Finale tronco o finale aperto? Tra Atti 28 e Atti 29


Il viaggio di Paolo volge al termine. Dopo la tempesta Paolo ed i naufraghi trovano rifugio a Malta per poi proseguire verso Roma secondo una rotta consueta per quei tempi. Così Paolo arriva finalmente a Roma, la città che Dio gli aveva indicato di raggiungere e dove avrebbe dovuto testimoniare davanti a Cesare. Va detto con onestà che chi ama le storie e si aspetta quindi un lieto fine, o comunque un finale che presenta il ristabilimento di una situazione, o la conclusione di tutte le aspettative create, resterà deluso. Per molti versi questo finale appare tronco, e ciò che capita potrebbe deluderci in molti sensi. Alla fine di un libro che parla di evangelizzazione e di missione molti si potrebbero aspettare miracolosi risvegli, conversioni massicce di gentili della capitale e grandi successi ovunque. Invece, benché il libro non finisca male, sembra che i grandi successi del vangelo siano molto più moderati. Ma forse proprio questo ci farà riflettere sui germi che abbiamo visto essere seminati nel libro degli Atti: per 30 anni, i 30 anni che sconvolsero il mondo – secondo il bel libro di Michael Green – sono stati posti dei semi. Il capitolo 29 degli Atti è quello che scriverà la chiesa nel corso dei secoli, e se oggi la chiesa è un universo straordinario, internazionale e mondiale è proprio perché il finale tronco ha bisogno di un completamento, ed è per noi una sfida.

1. Paolo a Malta: tra non convertiti e buone opere.

Un primo fatto che potrebbe deludere riguarda ciò che capita all’isola di Malta. Due segni miracolosi accompagnano l’arrivo di Paolo e l’incontro con la popolazione. La protezione da un serpente velenoso e la guarigione del padre di Publio. Nonostante la grandezza i questi segni ed il tentativo di divinizzazione di Paolo da parte degli abitanti di Malta, nell’immediato questi segni non portano alla fede.. Proprio come sulla nave, con il naufragio, nessuno si converte nonostante sia stato salvato e abbia visto segni miracolosi. Viene tuttavia sottolineata la grande affabilità degli abitanti e la loro benevolenza.

Luca vuole qui mettere in evidenza la provvidenza di Dio che per tutto il libro degli Atti non ha mai smesso di accompagnare Paolo. Soprattutto in questi ultimi capitoli le forse naturali del vento, del mare e del serpente, percepite come forze maligne e avverse al viaggio di Paolo, vengono sconfitte. Inoltre l’isola con i suoi abitanti mostra grande accoglienza. Paolo ha potuto fare qualcosa di buono per il padre di Publio e dopo di lui per gli altri abitanti dell’isola. Se non seguono racconti di conversione immediati, vediamo che il passaggio di Paolo ha comunque lasciato delle tracce. Per quanto la storia del cristianesimo sull’isola di Malta sia oscuro, la tradizione vede in Publio il primo vescovo dell’isola, dove la fede cristiana si è solidamente impiantata.

Applicazione. Come credenti ci dobbiamo collocare in Atti 29. Costruiamo sul lavoro che in 2000 anni passati alcuni, come Paolo, hanno fatto. Abbiamo il mandato di completare quello che Paolo ha fatto a Malta, o a Roma o dovunque ci troviamo. E anche se vorremmo vedere risultati immediati, è importante imparare ad accontentarsi anche solo di tracce, come Paolo a fatto, perché proprio su queste e con queste Dio opera, portando avanti il suo regno. Ci ricordiamo che il nostro compito è di piantare e non di far crescere, che è invece il compito di Dio. Proprio noi che in Italia non siamo abituati a conversioni di massa e grossi risultati immediati, curiamoci bene di avere uno stile di vita fiducioso in Dio che lasci tracce.

  1. Paolo e i cristiani di Roma: niente chiesa, ma tanta gioia.

Un secondo elemento che potrebbe deludere è dato dall’incontro di Paolo con i cristiani della capitale. A dire il vero il primo incontro sembra incoraggiante, visto che i discepoli di Pozzuoli accolgono Paolo (13) e probabilmente avvisano i fratelli di Roma che vengono incontro a Paolo a Foro Appio e a Tre Taverne. Tuttavia rimaniamo stupiti da quanto poco si dica dell’incontro con la chiesa di Roma: non dimentichiamo che l’epistola ai Romani è già stata scritta e ci si aspetterebbe che Paolo sia ansioso di incontrare i romani. Ma di questi rapporti non si dice quasi niente e anzi, Paolo preferisce prima parlare con gli ebrei di Roma.

Spiegazione possibile: Paolo si dirige sempre prima dai Giudei, e qui, benché abbia incontrato i cristiani prima, dà la solita importanza ai giudei che hanno reazioni analoghe a quelle avute in altre sinagoghe, sebbene non violente. Presenza degli ebrei a Roma è affermata nel tempo, mentre la chiesa è un fenomeno nuovo. È interessante che le informazioni su Paolo da Gerusalemme non siano arrivate, mentre la chiesa si è saputa attivare e ha accolto Paolo prima a Pozzuoli e poi a Roma. C’è addirittura un’azione proattiva da parte di questi cristiani che si fanno avanti per accoglierlo.

Applicazione: la grande diffusione della chiesa implica delle diversità non sempre facili da gestire, ma è al contempo una grande risorsa, che permette a missionari come Paolo un appoggio ed una famiglia su cui contare anche prima di essere arrivato. Pensiamo sempre all’importanza di coltivare questa dimensione internazionale della chiesa, mantenendo una rete pronta ad accogliere tra chiese distanti. Pensiamo ancora una volta ad Atti 29. La chiesa in Atti 28 è già una realtà internazionale. Atti 29 è la nostra responsabilità, è il momento in cui osserviamo e valutiamo cosa c’è per capire come possiamo migliorare questa grande rete.

3. Paolo e il processo.

Un’ultima possibile delusione per i lettori è quella per cui non sappiamo niente dell’esito del processo di Paolo né del suo incontro con l’imperatore Nerone, che molti ritengono essere avvenuto. Da alcune lettere di Paolo, sappiamo che egli uscirà di prigione, quindi probabilmente sarà processato e dichiarato innocente, e che poi farà altri viaggi per essere una seconda volta imprigionato. Ma perché Luca non lo racconta? Provo a dare una mia spiegazione, che poggia sull’importanza dell’immagine finale: Paolo in casa, agli arresti domiciliari che predica il regno di Dio con franchezza e senza impedimento. Forse queste due semplici parole dicono molto di più di quanto avrebbe potuto dire la vicenda giuridica. Se Luca ha tanto parlato di Paolo non è per dare gloria ad un uomo. Nel Nuovo Testamento non troviamo storie di santi, ma la storia del Regno di Dio. Vedere questo prigioniero che evangelizza e annuncia, e che da una prigione emana una voce di libertà senza impedimenti, vale più che raccontare di come giuridicamente Paolo sia stato dichiarato innocente. Paolo non è andato a Roma per difendere la causa dei perseguitati ingiustamente, né per avere la garanzia della sua assoluzione. Ci è andato per annunciare. E questo forse ci insegna molto: una voce che annuncia il vangelo di Gesù Cristo che ci dice che la massima libertà sta nel conoscere Dio, nell’essere ravveduti davanti a Lui, e nell’avere la certezza della resurrezione futura grazie a Lui, per mezzo di Cristo, è più grande di ogni altra causa. Poco importa dei tribunali, quello che conta è la predicazione del vangelo. Certo, non che questa non abbia luogo di essere anche nei tribunali, come abbiamo visto nei capitoli precedenti. Ma chissà… forse è stato un semplice processo in cui i romani hanno detto che non trovavano colpe in Paolo, senza dargli modo di annunciare… Chissà. Quello che conta è che da questa prigione sono uscite parole di verità, parole di vita, ed anche le tre epistole ai Filippesi, agli Efesini e ai Colossesi, che tutto trasmettono tranne un’atmosfera di prigionia.

Applicazione. Anche in questo abbiamo il compito di scrivere Atti 29. Abbiamo il compito di annunciare in Cristo questa grande libertà. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8: 32) La libertà dal peccato, che rende libero chiunque si trova costretto in qualsiasi tipo di prigione, reale o simbolica, è la grande promessa di chi mette la sua vita nelle mani di Gesù. Da questa consegue la libertà di operare scrivendo ed annunciando anche da un luogo di costrizione, per costruire il regno di Dio.