovanni 17,3 Gesù dice:” questa e’ la vita eterna:che conoscano te, il solo vero Dio e colui che tu hai mandato Gesù Cristo.
1 Corinzi 8 ci dice che”la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. 2 Ora, se uno pensa di sapere qualche cosa, non sa ancora nulla di come egli dovrebbe sapere”. Quindi da una parte capiamo la grande importanza di conoscere sempre di piu’ Dio, ma da quell’altra vediamo anche i pericoli che ci sono nell’essere attratti solo dalla conoscenza astratta.
Quindi noi abbiamo la Scrittura, la Parola di Dio che ci aiuta a comprendere di piu’ la natura e il cuore di Dio,
ma quali sono i principi che essa contiene per avvicinarci a seguire l’esempio di Gesu’ e non quello dei farisei?
a) umilta’
Uno dei piu’ grandi filosofi, come Socrate ci diceva:” piu’ so e piu’ so di non sapere”. Gesu’stesso conoscendo la nostra natura che tende ad innalzarsi
ci ha dato degli esempi pratici per non cadere nella trappola della superbia.
Mi viene in mente la lavanda dei piedi, o come comportarci quando siamo invitati ad una cena e il suo costantemente ripetere nei vangeli:”perche’ chiunque s’innalza sarà abbassato, ma chi si abbassa sara’ innalzato”.
b) e’ solo Gesù.
Altra cosa che aiuta per non cadere nella superbia farisaica è il ricordarci  che secondo la parola di Dio,
in Romani 3,23 “non c’è nessun giusto”, ” tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”,
l’unica giustizia che abbiamo e’ la nostra fede in Cristo, ma come disse l’apostolo Paolo in Romani
7,18:”So infatti che in me non abita alcun bene”. Una buona regola per aiutarmi in questo principio e’ dare la gloria a Dio per quello di buono
che riesco a combinare, e prendere su me stesso la responsabilità dei miei sbagli.
c)mettere in pratica cio’ che apprendiamo attraverso le Scritture, soprattutto le parole di Gesu’. Se noi ci
fermiamo e rimaniamo in aula e ci dimentichiamo di andare e vivere nel laboratorio della vita, cio’ che apprendiamo negli studi,
corriamo il rischio di diventare noi stessi dei farisei. (Che sanno ma non fanno)
d) confessare i nostri sbagli.
Anche se siamo stati salvati per grazia, ogni giorno vivendo in un corpo umano continuiamo a commettere degli sbagli o peccati. Ritengo sia importante riconoscerli e confessarli. Puo’ diventare un campanello d’allarme quando non li vediamo
nemmeno piu’
Era la superbia a rendere i farisei così ipocriti e presuntuosi! Essi erano troppo superbi per ammettere di essere dei peccatori come tutti gli altri. Infatti, non solo non potevano confessare i propri peccati, ma non riuscivano nemmeno a riconoscerli! Non riuscivano ad ammettere di avere dei falli, e per questo divennero “cieche guide di ciechi” (Matteo 15,14).

Ed ora un piccolo test per farci riflettere su come siamo messi in quanto a superbia. Vi citero’ un elenco di categorie di persone, e ognuno riflettera’ dentro di se, se nutre dei sentimenti di superiorita’ nei loro confronti.
Cattolici, testimoni di Geova, pentecostali, mormoni, atei, intellettuali,non istruiti, liberali, conservatori, gente ricca, gente povera, politici, carabinieri, criminali, avvocati, arabi, zingari, neri, gialli, muratori, commercialisti, notai
spazzini, badanti, socialisti, capitalisti, femministe, tradizionalisti, omosessuali, eterosessuali, studenti, professori, vegetariani, onnivori, conformisti, anarchici, gente grassa, gente magra, prostitute, tossicodipendenti, alcolizzati, gente attraente, gente non attraente.
Per finire
È quasi un sollievo sapere che siamo peccatori, ammettere onestamente che non siamo buoni! Dopo tutto, Dio lo ha espresso nella Sua Parola: nessuno è buono! È per questo che le persone peggiori agli occhi di Dio sono quelle che fingono di essere buone e disprezzano  gli altri. La sua Parola insegna: “Non esiste giusto, neppure uno. Perciò, è per grazia che siamo stati salvati mediante la fede, e ciò non è da noi, è il dono di Dio; non in virtù d’opere, affinché nessuno si glori” (Romani 3,10; Efesini 2,8-9). Dobbiamo semplicemente essere onesti e confessare: “Non sono buono, sono un peccatore! È ovvio che faccio degli errori! Se c’è qualcosa di buono in me viene solo da Gesù!”
Per Dio, un uomo giusto non è il perfezionista apparentemente senza peccato, ma il povero peccatore pieno di errori, umile e disperato che sa di aver bisogno di Dio. Sono quelle le persone che Gesù è venuto a salvare! “Non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Matteo 9,13). Per Dio, essere buoni vuol dire essere vicini a lui, essere peccatori consapevoli di aver bisogno di Dio e della sua salvezza. Non come i farisei ipocriti che si sentono autonomi da Dio e credono di essere giusti e di potersi salvare mediante le proprie buone opere!
Per Dio, il santo è un peccatore salvato tramite la Sua grazia, un peccatore che non ha in sé né perfezione né giustizia, ma che dipende totalmente dalla grazia, dall’amore e dalla misericordia di Dio! Non ci sono altri santi!
A chi assomigli tu? Al fariseo o al pubblicano?

PREGHIERA:

Signore Gesù, sappiamo che ritenerci giusti è un atto di superbia, e che la superbia è il contrario dell’amore e dell’umiltà. Signore, ti preghiamo di darci amore. Aiutaci a non condannare gli altri e a non pensare nemmeno di pregare: “Ti ringrazio, O Dio, perché non sono come quest’uomo”. Se critichiamo gli altri, se ci sentiamo orgogliosi e lieti di non essere peccatori come gli altri, siamo ancor peggio di loro!
Tu hai detto, “Cerco misericordia e non sacrificio”. Dobbiamo passare tempo con te in preghiera per comprenderne il significato! Signore, ti preghiamo, aiutaci ad amare gli altri e a perdonare i loro errori, come tu hai perdonato i nostri. Aiutaci ad aver misericordia degli altri come tu hai avuto misericordia di noi. Nel Nome di Gesù ti preghiamo. Amen.