1. Il Dio creatore. Genesi 1

Genesi 1

Quando si apre la Bibbia alla prima pagina ci si trova davanti ad un passo molto conosciuto che ci svela una prima ed importantissima caratteristica del Dio della Bibbia: la prima azione che Dio compie nel libro che parla di lui, il primo verbo che gli viene attribuito (e questo verbo per altro viene attribuito nella Bibbia solo e soltanto a lui) è «creare». «Nel principio Dio creò…»!.

A me personalmente è capitato molto spesso di sentire messaggi e di leggere libri su questo capitolo che cercano di studiarlo soprattutto per valutare che rapporto ci possa essere tra scienza e fede, se e come la Bibbia si relazione con le teorie scientifiche elaborate in epoca moderna, ed ultimamente ho avuto la sensazione che l’eccessiva attenzione a questo problema abbia privato il passo del suo messaggio. Senza troppi indugi espongono il mio punto di vista. I destinatari della Bibbia non conoscevano le nostre teorie scientifiche e non erano necessariamente interessati alla descrizione dei fenomeni che interessano a noi. Non credo che il racconto della Genesi abbia lo scopo di far capire nel dettaglio «come» il mondo sia nato, ma piuttosto «chi» lo abbia creato e «perché». Certamente dire «chi» significa anche dire «come», perché se si parla dell’esistenza di un creatore questo sarà necessariamente presente nel processo della creazione e ne condizionerà le modalità, ma non credo che la Bibbia abbia il «come», come scopo principale. Parlando di questo passo oggi eviterò di illustrare tutti quei tentativi di far combaciare o di mettere in contrasto le nostre teorie scientifiche con il testo biblico, perché vorrei focalizzarmi su quello che spesso rimane nell’ombra. Credo che proprio questo antico passo sulle origini abbia ancora molto da dirci oggi.

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1. La potenza. Il chi

Dio creò, disse, fece. Questi sono i modi in cui il racconto della Genesi descrive l’attività di Dio: una capacità di creare, probabilmente dal niente, una voce potente che chiama ad essere ciò che non è, ed un più generico fare, dando vita. In certi casi Dio sembra collaborare con ciò che ha creato, facendo produrre alla terra le piante (12) ed in altri è lui a creare tutto. Troviamo il verbo creare davanti a cieli e terra, agli animali terrestri e davanti all’uomo. La prima caratteristica di Dio che il racconto della Genesi ci propone è proprio quella di essere il creatore. Non è una cosa da poco. Siamo abiatuati, giustamente, a sottolineare che Dio è il nostro salvatore, colui che ci dà una nuova vita in vista di una nuova creazione. Ma tutto ciò non avrebbe senso se non ci fosse una prima creazione, che ha tutto il suo senso e la sua grandezza, e da cui tutto è partito. Per questo è così importante studiare e capire l’Antico Testamento perché questa caratteristica risalta qui in modo ampio e descritto. Per capire chi sia Dio la prima cosa di dire, prima ancora di pensare alla salvezza, allo Spirito e al cielo, bisogna capire che tutto ciò che vediamo, che tocchiamo, ed in cui siamo immersi è il frutto del suo creare, dire e fare.

Non è una cosa da poco. Innanzi tutto ci fa capire chi è il regista di questo processo di creazione. Le culture contemporanee alla genesi ci hanno lasciato altri resoconti della creazione, che probabilmente chi ha scritto la Genesi conosceva. In questi la creazione è il risultato di una lotta tra più divinità, che riescono a calmare un caos primordiale riportando pace. Per altre, i prodotti della creazione, come il sole la luna, o gli uomini stessi, diventano della divinità. Il racconto biblico ha come primo scopo quello di dire che il mondo non è il frutto di una lotta tra più divinità, ma l’opera di un Dio personale che ha una grande potenza. Che parla, crea e fa e le cose prendono esistenza. È un testo polemico rispetto ai testi delle culture contemporanee, e rispetto a religioni che prevedono molteplici divinità o divinizzazioni di forze o elementi della natura. La creazione ci parla prima di tutto di CHI ha creato, un Dio unico e vero, che ha il potere di creare. Quando Paolo nell’epistola ai romani ci dice: «Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità» (Rom 1,20) ci parla proprio di questa qualità di creatore che è riflessa nel creato e che l’intelletto deve cogliere.

Venendo a noi oggi, ed accennando alla scienza e a quello che ci dice sulla formazione del mondo: io non ho difficoltà ad accettare le diverse teorie elaborate dalla scienza, siano essere quella del big bang o dell’evoluzione. Se queste approfondiscono il «come» della creazione, che la Bibbia volutamente non enuncia se non per sommi capi, non sento affatto che la mia fede ne sia attaccata. Osservo però che mai la scienza mi dirà se dietro tutto ciò c’è qualcuno che tira le fila, che guida i processi evolutivi, e che va al di là del semplice «come». A me come essere umano, non scienziato, il come interessa, ma fino ad un certo punto. Sono in cerca di senso e allora il chi mi interessa di più. La Bibbia questo CHI ce lo indica chiaramente, annunciando che tutto è frutto di un Dio che crea e con cui si può comunicare personalmente.

2. L’ordine e il perché

Nell’enumerare i verbi che fanno riferimento al mono in cui Dio crea ho volutamente omesso un verbo molto importante: «separare». A ben guardare Dio durante il processo di creazione oltre a creare si preoccupa di separare.

4. Dio separò la luce dalle tenebre.

6. Dio fece una distesa e separò le acque che erano sopra la distesa dalle acque che erano sotto la distesa

9. Non c’è il verbo, ma Dio separa l’asciutto dai mari

14. luci per separare il giorno dalla notte

La stessa terra inizialmente è un qualcosa di informe e vuoto, di inimmaginabile ed indefinibile, sebbene non cattivo né caotico. Ma Dio procede creando e poi separando, rifinendo ciò che crea e facendo delle distinzioni. C’è anche un grande ordine nella disposizione dei giorni: tre per le cose inanimate e tre per animali marini, animali terrestri e esseri umani. Quest’operazione di creazione ed ordine viene siglata alla fine di ogni giorno dall’espressione: «Dio vide che questo era buono». Finché parliamo di ordine, si potrebbe ancora pensare alle teorie scientifiche, che dal canto loro cercano di fare un po’ di ordine nella confusione con cui i fenomeni si presentano. Ma quando si dice che ciò che viene creato ed ordinato «è buono», siamo al di fuori di una descrizione scientifica di come avvengono le cose: Dio da un giudizio di valore sulla sua stessa opera, che inizia a rispondere, in parte, ad una domanda più profonda: «perché Dio crea?» Perché c’è qualcosa di intrinsecamente buono nella creazione, perché Dio ha pronunciato su di essa il suo giudizio favorevole e l’ha benedetta. La Bibbia ci presenta allora un Dio di ordine che ha creato un universo buono. E non solo: ha scelto di dare all’uomo questo universo perché ci viva. Ecco il perché della creazione. Perché un Dio ha espresso il suo amore nel metterci in un mondo di cui egli ha detto che è buono. In altre parole, alla domanda: «Perché ci siamo», la Bibbia risponde che ci siamo perché a Dio è piaciuto di farci un bel regalo mettendoci in un bel posto.

Ancora una volta questo messaggio va in polemica con quelle religioni che vedono il mondo come in preda a diverse divinità, spesso espresse dalle forze della natura, che si presentano come delle minacce per gli esseri umani. La natura è creazione di Dio ed è a lui sottomessa, e nonostante il peccato umano, conserva un’intrinseca bontà per cui è doveroso rispettarla, proteggerla ed amarla. Non solo perché è nel nostro interesse, ma perché abbiamo a che fare con qualcosa di cui Dio ha detto che è buona.

Inoltre capiamo che non siamo in un universo cieco, assurdo e privo di senso. Siamo in un mondo ordinato e ben regolato da qualcuno che si prende cura di noi e che ci ha chiesto di prenderci cura dell’ordine del mondo. Torno a dire: non è cosa da poco.

3. La complessità – come

Ho cominciato dicendo che la Bibbia non dice molto sul «come» della creazione, ma non è proprio esatto. In realtà, sebbene con un linguaggio ben diverso da quello della scienza contemporanea, troviamo una descrizione che colpisce per la complessità dell’operazione. Non è esploso tutto in un unico giorno, ma c’è una progressione: una sequenza di giorni, ed un lavoro in cui Dio a poco a poco aggiunge e modifica. Per molti 7 giorni sembrano molto pochi. Potrebbero essere invece molto lunghi per uno che parla e le cose sono! Questa lunghezza mi fa pensare al gran valore, al grande impegno alla grande cura che Dio ha messo nel creare questo mondo. Poco importa se si tratta di singoli giorni o di ere durante milioni di anni: quello che conta è che il Signore ha preso del tempo, come un artista che crea un capolavoro lentamente, impegnando tutta la sua energia fino a stancarsi. Un giorno mio figlio mi ha chiesto se Dio si stanca. Inizialmente ho risposto di no, ma lui mi ha fatto notare che alla fine della creazione si è riposato, cosa che implica che si stanchi. Le immagini della Bibbia sono molto utili proprio perché ci obbligano a osservare delle cose concrete e a lasciare da parte delle teorie: abbiamo spesso l’idea di un Dio immobile, talmente perfetto, stabile ed assoluto che non possiamo immaginarlo, e se ce lo immaginiamo lo pensiamo come un essere perfetto che non può conoscere stanchezza, fatica, lavoro e che non ha certo bisogno di qualcosa. La Genesi invece qui ce lo presenta come qualcuno che ha fatto un lavoro meraviglioso, ma questo lavoro gli è costato fatica e quindi, proprio come noi, si riposa!

Mi rendo conto di due cose, che mi sconvolgono sul «come» della creazione: primo, Dio ha preso del tempo per mettermi in un posto meraviglioso che gli è costato fatica, ma non è stata una fatica vana, perché è un reagalo per me.

Secondo, Dio ha preso del tempo per fare l’uomo. Per fare ognuno di noi, e anche questo gli è costato fatica, ma non se ne è pentito. Tutto ciò mi basta per iniziare ogni giorno nuovo dicendo semplicemente: grazie, e per concluderlo, pregando: «grazie».

Conclusione

Atti 17, 24-31

 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo 25 né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.
29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti

Vorrei concludere questo messaggio con questo bel passo che ci racconta dell’apostolo Paolo che parla di Dio a gente che di Dio non ne sa niente. Da dove parte? Parte proprio dalla creazione, da quell’elemento comune a tutti: il corpo che abbiamo, il mondo in cui ci muoviamo. Ci fa capire che siamo fatti a sua immagine e che quindi dobbiamo adorare lui e non gli idoli, e ricorda che Dio chiama tutti a ravvedersi, perché giudicherà la terra: se ci rendiamo conto perfettamente che questa creazione di cose ed esseri è molto bella ma al contempo è piena di problemi per quello che come uomini abbiamo provocato, dobbiamo prendere sul serio le parole di Paolo che ci chiamano a ravvederci capendo le nostre responsabilità, e l’unico modo per tornare a quell’armonia con Dio che la genesi descrive.