Che regno è? Isaia 11 e 12

Alternanza. Tra scuola e lavoro, tra destra e sinistra, tra polo negativo e positivo. Nel libro di Isaia l’alternanza è tra tenebre e luce, tra giudizio e punizione e scenari di salvezza e del regno messianico a venire. Nei precedenti capitoli 9 e 10 un ritornello suonava minaccioso: «L’ira sua non si calma e la sua mano rimane distesa». A seguire una profezia sulla futura punizione del re d’Assiria, strumento dell’ira di Dio, usato per punire Israele e Giuda per il loro abbandono di Dio e della sua legge, ma poi punito a sua volta per il suo orgoglio e la sua fede in se stesso. L’assiria sarà in effetti distrutta nel 609 a. A per non rinascere più… A questi due capitoli minacciosi e scuri, eppure necessari per condannare e contenere il male umano, seguono due capitoli solari che annunciano il regno (11) e la lode all’unico Dio (12).

Lettura di Isaia 11 e 12.

Il regno di Dio ed il messia che lo governa.

Questo è il tema evidente del capitolo in questione. È abbastanza chiara una progressione che ci illustra il modo in cui è fatto, le cause che lo producono e le conseguenze che questo regno ha sui suoi sudditi.

1. Le caratteristiche

Nel bel mezzo di una monarchia corrotta ed ingiusta, quella di Achaz, Isaia proclama un regno dai caratteri completamente diversi.

  • Il nuovo regno è guidato da un re di discendenza Davidica, che ha lo spirito del Signore su di lui in modo permanente, non occasionale

  • Questo spirito dà al messia saggezza, cioè capacità di cogliere elementi uguali tra cose diverse, e intelligenza, capacità di discriminare

  • Capacità di consigliare e di fortificare, di rendere forte che ascolta

  • Fa conoscere il Signore e ispira il suo dimore, che diventa respiro stesso.

  • Questo determina una grande equità nell’amministrazione della giustizia, ed una preoccupazione per questioni sociali, come la povertà e le cause dei deboli.

  • Sarà un messia che punisce, che colpisce il paese, ma con parole, non con violenza.

  • Spiccheranno in lui giustizia e fedeltà, quasi fossero i suoi vestiti.

Una serie di animali, da intendersi come personificazioni e immagini della pace, mostrano un regno completamente pacifico.

Una simile descrizione, se letta con superficialità, potrebbe portare a credere che si tratti di un programma politico che un bravo re deve applicare. In realtà l’osservazione della storia e dell’attualità mostra che un regno simile non esiste, e che è un utopia. Serve a dirci che il messia renderà possibile l’impossibile, e che un simile regno può essere solo ed esclusivamente governato da un uomo-Dio.

Molti di noi non hanno fiducia nella politica, mentre altri vedono in essa la soluzione di tutti i mali. Un testo del genere incoraggiava il popolo di Israele, e anche noi oggi, a non confidare troppo in leader politici che promettono mondi perfetti e realizzazioni di utopie. Comunismo, capitalismo, democrazie liberali o, essendo oggi crollate queste grandi ideologie, dei semplici leader politici, fanno grandi promesse. Questo testo ci insegna a diffidare da discorsi troppo altisonanti, nella consapevolezza che l’unica vera giustizia e vera pace sociale verrà da Dio.

Ma attenzione! Questo testo non ci dice che la questione sociale non sia importante, anzi! Ci incoraggia a cercare la giustizia giuridica, sociale e divina. Semplicemente ci incoraggia a non pensare che la nostra fiducia in un uomo possa essere risolutiva e definitiva, perché l’unica vera giustizia e pace verranno da Dio nel suo regno messianico.

2. Le cause

Qual è la causa di questa giustizia? Il testo ce lo dice chiaramente al v. 9. «La conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque riempiono il fondo del mare». Il poiché che introduce la spiegazione della perfezione di quel regno che lo dice chiaramente: la conoscenza del Signore non sarà un carattere accessorio del regno, un semplice ornamento: quel mondo sarà così perché la terra sarà ripiena della conoscenza del Signore.

Conoscenza. Un termine molto bello e che da sempre domina il pensiero sia occidentale che orientale. Che si tratti di una conoscenza speciale, riservata a pochi illuminati, o di una conoscenza dei saggi acquisita con l’esperienza, questa categoria costituisce un riferimento importante in qualsiasi cultura. Difficile che venga elogiata l’ignoranza. Durante l’illuminismo la conoscenza è il risultato dell’uso della Ragione che sconfigge le tenebre dell’ignoranza, della superstizione e che porta l’uomo ad elevarsi e a migliorarsi. Isaia ci parla di conoscenza del Signore in modo diffuso, quindi di una conoscenza concreta, profonda, fatta di un rapporto intenso tra Dio e tutta la terra. Tra Dio e l’umanità che ha creato. L’immagine del mare ci dà l’idea della diffusione totale della conoscenza di Dio. Mi viene in mente l’immagine dell’enciclopedia. Nel Settecento, per l’appunto, i filosofi dell’illuminismo avevano fiducia che la diffusione e la conservazione della conoscenza fossero strategiche per la felicità dell’uomo. Oggi c’è Wikipedia che raggiunge una marea di utenti. L’immagine di Isaia modernizzata potrebbe fare pensare ad una wikipedia universale che parla solo di Dio…

Approfondire la conoscenza di Dio, il nostro rapporto con Dio, la sua parola, non è un atto egoistico ed autoreferenziale. Significa crescere interiormente con Dio per poter far crescere altri nella conoscenza di Dio, che nell’immagine prospettata da Isaia sarà totale per tutti in modo soprannaturale. Ma nel mondo in cui siamo adesso, diffondere la conoscenza di Dio significa anche avere una migliore giustizia, una parziale risoluzione delle questioni sociali, un giudizio che viene dal creatore di questo mondo, che lo conosce meglio degli uomini. Davanti a questioni cruciali di cui la nostra società parla: vita, morte, guerra, immigrazione, sessualità, legittima difesa, abbiamo il dovere di portare una riflessione che si fondi sulla conoscenza del Signore. Non sarà né facile né univoca, ma da lì dovrà partire.

3. Le conseguenze

Quando avverrà tutto ciò? «In quel giorno…» (v.9). Termine che spesso nella Bibbia conosce una doppia realizzazione: il giorno della prima venuta di Gesù sulla terra, come anche il giorno della sua seconda venuta. È un giorno che avrà conseguenze: embrionali prima, ma effettive. Definitive e stravolgenti poi.

  • Le nazioni si volgeranno a lui. Se l’Israele antico è stato uno stato avversato dalle nazioni circostanti, è curioso che un suo cittadino, Gesù, sia diventato il punto di riferimento per una enorme quantità di nazioni. Quel regno non è appannaggio degli ebrei, ma si estende a tutto il mondo

  • Questo regno, a differenza del regno diviso in due, Nord e Sud, sarà un regno in cui le tribù di Israele avranno pace. Oltre ad un ritorno degli esuli. Eccetto questo senso di pace fra le tribù, i dettagli non sono chiarissimi, e probabilmente ci son fatti che in parte devono ancora realizzarsi. Tuttavia nella nuova umanità della chiesa, in cui chi da Israele si converte è incorporato, le diverse tribù troveranno unità ed identità.

  • Infine il capitolo 12. Quel giorno sarà un giorno in cui Dio viene messo al centro, perché sarà un giorno di lode.

Sotto forma di anticipazione, la chiesa ha il dovere di essere segno di queste conseguenze del regno. Di essere annuncio per le nazioni (Evangelizzando)

Di essere esempio di pace, superando fazioni, denominazioni e divisioni, e portando pace in Cristo

DI essere esempio di lode e canto che beve acqua del Signore e sa che il Signore è grande in mezzo a lui.