Lo spirito ci brama. Giacomo 4.5


4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5 Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? Giacomo 4, 5

In questo passo della sua lettera Giacomo oppone due sistemi: il sistema del mondo, che ha un suo ordine al quale si può scegliere di conformarsi, essendo suoi “amici” ed il sistema divino, che è in totale opposizione al primo. Ma per incoraggiare chi desidera essere amico di Dio a non essere amico del sistema del mondo, aggiunge quest’affermazione: “Lo spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia” ed è su questa frase che vorrei riflettere. È bene precisare cosa si intende per mondo e perché ho preferito parlare di “sistema”. Capita spesso di identificare il mondo con qualche luogo malsano, tipo una discoteca, o qualche persona malvagia, tipo uno spacciatore di droga, ma la parola di Dio non si esprime mai così: ci parla di una direzione della mente, dell’adesione ha un sistema di valori, ad un immaginario, ad una serie di idee che non parte dal presupposto che c’è un Dio, che siamo colpevoli davanti a lui, che è venuto a cercarci per amore, e che conoscerlo è possibile. Ora, chi invece si trova nella condizione di abbracciare il sistema di Dio, l’insieme di valori che lo riguardano, chi vuole vivere per lui, potrà dirsi “amico di Dio”.

Essere amico di Dio è una bella espressione equivalente ad avere fede, conoscere Dio, nascere di nuovo e molte altre espressioni tutte indicanti quella di un Dio con cui si è in relazione, e che non è solo l’oggetto di una conoscenza teorica. Per chi dunque è amico di Dio c’è una grande promessa: Lo spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia. È un’espressione forte, che vorrei analizzare in profondo.

  1. Lo spirito

Per capire a fondo l’affermazione di Giacomo cerchiamo di spiegarla in questo contesto. Si pone una distinzione tra “lo Spirito” e “egli”, e presumiamo che questo “egli” sia riferito a Dio. C’è quindi una chiara distinzione tra Dio e lo Spirito. Tuttavia se si va a cercare nella Scrittura il passo in questione non lo si trova… Probabilmente è una parafrasi (cosa abbastanza tipica nelle scuole midrasciche che spiegavano l’Antico Testamento) di Esodo 20,5 che dice che Dio è geloso. È interessante notare che dello Spirito e di Dio viene detta la stessa cosa, benché vengano presentati come due persone diverse. Ci addentriamo delicatamente nel mistero della Trinità, che per anni è stato oggetto di indagine dei pensatori cristiani e oggi come oggi rischia di essere o dimenticato o dato per scontato, e osserviamo come Dio e il suo spirito siano perfettamente equivalenti e tuttavia diversi. Cerchiamo alcune analogie per capire meglio. Possiamo pensare ad una persona come ad un tutto, con tutto ciò che è, corpo, personalità, intelligenza. Ci viene da dire che ha uno spirito, ed il termine si usa spesso come sinonimo di intelligenza, da parte di chi non riconosce un mondo spirituale. Ugualmente in Dio abbiamo Dio come tutto, e poi pensare solo al suo spirito: che all’inizio della creazione aleggiava sulla superficie delle acque, che può essere spedito, mandato come presenza in mezzo al popolo di Dio, oppure agire sui cuori delle persone. In questo caso le immagini della nuvola che accompagnava il popolo di Israele nell’Antico Testamento, formando la Schekina, o del vento , immagine suggerita da Gesù a Nicodemo nel vangelo di Giovanni (3) sono molto appropriate. Abbiamo un Dio ha uno spirito, inseparabile da lui, con una sua personalità, che può bramare e che è Dio stesso, che giunge fino a noi e si fa avvertire in maniera quasi fisica.

Quando si cammina in montagna è possibile finire in mezzo ad una nuvola, come è possibile che il vento ci spinga fino a farci cadere o spinga le vele in mare. Ovviamente si tratta di fenomeni fisici di agenti che non si vedono ma esercitano delle forze, ma lo Spirito è proprio così. Agisce sul cuore e lo modifica, agisce sull’umore, agisce sulla comunità guidandola.

Applicazione. Un primo insegnamento che traggo da questa comprensione dello Spirito è la seguente. La nostra società per quanto tecnologica e razionale, non è affatto antispirituale. Lo può essere stata in passato, ma la sete di spiritualità è diffusa ovunque perché lo spirito è una dimensione imprescindibile dell’essere umano e non si può soffocare. Il nostro “mondo”, il sistema in cui viviamo offre numerosi prodotti “spirituali” che raramente parlano di “spirito” e molto di “spiritualità” che possono andare dalle esperienze di estraniazione dall’io, alla trance sciamanica, o alla semplice contemplazione della natura. È difficile fare una sintesi della gran quantità di esperienze spirituali che vengono proposte, ma a queste è importante opporre un’unica certezza: lo Spirito di Dio non è niente di tutto ciò, ed è molto di più. È quella forza che sentiamo quando entriamo in una profonda relazione di amicizia con Dio, e nel parlare ad un mondo in cerca di Spiritualità è importante dire che il Dio Cristiano è Spirito, ed ha la peculiarità di mandare il suo spirito, di manifestarsi come spirito che è proprio come un vento, una nuvola o un fuoco che si avverte.

Chi è in cerca di una dimensione più profonda che la semplice dimensione materiale, sappia che Dio è pronto a inviare il suo Spirito a chi vuole conoscerlo. Sappia che non deve scegliere una filosofia o un credo a cui dire, sì, ma che è chiamato a sentire nello Spirito la presenza del Signore nella sua vita.

Chi sente che la sua fede sonnecchia, si raffredda, chi sente che preferisce l’amicizia del sistema mondo, le priorità che il mondo ci impone, i valore che ci propone, si ricordi del fuoco, del Dio che battezza con Spirito e fuoco e che è capace di risvegliare, di rigenerare, di fare tornare in vita ciò che è stato piantato.

  1. Che abita in noi

La frase di Giacomo, atta a scoraggiare l’amicizia col mondo e a spingere verso Dio, continua con una precisazione: “che egli ha fatto abitare in noi”. Affermazione importante che nuovamente sottolinea la “fisicità”, la “tangibilità” dello Spirito, e le virgolette indicano la consapevolezza di quanto paradossali siano queste espressioni. Come va uno Spirito ad essere fisico, tangibile? Rimane spirito ma ha effetti, conseguenza, impatto sul mondo fisico. La promessa non si limita a dire che Dio ha uno Spirito e che questo Spirito lo rende vicino a noi, ma va avanti. Lo Spirito di Dio abita in noi. In questo caso l’immagine della nuvola è ancora più appropriata di quella del vento. Non si tratta di una forza che influenza in modo saltuario e occasionale, ma di una permanenza nel cuore, nello spirito della persona che lo riceve che trasforma la vita.

Esistono molte persone che credono in Dio, che pensano che esista, e che magari si comportano anche coerentemente, sforzandosi di seguire gli insegnamenti di Dio. Questo però non fa di loro degli amici di Dio. Si è amici di Dio quando si sente in modo definitivo e totale che Dio abita permanentemente in noi, e che il cuore è stato circonciso dalla mano stessa di Dio, che c’è su di noi un sigillo apposto dallo Spirito (Ef 1:13). C’è una bella espressione dell’apostolo Paolo che spiega con un’ulteriore immagine il fatto che lo Spirito abiti nei cuori.

Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. I Cor 6:19

Questo passo prende l’immagine del tempio per spiegare la grande verità che lo Spirito viene ad abitare in chi crede facendo di lui un tempio. Una simile affermazione è stata sempre sconvolgente. Sconvolgeva gli ateniesi a cui parlava Paolo (Atti 17), ricordando che Dio non abita nei templi fatti da mano d’uomo, ma nei cuori; ed è sconvolgente ancora oggi in una cultura come la nostra in cui esiste tuttora l’idea di luogo di culto. L’affermazione scandalosa per i greci, ma anche per tante altre religioni è che gli unici luoghi di culto che esistono sulla terra sono dei corpi! I corpi di chi crede.

Questo implica da un lato una grande gioia, perché un tempio è un posto bellissimo, è un luogo di festa di adorazione, di musica, di arte e di quanto di più bello ci possa essere. Ma è anche un luogo di responsabilità, perché se io so che lo Spirito Santo è venuto a vivere in casa mia, nel mio corpo, non riesco a trascurare facilmente le esigenze che il Signore ha nei miei confronti. Paolo nel passo citato sta parlando a persone che scivolano nell’immoralità sessuale, e invece di minacciarli dell’inferno preferisce ricordare loro l’onore che hanno: hanno dentro di loro lo Spirito Santo.

Applicazione. La consapevolezza dell’abitare in me dello Spirito comporta gioia e responsabilità. Come un luogo di culto può essere molto attraente o ripugnante, io mi chiedo quale sia la mia gioia, nel portare dentro di me lo Spirito. È una gioia coinvolgente, contagiosa, che tocca chi mi incontra? Lo Spirito è soffocato nel tempio o trabocca? Vogliamo essere un tempio le cui grida di gioia si sentono da lontano o un tempio silenzioso in cui ci si chiede se ci sia Dio o gli spiriti?

La consapevolezza dello Spirito che abita in me, mi richiama di continuo nel momento in cui vorrei proprio peccare. Vorrei arrabbiarmi, insultare, sparlare, desiderare. Mi richiama non minacciando punizioni, ma mettendovi davanti la punizione peggiore: quella di contristare lo Spirito che è in me… “Non rattristate lo Spirito Santo con il quale siete stati sigillati per il giorno della redenzione (Ef 4:30)

  1. Ci brama fino alla gelosia

La gelosia e la brama non sono viste necessariamente come delle qualità. Sembrano sentimenti esagerati e nel momento in cui viene dato loro libero corso nel cuore umano provocano danni, liti e rotture. Ma la Scrittura, usa inevitabilmente immagini umane, cariche di forza, per rendere conto della forza dei sentimenti di Dio. Non si tratta quindi della gelosia di un partner capriccioso che vede in ogni antagonista una potenziale minaccia per il proprio ego, ma della gelosia di un essere perfetto, che non è altro che intensità d’amore, desiderio di non vedere degli ex-prigionieri ridiventare schiavi per aver seguito altri padroni. Sembrano immagini banali ma, purtroppo, illustrano bene ciò che sono le nostre relazioni con Dio. Le illustrano storicamente nel momento in cui osserviamo lungo le pagine dell’Antico Testamento le innumerevoli infedeltà del popolo di Israele, e inseguito le innumerevoli infedeltà della chiesa durante i secoli, e le illustrano anche individualmente: le nostre priorità sbagliate, la scarsa attenzione che diamo alla costruzione del regno di Dio, il fatto che per noi sono ovviamente più importanti la salute, la famiglia, il conforto, il sonno, l’ordine o la pulizia di un culto, di un incontro in cui si studia la Scrittura, di un’azione per far progredire il regno di Dio.

Lo prendo come un dato di fatto rendendomi conto che la lotta tra amicizia del mondo e amicizia di Dio continua. Per quanto questa costatazione mi rattristi trovo in questa gelosia di Dio una grande peculiarità. Non troviamo qui scritto che la gelosia di Dio lo porta ad ucciderci se lo tradiamo, o se non lo seguiamo, come capita in quelle forme di gelosia umane di cui troppo spesso leggiamo nelle cronache. La gelosia di Dio è una gelosia che lo porta a “bramarci”, a desiderarci con forza. Non viene detto che lo Spirito ci sbatterà fuori di casa a calci, ma che ci brama, ci desidera.

Se il nostro amore per Dio è immaturo, il suo Spirito ha una forza che sovrasta il nostro credere immaturo, sentimentale e umano. È uno spirito che aleggia sulle acque e crea il mondo ed è anche capace di sconvolgere il cuore umano e di riportarlo a casa.

Applicazione. È vero che la gelosia non è un buon sentimento, ma la totale assenza di gelosia in una coppia potrebbe anche essere segno di disinteresse. Dobbiamo essere orgogliosi di un Dio che è costituito in modo tale da non essere distante, da giungere fino a noi, da abitare in noi e di amarci fino ad un desiderio fortissimo, come geloso, che è indice di reale attaccamento alle nostre persone.

Vorrei concludere con la lettura dei passi della lettera di Giacomo che seguono quello letto:

4 O gente adultera, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5 Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? 6 Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice:
«Dio resiste ai superbi
e dà grazia agli umili
».
7 Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. 8 Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! 9 Siate afflitti, fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegria in tristezza! 10 Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v’innalzerà.