Chi si converte? Atti 10

Che tipi di persone si sono convertite finora nei primi 9 capitoli del libro degli Atti? Si tratta di ebrei, soprattutto, e di samaritani. L’etiope appartiene ad un altro popolo, ma è comunque un ebreo. Manca una categoria: i gentili. Il passo di oggi racconta la prima conversione di un gentile.

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  1. La conversione di Cornelio (1-8)

Il centurione Cornelio rappresenta una nuova categoria di persone: i pagani, i romani. In questo caso è un pagano attratto dalle usanze giudaiche e quindi ci viene presentato come un uomo pio, timorato di Dio, che fa elemosine e prega. Non sappiamo niente di lui, ma possiamo pensare che non sia un caso che è venuto da Roma e si è stabilito a Cesarea dove, benché occupante, è rimasto attratto dalla fede del popolo di quel posto.

Dio è già all’opera nella vita di Cornelio e lo ha mandato in un posto in cui ha incontrato delle persone che adorano Dio. E lui ha risposto bussando alla porta. Ha ricercato intensamente ciò che non conosceva prima. È molto bello quello che dice l’angelo: le sue preghiere sono salite in cielo. È una parafrasi di quello che dice Gesù: “bussate e sarà aperto a chi bussa” (Mt 7: 7-8).

è sorprendente e fa sperare il fatto che sia l’angelo ad intervenire. Ci chiediamo spesso cosa succeda di persone che vivono in posti i cui non è pervenuto il vangelo. Questo centurione in effetti vive in un posto simile, ma Dio interviene presso di lui. Dio è creatore e salvatore, sa intervenire anche in modo soprannaturale, con un angelo in questo caso, in una vita per trasformarla.

Applicazione: complimenti agli ebrei di Cesarea. Se Cornelio si è interessato all’ebraismo è perché deve aver percepito qualcosa nel credo e nelle pratiche degli ebrei che ha incontrato qualcosa di straordinario. Sarà un insieme di atteggiamenti che colpiscono un romano, sarà la testimonianza specifica di qualche persona, comunque sia è stato colpito da quei modi di fare e di essere. Ci insegna che chi vuole trasmettere qualcosa su Dio deve avere uno stile di vita che attiri. Lasciamo per un attimo Cornelio, che in verità non è ancora del tutto convertito.

  1. La conversione di Pietro (9-34)

Anche Pietro deve imparare qualcosa. Nato e cresciuto in un mondo plasmato dalla parola di Dio, ma anche contaminato da errori umani, ha coltivato un certo orgoglio giudaico. Non ha relazioni con pagani. Benché rifiuti che un uomo si inginocchi davanti a lui, alla fin fine si sente superiore a pagani. Pietro potrebbe vantare numerosi meriti rispetto ad altri cristiani – accanto a numerosi demeriti. Ha camminato con Gesù, ha ricevuto un mandato eccezionale, ha confessato Gesù come figlio dell’Iddio vivente, ha ricevuto il compito di curare la chiesa primitiva: eppure deve convertirsi. È abituato a considerare immangiabili certi tipi di cibo, e deve capire che tutta la creazione è buona. Ma la traduzione concreta di questo è che non deve fare distinzioni tra uomini e che deve essere disposto a rivedere convinzioni ferme della sua fede.

È un insegnamento molto forte per ognuno di noi: ognuno di noi volente o nolente, nasce in una cultura, ne assume molte convinzioni, crea un serie di categorie e dà dei giudizi. Davanti agli uomini vediamo facilmente dei ricchi, dei poveri, degli extracomunitari, dei borghesi, dei fascisti, dei comunisti, dei cattolici, dei buddisti. Facilmente vediamo prima questa etichetta, e poi il cuore. A questo riguardo le parole di Pietro sono illuminanti: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”. Pietro è disposto a rimettere in discussione un’intera cultura che aveva vissuto sulla distinzione tra ebreo e non. Si trattava per altro di una distinzione biblica che Dio aveva voluto per un tempo, ma che ora veniva meno. Questa parola ci lancia una sfida: che etichette imponiamo sugli altri?

  1. La conversione universale (34-48)

Se ci si fermasse alla frase che Cornelio dice, affermando che chiunque teme Dio e pratica la giustizia è lui accetto, potremmo chiederci se abbia un senso diffondere il vangelo. O ancora che senso abbia il grande mandato che Gesù dà agli apostoli. Se gli uomini possono praticare la giustizia ed essere accetti a Dio, a cosa serve la predicazione cristiana? La risposta è nel fatto che l’angelo non si limita a dire a Cornelio che le sue elemosine sono salite al cielo, ma lo incoraggi ad andare da Pietro. E Pietro non si limita a benedirlo, ma gli annuncia il vangelo: vangelo è sapere che Gesù ha guarito e sanato, che è stato ucciso, che è stato risuscitato da Dio, che è giudice dei vivi e dei morti e che in lui è il perdono dai peccati. La conversione di Cornelio è completa solo dopo che ascolta da Pietro i fatti importanti che riguardano Gesù. Morte, resurrezione, perdono dei peccati! Capiamo bene quindi che il mandato della chiesa è tutt’altro che superfluo: la chiesa deve andare incontro ai tanti Corneli che sono nel mondo e che aspettano di ascoltare.

Si pone la domanda: chi è il nostro Cornelio? Verso chi Dio mi manda per portare a compimento in lavoro da lui cominciato?