1 Tessalonicesi 5:12-28: Vita di chiesa, vita personale e fedeltà di Dio.

Siamo giunti alla fine della 1 lettera di Paolo ai Tessalonicesi! Oggi guarderemo insieme gli ultimi versetti del 5 capitolo.

In questi mesi abbiamo conosciuto meglio Paolo, i tessalonicesi, la loro relazione. Abbiamo visto la stima che Paolo aveva per questi credenti, la loro fedeltà, l’amore pastorale di Paolo nei loro confronti, l’esortazione a continuare a crescere nel Signore e a santificarsi, e infine, domenica scorsa, le raccomandazioni di Paolo in attesa del certo ritorno del Signore e al rapimento della chiesa. Come succede spesso nelle lettere di Paolo, la parte conclusiva offre delle utili esortazioni e i saluti conclusivi.

1Th 5:12-28  Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono,  (13)  e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi.  (14)  Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti.  (15)  Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti.  (16)  Siate sempre gioiosi;  (17)  non cessate mai di pregare;  (18)  in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.  (19)  Non spegnete lo Spirito.  (20)  Non disprezzate le profezie;  (21)  ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene;  (22)  astenetevi da ogni specie di male.  (23)  Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.  (24)  Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo.  (25)  Fratelli, pregate per noi.  (26)  Salutate tutti i fratelli con un santo bacio.  (27)  Io vi scongiuro per il Signore che si legga questa lettera a tutti i fratelli.  (28)  La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.

Il testo di oggi e uno di quei testi ricchi di consigli ed esortazioni. Potrebbe essere suddiviso in tanti modi diversi, e mentre lo leggevo e lo studiavo ho pensato ad una suddivisione in tre parti:

  • 12-15, nei quali si parla della vita di chiesa
  • 16-22 nei quali si parla della vita personale del credente
  • 23-28 nei quali si parla della fedeltà di Dio

I versetti 12-15, e volendo possiamo far rientrare anche l’11, possono essere raggruppati e hanno a che vedere con la vita di chiesa, la vita di comunione. Questi versetti parlano del rapporto che deve esserci fra di noi e come trattarci. Visto che ci chiamiamo chiesa, visto che crediamo nella chiesa, è fondamentale vedere cosa dicono questi versetti a riguardo.

Innanzitutto, nei versetti 12 e 13, Paolo parla della relazione fra coloro che sono stati chiamati dal Signore a guidare la comunità e il resto di essa. Paolo ricorda ai tessalonicesi che all’interno di una comunità ci sono vari ruoli, e che essi provengono non da una autocandidatura, non da una campagna elettorale bensì dal Signore. È bello vedere che il modo in cui siamo organizzati come chiesa sia un modello biblico, nel quale ci sono delle persone che sono nominate per istruire, soprattutto attraverso la predicazione e l’insegnamento. Questi versetti ci ricordano che questo lavoro non può passare in secondo piano o essere sottovalutato. Ci ricordano che è un lavoro importante, faticoso e che quindi non ci dobbiamo sorprendere o scoraggiare davanti alla mole di lavoro. Ci ricorda che queste persone hanno ricevuto un incarico da parte del Signore e a lui dovranno renderne conto.

1Ti 5:17  Gli anziani che tengono bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento;

A causa di questo lavoro il resto della chiesa è chiamato da Paolo a prendersi cura dei propri ministri, di stimarli e di amarli. I pastori si prendono cura della chiesa e i membri della chiesa dei pastori. Al giorno d’oggi può sembrare strano doversi sottomettere ad un’altra persona e dobbiamo stare attenti a come esercitiamo questa autorità. Ma al tempo stesso questo modello è stato creato da Dio non per opprimere le persone, ma per permettere loro di crescere come persone in un ambiente sano, con dei sani paletti e dei sani confini. È per questa ragione che come chiesa abbiamo dei pastori, ma anche degli organi, come la sessione plenaria, che vigila sull’operato dei pastori.

Le altre raccomandazioni per la vita di chiesa, rivolte ora a tutta la comunità, sono le seguenti. La chiesa dei Tessalonicesi è chiamata ad ammonire i disordinati, cioè riprendere coloro che fanno confusione, coloro che si allontanano dal percorso che dovrebbero seguire. La riprensione da parte dei fratelli è giusta se basata sull’amore e se va a riprende un atteggiamento peccaminoso, una sbandata, della confusione. Il termine tradotto con disordinato significa in realtà ribelle o insubordinato. Nelle chiese è giusto che vi sia un ordine, delle direttive, soprattutto teologiche, da seguire, che siano basate sulle verità della Bibbia e se qualcuno si ribella a queste direttive deve essere ripreso.

Paolo poi invita i credenti a confortare gli scoraggiati, quelli cioè che stanno attraversando un periodo difficile a livello fisico, o emotivo, o spirituale. A sostenere i deboli, quelli che non ce la fanno da soli ad andare avanti e che hanno bisogno di aiuto. Infine Paolo chiede ai tessalonicesi di essere pazienti con tutti quanti, a non essere pazienti solo con alcuni, in base alle nostre preferenze o alle nostre classifiche.

Questi principi sono arcinoti. Ma restano importanti e credo che siano estremamente cruciali per la nostra chiesa in questo periodo. Poche settimane fa, durante l’incontro dei membri di questa chiesa, ci siamo ripromessi di prenderci più cura l’un dell’altro, di essere più presenti per i bisogni dei nostri prossimi, di voler approfondire la nostra conoscenza reciproca. Questi versetti ci dicono come farlo. Dobbiamo riconoscere i vari ruoli e le implicazioni di essi, dobbiamo valutarci e stimarci a vicenda, dobbiamo sforzarci di vivere in pace. Dobbiamo essere decisi nel combattere gli atteggiamenti ribelli o che creano confusione all’interno della chiesa, confortare e sostenere coloro che ne hanno bisogno ed essere pazienti l’uno verso l’altro. Dobbiamo stare attenti a come ci comportiamo l’uno con l’altro. A volte agiamo “giusto per fare qualcosa”, magari incoraggiando il ribelle e ammonendo lo scoraggiato. Ogni situazione ha la propria cura e non dobbiamo fare confusione.Ricordiamocelo nelle prossime settimane, in modo da essere sempre sul pezzo e sapere come agire in base alle circostanze. Pensate quanto possiamo crescere se siamo guidati in modo sano, se ci impegniamo ad ammonire i ribelli, a confortare e incoraggiare chi ne ha bisogno e cerchiamo il bene di tutti!

La seconda parte del testo di oggi, dai versetti 16 ai versetti 22, presenta delle esortazioni che i tessalonicesi dovevano svolgere personalmente, anche se posso ovviamente anche essere svolte in comunione. Paolo scrive di essere sempre gioiosi, di non smettere mai di pregare e di rendere sempre grazie. Eh, una bella sfida, non è vero? Per me sicuramente lo è… Se guardo alle mie ultime settimane, sono stato sempre gioioso? Sicuramente no. Tutti sono alla ricerca di gioia. Penso che sia una cosa abbastanza ovvia. Il filosofo, teologo e matematico francese ha scritto che

 

“Tutti gli uomini, nessuno eccettuato, cercano di essere felici: per quanto impieghino mezzi diversi, tutti tendono a questo fine.  Quel che spinge alcuni ad andare alla guerra e altri a non andarci è sempre questo desiderio.

La volontà non fa mai il minimo passo se non verso quest’oggetto. È il movente di tutte le azioni di tutti gli uomini, anche di quelli che s’impiccano.”

 

La gioia di Paolo non è una gioia superficiale bensì una gioia che le sue radici e la sua motivazione in Dio, non è una gioia semplicistica, separata dai problemi di questa vita bensì una gioia scaturita dalle promesse di Dio per noi.  Paolo, che di difficoltà e di disavventure ne ha vissute tante, scrive che in quanto collaboratori di Dio, essendo parte di Dio, noi possiamo essere

2Co 6:10  come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!

 

Paolo sapeva che la vera gioia viene solo dal Signore, e lo sa bene anche John Piper, un pastore americano che afferma che dobbiamo ricercare la felicità e che “la più profonda e duratura soddisfazione si trova solo in Dio. Non da Dio, ma in Dio”. La gioia viene stando in Dio, nelle sue promesse, sommersi dalla sua cura. 

Se vogliamo essere sempre più gioiosi dobbiamo, quindi, essere sempre più vicini alla gloria di Dio. È per questo motivo che Paolo aggiunge che bisogna pregare in continuazione, per conoscerlo meglio, per rimanere alla sua presenza e camminare nella sua Via, e rendere sempre grazie a Dio per tutto quello che succede, perché niente lo sorprende e niente e fuori dal suo controllo. Essere alla presenza del Signore, in spirito di preghiera e di ringraziamento, ci porta verso la gioia.

I versetti successivi dicono:

1Th 5:19-22  Non spegnete lo Spirito.  (20)  Non disprezzate le profezie;  (21)  ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene;  (22)  astenetevi da ogni specie di male.

Mercoledì abbiamo avuto modo, durante la cena successiva alla preghiera, di parlare un po’ delle differenze che ci sono nelle varie chiese che usano l’aggettivo evangelica per definirsi. In alcune chiese lo Spirito è al centro del culto, in altre non viene nemmeno invitato. Alcune chiese credono che il periodo dei miracoli e delle manifestazioni dello Spirito sia finito con la morte degli apostoli, altre invece che queste manifestazioni debbano esserci ancora oggi.

In questa lettera, una delle prime scritte da Paolo, l’apostolo affronta in parte già questa questione. Paolo chiede ai tessalonicesi di non spegnere lo Spirito, di ricordare che Gesù aveva lasciato loro lo Spirito, che lo Spirito abitava in loro, che lo Spirito li ricordava della realtà spirituale che ci circonda. Di non dimenticare che lo Spirito doveva essere la loro guida. Dice loro anche di non disprezzare le profezie, ma che ogni cosa deve essere esaminata e solo ciò che è buono deve essere tenuto, mentre il male deve essere allontanato.

Credo che questa sia una buona regola quando dobbiamo valutare quello che vediamo, leggiamo, sentiamo: esaminiamo tutto, alla luce della scrittura, esaminiamo non solo cosa viene detto ma anche come viene detto e con che fine.  Dobbiamo stare attenti perché la Bibbia ci dice che molti sono i lupi travestiti da pecore.

Gal 1:8-9  Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema.  (9)  Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.

In quanto singoli credenti sforziamoci, seguendo le raccomandazioni di Paolo, di essere gioiosi, di pregare, di “sfruttare” lo Spirito nel modo giusto.

Infine c’è la terza parte, dal versetto 23 al versetto 28.

Quello che mi ha colpito in questi versetti è che a conclusione di questa bellissima lettera Paolo riassicura i tessalonicesi. Le sfide erano tante, le persecuzioni forti, la distanza da Paolo pesava, la dottrina vera non era sempre facile da difendere ma a conclusione della lettera Paolo ricorda loro della fedeltà di Dio.

I tessalonicesi erano chiamati a santificarsi, ma in realtà è Dio che li santificava, che li preservava, che li conservava irreprensibili.

Queste promesse sono vere anche per noi oggi. Dio è fedele! Dio non ha mai deluso nessuno, non è mai venuto meno alla parola data, Dio ci ha chiamati a sé per averci per sempre con sé. Coloro che appartengono a Dio, che hanno creduto in Gesù, sono resi irreprensibili, senza macchia, senza una fedina penale sporca dal sacrificio di Gesù.

Oggi possiamo uscire da questo locale impegnandoci nella vita di chiesa a rispettare i ruoli, ad esortarci e incoraggiarci perché Dio è fedele e fa continuamente lo stesso con noi.

Oggi possiamo uscire da questo locale convinti di poter essere felici, convinti di voler pregare sempre più, di poter astenerci dal male, perché Dio è fedele.

Fedele è colui che ci chiama, ed egli farà tutte queste. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con noi!