Fruttificare e crescere.

Colossesi 1: 1-12


La chiesa di Colosse, per quello che ne sappiamo dalle parole che le rivolge Paolo, gode di buona salute. L’apostolo ringrazia per il loro modo di essere cristiani e li incoraggia a crescere. Abbiamo passato diverse domeniche a riflettere sulla ripresa, sul rialzarsi e senza illuderci di aver risolto ogni nostro problema credo sia bello sentire parole incoraggianti, rivolte ad una chiesa in cui ci sono diverse persone che sono credenti da tanti anni e continuano a vivere bene la loro fede. I fratelli di Colosse, città che oggi si trova in Turchia, sono definiti “santi” e “fedeli”, cioè persone consacrate alla causa del Signore e attaccate fortemente a Gesù. Credo che ognuno di noi, forte o debole che sia, debba sentirsi in questa condizione che non è il frutto dei nostri sforzi, ma il risultato naturale di chi ha creduto.

  1. Fede, amore, speranza. (1-5)

Paolo prega per questi fratelli e si tratta di una preghiera di ringraziamento. Una veloce lettura dei primi cinque versetti ci fa saltare agli occhi quelle tre parole tipiche di Paolo, che ben possono riassumere le basi della fede cristiana. La fede cristiana vive continuamente di tre momenti, che hanno un preciso ordine cronologico e strutturano la vita di chi crede:

Fede. Un passato che fonda. Si parte con un momento importante in cui si crede che è fondato su un fatto storico e passato: Gesù Cristo è morto per noi, al nostro porto, per perdonare i nostri peccati e renderci liberi di avvicinarci a Dio. La fede è credere. Non credere in fatti assurdi o in leggende tramandate nei secoli su cose strane al limite tra magia e storia, ma in un semplice fatto storico, documentato da Scritture attendibili, e da testimoni oculari realmente esistiti che ci dicono di Gesù, che è uomo ed è Dio, che è morto e risorto e che ancora oggi vive. Tutto parte da questo momento di incontro con il risorto.

Amore. Un presente tangibile. Questa fede si vive nell’applicazione degli insegnamenti di questo uomo, frutto del rapporto che abbiamo con lui. I colossesi hanno amore per tutti i santi, e Paolo ne sente parlare. Significa che non è stato un amore falso, indifferente, ma profondo, autentico e dimostrato nelle parole come nelle azioni. Questo amore è ciò che contraddistingue il presente di questi santi di Colosse ed è la risposta concreta all’incontro avuto con Gesù. Più avanti (v.8) è definito amore nello Spirito, quindi non qualità umana, ma respiro divino nei credenti che li porta a trasformare le loro vite.

Speranza. Il futuro. La vita dei colossesi non è ripiegata sul passato né è interamente concentrata sul presente, ma si proietta verso un futuro felice: c’è una speranza che è riservata nei cieli, un destino chiaro, tracciato, fatto della certezza di incontrare dopo la morte, o dopo il ritorno del Signore Gesù, il Dio padre e creatore. In un incontro di gioia per la giustificazione ricevuta.

Queste tre basi, fede, amore, speranza sono riprese più volte dall’apostolo Paolo perché definiscono una vita “cristocentrica”, o “vangelocentrica”, come va di moda dire oggi. Vivere in questa dimensione che prevede passato, presente e futuro dà un chiaro senso alla vita, spiega le origini, la quotidianità e il futuro.

Applicazione. Anche a noi credenti di Lucca piacerebbe sentire che un qualche personaggio importante nel mondo della chiesa si ricorda della nostra piccola chiesa, e che sente dire di noi… ed ovviamente nessuno cerca vanamente approvazione dall’esterno, ma semplicemente ci farebbe piacere vedere che cresciamo e che riceviamo approvazione da Dio. La vie perché questo diventi una realtà, e indipendentemente da chi ci viene a trovare, sta nel rivedere queste tre basi della fede che non sono verità transitorie, che una volta apprese sono assorbite e lì rimangono. Fede, amore, speranza, sono verità che accompagnano la vita di chi crede continuamente e su queste dobbiamo tornare ogni giorno chiedendoci, come in una check-list: quanto è intensa la mia fede? Il mio rapporto con il Signore che un giorno ho incontrato? Quanto è intenso il mio amore per i santi, per le persone che sono nella mia chiesa, quanto tempo dedico a loro, quanto tempo mi occupo dei loro problemi, quanto tempo li seguo. Quanto è forte la mia speranza? Quanto chi mi conosce vede che è il destino continuo verso cui corro? Questo implica avere capito le basi della fede cristiana: fede, amore, speranza.

  1. Il vangelo porta frutto e e cresce.

C’è un magnifico parallelismo tra quello che succede a Colosse e quello che succede nel resto del mondo: il vangelo fruttifica e cresce. È un espressione usata due volte in questo inizio di lettera (v. 6 e v. 10) ed esprime la gioia di Paolo nel vedere i progressi del vangelo. Immaginiamo la scena: questo Epafra, collaboratore di Paolo, arriva a Colosse. Secondo il metodo di Paolo avrà cercato una sinagoga, avrà annunciato che secondo le Scritture il messia è arrivato e si è presentato in Gesù Cristo, avrà incontrato opposizione e plauso, e da lì tutto è partito. Una parola arrivata in una città ha cambiato i cuori di alcune persone che si sono convertite. Paolo constata che questo è accaduto non solo a Colosse, ma accade dappertutto, per lo meno nel mondo da lui conosciuto, e credo che con grande gioia possa aver visto attorno a sé i frutti del suo ministero.

Verità. Si tratta di un vangelo predicato come verità: predicazione della verità del vangelo. Non si è trattato di un vangelo annacquato, falsificato, facilitato, edulcorato. Un vangelo vero, predicato con la forza della verità di Dio, sola cosa che può convincere. Questo vangelo ha portato frutto, cioè ha trasformato tante vite e se ne vedono i segni. Abbandono di idoli, cambiamenti di stili di vita, esercizio dell’amore, e speranza certa. Il vangelo non si è solo diffuso come un idea politica, o un prodotto commerciale, ma ha portato frutto operando concretamente in tutto il mondo.

Crescita oggi. Erano i tempi dell’evangelizzazione che partiva da zero, operando su una cultura pagana, greca o latina e che procede come un’assoluta novità. Nel corso della storia il vangelo si è imposto in tutto il mondo diventando purtroppo non più vita e fede, ma cultura, o ancora peggio requisito per far parte della civitas. É quanto è successo nel nostro paese ed in altri fintanto che non si è importa quella che viene definita la “laicità”, cioè la separazione tra chiesa e stato, che per il vangelo autentico è un bene. La nostra evangelizzazione per certi versi è molto diversa perché le parole che usiamo, grazia, peccato, fede, speranza, amore, ecc. hanno preso un senso ben diverso. Tuttavia anche le culture a cui si rivolgeva Paolo avevano i loro presupposti e le loro idee, e anche a loro Paolo rivolgeva un discorso di rottura. Quindi anche oggi il vangelo è un qualcosa che benché vada rispiegato tenendo conto di come per secoli è stato falsificato, l’operazione da fare nel cuore dell’uomo è la stessa: il vangelo è rottura rispetto alla nostra cultura ieri come oggi. Del resto nel corso della storia non sono mancati i “risvegli” che hanno visto un risorgere massiccio dell’interesse per il vangelo, e questi risvegli hanno avuto come protagonisti proprio le chiese cristiane che si erano addormentate.

Non dobbiamo mai smettere di meravigliarci di notare il parallelismo che ha sorpreso Paolo: quello che succede a Colosse succede anche in tutto il mondo. Noi potremmo dire, quello che succede in tanti parti del mondo, con conversioni e risvegli, può e deve succedere anche nella nostra città.

Applicazione. Quando vedremo anche noi dei risvegli? Delle folle di persone che cercano il vangelo con tutto il cuore e che chiedono di essere salvate? Confesso di essere spesso scoraggiato perché i nostri recapiti di chiesa, quello della mail di chiesa o il mio telefono, vengono usati da persone che ci cercano, ma al 99% per avere soldi, ma sete di vangelo ne vedo poca. Eppure come è successo in passato risuccederà. Il vangelo porta frutto e cresce perché i colossesi hanno ascoltato. Non smettiamo di parlare. Non smettiamo di fare quello che ha fatto Epafra. Non smettiamo di seminare, perché il frutto ci sarà.

  1. Portare frutto e crescere nella fede.

L’idea di portare frutto e crescere deve aver appassionato Paolo in modo significativo, visto che la riprende. Se prima è colpito di come il vangelo porta frutto e cresce sia a Colosse che nel mondo intero, parla anche di portare frutto e crescere a livello personale. È oggetto della preghiera di Paolo per i colossesi, e questa volta è una richiesta che si articola in tre momenti:

  • Essere ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio, di ogni sapienza e intelligenza spirituale. Si tratta di mente e spirito in contatto con Dio. MENTALE E SPIRITUALE
  • per camminare in modo degno del signore per piacergli in ogni cosa portando frutto in ogni opera buona: COMPORTAMENTO
  • crescendo nella conoscenza di Dio, fortificati dalla sua gloriosa potenza MENTALE SPIRITUALE
  • per essere sempre pazienti e perseveranti COMPORTAMENTO
  • ringraziando con gioia il padre che vi ma messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. MENTALE E SPIRITUALE

Ho spezzettato questi versi perché mi sembra importante osservare come si sposti continuamente dalla sfera della riflessione o meditazione mentale e spirituale fatta nella preghiera, nello studio, nella riflessione teorica, nella discussione, alla sfera del comportamento, della pratica, dell’applicazione. La crescita spirituale è proprio questo: da un lato imparare, conoscere Dio capire chi è, ricevere maggiore “intelligenza” spirituale, cioè facoltà di capire le cose dello spirito, che non sono naturali e scontate, ma si imparano stando a contatto con lo Spirito. Dall’altro questa conoscenza della volontà di Dio, questo scoprire lo Spirito viene continuamente vissuto: fa portare frutti in ogni opera buona. Ma questo a sua volta contribuisce alla conoscenza del Signore. E di nuovo: conoscere il Signore rende pazienti e perseveranti. E il tutto porta al ringraziamento di Dio.

In breve, la crescita spirituale di un singolo credente consiste in quella totale coerenza che si ha tra ciò che si vive e ciò che si è. Fare esperienze mistiche scordandosi di quello che accade intorno a noi, non è crescita spirituale. Sentirsi vicino a Dio, ma lontano dagli uomini, privi di pazienza o di perseveranza, incapaci di operare bene, non è crescita spirituale. Vivere di attivismo, avere delle ottime qualità umane, ma essere viceversa lontano da Dio, senza discernere la dimensione dello Spirito, che è fondamentale e intrinsecamente legata all’essere umano, non è crescita spirituale. È crescita solo animale…

La crescita spirituale ha una differenza fondamentale rispetto a quella umana: gli umani crescono fino ad un certo punto, poi si fermano. L’immagine usata, quella del frutto invece è un qualcosa di ciclico: ogni anno i frutti spuntano dalle piante. La crescita spirituale somiglia a questi, perché non ha un punto di arrivo, ma è un continuare a dare frutto e a crescere che si ripete.

Applicazione. Queste parole che concludono il discorso introduttivo di Paolo alla felice chiesa di Colosse ci ricordano la nostra responsabilità personale e individuale rispetto a quanto detto. Crescere e portare frutto accade nel mondo indipendentemente da noi perché Dio è più grande di noi e fa avanzare il suo vangelo, ma ciò che capita in noi in risposta a quanto opera Dio è responsabilità nostra. Il Signore ci chiama a questa magnifica ginnastica che ci fa passare dall’intelligenza alla pratica. Vedremo crescita e frutto nella nostra chiesa, quando singolarmente ci saremo occupati di prenderci cura di noi stessi e della nostra crescita spirituale. Da lì potremo motivare anche altri sapendo che crescere e fare frutto non sono opzioni, da aggiungere alla vita cristiana per renderla più attraente, ma sono aspetti sostanziali della fede.

Riprendiamo allora la nostra check-list chiedendoci quali siano le attenzioni che diamo alla nostra crescita spirituale e al frutto che portiamo. Quali occasioni cogliamo? Quali messaggi podcast ascoltiamo, quali libri leggiamo? Quanto tempo consacriamo a coltivarci? Le cure che i contadini danno agli alberi sono continue, come quelle che le madri danno ai bambini. Ma noi quanta cura diamo alla nostra crescita spirituale?

Il padre ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Cogliamo i raggi di questa luce come incoraggiamento per ricercare la crescita continua.