Cosa significa LUCCA?

La nostra chiesa locale (Chiesa Evangelica LIbera di Lucca) si riunisce ed esiste da circa 13 anni. In questi tredici anni ci siamo posti diversi problemi, tra i quali quello di definire alcuni scopi, motivi per cui esistiamo e per cui crediamo che valga la pena che la nostra chiesa esista. Li abbiamo riassunti in un acrostico LUCCA, che riassume 5 propositi che ci siamo posti e che vorremmo che in diversi modi strutturassero la nostra vita di chiesa. Si tratta di cose importanti per ogni chiesa cristiana, al contempo scontate ed evidenti, ma anche rivoluzionarie. Vale la pena via via ritornare su queste verità che riteniamo centrali e che governano soprattutto le nostre azioni ed i nostri progetti.
Sebbene si tratti di propositi di ampio respiro ai quali si potrebbero dedicare 5 distinte prediche, ritengo utile riassumerli questa domenica in un unico messaggio, proprio per ritrovarceli tutti e 5 sotto i nostri occhi.

1  LODARE.

Salmo 8.
1 Al maestro di coro. Sul canto: «I Torchi…».
Salmo. Di Davide
.
2 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
5 che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
6 Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8 tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9 Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
10 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Quando cerchiamo una definizione di lode, comunemente le prime cose che vengono in mente sono gli atti esteriori del lodare: cantare, produrre musica, come il salmo insegna, alzare la voce per pregare ecc. Credo sia importante attraverso questo salmo ricordare alcuni tratti fondamentali dell’atteggio interiore che dobbiamo a Dio quando lo lodiamo: il salmo è animato innanzi tutto da STUPORE. Non c’è reale lode se non c’è sorpresa, se non c’è stupore, meraviglia rispetto ad una serie di aspetti del mondo che vengono riconosciuti come opera del creatore.
Stupore rispetto al NOME, rispetto alla NATURA, rispetto alla grazia di un Dio che soccorre un umanità decaduta, ma anche stupore davanti alla GRANDEZZA di questa umanità. Se come chiesa vogliamo realmente lodare dobbiamo fare lo sforzo di avvicinarci a lui trovando la meraviglia, lo straordinario, nella quotidianità, nella semplicità della bocca dei lattanti, nei cieli e nella luna, nei pesci e su quanto ha fatto di buono l’uomo nel dominare. La lode non è pura euforia, e meditata e consapevole contemplazione.
In secondo luogo la lode è rendersi conto del nostro posto, cosa che questa salmo dice splendidamente: un posto misero, di uomo che non conta niente, insignificante rispetto alla grandezza del cosmo, ed inaccettabile per la sua peccaminosità. Eppure fatto grande da Dio che gli ha dato un ruolo centrale nel creato.
Lodare Dio la domenica significa rendersi conto di con chi abbiamo a che fare, e con che significato ha la nostra presenza sulla terra: un ruolo di bravi amministratori che rendono conto a Dio.

2. UDIRE 

Salmo 1
Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi,
che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori;
2 ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte.

Atti 2,42: Erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli.

Vogliamo essere una chiesa che trova il suo diletto nella legge del Signore. Il salmista si riferisce probabilmente alla Torah, ai primi 5 libri della Bibbia, ma possiamo tranquillamente estendere questo concetto a tutta la Parola di Dio. Vogliamo essere una chiesa che ha sete di udire, di ascoltare da Dio, di imparare da Dio, di meditare sulla scrittura. Come si fa questo? Intanto molto semplicemente con una disciplina quotidiana di lettura delle Scritture, senza cui abbiamo poco da fare. Ma a questa accompagneremo letture teologiche, di fratelli e sorelle che stimolano la nostra riflessione, dai quali prenderemo alcune cose e ne scarteremo altre. Vogliamo essere una chiesa che valorizza la predicazione, che la domenica non si limita a dire:O  che bella o che brutta predica, ma che si cura di applicare quanto ha sentito e di farne un motivo di riflessione per la settimana. Non abbiamo paura di diventare intellettuali o sterili perché sappiamo che il Signore ci ha chiesto di glorificarlo anche con la mente, e per questo ascoltiamo, ragioniamo e cresciamo.

3. COMUNICARE Giovanni 3,16
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.  17 Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.  18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 
Questo principio non si limita a dire che la chiese deve comunicare in generale, ma specifica che la chiesa vuole comunicare il vangelo. In altri termini comunicare la buona novella quindi evangelizzare. Difficilmente una chiesa che non vuole evangelizzare (ognuna sceglierà il suo metodo) potrà dirsi tale. Come chiesa noi proponiamo degli studi, delle serate umanitarie, delle proiezioni di film, ultimamente un banco-libri, una pagina fb, un sito internet e saremo pronti ad accettare anche altri metodi che risultino utili a diffondere il messaggio del vangelo.
Importante ricordarci il contenuto:  non andiamo ad evangelizzare dicendo che ci riuniamo in via di Tiglio, non evangelizziamo parlando di quello che facciamo, e neppure creando utilissimi contatti. Evangelizziamo quando annunciamo questo messaggio straordinariamente potente secondo cui c’è un Dio che ama questo mondo, e che permette di non essere giudicati. Rendere Gesù Cristo esplicito laddove tanta falsa religione lo ha reso falso, alterato o dove ne ha sminuito la grandezza è il nostro compito. Evangelizzare significa fare chiarezza su Gesù, e vale la pena alla fine di una settimana chiedersi: a quanto persone ho annunciato questa verità questa settimana? Non conosciamo sempre nuove persone, né sempre le occasioni si presentano, ma un piccolo check up è utile. Quante persone?

4. Comunione
Luca 24
36 Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!»  37 Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere uno spirito.  38 Ed egli disse loro: «Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore?  39 Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io! Toccatemi e guardate, perché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io».
40 E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi.  41 Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: «Avete qui qualcosa da mangiare?»  42 Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito;  43 egli lo prese, e mangiò in loro presenza.

Questo passo mi colpisce per un motivo: tra le tante cose che Gesù poteva fare per provare di essere realmente risuscitato sceglie quella più banale di tutte – ma anche la più bella! Si mette a mangiare! A questo passo potrei aggiungere le descrizioni della chiesa primitiva in Atti 2, che viene ritratta come un gruppo di persone che mangiano insieme, e che passano del tempo insieme. Sappiamo probabilmente tutti che avere comunione significa avere qualcosa in comune, avere anche oggetti in comune o progetti in comune. I Cristiani hanno in comune l’amore per Cristo, lo Spirito Santo che li unisce e questa comunione è una parte importante della loro vita. Tuttavia un grosso rischio che ogni chiesa corre è quello di limitare questa comunione ai soli momenti di culto, o ai tempi ecclesiali: si ha comunione la domenica, concretizzata anche nella frazione del pane e nel bere il vino; la si ha pregando insieme un giorno alla settimana. Credo però che una vera e profonda comunione debba andare al di là dei momenti istituzionali. Definirei la comunione come quell’insieme di progetti, sentimenti ed intenti che si hanno in comune al di fuori da ogni riunione prestabilita. Quando due persone si incontrano a cena insieme e consolidano il loro amore fraterno, aumenta la comunione; quando due persone al di fuori dagli incontri prestabiliti si incontrano per pregare per un problema, per una missione o semplicemente per la gioia di lodare, ecco che la loro comunione cresce e con essa quella di tutto il corpo. Insomma vorremmo una chiesa che non si limiti a qualche ora settimanale, ma che abbia una vita reale di relazioni durante la settimana, che culmina la domenica nell’adorazione comune.

5. Aiutare. Voi siete il sale della terra e la luce del mondo…

Le chiese del risveglio ottocentesco si distinsero nelle loro società perché avevano un forte impatto sociale. Mi spaventerebbe molto l’idea di essere una chiesa di persone che si trastullano tra di loro noncuranti del mondo in cui vivono. Tra le immagini che più mi piacciono del nuovo testamento relative all’aiuto che i cristiani sono chiamati a portare al mondo c’è quella del sale. Il salte ha due funzioni: dà sapore e conserva. I cristiani sono chiamati a salare il mondo e lo possono fare in due modi. Dando sapore alle vite insipide. Aiutare comprende è precedenti quattro punti, non è svincolato, perché annunciare a qualcuno la straordinaria verità del vangelo, liberando la sua vita dal vuoto, dal non senso, dai peccati che distruggono corpo e spirito, significa aiutarlo: chiamare qualcuno ad adorare, significa aiutarlo! Dargli comunione, istruzione, significa aiutarlo.

Ma il sale serve anche a conservare. Quando si interviene in un quartiere per curarne le piaghe sociali (ignoranza, presenza di prostituzione, presenza di rifugiati da aiutare, o di persone in difficoltà di qualunque tipo) si contribuisce a conservare il mondo in cui siamo perché non marcisca. Possiamo mangiare il prosciutto perché il sale lo conserva oltre a dargli un buon sapore. Vogliamo una chiesa che sappia condire e conservare il mondo in cui è inserita e che se è notata lo è per quello che fa di buono.