Celebrare il 25 aprile


Inizio con una costatazione piuttosto ovvia: oggi è il 25 aprile! È il giorno in cui le truppe degli Alleati (USA, URSS, Inghilterra) nel 1945, dopo aver rimontato tutta la penisola italiana partendo dalla Sicilia, e dopo aver superato la Linea Gotica, che passa qui accanto a noi in Garfagnana, liberano Milano e Genova. Per l’Italia significa ricordare la liberazione dal fascismo, cioè da un regime dittatoriale, responsabile di aver portato l’Italia in guerra e di aver seminato morte, violenza e distruzione. Non si tratta solo di un giudizio politico, ma anche storico, tanto che secondo nostra Costituzione è vietata, sotto qualsiasi forma, la riorganizzazione del disciolto partito fascista (Disposizioni Transitoria e Finale, XII).

Il culto di oggi coincide con questa importante data per noi che ogni anno è oggetto di dibattito. È stata considerata spesso come una data di parte, ma oserei dire della parte democratica di questa nazione. Ogni anno si levano voci contro questa date anche a sinistra, da parte di chi sostiene che oggi non ha più significato e che i giovani non ne conoscono l’importanza. Io personalmente ritengo importante celebrarla, ma vorrei pormi una domanda più ampia che fuoriesca dalla mia soggettività: è giusto come credenti celebrare il 25 aprile? Ci sono motivazioni nel vangelo che mi spingono a portare attenzione a vicende importanti della storia del mio paese, oppure no? Fa parte della sfera di “Cesare” e quindi non me ne occupo in chiesa, oppure riguarda l’essere sale nella mia nazione? È quello che proveremo a vedere nel messaggio di oggi.

  1. Gesù e le feste.

Ci possiamo chiedere se Gesù amasse partecipare alle feste. Ho scoperto con sorpresa che i vangeli sinottici parlano unicamente della festa finale, della Pasqua, in cui Pilato era solito liberare un prigioniero, per il resto silenzio. Il vangelo di Giovanni invece presenta numerose partecipazioni di Gesù ad una festa:

  • Festa nuziale di Cana (Gv 2)
  • Partecipa ad una festa non precisata, forse la Pasqua (Gv 4,45)
  • Partecipa ad un’altra festa non precisata e poi alla Pasqua (5,1 e 6,4)
  • Partecipa alla festa delle Capanne, prima negando che ci sarebbe andato, poi di nascosto e poi si mette ad insegnare nel tempio (gv 7) (Se qualcuno ha sete venga a me e beva, detto nel giorno più solenne della festa)
  • Festa della dedicazione (10,22)
  • Festa della Pasqua.

Ciò che è interessante è che Gesù non partecipa a queste feste in modo rituale, ma trasmettendo in alcune di esse un messaggio molto forte. Potrebbe evitarle visto che sicuramente molte di queste avevano perso di significato e invece è presente per rinnovarle e dire qualcosa di significativo. A questo riguardo si può osservare che la Pasqua non è solo una festa religiosa per gli ebrei, ma anche una festa di liberazione nazionale, visto che commemorano la libertà anche politica dalla schiavitù d’Egitto.

La partecipazione di Gesù alle feste del suo stato, per quanto esse siano un misto di religiosità e civiltà, cosa normale in un ambiente pre-laico, mi incoraggi a partecipare. Ma è ancora poco.

  1. Preservare le forme di governo che garantiscono “una vita tranquilla e quieta.

È opportuno ricordare brevemente che cosa rappresenta questa festa. Rappresenta la liberazione da un regime dittatoriale che ha privato di libertà molte persone, imponendo molte restrizioni anche sulla libertà di culto. Possiamo ricordare che durante il fascismo molti evangelici, soprattutto pentecostali furono duramente perseguitati, oltre ad ebrei, e testimoni di Geova. La Bibbia, oltre a dichiarare che ogni uomo è uguale davanti a Dio e che quindi le discriminazioni razziali o religiose sono abusi, ci invita chiaramente a pregare per avere delle forme di governo che garantiscano la libera espressione del pensiero e che permettano al vangelo di essere diffuso nella pace. Ricordiamo quanto dice Paolo in I Tim 2:1-4:

2:1 Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, 2 per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità. 3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 

Quando ci riuniamo e preghiamo per la chiesa perseguitata, quando invochiamo protezione per i martiri, non possiamo trascurare l’importanza di date che nel nostro paese, dove ora siamo liberi, hanno segnato tappe importanti della libertà, della diffusione del vangelo. Ci sono infatti due cose conseguono a questa preoccupazione per la libertà:

  1. I nostri fratelli evangelici morti in Italia durante la resistenza, sono in proporzione, piuttosto numerosi, ed è opportuno ricordarli.
  2. Dopo la sconfitta del nazifascismo in Italia si è assistito ad un Risveglio evangelico non indifferente. Dovuto spesso a militari alleati che sono poi tornati ed hanno fondato chiese, ma anche dovuto alla possibilità di diffondere il vangelo liberamente. Una data che ricorda la possibilità di tutto ciò non va trascurata.

Possiamo dedurre che questi fratelli “impegnati” il messaggio di prima Timoteo non è rimasto indifferente. Ricordare il 25 aprile significa quindi anche non scordarsi di quello che hanno fatto. Prendo come esempio il fratello Antonio Banfo, di cui possiamo trovare una lapide, ed un ricordo presente in tutti i siti partigiani o in musei comunali:

Antonio Banfo, (1900-1945)


Figura di spicco dell’antifascismo torinese, nasce a Torino il 23 febbraio 1900. Militante anarchico e libertario, aderisce nel 1921 al Partito Comunista d’Italia, di cui diventa immediatamente propagandista. Arrestato per attività sovversiva nel 1931, è condannato a tre anni di reclusione ma è scarcerato nel 1932, in virtù di un’amnistia concessa per celebrare il decennale del regime. Nel 1936 matura la sua conversione religiosa, avvicinandosi alla chiesa evangelica di via Virle, in Barriera di Milano. L’impegno religioso non frena la sua attività clandestina: inquadrato nella 23° Brigata Garibaldi, per la quale mantiene i “rapporti con il CLN regionale” (1), assume un ruolo di primo piano nel movimento comunista della Fiat Grandi Motori, dove lavora come operaio, dirigendo lo sciopero preinsurrezionale del 18 aprile 1945. La sera stessa, le squadre fasciste lo prelevano dalla sua abitazione di via Scarlatti 4 insieme al genero Salvatore Melis e il giorno successivo i due cadaveri trucidati sono ritrovati in corso Vigevano in prossimità di una piccola bealera. Al suo funerale partecipa “tutta la Barriera di Milano” (2). A Liberazione avvenuta, la Città di Torino gli dedica una strada in Borgata Monte Bianco e ne ricorda il sacrificio con una lapide in corso Novara 20/b. Alla sua memoria il è altresì intitolata una delle più grandi sezioni cittadine del Partito Comunista Italiano.

  1. Il nazismo e il fascismo sono forme di idolatria dello stato.

«Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me. (Esodo 20, 2)

C’è però qualcosa di ancora più sostanziale. I totalitarismi, qualsiasi essi siano, rappresentano delle forme di idolatria dello Stato dalle quali il cristianesimo autentico, sin dalle origini, ha saputo guardarsi. I primi cristiani rifiutavano di adorare l’imperatore. I totalitarismi, incentrati sulla figura del capo, del duce, del Fuhrer, sono vere e proprie forme di idolatria, poiché l’intero sistema di uno stato viene sottoposto alla volontà di un singolo.

Ricordare anche a distanza di anni che il totalitarismo è un’idolatria è proprio un elemento significativo che come evangelici possiamo apportare alla festa del 25 aprile. Dobbiamo dire che non si tratta semplicemente di un discorso politico, ma di un discorso spirituale perché laddove le coscienze vengono oppresse, si va ad intaccare anche la libertà dello spirito. E seppure nelle dittature i credenti si fanno forza e cercano di resistere, i risvegli avvengono quando anche le strutture politiche vengono liberate. Mi sembrano motivazioni sufficienti per partecipare a questa festa.

  1. Qualche applicazione e attenzione
  1. Celebrazioni e vita quotidiana.

Sarebbe grave limitarsi a prendere parte a questa celebrazione e scordare poi i valori celebrati nel quotidiano. Ho visto che la Provincia di Lucca propone una serie di eventi che permetteranno a molti cittadini di ricordare, imparare, partecipare. Ma che festa sarebbe se poi magari in famiglia un padre vive in modo dispotico e per niente libertario? O se chi guida una chiesa lo fa in modo autoritario e impositivo? Nei confronti di ogni festa è opportuno ricordare la coerenza che dobbiamo imporci con i valori che pretendiamo celebrare.

  1. Non solo contro il fascismo.

Se l’idea di liberazione ha un valore, questa non è certo solo e soltanto contro il nazifascismo. Deve essere celebrata contro ogni forma di totalitarismo, (stalinismo, maoismo, vari comunismi realizzati, islamismo radicale) e contro tutte le volte che lo stato, sia esso anche democratico, pensa di sostituirsi all’individuo. È importante non scordare mai che molti nostri fratelli, vittime della persecuzione religiosa soprattutto in paesi comunisti o islamisti vivono male, e pregare per loro è un’applicazione dei valori di questa festa, che abbiamo ritrovato come esortazione in Timoteo.

  1. Conoscerete la verità ed essa vi farà liberi. Gv 8, 32

Ci è difficile, come lettori della Bibbia, parlare di libertà senza citare le parole di Gesù, che ci ricordano che la vera libertà, è conoscenza della verità. Se è opportuno parlare della libertà politica che permette di vivere in pace e di diffondere il vangelo, non possiamo scordare di annunciare il contenuto del vangelo. E quindi in questa festa io sento di gridare con forza che la libertà politica è fondamentale, ma a questa si deve aggiungere la libertà spirituale. Se siamo politicamente liberi è per poter conoscere e diffondere la verità del vangelo.

Questo vangelo ci dice che l’unico male non è il fascismo, ma è il peccato che è il noi.

Questo vangelo ci insegna che forse noi stessi, in altri tempi, avremmo potuto sbagliare, come hanno sbagliato tanti, e avremmo potuto schierarci dalla parte sbagliata.

Questo vangelo ci ricorda: “ E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna. (Mt 10: 28)

Questo vangelo ci annuncia il perdono in Cristo che permette la liberazione della condanna che pesa su ogni uomo, ed il perdono gratuito in Cristo Gesù.

Concludo con le parole che completano il passo che ci ha guidati:

3 Questo è buono e gradito davanti a Dio, nostro Salvatore, 4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità. 5 Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 6 che ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti; (I tim 2, 3-6)